Marchiati a vita [New]

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Tom girava e rigirava il quadretto tra le mani perdendosi in quel mare agitato con le balene bianche. Era solo un cerotto, ma non per lui e non per Kathy. E il fatto che l'avesse tenuto, che l'avesse appeso lo aveva molto stupito quella mattina quando David gli aveva chiesto di dargli il cambio. Gli era bastato spiegare cos'era successo ed era corso in camera sua, senza fiato, come sempre. Quella ragazza non gli lasciava respiro. David non gli aveva mai detto nulla prima di quei frammenti, ma ora che lo sapeva pensava di capire perché: non voleva che ne facesse parola con Kathy. Non l'avevo messo in condizione di doverle mentire o di guardarla con occhi pietosi e per questo lo doveva ringraziare. Si sarebbe steso volentieri accanto a lei, prendendola tra le braccia e stringendo quel suo corpicino minuto e così fragile.

Quel frammento si era mosso al momento giusto, per ricordare loro chi fosse il cattivo della situazione e che non dovevano avere pietà di Michael. Non la meritava più. Si asciugò le lacrime dagli occhi. Sapeva che Kathy era sedata, adesso stava dormendo, ma prima o poi si sarebbe svegliata e nessuno di loro poteva fare molto per aiutarla a sopportare quella ferita. Ogni cinque minuti tratteneva il fiato nell'abbassare le lenzuola e ispezionare la sua schiena nuda coperta dalle bende.

Dopo circa un'ora aveva terminato le sue incombenze quotidiane più urgenti da remoto e si trovò a guardare il tablet di Kathy lasciato lì sul comodino. Infine, prese un bel respiro e si decise ad aprirlo. Accedette al Forum. Sembrava che lei non lo facesse da diversi giorni. Mille ipotesi si erano scatenate senza di lei negli ultimi thread in cui aveva lasciato il messaggio bomba: l'identità della "dottoressa". Eppure, lei nemmeno le aveva lette. Perché? Possibile si fosse arresa?

Un'icona lampeggiava insistentemente sulla destra del video: i messaggi diretti. Lesse il nome dell'unica persona con cui aveva avuto conversazioni private: Mrs. Sullivan. Ricordò che si trattava della sua professoressa. Kathy non le rispondeva da diversi giorni, dopo che quella donna aveva tirato fuori il nome di Michael. Leggendo il thread a Tom era chiaro che non era Michael a cui Kathy si riferiva, quanto Roxy o, forse, perfino lui. Non gli aveva mai mostrato direttamente quella foto, ma vedersela davanti con mascherina e cuffia era stato sconvolgente. Kathy però aveva mantenuto la sua promessa: nessun nome dei ragazzi rapiti era comparso su quel forum, a parte Jacob Finnegan. Si era anche rifiutata di rivelare l'esistenza della scuola o di parlare della Lotus. Quell'insegnante, nonostante i suoi recenti rifiuti, negli ultimi giorni sembrava averla cercata insistentemente.

"Kathy, contattami appena puoi, forse ho trovato un altro testimone che potrebbe avere una prova." Tom lesse stupito. Controllò di nuovo la ferita e poi rispose al messaggio.

"Di che cosa si tratta?"

"Kathy! Sei tornata? Ero in pensiero! È una guardia giurata, un ex dipendente della Humans. Lui non può testimoniare direttamente, gli hanno dato un sacco di soldi in cambio di un accordo di riservatezza, ma ha un filmato in cui compare Jacob Finnegan e alcuni dei dottori che gli facevano esperimenti."

Tom lesse sempre più incredulo.

"Cosa vuole per quel filmato? "

"Non lo so. Se siamo interessati ha detto che dobbiamo contattarlo sul dark web, ha lasciato un IP, delle credenziali, un codice. Non so cosa sia. Io ho tutto bloccato qui a casa: non riesco nemmeno a vedere se le istruzioni che mi ha dato per accedere hanno un senso o meno. Ha parlato di una chat criptata end to end. Io non le ho mai usate" confessò Mrs. Sullivan.

"Scriva le istruzioni, conosco chi è in grado di farlo" rispose deciso Tom. Forse per rabbia o per paura: era solo stanco di guardare quella foto e chiedersi cosa sarebbe successo alle loro vite se avessero smascherato prima quella donna. Tamburellò sul tablet, finché non comparvero le istruzioni a video.

"Grazie, le faremo sapere." Quindi, riprese il suo tablet e controllò l'orario. Le lezioni stavano per finire ormai. Sbloccò la chat di Kathy e di Liv. La sua rabbia si era volatilizzata ora che aveva visto le cautele che avevano preso.

«Vieni nella stanza di Kathy, è urgente» digitò impaziente nella finestrella di contatto di Liv.

