Capitolo 05 - Greetings & Blades

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Brick strinse forte i lembi della tovaglia per evitare di urlare in faccia a Jep. Lo stronzo rideva e scherzava con Alexander, come se nulla fosse. Provava così tanto ribrezzo per quella feccia d'uomo, che riuscì a fatica a ingurgitare qualcosa.

«Ho degli affari da sbrigare qui in questi giorni, poi mi sposterò» comunicò Jep, lanciando un'occhiata di intesa al Gufo.

«E dove andrai?» chiese Alexander, con il suo marcato accento russo. Le sopracciglia grigie e aggrottate erano talmente folte che rubavano la scena ai suoi occhi cerulei.

«Distretto Jisha. Ho da poco concluso un accordo con un magnate di lì»

Brick lo trafisse con uno sguardo glaciale che, fortunatamente, non notò. L'unico che sembrava non riuscire a togliergli gli occhi di dosso era quello stramaledetto Gufo. Lui era l'unico che poteva aver capito chi fosse realmente.

Pregò che rimanesse in silenzio.

«E lei signor...?» chiese il Gufo, al suo indirizzo.
«Drew»
Con i Restev utilizzava un nome falso.
«Di cosa si occupa?»

Brick lanciò un'occhiata amorevole a Natalia, carezzandole la guancia.

«Disoccupato, al momento»
«Ah... mantenuto», dedusse il Gufo, sorridendogli.

Alexander e Natalia scoppiarono a ridere, e Brick ebbe la tentazione di spaccargli la faccia a suon di cazzotti.
«E lei? Oltre a fare lo schiavo, intendo», rimbrottò Brick, scatenando un'occhiata rovente di Alexander.

Incredibilmente, però, Gufo scoppiò a ridere trascinando con sé tutto il resto della tavolata.

«Lei è molto divertente, Drew», disse, calcando molto il tono di voce sul suo falso nome.

Il pranzo proseguì senza altri momenti di tensione. Brick ascoltò tutto quello che Jep e Alexander dissero, ma, ovviamente nessuno dei presenti era così tanto stupido da mettersi a parlare di omicidi a tavola.

Per Jep e Gufo giunse l'ora di congedarsi, e salutarono tutti molto calorosamente.
Brick rimase sorpreso quando vide il Gufo avvicinarsi al suo orecchio, ma si riscosse quando lo sentì sussurrare:

«Saluta Anita da parte mia»



Anita e Rottemberg erano di ronda sulle strade maggiori del Distretto, mentre Brick stava tornando in centrale, correndo come un disperato per strada.
Se c'era una cosa che Brick non avrebbe augurato a nessuno era correre indossando una maschera antigas.

Fortunatamente la sua corsa non durò molto a lungo, perché incontrò i suoi colleghi sulla Frechter, la strada parallela alla Streitmeier.

Rottemberg lo osservava come fosse appena evaso da un ospedale psichiatrico. Con tutte le ragioni del mondo.

«Che cazzo ci fai qui?» chiese Rottemberg, stancamente.
Ormai, avere a che fare con i suoi sottoposti lo sfiancava psicologicamente.

«Emergenza. Ti devo parlare. In privato»
Anita rimase immobile al suo posto, mentre i due si allontanavano.
Parlando, le lanciavano evidenti occhiate preoccupate.

Stavano tramando qualcosa, e sicuramente c'entrava lei. Non poteva contestare gli ordini di Rottemberg, quindi trattenne la sensazione di impotenza che sentiva, e si voltò nell'altra direzione.



Gufo sedeva a gambe incrociate sul divano, nel soggiorno della magnifica villa di Jep.
Una sigaretta a penzoloni tra le labbra, e un sorrisetto sadico che non prometteva nulla di buono.

Jep fece il suo ingresso nella stanza, poggiando il cappello da cowboy sul comodino di marmo bianco con venature nerastre, rivelando una matassa di capelli ingrigiti e legati con un cordino di raso nero.

«Che cazzo avrai da ridacchiare tutto il giorno...», mugugnò Jep, all'indirizzo del suo collaboratore.

Gufo fece spallucce, accendendo la sigaretta.

«Questa sera ho da fare»
«Sei sempre occupato ultimamente. Hai trovato la fidanzatina, mostro?»

Gufo continuò a ridacchiare forzatamente, ignorando le parole del suo capo.
Con mossa elegante, quasi un fruscio, si dileguò dalla stanza.



Anita attendeva il suo arrivo, disarmata.

Stavolta aveva deciso che non avrebbe portato armi. Poteva, invece, sfruttare al massimo le parole per riuscire a farsi dire tutto quello che voleva sapere. Era la cosa più sensata da fare.
Il tetto era rovente, nonostante fosse notte.

Il sole aranciato dalla ruggine doveva aver picchiato forte tutto il giorno. Le tegole producevano un lieve scricchiolio, ogni volta che si muoveva.

Ormai aveva una certa familiarità con quel luogo, ma questo non impedì alla sua paura di montare ferocemente, quando avvertì il gelido contatto di una lama contro il suo collo nudo.

«Il tuo amico ti ha riportato i miei saluti?»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro