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Quando Tom entrò in chat gli tremavano le mani, ma sapeva come muoversi e di doverlo fare in fretta. Applicò la criptazione, inserì la chiave e una finestra si materializzò davanti a lui. Controllò il proxy: attivo. Non c'era alcuna ragione per cui quell'uomo potesse scoprire se il suo accesso internet era a New York o meno. Si sarebbe fidato di lui? Improvvisamente si sentì solo davanti a quella console, quasi gli mancasse una spalla, una spinta. Kathy avrebbe saputo trovare le parole giuste: lei convinceva chiunque. Doveva sforzarsi di pensare come lei, scrivere come lei, esattamente come aveva fatto con Mrs. Sullivan. Il cursore trillò e comparve una chat.

«Sono più di quarantottore che aspetto. L'offerta è scaduta» esordì la persona altrettanto indefinita dall'altra parte. Non c'era nemmeno un avatar o un'immagine del profilo: era in un certo senso destabilizzante non poter dare un volto, seppur virtuale, a quell'essere che stava pigiando sulla tastiera da chissà dove. Si chiese cosa avrebbe risposto Kathy.

«Se così fosse, perché sei qui?» digitò sicuro.

«Ero curioso» comparve sul video. «Hai fegato per essere un'insegnate!»

Tom si fermò stupito. Pensava davvero di parlare con Mrs. Sullivan? Poteva dirgli che gli aveva passato lei le credenziali. Sarebbe stato onesto e lui sarebbe scappato. Non aveva mai pensato prima alla situazione di quella donna. Era in guai molto grossi adesso che avevano riaperto il caso della morte di Jacob Finnegan. Avrebbe fatto fatica a salvarsi dalla prigione e anche arrivarci viva e rimanere tale. «Oppure non ho niente da perdere. Ho bisogno di quella prova ... e in fretta.»

«E in che modo riuscirà ad evadere, professoressa? Ho visto che ha scorta davanti a casa».

Tom lesse stupito. Era andato a controllare di persona? Sembrava quasi curioso, quasi per lui fosse un gioco, per Tom non lo era affatto. Aveva molto timore di ciò che avrebbe visto in quel video. Non era più solo una foto: era reale. Aveva paura di ricordare. «Potrei mandare qualcuno di fiducia.»

«È fuori questione, nemmeno se fosse suo marito: io consegnerò il file soltanto a lei.» Era risoluto e non ammetteva repliche. Ormai non aveva molto senso insistere o accettava le condizioni o declinava l'offerta.

«Va bene, troverò un modo per uscire, mi dica solo dove e quando.» Gli tremavano le mani schiacciando Invio. Sapeva di giocarsi anche il futuro degli altri LWF. Rimase a guardare il terminale. Improvvisamente era terrorizzato dall'idea che quell'essere al di là della chat sparisse nel nulla, un relitto che sprofonda nelle acque agitate del web.

«Al MOMA, domani alle 17:00, sulla scalinata al secondo piano, sotto l'installazione dell'elicottero. Se entro quindici minuti non si presenterà, professoressa, getterò quel filmato nelle fogne» minacciò il misterioso personaggio. Era terribilmente specifico e altrettanto definitivo. Non aveva idea di come trasportare Mrs. Sullivan all'istituto d'arte. Decise di fare un ultimo tentativo.

«Come la riconoscerò?» Se avesse dato abbastanza dettagli forse non sarebbe stato comunque necessario far evadere una testimone chiave di un processo in corso da casa sua con tanto di sorveglianza dell'FBI.

«L'avvicinerò io, non si preoccupi» Poteva essere una trappola? Era molto probabile. Doveva almeno essere certo dell'esistenza e del contenuto del filmato.

«Come so che non mi sta mentendo e che sul file è presente ciò che mi ha promesso?»

«Un ragazzo che lancia fulmini? Crede che potrei inventarmelo?»

Tom represso un brivido. Non aveva mai visto Jacob farlo, ma Michael e Roxy sì. In ogni caso non stava a lui decidere, ma a David. Catturò un print screen della chat, quindi salutò la misteriosa entità dando appuntamento all'indomani. Era abbastanza certo che si trattasse di un uomo. Non altrettanto che non fosse una trappola. Ora che ci pensava non aveva chiesto nulla in cambio. Stampò il foglio e si diresse deciso verso la sala riunioni da cui David stava proseguendo la sua caccia a Michael.

Per un momento ebbe la tentazione di fare tappa da Kathy, ma poi pensò che se l'avesse fatto, non avrebbe più trovato la forza per andarsene. Quindi si impose di concentrarsi, schiacciò il tasto R3 sull'ascensore. Era un uomo solo, in un museo, con perquisizioni all'ingresso e metal detector. Se loro non potevano entrare armati, non poteva farlo nemmeno lui: solo un pazzo avrebbe pensato di poterli intrappolare senza armi. In fondo, erano mutanti: erano loro stessi un'arma, ragazzini soldati, modificati nel DNA per uccidere.

Perché voleva gettare quel filmato nelle fogne? Che avesse dei rimorsi verso Jacob o verso di loro? Spalancò la porta della sala riunioni senza bussare. Nessun gli prestò particolare attenzione; David era al telefono e Roxy guardava una cartina discutendo animatamente con altri tre uomini della squadra tattica. Non era troppo stupito di vederla già in piedi, nonostante avesse ancora una bomboletta di ossigeno in mano e, a momenti, facesse sparire il viso nella mascherina. Si sedette di fianco a David e attese la fine della chiamata.

«Se non fosse che conosco i suoi poteri, direi che può smaterializzarsi quel ragazzo» aggiunse sorridendo tra sé e sé con una punta di irritazione e fastidio, mista ad ammirazione. In fondo l'aveva addestrato lui stesso. Era stato il sogno di Mr. Lorenz per molto tempo: una squadra di mutanti in grado di cambiare le sorti del mondo. E poi un giorno era tornato da Washington e aveva cancellato tutti gli allenamenti. Non aveva mai saputo cosa fosse successo. Da quel momento, l'accademia era diventata solo una scuola. Subito non ne era stato molto soddisfatto, ma col tempo si era dovuto ricredere, forse così quei ragazzi erano più felici. Tutti, tranne Michael. Lui era troppo cambiato, era come se si portasse dentro un fantasma che non smetteva mai di torturarlo. E Roxy... per la verità... L'aveva praticamente tediato ogni giorno finché non le aveva consentito di riprendere l'addestramento. Forse era la mutazione di livello quattro il vero problema.

«Devi vedere questo!» Tom appoggiò una cartellina davanti a lui. Era una settimana che ci lavorava: aveva preso gli articoli fondamentali dal forum. David lesse le prime righe, poi lo guardò stupito e le rilesse.

«Kathy l'ha trovata, la settimana scorsa.»

«Helene Wolfe? Stai scherzando? Quella donna lavora alla Casa Bianca! Ed è stata sotto ai nostri occhi per decenni... Perché nessuno di voi l'ha mai riconosciuta?»

«Non si mostrava mai in faccia senza mascherina, non portava cartellini e non abbiamo mai sentito alcuna guardia chiamarla per nome. Ai tempi, l'unico che la conosceva era Michael ...» Tom indicò la foto del funerale di Feltman. «Lui l'ha sempre saputo, ma non ha mai detto a nessuno di sapere chi fosse, nemmeno ai suoi genitori». Il motivo di questo gli sfuggiva più di ogni altra domanda. Nella sua testa era impensabile giustificare ciò che la dottoressa aveva fatto a tutti loro e a Michael in particolare. Con che faccia tosta, poi? Rapire il figlio di uno dei suoi collaboratori e fingere, per anni.

«Sapeva come fare il siero, anche senza il manuale di Feltman.»

«Questo è ovvio, ma perché è arrivata a tanto?»

«Questo non lo so, ma se la facciamo cadere, la lista sprofonda con lei.»

«Certo, ha un suo senso, ma ci vogliono le prove e una foto non basta.»

A David mancava un pezzo fondamentale del puzzle, lo stesso per cui, ora, Tom faticava a mettere in fila quel discorso. «La professoressa di Kathy, Mrs. Sullivan è stata contatta da un uomo; l'ho aiutata a parlare con lui sul dark web, diceva di avere una prova video e di essere disposta a darcela.»

«Questo farebbe davvero scalpore, sempre se non fosse una trappola.» Tamburellò con le dita sul tavolo, indeciso.

«La darà solo alla professoressa Sullivan, a nessun altro».

«È molto pericoloso per tutti, sia per noi, sia per quella donna...» David si massaggiò gli occhi stanchi

«O lo adesso o mai più» una voce roca dietro le loro spalle attirò la loro attenzione. Nessuno dei due aveva bisogno di girarsi. I capelli rossi di Roxy entrarono nella loro visuale mentre si allungava per leggere i documenti.

«Da quanto lo sai?» David si girò corrucciato verso di lei.

Roxy si impose di chiudersi la bocca con un sorriso e gettare dietro di sé una chiave immaginaria.

«Dobbiamo decidere in fretta, domani alle 17:00 se non ci presenteremo, getterà il filmato nelle fogne!» ricordò Tom.

«David, se la polizia trova Michael, sai cosa succederà, sai cosa vedrà il mondo... Quel video deve essere virale prima che faccia un'altra cavolata, perché se si farà riprendere questa volta, ogni nostro video sarà inutile, dopo avranno tutti paura di noi, dopo saremo noi i cattivi!» lo mise in guardia Roxy.

«Per questo dovremo trovare Michael prima di andare a quell'incontro» rifletté David ad alta voce mentre camminava avanti e indietro a fianco del tavolo.

«No, per questo voi dovete andare a prendere quel filmato, mentre noi cerchiamo Michael» insisté Roxy. David la guardò stupita.

«Senti so benissimo che con questo respiratore non mi farai andare da nessuna parte, ma qui posso dare una grande mano a trovare Michael e se c'è qualcuno che può portare Mrs. Sullivan a prendere quel filmato, quello sei tu.»

David si sedette di fianco a lei e le sentì la fronte come faceva con le sue bimbe.

Roxy lo allontanò. «Non sono più una bambina e so giocare in squadra».

«C'è solo un piccolo problema, Mrs. Sullivan è sotto scorta dell'FBI» puntualizzò Tom a denti stretti.

Roxy sorrise. «Quanti saranno sei, sette uomini?».

«Con un fucile di precisione e dei tranquillanti la scorta non è un problema, mi spaventa di più la cavigliera: non è ai domiciliari quella donna?»

«Ti serve un NERD per questo lavoro» annuì la giovane.

«Chi? Oh, no. Io? Non sono mai stato bravo nelle missioni sul campo» si ritrasse Tom allarmato.

«Sai disattivare una cavigliera elettronica o no?» insistette David.

«Posso insegnarti il procedimento.»

«In dieci ore di volo?» David sembrava scettico. «Vatti a preparare, tra un'ora ti voglio su quell'elicottero!»

Tom represse un brivido, ma cercò di salvare le apparenze. Era il piano di Kathy, doveva funzionare per forza. Si alzò e si avvicinò alla porta, ma prima di uscire un pensiero l'attraversò. Poteva essere una trappola. Poteva non tornare più. Forse una parte di lui avrebbe voluto che David si opponesse a quella missione.

«Kathy sarà fiera di te» gli sussurrò Roxy al suo orecchio facendolo trasalire.

«Ma tu come?» Tom la guardò stupito con la maniglia ancora in mano.

«Ci penso io a lei, sta tranquillo!» Roxy lo spinsefuori dalla stanza. Il ragazzo rimase per un attimo impietrito in corridoio epoi si avvicinò all'ascensore come un automa. In fondo, anche lui era unmutante e aveva il suo potere. Ora che funzionava, ora che aveva capito comeusarlo, sapeva di poter essere di aiuto. Non gli serviva un addestramentomilitare o una pistola. Poteva fare la differenza, per Kathy, per il suo pianoe per la loro causa. Poteva far scomparire quella lista per sempre e condannarela donna che gli aveva distrutto la vita. Non si sarebbe tirato indietro sulpiù bello. Improvvisamente si ricordò: doveva avvertire Mrs. Sullivan che ilpiano aveva funzionato! Uscì dall'ascensore di corsa, diretto alla scrivania.








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