18. Era lei, quella lei

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JACE

Aziono il pulsante delle tapparelle automatiche e mi allungo per aprire le finestre del discreto salotto, proseguendo poi a compiere il medesimo procedimento nelle altre piccole aeree che sarebbero: la mia cucina, la stanza e il bagno.

Mi siedo sul divano sprofondando su esso, mirando la mia attenzione verso le valigie sparse per tutto il salottino. Sono trascorsi tre giorni dal mio rientro dalla Colombia e nonostante io sia in città da quel lasso di tempo, prima di quest'oggi non sono rientrato in casa avendo preferito pernottare per qualche giorno in un hotel poco fuori da Dallas per delucidare alcune questioni con Harrison. Maggie è rimasta in Colombia, dato che all'ultimo a voluto perdurare la sua permanenza nel Paese volendo passarlo con Brandon Arreaga.

Non volendoli in alcun modo scomodare e avendo bisogno di ritornare in città sono partito. In special vigore dopo quel fatto avvenuto nel Local De Sorpresas

Distendo le mie narici cosicché da rilasciare maggior aria e con l'aiuto delle mani sulle ginocchia mi spingo a prendere la custodia della chitarra, tirando fuori lo strumento. Mi accomodo stando sdraiato, puntando lo sguardo sul soffitto e incominciando a pizzicare le corde che tremolano sotto le mie dita raggrinzite nel calarmi a quell'inatteso e non piacevole incontro.

Il primo pensiero che mi era venuto in mente nella frazione in cui l'ho riconosciuta è stato: 'Universo, perché ci hai fatti incontrare?'

Susseguito in un secondo momento da altri quesiti: Qual è lo scopo del nostro incontro dopo così tanti anni? È far riemergere i dolori e il passato di un tempo a questo punto sanati? Non mi so dare una chiara spiegazione, nonostante non dovrei pormeli. Non sono più un ragazzino.

Quattro anni fa avrei detto che fosse un chiaro segno del destino e che il nostro amore sarebbe stato infinito, aiutati dalla luce dell'Universo; sostenendo perfino che qualcuno che stesse più in alto di noi ci volesse insieme. Mi rendo conto, all'età di venti quattro anni, di essere stato parecchio fantasioso e romantico, lasciandomi fin troppo trasportare dai miei sproporzionati sentimenti.

Ora come ora tendo ad essere realista e far lasciare il caso come ad una semplice e comune coincidenza. Non banale, ma comune che può capitare.

Abbasso il capo variando gli accordi nel sentiero che mi porterà a suonare una delle mie quattro canzoni che più mi stanno nel cuore, o meglio, mi sono state vicine durante quel periodo da debellare. Non ho alcuna intenzione di riaffiorarlo. Meglio per il momento che io non l'approfondisca, sorvolando su quando ho iniziato a cantare sul palco.

E su quanto ho percepito e sentito. Ma non compreso

Nonostante avessi quella sensazione ambigua nel petto, continuavo a concentrarmi su ciò che mi aspettava da lì a poco. Le luci avevano iniziato a ridursi e del fumo chiaro scorse sotto ai miei piedi. La melodia aveva preso posto nelle mie orecchie e nelle mie fibre esposte dal profondo significato che questo testo aveva e tuttora ha per me.

"Don't think that we.
Could ever be friends again."

Avevo introdotto le prime quattro parole del brano con un volume fine, fine di voce. Avevo anche fatto trasparire una punta di sensibilità, riemersa nel percorrere quei ricordi. Protrassi questo ritmo indirizzando il mio sguardo nei diversi punti del locale. Le prossime frasi erano così intensi e difficili da esternare.

" 'Cause our history" liberai il dolore socchiudendo le palpebre "Seems like it never ends."

Li riaprii dopo qualche attimo ispezionando ciò che mi circondava, volendo passare la vista su tutto il pubblico per incutere quelle sensazioni malinconiche e oppresse che sentivo ogni qualvolta che cantavo quella canzone. Assumendo ogni parola, ogni nota e ogni melodia sulla mia mente e sul mio corpo.

Pizzico attualmente tre dita sulle corde emettendo una vibrazione lunga, e riammirando ciò che accadde in seguito. Sebbene fossi concentrato sulla performance per non deludere né la mia amica Maggie e né i suoi collaboratori, una percezione insolita come un magnete mi trascinava verso la mia destra.

