10. Nella bocca del serpente - Parte 3

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Scosse la testa, intenerita da quella scena, accoccolandosi sul bracciolo del divano per poterlo guardare meglio.-Eh, voi ragazzi... cercate sempre di comportarvi da duri, ma alla fine siete solo dei bambini.

Mentre lo osservava arricciare comicamente il naso nel sonno, si domandò se davvero dietro ad un viso tanto dolce e apparentemente innocuo potesse celarsi l'anima di un guerriero senza scrupoli; e le parve impossibile, ma al tempo stesso sensato.

"Tutte le persone che hanno qualcosa da nascondere tentano di farlo esibendo una maschera da ingenuo e innocente ragazzino."

E nel caso le sue supposizioni si fossero rivelate veritiere? Doveva affrontarlo, come avrebbe fatto con un nemico qualunque, oppure tentare di risolvere la questione in modo pacifico?

"Dovrei affrontarlo, senza alcun dubbio. Gli alieni non mi permetterebbero mai di mettere a rischio la mia vita e la loro in nome di una stupida amicizia... probabilmente avrebbero ragione... a meno che lui non sia dalla nostra parte."

Sì, avrebbe combattuto al fianco di Kisshu, come aveva promesso.
Kisshu... chissà se si sarebbe infuriato nello scoprire che si era permessa di aiutare e, addirittura, di salvare la vita a un loro probabile nemico.
Avevano già discusso parecchio riguardo alla sua apparente mania di salvare la gente, comportamento che l'alieno giudicava ridicolo, soprattutto se rivolto verso degli esseri umani.

Luana, dal canto suo, giudicava ridicolo e decisamente ipocrita il fatto che il ragazzo se la prendesse tanto; soprattutto quando era lui il primo a permettersi di fare la corte a Ichigo in tutta tranquillità, giungendo perfino a salvarle la pelle ogni volta che stava per essere uccisa da un nemico sanguinario.
Tuttavia, dato che Kevin faceva potenzialmente parte della sua stessa comunità di alieni psicopatici, lui e la Mew alien avrebbero potuto diventare molto più che amici e, probabilmente, Kisshu non ne avrebbe costituito un dramma.

-Chi è Kisshu?

Spalancò gli occhi di botto, sobbalzando come punta da uno spillo. Accidenti, doveva aver parlato a voce alta senza rendersene conto.

-Kisshu? -ripeté stolidamente, decidendo di sfoderare l'arma della finta tonta -Ho detto qualcosa del genere?

-Sì, e sembravi irritata. -lui sorrise, continuando a fissarla con profondo interesse.

-Devo essermi assopita e aver detto cose senza senso nel sonno. -Si affrettò a spiegare, alzandosi con molta nonchalance dal divano.

-Sì, a volte capita. -osservò l'altro, annuendo pensoso. Poi aggiunse, senza alcun apparente nesso con l'argomento precedente -Immagino che Kisshu non sia un nome molto comune dalle tue parti.

Luana si bloccò di colpo nell'atto di andare a recuperare la propria giacca. -Oh, beh... -Deglutì, a disagio, senza sapere come districarsi da quella conversazione pericolosa uscendone indenne.

"Merda!" Che cosa aveva voluto dire con quella frase? Significava forse che lui era al corrente di tutto? Oppure voleva essere una specie di confessione riguardo alla sua natura aliena?

Si morse le labbra, lanciando un'occhiata esitante al suo orologio da polso.

Era decisamente in ritardo per la sessione d'allenamento mattutina e probabilmente avrebbe fatto meglio a correre alla base prima che gli alieni dessero in escandescenze. -Mi piacerebbe restare a discutere con te riguardo ai miei sogni... ma ora dovrei proprio...

-Non così in fretta. -la bloccò nuovamente lui, fissandola intensamente, con un sorriso provocatorio dipinto sulle labbra pallide.

Luana fece per indietreggiare verso la porta, tuttavia, osservando le sue labbra minacciosamente incurvate fino a scoprire i denti e i suoi occhi di un verde tanto intenso da sembrare finti, si ritrovò ad arrossire mentre uno strano torpore le si diffondeva dalle tempie a tutto il resto del corpo, rendendola improvvisamente incapace di muoversi.

Non si sentiva attratta da Kevin, né particolarmente sottomessa a lui, eppure a un tratto non riuscì più a distogliere lo sguardo. Avvertiva uno strano senso di pesantezza al cervello, come se un drappo oscuro le fosse calato sui pensieri, annullando la sua volontà.

Tentò di muovere il braccio, ma una forza inaudita bloccò sul nascere l'impulso dei neuroni, costringendola a restare immobile.
Senza darsi per vinta, ci provò di nuovo, stavolta con più insistenza.

Il solo risultato che ottenne fu una dolorosa stilettata alla testa. "Questa sensazione di pesantezza... io l'ho già provata!"

Era incatenata al suo sguardo, nel vero senso della parola.
In quel momento giunse alla convinzione matematica che Kevin fosse un alieno. Come avrebbe potuto, altrimenti, costringerla a un'immobilità così assoluta? Evidentemente, udendo pronunciare il nome Kisshu si era allarmato, decidendo di passare alle maniere forti nonostante fosse ferito.

Ora le restava solo un dubbio da dissipare, il più importante di tutti: intendeva farle del male?
E, soprattutto, per quanto tempo ancora aveva intenzione di lasciarla pietrificata come un'idiota?!

Quasi avessero udito la sua domanda inespressa, le sue gambe iniziarono a muoversi contro la sua volontà, percorrendo a ritroso la strada verso il divano. "Sta controllando i miei movimenti!" era la sensazione più strana e raccapricciante che avesse mai provato in vita sua.

Provò a roteare gli occhi, e scoprì di avere perso il controllo perfino dei propri bulbi oculari che continuavano a rimanere tenacemente fissi in quelli del ragazzo comodamente straiato sul sofà.
Egli appariva perfettamente rilassato, quasi abbacchiato, ma il sinistro scintillio negli occhi verde smeraldo tradiva le sue reali intenzioni.

Il terrore di Luana crebbe a dismisura non appena riconobbe il desiderio malsano di quello sguardo. "È lui il tizio che mi inseguiva nei sogni, uccidendomi con un pugnale!" pensò, tentando di opporre strenua resistenza alla pressione che le premeva sulle tempie. Doveva fuggire e avvertire immediatamente i propri compagni di squadra, prima che fosse troppo tardi.

Chissà quali altre diavolerie sarebbe stato in grado di escogitare un tizio con il potere di controllare la volontà delle persone altrui.
Nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a sottrarsi alla morsa mentale e, in men che non si dica, si ritrovò di nuovo ai piedi del divano, chinata su di lui.
Che cosa voleva farle fare? Non gli bastava vederla scodinzolare come un cagnolino ai suoi piedi?
Mentre si protendeva rigidamente in avanti, Kevin le afferrò il mento con forza, senza mai distogliere lo sguardo dal suo volto, mentre un sorriso di trionfo gli tendeva le labbra sottili.

Sembrava eccitato, come se godesse profondamente nel vedere la giovane presa dal panico e prostrata contro la sua volontà. -È stato piuttosto facile stabilire un contatto. -il suo alito caldo le solleticò il collo, facendole provare un brivido gelido lungo la schiena. -Non sei così impenetrabile come vuoi far credere, eh? Ora tu, adorabile e ingenua creatura, sei sotto il mio pieno controllo.

La ragazza emise un basso gemito di terrore, avvertendo le unghie di quest'ultimo accarezzarle lascivamente il contorno della mandibola.

-Quindi tu conosci Kisshu... e a quanto vedo siete anche in buoni rapporti. Molto buoni...

"Non è possibile, riesce a leggermi nel pensiero!"

-Certo che riesco a leggerti nel pensiero. Quando sei in questo stato, posso anche farti fare tutto quello che voglio. Ah... vedo che non ci credi. Molto bene, allora. -il suo sorriso si allargò, tingendosi di una sfumatura malsana. -Baciami, adesso.

Se avesse potuto, Luana gli avrebbe sputato dritto in faccia, suggerendogli dove diavolo poteva ficcarselo il suo bacio. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi disumani per sfuggire al controllo del giovane, non riuscì nemmeno a battere le palpebre, mentre con impotente terrore osservava il proprio corpo eseguire gli ordini senza esitazione. Cielo, stava davvero per baciarlo! Non voleva, non voleva farlo! Non voleva che quello fosse il suo primo bacio.

Quelle urla silenziose rimbalzarono contro la sua scatola cranica, prontamente bloccate dal velo nero. "No. No!"

-Non opporre resistenza.

Ora la bocca di Kevin era così vicina che la Mew alien poté già avvertire il suo sapore. Ma proprio quando quest'ultimo stava per azzerare la poca distanza che ancora li separava, una furia cieca proruppe nella mente della ragazza come una marea in piena, estranea, eppure deliziosamente familiare.

"Che cosa diavolo stai facendo!?"

Sobbalzò, riconoscendo all'istante quel prepotente grido, seguito a ruota da una sensazione di fastidio bruciante ai polsi.
Quella sottospecie di dolore servì a schiarirle la mente, rendendole possibile riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali, fino a quel momento rimaste sopite.

Il suo protetto la stava chiamando.

Senza indugiare nemmeno un istante, distolse lo sguardo, sottraendosi al tocco del proprio nemico e precipitandosi fuori dalla stanza, verso l'ingresso, verso la sua unica speranza di salvezza.