A guardare il volto placido della giovane che dormiva, a fatica si ricordava come avesse fatto a essere tanto arrabbiato o nervoso con lei da non controllarsi. Era sempre Kathy. Era brillante, geniale e ostinata come una spina nel fianco: forse era proprio questo che amava di lei. Si batteva per dare loro la pace, per sovvertire i loro destini. Cosa in tutto questo lo aveva destabilizzato tanto? Ricontrollò la ferita. Nell'avvicinarsi a lei il suo profumo lo travolse. Nonostante fosse mascherato dal disinfettante era comunque percettibile. Era ora che l'aiutasse, per davvero, nella sua crociata. Aveva mobilitato un'intera scuola senza far trapelare mezza parola, ma non poteva fare tutto da sola. Il dark web era il suo campo: avrebbe contattato quella guardia e le avrebbe chiesto cosa volesse per quel filmato.

Quando Liv entrò nella stanza preoccupata lui era perso a fissare l'immagine di quella donna sul tablet di Kathy. Tom alzò gli occhi su di lei. Sembrava molto preoccupata nel vedere Kathy così.

«Se tutto va bene, domani mattina la sveglieranno» le promise.

«Dovete prendere quel bastardo!» Non aveva mai visto Michael, ma ormai anche lei era coinvolta, non era più un'estranea, era parte della famiglia, come Kathy. E non era disposta ad accettare di vederla soffrire così per colpa di un ragazzo di cui aveva visto solo una foto.

«Troveremo un modo, te lo prometto. Leggi questo, piuttosto...» Tom le passò il tablet di Kathy.

«Ti fidi di questa donna?»

«Mi fido di Kathy e lei le ha sempre creduto.»

Liv annuì. Lo faceva per Kathy: era abbastanza ovvio.

«Riesci a stare tu con lei, mentre contatto questa guardia?».

«Sì, certo. Posso studiare nel frattempo».

Tom le sorrise. «Mi dispiace di averti bloccato.»

«Avevi le tue ragioni, lo capisco. Ero disposta a rinunciare ai LAN per vedere cancellata quella lista. Chi non lo sarebbe?»

«Bel lavoro col proxy e il forum ... col Tracer però, non avevi speranze» rise Tom.

«L'avevo detto con Kathy. Era solo questione di tempo ... Da quanto hai capito?»

«Abbastanza per sapere di essere stato un imbecille» confessò Tom. Rimase per un attimo sulla porta a osservare il volto di Kathy.

«Si sveglierà» lo incoraggiò Liv. Tom annuì cercando di convincersi.

«Tornerò appena fatto.» Liv rimase ad osservare la porta chiudersi dietro di lui. Si alzò e sistemò nuovamente il cerotto al chiodo. Era davvero un regalo orribile, però a suo modo era tenero.


Nessuno di loro poteva rinnegare quel tatuaggio che si portavano addosso: era come quel cerotto. Stava a ognuno di loro decidere se accettarlo o se combatterlo. In quel caso non sarebbero stati meglio di chi aveva creato quella lista o della stessa "Dottoressa". Essere un LWF non era un'onta, né una colpa o qualcosa da nascondere. Per anni ciò che David e Lorenz avevano fatto era proprio quello: tentare di celare i ragazzi LWF al mondo. Era giunto il momento di uscire allo scoperto e di reclamare il proprio futuro e finché quella lista non smetteva di esistere, eri marchiato a vita.

Era ora di mostrare cosa avevano fatto ai ragazzi come loro, sperando che il mondo si schierasse dalla loro parte e non contro di loro. Non aveva detto nulla a Kathy negli ultimi giorni, ma tutti parlavano di Michael a scuola e dicevano che aveva ucciso diverse persone. Angela quella mattina era in stato penoso, aveva parlato a mala pena. Quando le aveva chiesto se fosse successo qualcosa, lei aveva solo risposto: "Roxy starà bene, tornerà presto", ma aveva avuto l'impressione che non fosse la situazione di Roxy a preoccuparla tanto. Non era giusto che Michael si comportasse in quel modo, ogni volta: il mondo avrebbe pensato che tutti gli LWF fossero come lui! In quanti avrebbero plaudito al sacrificio di Roxy o di altri mutanti che avevano tentato di tutto per fermarlo prima che fosse troppo tardi? Non stava forse già pagando abbastanza Kathy? Si avvicinò. Si sedette accanto a lei sul letto e lentamente le sciolse i capelli color cenere che si liberarono a onde sul cuscino. Le spostò un ciuffo dietro l'orecchio e controllò di nuovo la ferita.

Rimase a fissare il tatuaggio dorato sul braccio dell'amica. Passò un dito sul suo fiore di loto azzurro. Il suo impianto con pietruzze blu rifletteva il sole che penetrava dalla finestra. Si spostò sulla sedia e si forzò di aprire il tablet e studiare un po', se non altro per allontanare quei mesti pensieri. Un marchio non si cancella. Chi siamo e chi saremo è già tatuato sulla nostra anima. Sta a ognuno di noi scegliere di far fiorire la nostra unicità o nasconderla nel profondo fingendo che non esista.


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