Ripeto il gesto mantenendo fermo la tastiera della chitarra con i relativi tasti alla comparsa del mio ricordo di quella donna situata proprio al lato destro del palco. Non molto lontana da me. Era di carnagione scura tendente al cioccolato, il viso rotondo e paffuto con uno sguardo da restare affascinati. Pareva avere qualcosa di caraibico. Non capivo la ragione per cui i miei occhi si erano posati su di lei, e decisi di non badarci continuando con la mia esibizione.

Ma questa volta a mettermi in difficoltà è stato il mio cuore irrequieto perché le vibrazioni che sentivo dentro al camerino si fecero sempre più incessanti, portandomi ad un respiro irregolare anche se non l'avevo fatto traboccare.

Stanco e deciso di voler far smettere questa disarmonia, mi posai per una seconda o terza volta su quella donna al che notai due dettagli insieme ad un'altra: un foulard e un paio di orecchini con ritraenti entrambi delle rose stilizzate troppo somiglianti a quelli che avevo dato via un paio di anni fa. Poteva essere una coincidenza, eppure mia zia Lynette mi aveva detto che era stata una limited edition e che ne avevano vendute soltanto tre.

Questa prima osservazione mi aveva messo in totale confusione, tuttavia volevo essere con i piedi ben piantati a terra nonostante quel viso fosse così familiare, ma dannatamente lontana dalla persona che mi sarebbe sorta in mente. Non poteva essere possibile. No.

Antecedentemente al termine della canzone l'avevo osservata inconsciamente, e nell'ultimo istante, mi concentrai dritto nelle sue pupille schiarite di un alone ricco di dolenza e tristezza.

"Do you not think about me?" non staccai la visuale nemmeno per una frazione di secondo.

Pareva esserci una connessione invisibile ma tangibile, chiara ma nascosta, e in tal occasione mi ero chiesto: chi è quella donna che mi sta causando questi squilibri? Era meglio cessarlo. Assolutamente.

Allungai l'ultima sillaba estinguendo quel collegamento. Indietreggiai, sparendo nella nuvola di fumo che si era estesa. Mai, mai, mai a maggior ragione in una piccola cittadina colombiana dopo quattro interi anni, avrei pensato o immaginato di rivedere proprio quella ragazza che mi aveva invaso il cuore ricolmo del mio amore per lei, e in seguito disintegrarlo attraverso le sue cruente e fredde parole con la sua cruda realtà dei fatti.

Era Lei. Quella Lei. Riele West Downs.
Quella mia ex. Colei che avevo amato alla follia e con tutto il mio cuore interrottamente, come mai nessuna mi aveva invaghito così tanto. Avevo desiderato un giorno di poter realizzare la mia cara e passata speranza di poter divenire il suo ragazzo, dopo che avesse realizzato o accresciuto i suoi sentimenti nei miei confronti, dove avevo creduto che infondo e senza che lo sapesse mi amasse.

Faccio un verso di disgusto misto a sdegno, sovrapponendo le gambe.

«Sono stata con te soltanto per estinguere le tue azioni nei miei confronti. Non ti ho mai amato» ribadisco quella vecchia e insensibile frase dove ebbi ricevuto una freddata dritto al nucleo del mio cuore.

Una parte di me ancora si chiede come abbia potuto ingannarmi e illudermi per tutto quel tempo. Alla fine, si è dimostrata non essere la ragazza che credevo fosse. Si è rivelata tutt'altra e ne sono rimasto profondamente e fortemente deluso, oltre all'esser ferito.

La persona che ho amato e voluto bene, tanto da aver arrischiato la mia vita pur di proteggerla da quel teppista a Southern District, mi ha preso per il culo come se fossi stato un bambino accecato dall'innocenza delle persone. Tuttavia ero un adolescente in procinto dell'età adulta, abbagliato da un amore che credeva fosse esistente. Riteneva assai vero e pur di difenderlo ha ignorato coloro che gli avevano detto di non fidarsi troppo: tra cui suo zio Scott.

E in una maniera del tutto inaspettata si è rimangiata l'intero rapporto

Mi alzo dal divano lasciando la chitarra lì, avviandomi nella finestrella della cucina e mi appoggio sul muro. Che scemo sono stato. Non avrei dovuto dare l'anima per lei.

«Allora quel messaggio che mi era arrivato poco prima di essere cancellato, da parte di Brian, in cui diceva che l'aveva incontrata assieme a Daniella a Los Angeles, e chiedeva di me, poteva essere vero. Perché cercare mie notizie? Per demolirmi una seconda volta? Giammai Riele, giammai» pronuncio fissando a vuoto le stelle «È tardi.»

Non voglio che mi causi altri problemi, moltiplicati a quelli che ho subito e che tu non ne sei a conoscenza. Ho fatto bene a bloccarti su tutte le app di messaggistica disponibili che utilizzavano per contattarci, oltre che su Instagram, eliminando tutti i tuoi vocali. Non ti voglio né sentire e né vedere. Mi spiace.

"Oh universo mio" lo nomino desiderando ricevere qualche risposta.

Sarà mai uno dei tuoi falsi segnali?
La risposta potrebbe essere affermativa.

Trattengo il respiro avendo un brusco disorientamento e mi tengo strettamente le tempie per contrastarlo. Indurisco duramente le mascelle.

Mannaggia. Penso che dovrò riprendere, a mio dispiacere, quelle pillole prescritte...

"Jace!!!!"

"Fratellino!!!"

Mi asciugo il sudore passando una mano sulla fronte, sedendomi sulla sedia del tavolo del salone. Libero e gonfio i polmoni a ritmi frenetici. Andrà tutto bene.

Punto l'occhio nel calendario posto sopra il frigorifero. Oh sì, ebbene è quasi l'ora. Un mini sorriso mi allieta, arrestando momentaneamente il mio capogiro.

RIELE

Spalanco la porta di ingresso principale alzando le mani in aria e al mio movimento le numerose valigie cadono a terra.

«Siamo a casa!!» enfatizzo felice di essere a casa.

«Mamma, papà, sia-... ah già, sono dall'altra parte del Paese. Vorrà dire che siamo soli Joanna!»

Mi volto con un sorriso enorme, dimezzando l'allargamento che le mie labbra stavano facendo.
La osservo perplessa. Non sembra felice.

«Jo, non dici niente? Siamo tornati!» esclamo prendendola per le spalle, cercando di smuoverla dai suoi movimenti mosci.

Anche se non è proprio la sua città visto che vive ad Ottawa, siamo pur sempre ritornati in Canada. Lei fa spuntare un leggero sorriso, alzando di poco le braccia e sussurrando tanto per farmi contenta:

«Evviva.»

Sussulto corrucciando il volto. È da quando siamo partiti dalla Colombia che si comporta in modo parecchio strano. Non è la Joanna che conosco.

«Ma che ti succede? Ora che siamo giunti nella nostra adorata Canada non sei più elettrizzata. Per quanto avessimo subito una cancellazione del volo a Houston e pertanto abbiamo tardato di due giorni in più rispetto alla data fissata» le faccio notare.

Alla scoperta della cancellazione mi aspettavo che avesse un attacco di completa irritazione, conoscendola avrebbe reagito in questa maniera, e invece è rimasta silenziosa e paziente per tutto l'imprevisto. Un comportamento che non è affatto da lei.

«Sembra che ciò che ti ho raccontato riguardo a Léon ti abbia intristita molto. Non sarà che, infondo a te, ci tenevi a lui?» la interrogo levando le varie valigie dal pavimento, affinché non ci fossero cadute nel caso in cui fosse scappata dalla mia domanda.

E ancora una volta mi sorprende:

«No Riele, non è questo... Adesso scusami, devo un attimo salire per depositare le mie borse nella stanza di Reiya. A fra poco» mi comunica con un alone di mistero, andandosene.

La osservo mentre percorre le scale e aggrotto le sopracciglia, picchiettando le dita sul mento. È parecchio ambigua. Volendo stare certa che fosse tutto ok, tolgo le scarpe e la inseguo a passettini incerti trovandomi nello stipite della stanza di mia sorella. Joanna rimarrà da me per un paio di giorni e con permesso di Reiya starà nella sua camera.

Sudando freddo apro finemente la porta, ringraziando il cielo che fosse socchiusa e senza scricchiolii. Non dovrei sbirciarla, però sono in pensiero per lei anche se forse non dovrei esserlo. E se la mia tesi su Léon fosse esatta? Per l'intero viaggio ha aperto bocca pochissime volte e non è proprio da lei considerato che è una gran chiacchierona. A volte anche logorroica. Scusami Jo.

La sbircio dalla fessura, vedendola con in mano sia l'autografo di Maggie Lindemann e sia la maglietta autografata da Christian Ferrante. Erano questi gli oggetti all'interno del pacchetto che Léon aveva preparato a posta per lei. Era questo la sua sorpresa, tanto attesa e tanto desiderata, ma che poi dopo quella vicenda all'aeroporto, Jo, l'ha reso in frammenti di schegge.

