Capitolo 1.

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Mi dirigo a passo svelto a casa della mia amica. Sono le otto, e di solito lei esce tutti i giorni alle otto e venti per andare all'Università.

Una volta arrivata, mi apposto dietro a una macchina e aspetto. Venti minuti più tardi, ancora non si vede. Sarà in ritardo.

Passa così un'ora, un'ora e mezza.

Dopo due ore non resisto più, e la chiamo.

"Ehy amo..." Risponde con una voce strana.

"Ehy! Ti ho svegliata?"

"No, tranquilla... Dimmi!"

"Ma... Oggi non vai in Uni?"

"No, ho delle cose da fare a casa..." Sta mentendo, lo riconosco dal tono di voce.

"Oh... Allora passo oltre"

"Perché? Dove sei?" 

"Sotto casa tua!" Rido. "Volevo farti una sorpresa!"

"Ma amore! Sali, dai!" 

"No, veramente cuore..." 

"Ho già aperto" Mi interrompe, e allora cedo.

"Salgo!" Esclamo chiudendo la chiamata. 

Entro nel cortile aprendo l'ampio cancello verde, attraverso il grande piazzale ed entro nella porta del palazzo appena ristrutturato.

Giunta all'ingresso mi trovo davanti a una scelta: scale o ascensore? 

Guardo in direzione di quest'ultimo e mi butto dentro proprio prima che si richiudano le porte. Faccio per schiacciare un bottone, ma si attiva da solo. Oh no...Non me lo dire.

Neanche a farlo apposta, si riapre poco più tardi e trovo davanti un giovane signore con un soprabito blu notte in velluto. Ha gli occhi che con il riflesso del sole diventano color miele e i capelli rossi, e mi guarda sorpreso.

"Oh... Mi scusi, non avevo idea..."

"Niente, si figuri... Guardi che coincidenza, dovevo proprio venire qui!" Esclamo uscendo di fretta.

"Ne è sicura?" Domanda imbarazzato.

"Sicurissima, devo andare all'interno 3B!" Rispondo cordiale indicando la prima porta che trovo davanti.

"Allora sarà destino!" Scherza. "Le auguro una buona giornata!"

"La ringrazio, altrettanto!" Sorrido, e quando le porte si chiudono, salgo di un altro piano prendendo le scale.

4B.

La porta è già aperta.

"Permesso!" Entro.

"Ho sentito dei rumori...Tutto bene?" Mi viene in contro la mia amica.

"Oh sì. Ho ... Conosciuto un tuo inquilino!" Sorrido.

"Ah sì? E chi?" 

"Altezza media, occhi marroni chiaro, capelli rossi... Non è riccio. Portava un cappotto elegante da uomo blu scuro" 

"Oh, Federico!" Sorride. "Sì, è molto gentile!" 

"Sì!" La guardo assottigliando gli occhi.

"No" Risponde secca lei capendo. "Non pensarci nemmeno, ho soltanto detto che è molto gentile perché ci ho parlato qualche volta! E' anche fidanzato! E poi io ho chiuso con gli uomini" 

Alzo le mani al cielo.

"Come vuoi..." Mi zittisco.

Nella stanza cala un silenzio alquanto imbarazzante, che decido di rompere con una domanda banalissima come: "Potrei prendere un po' d' acqua?" 

"Certamente!" Esclama alzandosi dal divano su cui si era appena seduta.

"Oh no... Tranquilla, faccio io! Amo, ci conosciamo da anni e non è certo la prima volta che..." 

"Non esiste" Mi interrompe posando il bicchiere sul bancone. "Ecco a te" Me lo porge pieno.

"Grazie" Lo prendo sorridendo e ne bevo un sorso, ma passo subito al sodo: "Come stai?" 

Abbassa la testa.

"La settimana scorsa avrebbe compiuto due anni..." Sussurra incrociando le braccia al petto.  

"Ha compiuto" La correggo. "E' ancora vivo"

"Ma non è qui!" Mi lancia uno sguardo atroce, carico di rabbia e di sofferenza.

Decido di non farmi abbattere, e riparto avvicinandomi.

"Però è da qualche parte, e lo troveremo!" Allungo una mano e le accarezzo il braccio. "Farò tutto il possibile, te lo riporterò. Gaetano ritornerà tra le tue braccia amica mia"

"Anche se dovesse succedere, me lo porteranno via di nuovo. Non sono sposata, non ho un compagno e il mio lavoro è precario in quanto sono ancora una studentessa che non vive più con i suoi genitori" 

"Starà da me!" Alzo le spalle. "E non gli farò mancare niente, in più lo potrai tutte le volte che vorrai. Per favore, dì di sì..." Insisto.

"Non posso chiederti questo..." Scuote il capo.

"Legalmente starà da me" Sottolineo.

"Appunto. E' una responsabilità troppo grande, se dovessero venire a saperlo lo riporterebbero via di nuovo e una volta posso anche provare a passarci sopra, ma due volte no..." Scuote la testa irremovibile.

Sospiro.

"Non mi resta che accettare la tua decisione, non è così?" La guardo fingendomi vinta. 

"Sappiamo entrambe che non lo farai, non fare la martire" Mi schernisce ridendo. Accidenti, mi conosce fin troppo bene.

Io la saluto con un bacio e un abbraccio, le ricordo che deve curarsi più di sé stessa ed esco, dopodiché torno a casa. 

Mi tolgo la catenina e con la chiave che penzola da essa apro il cassetto sotto alla tv, dal quale estraggo tutti gli indizi che fino ad oggi ho ricevuto sul bambino della mia amica.

Gaetano è un bimbo che le è estato tolto solo due anni fa, in quanto non ha un papà. Non l'ha riconosciuto, ha abbandonato l'ospedale e la mia amica l'ha cresciuto insieme ai suoi genitori, ma poi ha voluto andare a vivere da sola e qualcuno ha raccontato "ai piani alti" che lei aveva smesso di frequentare scuola, che al bimbo mancava un genitore, che la mia amica era da sola, e di conseguenza in due ore gli assistenti sociali lo hanno preso con loro, affidandolo a qualcuno da qualche parte nel mondo. Ma io lo troverò, non mi darò pace.

Non posso vederla così, devo fare qualcosa. 

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