91 - In bilico

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Aveva aspettato un paio di giorni o poco più l'arrivo della Dea Nera tanto atteso, invano. A volte si era chiesto se il suo Signore potesse essersi sbagliato, che nessuno sarebbe apparso come lui aveva detto. E se fosse tutto una trappola, un inganno? continuava a domandarsi a ripetizione ogni momento libero che aveva quando non era impegnato di scartoffie e documenti sugli studenti della scuola che dirigeva. Un po' come in quel momento: Ross stava andando nel suo studio in quell'edificio deserto prima che il sole sparisse all'orizzonte definitivamente segnando la fine della giornata. Doveva anche occuparsi di tutti gli studenti e non era facile quando si faceva parte di un piano di conquista. Anche se era obbligato a farlo, non aveva molta scelta.

Aprì la porta con infisso un cartellino in metallo in cui vi era inciso il suo nome da svariati anni ormai e di cui si era abituato talmente tanto da non fare caso che si fosse stortata e ammaccata per qualche strano motivo. Si bloccò subito sulla soglia invece e il motivo fu solo uno e semplice: Sheera Deathblack era seduta sulla sua sedia, le gambe snelle coperte da stoffa nera e aderente allungate sulla scrivania. Era intenta ad osservare un foglio di pergamena che fluttuava nell'aria davanti al suo viso da cui si capì quanto si stesse annoiando. Che ci fa lei qui?

– Alcuni lo fanno per fama, altri sete di vendetta. Entrambi possono essere dei validi motivi rispettabili e leciti se si conosce la storia dietro ogni maschera. Ma c'è anche chi lo fa per salvare se stessi dalla devastazione, vero Ross?–

Quelle sue parole improvvise, dette così e senza un senso o un nesso, lo bloccarono portandolo a fissarla, lei che non ricambiò lo sguardo. O almeno non inizialmente. Che problemi ha questa? Passare del tempo a migliorare la propria magia le ha fatto ancora più male?

– Di che stai parlando? E perché sei qui, non è permesso starvici a voi studenti se non interpellati.–

Appena lo disse, a ripensarci, come aveva fatto ad entrare se aveva lui la chiave di quella stanza, aggiungendo il fatto che ogni finestra era bloccata con un incantesimo per impedire che ragazzini furbi si introducessero lì?

– Sono ovunque io. Nel vento, nella terra, nell'acqua, nel fuoco. Preferibilmente nell'ombra e caos, lo ammetto, sono così invitanti. E continui a negare l'evidenza, tipico.–

Sheera a quel punto si alzò e si avvicinò a lui lentamente, non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Ora come se l'avesse stregato e lo fissava negli occhi. Non riuscì a leggere niente in quei pozzi neri, nemmeno un'emozione che potesse aiutarlo a capire qualcosa.

– Cosa ti ha portato fino a questo punto? La fama?– continuò lei, e fece un passo verso l'uomo.

– La voglia di potere?–

Un altro passo più vicino. I suoi occhi erano magnetici, inquietanti, velati di mistero. Era come se volesse affogare in essi e lasciarsi abbandonare verso la loro oscurità che l'avrebbe portato al caos, abbandonare ogni cosa, ogni energia, rinunciare alla propria vita. Perché mi fa quest'effetto? Senza rendersene conto l'uomo stava indietreggiando, trovandosi alla fine seduto su una sedia posta in un angolo, la ragazza davanti a sé con fare minaccioso. Gli sembrava di esser una preda.

– La vendetta?– continuò ancora il discorso poggiando una mano contro lo schienale della sedia per avvicinarsi. Non era normale quella ragazza, come riusciva a leggere ogni pensiero più profondo? Come riusciva ad incantare con poche parole? Gli era praticamente impossibile parlare e ribattere o anche solo respirare.

– O poter rimanere vivi quando gli altri soffrono, Ross?–

Ora la ragazza era vicinissima a lui, tanto che poteva percepire il suo respiro leggero. Poi Sheera gli sollevò il volto con le dita per cui poco non si spaventò: la sua pelle era ghiaccio.