Lui mi aveva raccontato che era riuscito ad avere l'autografo di Ferrante grazie al fatto che un paio di anni precedenti, quando il cantante non aveva ancora interrotto con la sua carriera musicale, si era esibito al Local De Sorpresas e a ciascun membro dello staff aveva dato in regalo le sue magliette autografate. Perciò al notare che Joanna fosse abbacchiata per la cancellazione del concerto a Bogotà ha deciso di darglielo in dono il suo.

E per quanto riguarda all'autografo di Lindemann ha avuto l'occasione di conoscerla e farsi autografare ben due oggetti: una tazza personalizzata della cantante e una foto mentre era sul palco. A fatto tutto questo per l'amicizia di Joanna, cosicché si fidasse di lui e lo trattasse bene. Cosa che però non è avvenuta, purtroppo.

Mia cugina nel frattanto, spacchetta per bene il pacco fermandosi d'un tratto. Che avrà visto? Allungo i talloni per capire cosa potesse essere da averla fermata, e tira fuori un oggetto che sembrerebbe una scatolina di medie dimensioni. Con espressione confusa si siede sul letto aprendolo, e porta le mani sulle labbra. Che sarà?

Dalla prospettiva mi accorgo che c'è un biglietto con qualcos'altro all'interno. Non lo riconosco a prima vista. Il mio amico non mi ha parlato di un ipotetico biglietto. Joanna si alza disfandosi della scatolina e fa' riemergere due meravigliosi girasoli avvolti in un nastro verde. Allargo gli occhi incredula per ciò che sto vedendo: si sta commuovendo?

Indietreggio poco a poco. Joanna ha seriamente gli occhi lucidi per il regalo di Léon? Questo sì che non me l'aspettavo. Si schiarisce la gola leggendo il biglietto:

"Joanna, a pesar de no poder soportarme me diste alegría y luz durante tus vacaciones con Riele. Como estos dos admirables girasoles que en mi opinión representan tu luminosidad cuando no la enmascaras con tu excesiva frialdad. Te los dedico a ti.
Léon Puentes."

Alla fine della lettura, benché io non abbia compreso nulla di ciò che ha esposto, lei si passa le dita sotto le ciglia bagnate, reprimendo il caos dal setto nasale avendo un un bellissimo sorriso sul viso del tutto sincero.

Rimango ancor di più incredula al guardarla mettere i due girasoli in ciascun lato dei suoi capelli mossi. Ora muoio dalla curiosità di sapere che cosa le abbia scritto da farla commuovere così tanto. Non mi sarei mai aspettata una sua reazione in tal modo.

Joanna si sventola le mani sulla faccia dirigendosi a dove sono, e io colta alla sprovvista mi dirigo di corsa nell'ufficio di mio padre posta nella stanza accanto. Mi nascondo dietro il muro, sperando che non si sia accorta di nulla.

Esco da dove mi trovo e intuisco che sia andata in bagno posto infondo al corridoio, siccome sento l'acqua scorrere. Con sveltezza entro nella stanza di Reiya alla volta del bigliettino. Si, dovrei farmi gli affari miei, però sono troppo curiosa di sapere che le ha scritto.

Con il cuore che mi pompa e teme di essere scoperta, mi affretto a fotografarlo mettendolo a fuoco più volte. Appena sento i suoi passi avvicinarsi alla porta del bagno, corro velocemente al pian terreno. Mamma mia che rischio! Se mi avesse scoperta probabilmente avrei alterato il suo umore. Meglio che mantenga quello che ha ora.

Mi sdraio sulla poltrona provando a tradurre su qualche sito il foglietto, tenendo il telefono il più vicino possibile a me per sventare una eventuale scoperta di mia cugina se mi cogliesse alle spalle.

Il sito carica la traduzione. Ed ecco la ragione:

"Joanna, nonostante non mi sopporti mi hai trasmesso gioia e luce durante la tua vacanza con Riele. Come questi due ammirevoli girasoli che, secondo me, rappresentano la tua solarità quando non la mascheri con la tua eccessiva freddezza. Li dedico a te.
Léon Puentes."

È stato tenerissimo!! Paragonarla ad uno splendido girasole è magnifico. Concordo appieno ciò che ha scritto. Joanna senza la sua freddezza pare davvero un'entità luminosa. Sorrido come un ebete. L'ha fatta addolcire, tanto da farle indossare i due fiori; significa che l'ha gradito molto! Devo farglielo sapere così sa che la sua grande idea è andato a buon fine. Più di quanto possa supporre.