-Maledizione! -udì Kevin urlare.

Sembrava fuori di sé e Luana avvertì la propria ansia crescere, mentre si ritrovava a pregare con tutte le proprie forze che egli fosse ancora troppo ferito per teletrasportarsi. Altrimenti sarebbe stata spacciata.
Si precipitò giù per le scale e trovando la porta d'ingresso chiusa, la sfondò con un calcio ben assestato, irrompendo nel giardino in una miriade di schegge di legno.

Una parte della propria mente si agitò, sbigottita. "Ho disintegrato una porta!"

Ma ben presto l'impellenza di fuggire prese il sopravvento su qualunque istinto razionale e, in men che non si dica, si ritrovò a superare il cancello d'entrata con un salto che normalmente non sarebbe mai stata in grado di eseguire senza l'aiuto dei geni animali.
Evidentemente le sue capacità feline si scatenavano in situazioni di pericolo.
E in quel momento lei si sentiva davvero molto, molto in pericolo.

Corse a perdifiato per un tempo che le parve interminabile, senza curarsi degli sguardi sbigottiti della gente che la osservava sfrecciare forsennatamente per le strade.
Non bastava, nessuna distanza era sufficiente a mantenerla al sicuro: lui avrebbe potuto rintracciarla e rapirla in qualunque momento, senza alcuno sforzo.

Iniziò a rallentare solamente quando raggiunse i confini della propria città. Il cartello bianco sbarrato le fece raggiungere l'improvvisa consapevolezza che continuare a correre non sarebbe servito a molto.
Quindi si fermò di botto, il respiro leggermente affannoso. Si sentiva esausta, non tanto per la corsa, quanto per la lotta mentale in cui si era ritrovata invischiata senza preavviso.

Il tempo di un respiro e l'enormità di quello che era successo le piombò addosso come un macigno. "Kevin è davvero un alieno. Ha tentato di controllare la mia mente... di costringermi a baciarlo... e se il sigillo non si fosse attivato, chissà a quali altre diavolerie mi avrebbe sottoposto." Rabbrividì, accasciandosi ai piedi del cartello, senza più forze.

Si sentiva svuotata, sotto shock.

Finalmente, il peso schiacciante alle tempie era svanito, così come la sensazione di oppressione alle membra. Tuttavia, il pensiero che la coscienza di un essere tanto ignobile fosse stata anche solo per un istante a contatto con la propria, le provocò un'ondata di nausea e dovette raggomitolarsi su se stessa per non stare male.
Non riusciva a sopportare il pensiero che Kevin l'avesse veramente ingannata. Certo, l'idea le era passata spesso nella mente di recente, ma trovarsi a fare i conti con la cruda realtà era tutta un'altra storia.

Più di ogni altra cosa, odiava l'idea di avere sprecato energie per aiutare quel pazzo sadico. Il quale oltretutto, senza dimostrare nemmeno un minimo di riconoscenza, aveva approfittato del suo primo attimo di debolezza per tentare di metterla fuori gioco.
Come aveva potuto essere così stupida?!

"Non giungere a conclusioni affrettate. Solo perché ha tentato di controllare la tua mente non significa necessariamente che sia un nemico, magari ha agito solo per legittima difesa."

Sbuffò, scacciando dalla mente quel pensiero inopportuno.
Forse gli alieni avevano ragione nel ritenere che i suoi istinti altruistici fossero solo portatori di guai e nulla di più. Prima aveva scatenato il sigillo e ora...

-Finalmente hai deciso di fermarti. -ringhiò una voce alle sue spalle, in tono così cupo da farla scattare in piedi con tutti i sensi felini improvvisamente all'erta. La sua mano tremante si mosse subito alla ricerca della spilla, stringendola convulsamente.

Tuttavia, prima che potesse pronunciare la formula della trasformazione, una presa prepotente la strattonò per il braccio, facendole perdere la presa sull'oggetto che cadde a terra con un sordo tintinnio e rotolò sull'asfalto per parecchi metri. -Non penso che tu voglia farlo. -sibilò la voce in tono crudo, prima che un paio di occhi dorati le apparissero davanti.

Luana provò un'ondata di sollievo tanto intensa da farle girare la testa. Kisshu era veramente venuto a salvarla, la voce che aveva udito nella testa quando stava per baciare Kevin non era stata un'illusione! -Kisshu! -esalò, colta dall'insano istinto di gettargli le braccia al collo.

Ma il senso di gratitudine e calore scemò velocemente, non appena incrociò il suo sguardo.

