Utente bloccato [New]

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Kathy fissava il messaggio lampeggiare nella chat: era così da più di trenta minuti, immobile. Possibile che Tom non l'avesse visto? Non faceva che pensare a quella sera, in volo su quel divano: era diventato un tarlo dentro di lei. Eppure, Tom ancora una volta era scomparso, proprio come dopo la vasca. Gli aveva mandato diversi articoli con le foto di Karen Bennet, perché non rispondeva? Kathy si torceva le dita, ferma in camera sua, mentre la sera calava e il sole sprofondava dietro le montagne di un altro giorno. In quel momento il tablet trillò. Utente bloccato: impossibile recapitare il messaggio. Cosa voleva dire? Un nodo le si formò in gola. Poteva averle scoperte? Erano state attente e poi David e Roxy non avevano detto nulla. Non aveva senso.

Una parte di lei avrebbe voluto correre da lui, ma equivaleva ad ammettere la sconfitta e gettare il loro duro lavoro, proprio ad un passo dalla verità. In fondo era un po' di tempo che tratteneva il fiato temendo il momento in cui Tom avrebbe capito, esattamente dalla sera in cui avevano creato il forum. Che fosse stato un successo era inequivocabile, il prezzo da pagare era la sua amicizia. Kathy aveva dovuto scegliere e aveva scelto di procedere senza guardarsi indietro. Non aveva mai pensato che non potergli parlare o scrivere fosse così doloroso. Chiuse gli occhi e si lasciò andare sul letto, non oppose resistenza alle lacrime. Roxy l'avrebbe sentita, ma non le importava più. Era stanca di avere paura, di mentire, di dover vedere una via d'uscita che in realtà non c'era mai stata. Stava continuando la sua indagine, procedendo sul filo del rasoio, tra mille intoppi, u un piccolo scivolone e tutto sarebbe esploso, come Michael aveva fatto con la sua vita.

Per la prima volta dopo giorni si chiese dove poteva essersi nascosto Michael; era così strano che non l'avessero ancora trovato. Ripensò a quello che gli aveva detto nella stanza 412: non aveva mai parlato di un paese specifico o di una destinazione. Aveva solo detto che sarebbe rimasto in Europa ed era proprio la parte che a Kathy era sempre stata stretta, perché allora credeva ancora di poter riavere la sua vita indietro. Si chiese se lui avesse sentito il suo dolore, se avesse percepito qualcos'altro dentro di lei, che forse Tom ancora non era riuscito a vedere. E se Michael avesse avuto ragione? Se avesse visto in lei un sentimento crescere verso Tom prima che Kathy potesse ammetterlo con sé stessa? Forse era tutto nella sua testa; era una perdita tempo stare a piangere o lamentarsi: non poteva rimangiarsi quello che aveva fatto.

Qualcuno bussò: Kathy si asciugò in fretta gli occhi. Liv spalancò la porta senza troppi convenevoli col suo tablet in mano. Lo lanciò sul letto davanti a Kathy. Aveva il suo stesso errore: "Utente bloccato: impossibile recapitare il messaggio". Kathy non poté fare altro che lanciare un'occhiata alla conversazione precedente, almeno a lei aveva risposto prima di bloccarla.

«Avrò molto lavoro da fare. Niente LAN fino a nuovo ordine» aveva scritto Tom. Liv aveva risposto cercando di convincerlo, ma i messaggi non erano mai arrivati, proprio come i suoi. Ormai era ovvio: Tom sapeva. Non tutto forse, ma abbastanza per decidere di tagliare i rapporti con loro. Liv stava guardando il suo tablet perplessa; Kathy si sdraiò sul letto respingendo in gola le lacrime.

«Ti avevo detto che era più bravo di me» si scusò Liv sdraiandosi accanto a lei.

«Non importa, finché non ci fermano, noi tireremo dritte per la nostra strada. Pensaci, cosa possono farci? Al massimo ci chiuderanno in camera fino alla fine dell'anno scolastico. Questa è l'unica scuola da cui non posso permettersi di sospenderti o di cacciarti» Si stava quasi abituando a essere la pecora nera, quella sbagliata, rimproverata, sempre contro le regole.

«Già, perché non vogliono averci sulla coscienza» Era un'amara consolazione, ma era pur sempre meglio di nulla.

«Strano che non mi abbia bloccato le ricerche su internet»

«Hai provato se arrivi ancora al forum?»