– Pensate solo a voi stessi, è questo quello che sanno fare quelli come te. Lasciano morire chi è più debole per impossessarsi di tutto quando possono, l'importante è che tu sia vivo giusto? Sapessi cosa faccio alle anime tormentate come te nel mio mondo, le loro grida sono così eccitanti.–

Gli occhi della ragazza cambiarono colore mostrandogli una strana sfumatura viola scuro mai vista e se ne spaventò, provava inquietudine ad averla davanti. Si ricordò anche della ragazza che aveva visto nella sua visione quando lei l'aveva fermato dal prendere la piuma nera che teneva in mano un bambino.

– Cosa vuoi Deathblack?– riuscì a chiederle cercando di non far notare la sua paura, non sapendo che lei la percepiva perfettamente e se ne stava nutrendo avidamente. Le fece spuntare uno strano sorrisetto maligno sul volto subito dopo.

– Non cosa voglio io.–

La ragazza si avvicinò al suo orecchio facendogli venire i brividi.

– Cosa vuole questo mondo e chi ci abita. Se vogliono la pace vivranno, se vogliono la guerra si sa, a me un po' di sangue, caos, grida di dolore non dispiace per niente. Ho portato tutto questo in giro per secoli, non mi faccio di certo scrupoli ora.– gli sussurrò allontanandosi poco dopo e trasformandosi in una nube nera simile a quella che avvolgeva i demoni come aveva visto quando se ne andavano nel nulla, cosa che fece anche lei.

Rimase per qualche secondo lì impalato a cercare di capire, metabolizzare quanto appena successo, il cuore gli martellava nel petto e il fiato era corto. Dopodiché si avvicinò alla scrivania dove trovò una pietra trasparente fredda e liscia, un oggetto molto importante: quella avrebbe permesso al Demone di uscire definitivamente dall'Oblio. La ragazza più temuta di Agraq era sempre stata colei che il suo Signore aveva sempre cercato.


Amare. Un istinto intuitivo, desiderare il bene per un altro, la ricerca di compagnia, un desiderio carnale. Permette di essere sé stessi davanti a chi si ama, trasformarsi in una persona sola come una fusione di due corpi differenti. Un sentimento alimentato dal tempo, che cresce incontrollabile per alcuni e diventa unico.

Qualcosa di irrazionale e al contempo logico che prende mente e corpo, emozioni e sensazioni. Un sentimento che può far vedere le cose come sono realmente o annebbiando tutto senza via di uscita. Amore fisico, amore emotivo. Amore sano, amore malato. Cos'era per lei invece? Non lo sapeva e non era la prima volta che se lo domandava.

Sheera era seduta sul tetto della casa di Nath. Le piaceva stare lì, era un posto dove il vento arrivava tranquillo ed era perfetto per pensare e guardare al tempo stesso l'orizzonte. La notte era così silenziosa, senza disturbi e le dava una sensazione di pace a volte stando avvolta nel manto dell'oscurità.

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla melodia malinconica del vento; le riportò alla mente quando Kyra l'aveva portata sul monte più alto dell'Eden a farle sentire quel senso di libertà che amava, quando ancora il Demone non esisteva. Ed era stato fantastico stare con l'energia sua sorella, vederla felice. Quello era stato un amore spensierato in pochi momenti di libertà prima che si trasformasse in un amore che feriva. Perché, in fondo, erano state tutt'altro che libere, legate ai loro doveri, una di creare, illuminare la gente e l'altra di distruggere, oscurare gli animi.

Più volte avevano provato a lasciare che, senza intervenire direttamente, fossero le loro energie a fare il loro lavoro ma i mondi rischiavano di andare in rovina senza il loro aiuto ogni volta. E ricordava ancora quanto aveva sentito il peso di quell'amore ogni volta che erano state costrette a separarsi l'una dall'altro, a quanto fosse stato doloroso, come se servisse l'altra metà per continuare ad andare avanti. Di solito, però, non era lei a provare spesso quella sensazione, ma quella volta lo sentiva eccome. E in parte ancora odiava percepire quel fuoco dentro di sé bruciare all'infinito per la ragazza dai capelli bianchi assieme alla consapevolezza mista al dolore, la colpa.

 – Ehi Sheera, che ci fai qui?–

La ragazza aprì gli occhi quando sentì una voce maschile ad interrompere il suo amato silenzio e guardò alla sua sinistra dove trovò Nath in piedi a guardarla, il quale aveva probabilmente sentito un rumore provenire dal tetto e si era arrampicato dalla finestra di camera sua. Non si aspettò di vedere la sua migliore amica lì, soprattutto con delle lacrime che le rigavano il viso e che si asciugò subito come a non volersi far vedere in quelle condizioni. Lui non le disse nulla inizialmente, solo si avvicinò e si sedette accanto a lei mettendole un braccio sulle spalle e avvicinandola a sé, lei glielo permise.

– Che hai?– domandò preoccupato, era la prima volta che la vedeva in quel modo, non l'aveva vista nemmeno versare una lacrima di dolore in tutta la sua vita. Che fosse accaduto qualcosa di grave?

– Niente.– rispose la ragazza di sfuggita tornando ad essere silenziosa, o almeno finché decise di porgli una domanda alquanto strana per il giovane e che lo lasciò per un attimo spiazzato.

– Se dovessi scegliere tra morire per una persona ma non sapendo se la rivedrai una volta tornato in vita o rimanere vivi ma senza questa persona, cosa sceglieresti?–

– Bhe... Non saprei. Forse oserei morire, avrei una minima possibilità di vederla. Se ciò non accadesse fa niente, ci ho provato. O almeno, credo che farei così, sai com'è, non mi è mai capitato fino ad ora e spero non mi accadrà.–

Sheera non disse niente però e lui la guardò negli occhi o per lo meno quanto ci riuscì. Sembrava più spenta, fredda, dubbiosa. Che ti sta succedendo? Che ci sia qualcosa a ce fare con Kyra? Cercò di chiederle qualcosa sperando che rispondesse per aiutarlo a capire in qualche modo qualcosa, qualsiasi.

– Non so cosa stia succedendo ma la ami, e molto, vero?–

Lei sorrise amaramente e si morse il labbro. Era nervosa, qualcosa la agitava.

– Non sono mai riuscita a dirglielo, a volte faccio fatica ad ammetterlo a me stessa, figurarsi.–

Nath scosse la testa e le scompigliò appena i capelli facendola lamentare mentre lui ridacchiò.

– Tu e il tuo non riuscire a dire ciò che provi.– le disse, e Sheera a quel punto gli diede un pizzicotto sulla gamba per ripicca e il ragazzo si lamentò massaggiandosi il punto dolente.

– Ehi! Fa male.–

– Ma se non ti ho quasi sfiorato.– gli disse accigliata, stava ritornando in sé e si sentì più sollevato.

– La tua indole ha sempre la meglio in qualsiasi momento, eh?–

Sheera sorrise leggermente e osservò il cielo che si scuriva sempre di più, il sole ormai era svanito nel nulla e ne rimanevano solo gli ultimi raggi.

– Con la biondina come va?– domandò poi per cambiare argomento.

– La chiamerai sempre così?– ridacchiò lui mentre lei fece spallucce, poi rispose.

– Mi piace stare con lei, te l'ho detto. Non credo che ci separeremo così facilmente.–

– Sarà meglio per lei, altrimenti la incenerisco.– lo avvisò mentre si osservava le unghie nere e lucide con fare minatorio, e Nath ridacchiò.

– Ora è meglio che vada. Mio padre è ancora sveglio e potrebbe scoprire che sono qui. E non gli piace quando sto sul tetto.–

– Vai.– lo salutò lei dandole una lieve spinta che lo fece sorridere dopo che lui la abbracciò spiazzandola, vedendolo poi rientrare in casa dalla finestra di camera sua. La corvina a quel punto si rialzò dal bordo e spiegò le proprie ali, saltando e atterrando sul terreno tranquillamente, facendole svanire di nuovo, nascoste. Dopodiché si mise le mani in tasca e camminò un poco tra le strade deserte, un po' come faceva da piccola prima di incontrare Nath.

– Come ti ho ridotto...– sussurrò toccando il tronco della quercia che aveva davanti a sé posta al centro del villaggio. Osservò lì dove, giorni prima, aveva poggiato la mano sulla superficie ruvida e questa aveva iniziato ad appassire, a seccarsi. Aveva vaghi ricordi di quello che aveva fatto quella notte in cui la sua energia negativa aveva sovrastato quello di Kyra, sapeva solo che aveva fatto sue delle vittime e si era fermata lì ad osservare la luna con il sapore del sangue in bocca, e che il suo potere l'aveva controllata. Non aveva detto niente alla chiara al riguardo, non era andata davanti a quella quercia per caso poiché quella pianta era speciale: in sé celava un portale diretto per l'Oblio. Ovviamente solo lei poteva attivarlo ma era lì a causa di un incidente passato.

