Capitolo 53 - First Lesson

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La prima lezione prendeva luogo nel bel mezzo della foresta, attigua a SeelenFleisch.
Anita seguiva gli altri, spaesata. Devon era il primo della fila e li capitanava. Aveva provato ad avvicinarsi a lui, ma ogni volta qualche altro cadetto si metteva di mezzo, facendogli domande e distraendolo.

Anita era veramente poco interessata all'addestramento, soprattutto perché non aveva ancora idea a cosa le potesse servire.
Inoltre il suo unico pensiero era su Meshert e sui suoi amici.

Chissà se la stavano per venire a prendere.

La voce autoritaria di Gufo la distolse dai suoi pensieri.
«La prima cosa che un Diverso deve imparare a fare bene è correre. In alcuni momenti critici la velocità è l'unica cosa che si frappone fra voi e la cattura».

Anita rifletté attentamente e si rese conto di non aver mai visto correre Gufo, si limitava a sparire dal campo visivo senza avvisare.

«Quindi oggi testeremo la vostra corsa», annunciò, iniziando a disporre tutti in una fila orizzontale. Prima che arrivasse ad Anita, lei aveva timidamente alzato la mano.

Gufo le rivolse un'occhiata interrogativa, poi le concesse la parola con un cenno sbrigativo.

«Non sono molto pratica, ma volevo capire per che cosa ci stiamo addestrando».

Gli altri nove cadetti esplosero in una risata incontrollabile. Alcuni si erano perfino accasciati a terra per il troppo ridere.
Gufo li zittì.

«Ordine, cadetti»
Quelli si ricomposero subito, ritornando elegantemente in fila.

«Cadetto Miller, la storia dei Diversi è molto recente, come saprai. Da quando ci siamo evoluti, gli altri Distretti hanno sempre e solo cercato di ucciderci, di schiavizzarci o di usarci come cavie di laboratorio».

Anita era molto cosciente del fatto che le cose che stava raccontando Gufo erano vere, nonostante questo un brivido gelato le percorse la schiena.

«Ci addestriamo per non dover subire quel destino. I Diversi sono l'evoluzione della specie. Quando, finalmente, tutti gli umani si estingueranno potremmo vivere una vita serena»

«Mi stai dicendo che i Diversi vogliono entrare in guerra con gli altri Distretti?»

Lo sguardo che le rivolsero tutti i membri del suo gruppo fu più che eloquente, e le bastò per decidere di fare dietrofront e tornare a grandi passi verso l'entrata del castello.

Gufo le fu subito dietro, e la afferrò per il braccio destro. Anita si voltò, il volto era rigato da lacrime amare, e la sua espressione era trasfigurata in una maschera di dolore.

«Mi hai trasformato per questo motivo? Non volevi scontrarti con me?» urlò, ben conscia che tutti quanti gli altri riuscissero comunque ad ascoltare.

Devon non rispose, colto alla sprovvista. Non era la domanda che si aspettava in quel momento.

«Non è il luogo adatto per parlare di noi», bisbigliò talmente piano che Anita faticò a percepirlo. «Ora torna indietro, e prosegui la lezione».

Anita negò con veemenza, voltandosi e strattonando il braccio per proseguire la sua avanzata verso il castello.

«Assolutamente no. Non prendo parte ad alcuna guerra. Me ne torno a Meshert»
Gufo emise un lamento esasperato, continuando a seguirla.
«Non costringermi a chiamare Decker».
«Chiama chi ti pare, non mi interessa. Non possono tenermi qui contro la mia volontà!»

Anita riuscì a muovere altri due passi, prima di rendersi conto che si stava muovendo a una velocità fuori dall'ordinario. Non appena notò che si stava quasi librando a un centimetro dal terreno, si ritrovò sulla Torre del Castello SeelenFleisch. Un piacevole senso di vittoria iniziò a farsi strada dentro di lei. Era riuscita a correre così velocemente? Era stato bellissimo, avrebbe voluto rifarlo in quell'esatto istante.

Tristemente, quando si voltò indietro si rese conto che era stato Gufo a trascinarla via dalla folla. La delusione di Anita si trasformò in collera.

«Che vuoi da me? Lasciami in pace!»

«Ascoltami. Rimani qui insieme a me. Impara a gestire i poteri. Poi torneremo a Meshert insieme, te lo garantisco».

Anita si ammutolì, incredula.
«Perché lo faresti?»
«Anche io ho degli affari non conclusi lì», sospirò senza soffermarsi troppo sulla cosa. Fra i due calò un silenzio carico di tensione ed elettricità.

«Anita, tu non capisci... la guerra è l'unico motore perfetto per dare uno scopo a quei ragazzi laggiù. Sono tutti come me».

Anita non osò interromperlo, ma riuscì chiaramente a vedere la malinconia che gli adombrava il viso diafano. Il fruscio del vento, a quell'altezza, riusciva a camuffare quasi tutte le loro parole sibilate. Anita avrebbe voluto che il vento si portasse via anche quella sua tristezza.

«Tutti strappati alle loro famiglie da un umano potente di qualche Distretto del cazzo. Trattenuti con qualche promessa di vendetta. Alcuni sono riusciti a scappare subito, altri dopo tantissimo tempo».

Anita seppe che stava parlando di sé stesso, senza neanche il bisogno di farlo notare.

Gufo si affacciò per lanciare un'occhiata ai suoi cadetti, rivolse un sorriso malinconico all'aria e poi si voltò di nuovo verso Anita.

«Fidati ancora di me, Anita. Ho bisogno di te, laggiù».

Anita aveva voglia di piangere, ma guardò in alto e ricacciò indietro le lacrime. Scosse la testa e annuì decisa, in direzione di Gufo.

La lezione ricominciò di lì a poco e fu un vero disastro. Tutti gli altri nove cadetti del suo gruppo non trovarono alcuna difficoltà a correre veloci come il vento, trovandosi a percorrere tutta l'area della foresta in meno di sette secondi.

Anita, invece, ci aveva messo quindici minuti e nei tentativi precedenti si era persa due volte, franando in un campo di rovi secchi.

Quando si ritrovarono tutti nello spiazzo fuori dal castello si limitarono a osservarla, trattenendo a stento le risate. Anche Gufo aveva leggermente sollevato gli angoli della bocca a vederla tutta sporca di terra, e con le spine infilzate in mezzo ai capelli e sul deretano.

«Direi che la prima lezione è andata bene per quasi tutti. Adesso ci prendiamo una meritata pausa pranzo, e ci rivediamo qui per la lezione pomeridiana», annunciò Gufo.

Anita venne subito raccolta a braccetto dal suo addestratore, non appena tutti gli altri cadetti iniziarono a dirigersi sorridenti e stanchi verso il castello.

«Ti posso fare compagnia a pranzo?» chiese Devon, con un sorriso stranamente dolce.
«Ti faccio così tanta pena?»

Gufo le rispose con una risata strozzata, mentre cercava di toglierle le spine dai capelli.

«Andrà meglio la prossima volta. Tranquilla».

Anita non gli credette neanche per un secondo, ma si lasciò condurre alla sala da pranzo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro