Non avremo pietà [New]

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Kathy sentì una mano energica che la scuoteva, aprì gli occhi e poi li richiuse subito: una luce potente inondava la stanza 412. I teloni erano ancora scomposti e abbandonati alla base del letto; nascose la faccia sotto il cuscino.

Roxy faceva lunghi respiri all'aria fresca, seduta di fianco a lei. «Avevi fisioterapia? Ariel ci uccide!»

«Oggi no» mugugnò. Si sentiva distrutta come se avesse dormito pochi minuti.

«OK, almeno quello, ma tra un quarto d'ora devi essere su a lezione e io ho una riunione con David per la ricerca di Michael»

La ragazza balzò in piedi e cominciò a rifare la sua parte del letto. Roxy rimase un attimo incantata a guardarla: aveva una forza incredibile e nemmeno se ne rendeva conto. Aveva archiviato quella foto con una notte, dormiva tranquillamente nella stanza dove era quasi morta due mesi prima e zoppicava appena. Kathy era un caterpillar: più la vita le sparava addosso, più lei stringeva i denti e si rialzava e per questo non poté che ammirarla.

«Avete novità?» chiese Kathy curiosa mentre usciva dal bagno dopo essersi lavata la faccia.

«Una traccia lo collocherebbe in Germania, ma è tutto da verificare»

Kathy si chinò e raccolse il tablet da terra. «Devi darmi ancora un po' di tempo prima di avvisare David e Tom.» Roxy alzò gli occhi al soffitto e poi annuì. «Tu stai bene?»

«Starò meglio, molto presto, Kathy, tranquilla, qualche giorno e sarò come nuova. Non è la mia prima crisi respiratoria, non sarà l'ultima. Digerirò quel nome, col tempo... Imparerò a smettere di averne paura.»

«So che lo farai. Non è quello che mi preoccupa.» sospirò Kathy voltandosi verso di lei, ferma sulla porta della stanza 412. «Se quella donna, però, ha tutto il potere che io credo, non alzerà le mani senza combattere.»

«Allora non avremo pietà.»

Erano davvero molto in ritardo. Presero l'ascensore; Kathy scese al suo livello, lasciò il dispositivo in carica, si cambiò la maglia e la felpa e poi si diresse al piano delle aule. Non aveva tempo per rifarsi la treccia quindi si legò soltanto i capelli in un poncho mentre camminava il più velocemente possibile. Entrò senza bussare e le uniche due teste presenti si girarono verso di lei.

«Scusa, non è suonata la sveglia» si giustificò con Angela. Lei la fissò contrariata e la spinse a collegarsi velocemente. Liv le lanciò un paio di sguardi colpevoli, poi indicò il tablet curiosa. Kathy scosse la testa. Solo in quel momento si rese conto: aveva lanciato quella bomba sul forum e poi il tablet si era scaricato e non aveva la minima idea di come avessero reagito alla notizia i loro genitori.

Avevano lezione di letteratura: le si chiudevano gli occhi davanti allo schermo. Il riverbero del video la infastidiva molto: forse la notte precedente aveva davvero esagerato. Si teneva la testa con le mani cercando di non incrociare lo sguardo di Angela, ma percepiva che la stava fissando da quando era entrata. "So che mi senti, perciò smettila di fare finta di niente, dobbiamo parlare alla pausa" pensò Liv. Nonostante Kathy lottasse solo per non addormentarsi, la sentì forte e chiaro. Le lanciò un'occhiata di intesa, allora Liv si concentrò di nuovo sulla lezione.

Bussarono alla porta. Kathy alzò gli occhi un attimo prima di intravvedere il profilo di Tom che faceva segno ad Angela di uscire. Erano troppo lontani per sentirli, anche col pensiero. Kathy sbuffò e tornò a fissare il video. Quella insegnante non si rivolgeva a lei: guardava una classe, studenti veri, seduti davanti a lei, forse altrettanto svogliati e assonnati di Kathy, però loro erano a scuola, tutti assieme. Potevano scambiarsi bigliettini e occhiatacce, dare i loro primi baci, litigare e arrabbiarsi, ma vivere. Lei e Liv invece erano come parcheggiate in un angolo di un'esistenza alternativa. Tutto a causa del loro DNA? Non potevano permettere a quella donna di passarla liscia. Era vero: era potente e sarebbe stato difficile, ma nessuno era meglio di lei per affondare quella lista! Sbirciò Tom nel corridoio con Angela: sembrava molto agitato; lei cercava di tranquillizzarlo, aveva le mani sulle sue braccia.

