Capitolo 04 - After Dark

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River lanciò a terra il piatto di plastica, - su cui pochi secondi prima si trovava il suo pranzo -, senza curarsi troppo del fatto che l'appartamento che occupava da un anno non fosse neanche il suo.

Era una fortuna che Anita non fosse particolarmente attaccata all'estetica di quella catapecchia.

Aveva letto almeno tre volte l'articolo del 'The District', il giornale locale, in cui si raccontava la vicenda della ragazza uccisa. La descrizione dell'omicidio era piuttosto esplicita, tanto che non ebbe dubbi su chi fosse l'artefice.

'The District' scrisse che la ragazza si chiamava Ester Seinz, emigrata del Distretto Jisha.

River attaccò il ritaglio del giornale sulla sua bacheca, e rimase in contemplazione.

«River? Ci sei?» sentì Anita urlare, di ritorno a casa dopo la giornata lavorativa.
«Sono qui», brontolò con la voce roca.

Lui non parlava quasi mai, aveva praticamente dimenticato come si utilizzassero le corde vocali.
Anita comparve alle sue spalle e gli poggiò una mano sul braccio.

«Hai già saputo...» constatò, facendosi piccola piccola.

«Rottemberg che ne pensa?» chiese River, allontanandosi dalla bacheca, e dirigendosi verso il divano vecchio e logoro dove passava le giornate.

Le molle che fuoruscivano dal rivestimento gli bucavano la pelle delle cosce, ma ormai era abituato a quel dolore.

«Gli ho già detto che secondo me è stato lui. Dice che servono prove»

River strinse il pugno tanto da farsi sbianchire le nocche.

«È esattamente per questo che ho mollato quello schifo di posto. Le prove. Porca puttana, siamo pieni di prove, basta guardarti! Come è possibile che non basti?»

Era più di quanto gli avesse sentito dire da due anni a quella parte, per questo decise di sedersi accanto a lui.

«Non sempre le cose funzionano come dovrebbero, soprattutto in questo periodo... forse non lo hanno mai fatto. Ma non è una buona motivazione per non provare a salvare altre vite»

River le rivolse una smorfia disgustata.

«Tutto questo buonismo... potrei vomitare»

Anita gli lanciò un'occhiataccia. Non aveva più tempo da perdere con lui. Il sole era calato, questo significava che Gufo sarebbe arrivato di lì a poco sul tetto.

Non aveva niente per ucciderlo, i proiettili gli avrebbero fatto solo un lieve solletico.
Come si poteva uccidere qualcosa di praticamente invincibile?

Afferrò il taser, la sua pistola e un vecchio secchio colmo di acqua gelida.
River fortunatamente era preso dallo stupido programma tv serale, e non si accorse del trambusto.

Una volta giunta sul tetto si sedette e attese.
Attese per ore, ma Gufo non si presentò. Fottuto stronzo.



Quando l'aria diventò irrespirabile, i più ricchi costruirono una succursale del Distretto, a chilometri di profondità nel sottosuolo, dove poter continuare a effettuare le attività che, per forza di cose, non era più possibile svolgere all'aperto.

Era in uno di questi posti che Brick passava la maggior parte dei suoi numerosissimi giorni di ferie.

The Mountain Top era il posto perfetto dove praticare la sua arte. La scalata. Una caratteristica montagna di circa 230 metri, costruita in materiale sintetico e profumatamente pagata dalla famiglia Restev. Un abbonamento in quel posto costava quanto il suo stipendio di sei mesi, ma fortuna voleva che Brick fosse fidanzato con la signorina Natalia Restev, la quale gentilmente lo faceva allenare gratis.

Il secondo lato positivo del Mountain Top era che lì circolava tutto il sottobosco mafioso del Distretto.
Brick, infatti, lavorava anche quando non lavorava. Ottimo agente sotto copertura, non poteva rivelare nulla neanche alla sua cara amica Anita. Solo Rottemberg sapeva.

«Caro, perché non fai una pausa dalla scalata e ti unisci a noi per pranzo? Abbiamo ospiti», comunicò Natalia, con la sua aria gioviale e civettuola.
«Certo, mi cambio e arrivo»

La famiglia Restev conosceva praticamente tutti, e di tanto in tanto, offriva sontuosi pranzi nella baita ai piedi della montagna artificiale.

Il padre di Natalia, Alexander, li attendeva all'interno del grazioso cottage in legno di pino, in compagnia degli ospiti.
Brick strabuzzò gli occhi, incredulo, quando li vide.

Jep Tucci, e il suo fidato schiavo Diverso, ridevano e scherzavano con il padre di Natalia.
Brick si immobilizzò sul posto, incapace di procedere. Natalia lo notò, e gli si parò di fronte.

«Tutto bene?»

«Chi sono quelle persone?» chiese Brick, con tono trafelato.

«Sono i nuovi investitori di papà. Devono parlare di affari», chiarì Natalia.

Brick annuì, cercando la forza di far finta di niente. Quelle persone avevano trucidato tantissimi innocenti, e torturato Anita.

E ora avrebbe dovuto sedersi lì con loro, mangiare e dimostrarsi anche simpatico.
Odiava il suo lavoro, a volte.

Si fece trascinare dalla sua fidanzata, deciso a cercare di trarre profitto da quella situazione spiacevole.

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