«Proviamo» Tentò di spegnere il Tracer, ma ricevette un errore.

Liv alzò la testa e lesse il messaggio inveendo. «Ci ha tolto i permessi di fermare il servizio. Se andiamo sul forum, ci vedrà.»

«Ci mancano ancora molti pezzi del puzzle. È strano che Roxy non si sia precipitata qui» Si concentrò sul dirupo che si apriva davanti a loro al di fuori della vetrata della scuola. Forse Tom non le aveva detto cosa avevano fatto? Prese il tablet improvvisamente decisa e accedette. Questa volta non incontrarono sbarramenti o errori.

«Non ha bloccato il proxy, perché? »si chiese Liv perplessa.

«Se vuole guardare o leggere, si accomodi» Era una sfida che sapeva di non poter vincere, ma in fondo cosa aveva da perdere che già non avesse perso? Compose un'altra mail di invito al forum e la mandò a Tom. C'era un thread che sembrava richiedere un loro intervento. Era quello che riguardava la dottoressa. Lessero curiose, poi sbiancarono quasi contemporaneamente. Non poteva essere!

Kathy si costrinse a rileggere con più attenzione. Era un articolo di giornale risalente ad alcuni mesi dopo il fallimento. " È arrivata oggi la conferma ufficiale che il corpo ritrovato senza vita appeso a un cappio nello scantinato dello Humans Flower Hospital, smantellato ormai da diversi mesi, appartiene alla famosa genetista Karen Bennet. "

Questo inciso bastava da solo a distruggere tutti i loro sforzi. Era morta prima della costituzione della "lista" o che Jacob fosse rapito. Allora chi era stato? Chi aveva iniettato il siero e mutato gli LWF? Forse Tom le avrebbe confermato vedendo la foto che non era lei. Così come per il siero ecco la seconda porta in faccia e questa volta faceva davvero male, considerando tutto il lavoro che avevano fatto.

Liv la guardava desolata. "E adesso?": la domanda rimbombò nella testa di entrambe. «Cosa ti ha detto esattamente Tom?»

«Che Roxy una volta le aveva visto un mazzo di chiavi targate K. Bennet.»

«Quindi deve essere qualcuno che era abbastanza vicino alla dottoressa da avere conservato le sue chiavi o magari i suoi documenti, immagina un archivio...»

«Qualcuno che aveva accesso alle sue cose personali, un assistente?» Liv era d'accordo sulla sua intuizione. Kathy prese le redini del tablet e rispose al thread.

"Questo articolo è molto più utile di quanto pensiate. Se fosse venuto fuori dopo aver accusato pubblicamente la dottoressa Bennet, immaginate lo smacco! Avremmo perso tutta la nostra credibilità, quindi grazie mille a Ian che ha trovato il riferimento. Questo articolo però non vuol affatto dire che la genetista non fosse in alcun modo coinvolta, solo che non l'ha fatto in prima persona. Quello che possiamo intuire è che chiunque ha, alla fine, diversi anni dopo, fatto rapire Jacob e ne ha causato la morte era qualcuno di molto vicino a lei tanto da averne perfino le chiavi. Un assistente, per esempio... Una giovane strutturato che, magari, anni dopo, ha proseguito il lavoro genetico di mappatura del DNA partendo dagli archivi documentali della dottoressa e che aveva comunque accesso al magazzino dove era stato stoccato il materiale dismesso dall'ospedale" Liv le batté sulla spalla soddisfatta. Era brava a scrivere, doveva dargliene atto, trovava sempre un modo per catalizzare l'attenzione.

"Come la troviamo questa assistente?" rispose subito Ian.

"Uno strutturato fa pubblicazioni insieme al suo insegnante: articoli, libri ..." propose Mrs. Sullivan. Poteva essere una strada in effetti.

"Proviamo a cercare. Come sempre chi trova qualcosa condivide" rispose semplicemente Kathy. «Non ci arrendiamo, Liv, può mettersi in mezzo Tom o chiunque, ma la verità presto o tardi verrà a galla.»

«Se me l'avessi detto un mese fa, non ci avrei mai creduto, ma siamo una grande squadra!» le porse la mano Liv. Kathy la strinse contenta. «Andiamo giù a mangiare? Ho una fame da lupi!»

«Insieme?»

«Tanto Tom lo sa. Chi pensi ci possa scoprire ormai?»

Kathy le sorrise piacevolmente stupita. «Hai ragione.» Rimase per un attimo incantata a guardare quel cerotto appeso alla parete.

«Non ce l'avrà con te in eterno, gli passerà» Liv doveva aver intercettato il suo sguardo.

«A Michael non è affatto passata»

«Tom non scapperà dalla scuola, l'avrebbe già fatto. Ha tutti gli accessi, non c'è barriera che non possa aprire qui dentro» gli ricordò Liv.

Kathy inspirò a fondo e la seguì in corridoio. Era ancora un po' zoppicante, ma la sua andatura migliorava ogni giorno. «Ci sono diverse porte che può chiuderci però, per vendetta!»

«Non quella della mensa» Liv le lanciò un segno d'intesa. Kathy sorrise e schiacciò il pulsante dell'ascensore: attesero che le porte si aprissero davanti a loro.

Jamson bussò più volte. La risposta fu poco più di un grugnito. Entrò nella stanza di Tom tenendo un vassoio della mensa. Aveva messo sopra anche un paio di coppette di gelato. Michael le divorava ogni volta che esplodeva: "mancanza di zuccheri". In realtà non sapeva affatto se per Tom fosse lo stesso. In tanti anni che era lì non si ricordava di una sola esplosione di Tom: era rimasto stupito quando Roxy gliene aveva parlato.

«Ehi amico, come ti senti?»

«Un ectoplasma» udì rispondere da sotto le coperte. Alla fine, Tom si decise e sbucò dalle lenzuola.

«Sei pallido come un fantasma, sei sicuro che non hai bisogno che chiamo la Lorentz?»

«Verrà a visitarmi dopo, spero mi dia qualcosa di forte per dormire, ho un emicrania terrificante!»

«I postumi, come una sbornia! Michael lo diceva sempre.»

«Solo che lui era diventato bravo a fregarsene» sospirò Tom. Il silenzio calò tra loro per un attimo. Erano stati entrambi grandi amici di Michael, ma in realtà tra loro non si erano mai frequentati molto. Jamson faceva parte del "circolo degli oro", ma era diverso da Michael, un solitario, trascorreva ore in biblioteca, non amava il basket e nemmeno i LAN party. Passava anche molto tempo giù in infermeria per aiutare Mrs. Lorentz e impratichirsi. Prima o poi sarebbe stato un bravo medico, ma era una facoltà complicata che lasciava poco tempo libero. Molto presto, probabilmente, Lorentz l'avrebbe piazzato in qualcuna delle cliniche private associate alla Lotus, per fare tirocinio. «Suzanne sta meglio?» Tom tentò di cambiare discorso.

«Dorme poco la notte, ma sembra più tranquilla. Per lei la fuga di Michael è stato un brutto colpo.»

«Non solo per lei.» ammise Tom. Per la prima volta pensò che gli mancasse, che avrebbe voluto poter parlare con lui di quelle esplosioni. E invece non c'era più. Si pentì di non avergli chiesto di più sulle sue crisi, sul suo stato d'animo finché era rimasto nella scuola. Ora chissà se l'avrebbero mai più rivisto.

«Era uscito per Suzanne, la scorsa volta, me l'ha confessato lei. Per cercarle la mandragola.» Jamson coprì il silenzio. Aveva tentennato prima di pronunciare quella frase ad alta voce. «Il fatto che Suzanne si fosse rivolta a lui, invece che a me, mi fa impazzire.»

«Non mi stupisce» sorrise Tom.

Jamson lo scrutò stranito.

«Andiamo, si vede che Suzanne ti piace! E Michael ha sempre avuto questo fascino proibito sulle ragazze. Ma sta tranquillo, a Suzanne voleva bene come una sorella.»

«E a Kathy?» la sua domanda si perse nel silenzio della stanza.

«Non lo so, io davvero non lo so. Le ragazze sono la nostra rovina.»

«Parole sante, amico.»

«Mmh, vuoi una delle coppette di gelato? Dai, fammi compagnia!»

«Perché no!» Jamson ne prese una dal vassoio. Si sedette sul pavimento a fianco del comodino. Si persero entrambi a osservare la vallata, con le finestrelle che illuminavano i pendii. Una cucchiaiata dopo l'altra, tentavano di dimenticare quanto amara poteva essere l'esistenza.




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