Capitolo 13.

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Prendo lo zaino, lo apro e tiro fuori il diario.

Ottimo...Ho verifiche fino al mese prossimo! E devo iniziare a pensare anche al mio esame, dal momento che siamo ad ottobre.

Okay, niente panico. Adesso facciamo in modo di arrivarci, alla maturità.

Prendo il libro di filosofia e inizio a studiare Kant.

Filosofo tedesco, scrive "Critica della ragion pura" e si occupa di verificare se una conoscenza può essere ritenuta valida o meno in diversi campi, quali la metafisica, l'etica, la religione e l'estetica.

Ottimo. Abbiamo la sintesi della sintesi della sintesi. Adesso andiamo più a fondo...

Egli si pone tre quesiti:
1. Che cosa posso sapere?
2. Che cosa devo fare?
3. Che cosa ho il diritto di sperare?

Continuo per quasi due ore, tra schemi e ripetizioni di essi, quando ho finito sono stanca, ma anche soddisfatta.

Mi piace capire che cosa pensa la gente e perché, e quale materia migliore della filosofia per farlo?

Ma purtroppo la devo mettere da parte... È giunto il momento di fare storia.

Che gioia...

Prendo il mio peluche, un cagnolino bianco e nero che uso sempre per ripetere.

"Allora Mr François, Oggi parliamo della seconda rivoluzione industriale! Spero tu sia pronto..."

Sistemo bene il libro e comincio a ripetere.

È l'unico metodo in cui riesco a parlare ad alta voce, perché se dovessi parlare a caso, senza un interlocutore, mi sentirei una matta che cammina per casa!

Ripeto, ripeto e ripeto fino a quando i concetti da comprendere adesso non mi entrano in testa. Ce la devo fare. E non posso prendere meno di sette questa volta, pena la media (e sarebbe un casino!).

Alzo la testa dai libri e noto dall'orologio attaccato alla parete che è mezzanotte meno un quarto. Cosa?! Non ho nemmeno fatto merenda! Come?! Quando è passato questo tempo?! No, ci dev'essere un errore...

Prendo il cellulare e sfortunatamente scopro che non c'è nessun errore, quindi tristemente raccolgo tutto e mi preparo le cose per domani. Voglio una vacanza!

Apro il blog cinque minuti prima di andare a dormire, tranquilla perché il cellulare è attaccato alla presa accanto al letto, e senza accorgermene cado, dopo qualche minuto, tra le braccia di Morfeo.

Mi sveglio il mattino seguente alle sei. Inizialmente stupita da questa azione (di solito mi sveglio al suono della sveglia, adesso l'ho fatto venti minuti prima... Wow!) E sono pronta per ricominciare una nuova giornata. Prendo gli auricolari e li collego al cellulare, controllo che la batteria sia carica e poi metto la musica. Lo stacco dalla presa, tolgo la presa ed esco dalla stanza diretta alla cabina armadio. Oggi vorrei essere un po'più femminile rispetto agli altri giorni in cui vado con dei semplici jeans e delle banalissime magliette. Vediamo cosa offre l'armadio... Oh, quella è perfetta!
Prendo la maglietta bianca a crop top senza spalle, e la abbino a dei jeans neri con qualche strappo all'altezza del ginocchio. Chiudo il tutto con delle Nike del colore della maglietta e vado in doccia.
Una volta uscita, torno in cameretta per prendere lo zaino ed esco.


Oggi non ho voglia di guidare, perciò vado alla fermata del pullman.

Sono le sette precise. Ho venti minuti per fare due vie. Ingrano la marcia e procedo a falcate grandi e veloci guardandomi intorno.

Generalmente non c'è tutta questa gente alle sette del mattino in giro! Perché oggi sì? Non è nemmeno il giorno del mercato!

"Ehy bellezza, dove stai andando?"

"Posso darti un passaggio?"

Sento un paio di sguardi su di me, e i commenti continuano. Respiro e non ci penso.

"Che scontrosa..."

"Avrà le sue cose!"

Risate.

Mi giro, faccio per parlare, ma poi lascio perdere. Ho un autobus che non mi aspetta.

Non è la prima volta che ricevo questo genere di frasi, ma non me ne è mai importato granché. A volte rispondo pure, e l'avrei fatto anche adesso, ma non ho tempo da perdere a blaterare con chi è nato deficente.

Prendo il cellulare e apro il blog.

"Di fronte agli episodi di cat calling abbiamo due scelte: indignarci e rispondere a tono, alzando ancora di più la voce, oppure indignarci e correre via.
Qualsiasi scelta voi prendiate, non azzardatevi a sentirvi sbagliati nemmeno per un secondo. Nessuno è nato "sbagliato". E anzi, facciamogli capire che più ci saranno quei commenti, più non ci piegheremo e continueremo a scegliere come vestirci in base al nostro stile, perché i loro commenti non valgono niente.
#decidoioperme"

Arrivo in fermata e controllo l'orologio. Tre minuti.

Bene, ce l'ho fatta.

Il tempo di scegliere il brano da ascoltare ed è arrivato. z404, puntuale come un orologio svizzero.

Entrata quasi per miracolo, mi faccio strada in mezzo alla gente, e qualcuno mi toglie l'auricolare.

Mi volto e vedo un ragazzo poco più alto di me, con i capelli castani e occhi color castagna.

Senza dire nulla, fisso l'auricolare nella sua mano nella speranza che me lo restituisca, ma invece se lo mette.

"Che musica ascolti?" Domanda sorridendo.

"Complimenti per l'educazione!" Faccio sarcastica. Al ché mi guarda stranito.

"Non mi riconosci? Ehy! Okay che sono passati tre anni, ma non pensavo di essere cambiato così tanto! Sono Matteo!"

Oh mio dio.

"Ciao!" Sorrido sorpresa. "Che... Che ci fai qui?" Mi guardo intorno capendo di aver alzato un po' troppo la voce, il ché mi rende ancora più imbarazzata e a disagio.

"Sto andando al lavoro... E' un pullman questo!" Sorride. "Non sei cambiata di una virgola, eh? Sempre così sbadata..." Mi si avvicina. "O innamorata?"

"Di te? Figurati..." Mi giro. "E' passato un anno dalla nostra rottura" Mi mordo il labbro inferiore e cerco di calmare il piede che ha preso a muoversi nervosamente. "E poi così sbadata per cosa? Cioè, mi credi così scema da non aver capito che è un pullman?" Lo guardo negli occhi.

"Ehy, ehy, scherzavo! Era una battuta, scusa... Non pensavo fossi diventata così permalosa!" Alza le spalle.

"Non sono permalosa, però mi danno fastidio le battute stupide" Lo freddo.

"Scusa!" Alza le mani in segno di resa, al ché sento una fitta allo stomaco.

"No, scusa tu..." Abbasso la testa. "Sono solo nervosa, oggi ho tante cose da fare... Come sempre, eh? Solo che... A volte è dura" Scendiamo.

"Cosa?" Mi guarda.

"Lottare con la sensazione di non essere abbastanza. E soprattutto, averti riconosciuto" Lo vedo che mi guarda sempre più perplesso, allora cerco di alleggerire la situazione. "Non illuderti, le due cose non sono collegate" Sorride. "E' solo che... Ti ripeto, ci sono tante cose da fare"

"Immagino!" Annuisce. "Sto continuando a seguirti sui social, vedo che continui a posare e a vivere la tua vita... Ma che continuano anche i soliti problemi... Mi dispiace. Posso fare qualcosa?"

Mi segue!

"No, ti ringrazio. So cavarmela anche da sola"

Il pullman apre le porte e noi scendiamo.

"Da quanto tempo... Sai quello che faccio?" Domando poi.

"Non ti ho mai tolto il follow! Ti ho tenuta bloccata per un momento, perché ero ferito, poi però è passata... E adesso è come se niente fosse!" Esclama, sempre con quel suo sorriso stupendo, che fa venire voglia di sorridere anche a me. No, ce la devo fare.

"Ne sono felice!" Esclamo senza alcun sentimento nella voce riprendendo a camminare.

"Non sembra..." Fa rattristandosi continuando a seguirmi. Mi fermo.

"Matteo, smettila. E' finita, e fare finta che non sia successo niente non farà altro che peggiorare la situazione. Siamo stati insieme, ti ho amato e sinceramente continuo a farlo, ma siccome non sono sicura che da parte tua sia lo stesso e preferirei non scoprirlo, vorrei essere lasciata in pace. Grazie" Dico tutto d'un fiato lasciandolo confuso e senza parole.

Dopo un attimo di silenzio, tutto ciò che riesce a dirmi è: "Davvero mi ami ancora?"

Io mi arrendo!

Sospiro e me ne vado.

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