«Anche tu hai gli occhi semilucidi?» mi interroga spuntando all'improvviso come un raggio di sole.

Alzo la testa non smettendo di sorriderle.

«No, no. E tu? Come mai li presenti? Ti vedo commossa» le rispondo briosa, al che lei cala la sua espressione.

«Io? E perché dovrei esserlo?»

«Dimmelo te» poso il mento sul palmo della mano e indico i girasoli «Dove li hai presi? Prima non li avevi.»

Chissà come mi risponderà. Con finta nonchalance
si limita a fare il suo solito gesto con la mano.

«Pff... dalla mia valigia, mi sembra ovvio. E se vuoi tanto saperlo l'ho comprato fuori stagione da un fiorista a Medellín» discorre agitata.

«E quando?»

«Pff... e chi si ricorda» sbuffa, incamminandosi in cucina.

Ecco una sua tipica risposta. La inseguo aiutandola a preparare della classica pastasciutta. E durante la bollitura mi domanda se avessi il numero di Léon.

Trattengo il mio sorriso eccitato. Sicuramente lo ringrazierà per il pensiero. Glielo do' senza tartassarla di richieste.

«Ehi gyal, hai controllato se hai ricevuto qualche email dal segretario della Trevi?»

Avevo intenzione di farlo dopo aver pranzato, tuttavia meglio provvedere all'istante. Verifico la mia posta elettronica.

«Trovato?» si posiziona nelle mie vicinanze.

«Sì» affermo cliccandola.

«Gentile signorina Downs, Le avvisiamo che lo stage presso la Trevi's Fashion a cui lei parteciperà, si svolgerà lunedì 12 ottobre nella sede principale situata a Toronto. Dovrà tassativamente presentarsi alle 09:30 in punto. Saluti. Adam Richmond. Il segretario» finisco di leggerla confusa su un punto e anche mia cugina contraccambia espressione.

«Non dovrebbe tenersi nella sede secondaria da quanto ti aveva riferita la Trevi?»

Appunto. Dovrebbe essere così.

«E quello che mi sono chiesta anch'io. Magari avrà cambiato idea, chi lo sa» dico non molto convinta.

Mi guarda dubbiosa.

«Per essere sicura e serena, invierò un email di chiarimento. Lo faccio subito.»

Non voglio partire male con lo stage nel caso ci fosse un errore di distrazione o non so. Tanto delucidarmelo porta solo bene.

Mancano soli tre giorni all'inizio del mio ben sognato inizio, si spera, di carriera. Chissà cosa mi aspetterà?

Sono emozionata!

___________________________________
Angolo Autrice:
Ciao a tutti voi! Mi siete mancati moltissimo e non ci sono scusanti per la mia lunga attesa durata ben un mese nella quale non mi sono fatta sentire. Oltre allo scusarmi profondamente con voi, provvederò ad organizzarmi il più possibile.

Adesso, distacchiamoci dall'annuncio per concentrarci su ciò che è accaduto negli ultimi capitoli e fare un leggero riassunto: ebbene, a seguito dall'esibizione di Jace e della chiamata di Rebecca Trevi, Riele ha voluto tentare di incontrarlo prima della partenza, ma come ben sappiamo non è andato a buon fine. Però, udiamo, udiamo una grandiosa notizia: Maggie Lindemann è già impegnata con un certo Brandon Arreaga, per cui tra lei e Jace c'è soltanto una cara amicizia. Urrà!! Che felicità!!

Dopo l'atteggiamento scontroso di Joanna nei confronti del povero Léon che voleva soltanto la sua amicizia sebbene le avesse fatto un regalo, sono ritornate a casa e con enorme sbalordimento di Riele ma anche nostro, si è commossa al dono del giovane uomo. Le ha fatto così tanto piacere che si è messa i girasoli tra i capelli! Aww!

Nonostante siamo felici dell'imminente percorso di Riele presso la stilista italo-canadese, siamo in pensiero su Jace e sul suo strano disorientamento. Che gli sarà successo in quel frangente e soprattutto che fatti saranno accaduti nei suoi accennati flashback? E con nostro grande rammarico non vuole né sentirla, né vederla :(
E ora come farà Riele a parlargli nel caso in cui l'universo deciderà di farli rincontrare, un giorno? Si parleranno? Incrociamo le dita 🌟

Siete curiosi di saperlo? Avete qualche idea? Fatemelo sapere nei commenti :) e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Eh niente, mannaggia a me che non ho il dono della sintesi e mi sono dilungata troppo ahah.

Al prossimo capitolo con:

19. Benvenuta a...

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