«Finite la vostra lezione e poi intervallo. Quando torno controlliamo insieme il test di scienze» Angela si affacciò alla porta per un momento. Le ragazze si guardarono stupite: non era mai successo prima di allora. Cosa poteva essere? Kathy rimase a fissare la porta vuota; Liv invece si alzò e la chiuse dietro di lei.

«Non guardare me, non so cosa sia successo. Giuro che io non c'entro!»

«Non importa perché è andata via, dobbiamo parlare, ora. Come cavolo hai trovato quella foto? Sei certa che sia lei?» Liv tornò a sedersi estraendo il suo tablet dallo zaino.

«Roxy l'ha anche riconosciuta.» Le raccontò della nottata nella stanza 412.

«Sa sempre quello che ti succede, è pazzesco!»

«Almeno adesso le leggo la mente anche io. Ho qualche arma di contro intervento.»

In realtà era quasi contenta di avere quel legame con Roxy: non si sentiva più osservata o sotto controllo, piuttosto lei sembrava capirla. Aveva una sensibilità unica e un'allegria contagiosa: ora che sapeva che gente che c'era dall'altra parte, non aveva più alcun dubbio, lei le aveva davvero salvato la vita. I bianchi e blu erano rari: qualsiasi ricercatore senza scrupoli avrebbe fatto carte false per accedere al suo contenuto genetico e usarla come cavia. E di fronte a gente pari a Helene Wolfe cosa poteva fare da sola una ragazzina?

«Ha detto che ci darà ancora un po' di tempo, non sa del forum, tranquilla. Non mi ha chiesto come ho trovato quella foto.»

«Ti fidi di lei?»

«Senza alcun dubbio, ma dobbiamo scovare quella prova in fretta. Oggi pomeriggio passa da me e controlliamo le discussioni; ho lasciato il tablet in camera: era scarico.»

Non riuscì a finire la frase che un segnale sonoro le avvertì che la lezione di letteratura era terminata. Kathy e Liv uscirono in corridoio per godersi la pausa. Si sedettero sulla solita panca, la stessa del primo giorno e si guardavano intorno curiose. Con la scusa del forum, ora non erano più le ultime arrivate che nessuno calcolava, anzi: molti si fermavano chiedendo notizie o se i loro familiari avevano scritto qualcosa o semplicemente per sapere a che punto erano con le loro indagini. Suzanne si avvicinò e si sedette accanto a loro. Suo padre stava dando una grande mano nell'individuare i vertici della Humans Holding, un castello di aziende veramente complicato.

«Avete visto anche voi Angela che andava via con Tom?»

«Sì, ma non hanno detto nulla» sbuffò Liv. «Pensi che centri con Michael?»

Suzanne arrossì e si chiuse a riccio. «Non lo so, non so cosa sperare. Vado a chiedere a Luke se ha notizie. Mi aspettate per pranzo?»

«Certo» le promise Kathy.

«Mai stata tanto popolare a scuola, come dopo che abbiamo fatto il forum.» confessò Liv dopo che Suzanne scomparì in un'aula alla ricerca dell'amico.

A Kathy sinceramente non era mai importato di esserlo o meno, le bastava avere il suo gruppo e poter fare la sua vita. «Forse anche nelle nostre vecchie scuole siamo popolari adesso.» Ognuno di quei ragazzi lo era diventato, dopo essere sparito.

«Quello non è essere popolari, è essere usati. Una delle cose che mi ha irritato di più degli articoli che mi avevi passato è che avevano intervistato gente che nemmeno mi aveva mai calcolato» spiegò Liv torcendosi le dita.

«A me hanno addirittura dedicato una canzone! Pensi mai cosa succederebbe se ritornassimo?»

«Tempo dieci giorni tornerei trasparente di nuovo.»

«Forse hai ragione, ma ti importerebbe davvero?»

«In effetti, no, con tutto quello che stiamo scoprendo, metti le priorità in dubbio. Mi vengono i brividi a guardare la foto di quella donna e pensare cosa ha fatto a Tom o a Roxy. Poi, io potrei essere una mutante. Ammettiamolo, tra cheerleader e mutante non c'è gara!»

Kathy sorrise, ma provava molta inquietudine su questo punto. Non era affatto certa che gli altri ragazzi non li avrebbero trattati male sapendo che loro erano LWF, una volta che la notizia fosse diventata di dominio comune. «A me importerebbe solo di poter andare a vedere le mie compagne di pallavolo giocare. E poi forse potrei provare a partecipare al giornale della scuola.»

«Non vedo l'ora di iniziare a studiare quello che mi piace.»

«Non avrei mai pensato di dirlo, ma anche io.» confessò Kathy ridendo.

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