"Oh no!" il sorriso le morì sulle labbra: le iridi del giovane, in quel momento impegnate a squadrarla dall'alto in basso, avevano perduto ogni calore, erano prive di qualunque sfumatura e gelide come il ghiaccio. La trapassavano da parte a parte, senza nemmeno vederla.
Lo osservò atterrare lentamente, silenzioso come un fantasma, senza smettere di fissarla con quello sguardo feroce e al tempo stesso terribilmente indifferente.
Non appena i suoi piedi toccarono il suolo, la sua presa sul braccio della giovane aumentò, facendola gemere di dolore.

-Kisshu! Che cosa stai...

Ignorando deliberatamente le sue deboli proteste, l'alieno la costrinse a indietreggiare nell'ombra, fino a intrappolarla contro a un muro, in un vicolo cieco. -Silenzio. -le ordinò, stringendo gli occhi come se non sopportasse più di sentire il suono della sua voce.

Luana tremò sotto quello sguardo che riusciva ad atterrirla e, al tempo stesso, ad accenderla come nessun altro sguardo avrebbe saputo fare.
Deglutì, rimangiandosi la protesta che era stata a un passo dal pronunciare. Aveva la fama di essere un tipo coraggioso fino agli estremi, ma di certo non era masochista a tal punto da sfidare l'alieno quando si dimostrava così aggressivo.

-Ora dimmi. -continuò quello, assumendo un tono suadente che le fece accapponare la pelle. -Dove ti dovresti trovare da circa un'ora a questa parte?

-A-ad... allenarmi. Alla base.

-E invece dove ti trovavi... fino a cinque minuti fa? -domandò ancora, mentre la sua voce perdeva ogni traccia di umanità, trasformandosi in un ringhio indistintamente minaccioso.

In quel momento la Mew alien capì, e un bruciante senso di colpa misto a frustrazione le invase l'animo, facendole abbassare lo sguardo. Aveva visto tutta la scena: Kisshu l'aveva vista mentre il suo corpo veniva controllato senza alcuno sforzo da Kevin e doveva aver pensato che lo stesse baciando di sua spontanea volontà; che stesse perdendo tempo con lui anziché pensare al suo dovere primario, ovvero gli allenamenti alla base. E ora era arrabbiato, anzi la parola "arrabbiato" sarebbe stata un eufemismo, era letteralmente fuori di sé dalla rabbia. La ragazza non l'aveva mai visto così, prima d'ora.

-Rispondi! Adesso!

Sobbalzò, serrando le palpebre terrorizzata. -Io ero... -le parole le morirono in gola.
Doveva spiegargli quello che era accaduto realmente, ma cosa avrebbe potuto dire? "Ero a casa di un mio compagno di classe che ha tentato di controllare la mia mente rivelando così la sua natura di alieno"?! Sarebbe risultato ridicolo perfino alle sue stesse orecchie. E Kisshu di certo sarebbe scoppiato a riderle in faccia, o Dio solo sapeva cosa avrebbe potuto farle. Soprattutto ora che era così arrabbiato da avere la mente annebbiata.

-Ho. Detto. Rispondi. -ripeté il giovane, afferrandole il mento e costringendola a guardarlo dritto negli occhi, animati da un bagliore sinistro.

Luana, in quel momento, vide il suo vero lato alieno, il pozzo senza fondo che si celava nel suo cuore, la densa oscurità che lei, a causa del suo comportamento, era riuscita a risvegliare.
E, improvvisamente, le parve di capire le ragioni di Ichigo e il terrore che a sua volta doveva aver provato di fronte a quello sguardo, che l'aveva indotta a temere Kisshu più di chiunque altro al mondo, a rifiutare l'amore che lui le offriva.
Sì, ora capiva quanto logorante ed estenuante dovesse essere averlo come nemico.
Aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a emettere alcun suono, mentre il proprio cuore tramortito veniva completamente divorato dai suoi occhi, per immergersi nelle profondità più inesplorate del suo lato oscuro.

Per l'ennesima volta in quella giornata si sentì come un topo in procinto di essere sopraffatto da un serpente.
Ma stavolta non era del tutto sicura che quella sensazione le dispiacesse.

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Eccomi di nuovo qui!
E... sorpresa! Stavolta ho deciso di pubblicare due capitoli di fila!
Questo perchè dal 26 agosto sarò al mare per una settimana e non avrò il computer, quindi sapevo di non poter sistemare e pubblicare la terza parte del capitolo entro il 30 luglio. Ho dovuto velocizzare i tempi!
Spero che la cosa vi faccia piacere.

Ma passiamo alle cose importanti... spero di essere riuscita a creare la giusta tensione e suspanse per il plot-twist di Kevin. Vi immaginavate questo epilogo o siete rimasti sconvolti? Ditemi le vostre impressioni!

Attendo i vostri commenti con impazienza.
Grazie ancora a tutti quelli che hanno votato e commentato gli scorsi capitoli. Vi adoro!

A presto!

MoonBlack1993

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