Sospirò quando notò l'anello argenteo che portava e ci giocherellò per un po' mentre pensava e ricominciava a camminare tr le strade e poi tra i campi. Cosa sto facendo, non voglio farlo, non riuscirò mai a... strinse le mani fin quando le nocche non divennero bianche e le sue unghie entrassero nella carne fino a ferirla, il suo sangue che uscì ma svanì poco dopo come le ferite.

Cercò di sembrare normale una volta davanti la porta d'ingresso della casa di Marcus, entrando tranquilla e notando che non c'era nessuno, probabilmente erano andati tutti a dormire essendo abbastanza tardi. Solo una persona era sveglia e si diresse verso la sua camera silenziosamente. Lì trovò Kyra, seduta alla scrivania e intenta a far girare avanti e indietro una matita, nervosa. Appena la vide alla soglia però scattò in piedi.

– Dov'eri?– le domandò preoccupata, sembrava anche piuttosto agitata ma la corvina fece finta di niente, solo si avvicinò.

– In giro a prendere un po' d'aria. Avevo bisogno un po' di silenzio, tutto qui.–

– Davvero?–

La corvina inclinò la testa da un lato osservandola mentre la raggiunse, qualche passo a dividerle, la porta che si bloccò grazie ad un suo incantesimo.

– Non ti è mai interessato così tanto sapere dove sono stata.–

– Beh, sei andata via così all'improvviso e...–

La bloccò appoggiandole semplicemente le mani sui fianchi, la sentì sospirare.

– So che stai mentendo, Ky. Ogni volta gesticoli con le mani.– le sussurrò quando la attirò a sé sulle labbra. Sapeva cosa le stesse passando per la testa in realtà, poteva leggera la sua paura di perderla e perciò non le chiese altro. Solo la osservò, lasciò che nella sua mente si imprimessero i suoi occhi viola chiaro e caldi, le sue labbra che adorava baciare così come quando si inarcavano in un sorriso, poi lasciò che le sue mani ricordassero la morbidezza della sua pelle chiara e rosea accarezzandola. Erano tocchi lenti e basta, era come uno scoprirsi anche se sapeva già tutto di lei.

Kyra le avvolse le braccia intorno al collo e la baciò, assaporando le sue labbra con cui giocò come molte altre volte, lasciandosi inebriare dal suo profumo inconfondibile, lasciandosi incantare dai suoi tocchi freddi che avrebbe voluto avere sul suo corpo ogni istante per la loro vita eterna. Il suo battito, o quelle di entrambe, era accelerato, il fiato che mancava che riuscì a riprendere una volta che si staccarono.

– Non ti tradirei mai, lo sai.– le disse Sheera poggiando la fronte contro la sua. La chiara sorrise appena accarezzandole il collo mentre scrutava i suoi occhi scuri e sinceri. Ma c'era dell'altro dietro essi. Hai pianto, loro non mentono. Avrebbe voluto parlarne ma sapeva che l'altra sarebbe diventata improvvisamente scorbutica, allontanandosi anche, e non voleva metterla di cattivo umore.

– Lo so.– le disse allora lei sentendo poco dopo le labbra della corvina sul suo collo a lasciarle dei baci che cercava un modo per concentrarsi su quella ragazza senza pensare troppo come suo solito quando era preoccupata. Non mi sarei mai dovuta legare a te, ora fa solo male...

– Sheera...–

La corvina la guardò quando la sentì pronunciare il suo nome.

– Qualsiasi cosa accadrà, sappi che mi fiderò sempre di te.– le disse Kyra con sincerità.

– Hai reso la mia vita passata e questa migliore, mi hai mostrato in entrambi i casi il mondo in modo diverso da come ho sempre fatto. Non tornerei mai indietro.– aggiunse abbracciandola. Saremo sempre insieme, in un modo o nell'altro.

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