Capitolo 22.

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"Carola, era una finta!" Esclama. "Non dovrei essere felice del fatto che finalmente hai fatto pace con il tuo passato al punto di diventare sua amica? Io?!"

Vedendo il mio sconcerto (perché davvero non so che cosa pensare, o che cosa fare) viene ad abbracciarmi.

"Siamo amici! Voglio solamente la tua felicità, scema!"

"Io non capisco..." Dico soltanto.

"Devo essere sincero, ho avuto paura che tu potessi ricascarci" Ammette andando a prendere dell'acqua. "Poi però ho letto la tua intervista e mi sono tranquillizzato. Quella è la Carola Falconi che voglio ricordare. La ragazza più tosta che abbia mai conosciuto non è mai scomparsa!" Mi solleva da terra e comincia a girare. Io mi aggrappo alle sue spalle, finalmente capendo. Voleva solamente farmi dire ciò che penso realmente, capire che sono decisa e lo posso restare anche di fronte a un argomento così delicato come Matteo.

"Ti voglio bene amico mio" Sussurro abbracciandolo.

"Anche io, cretina" Mi stringe forte.

Resto a casa sua, dove ceniamo, balliamo, guardiamo un film e cantiamo a squarcia gola fino a quando ci viene sonno (credo che i vicini ci odieranno a morte dopo stasera...Ops!).

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Il giorno dopo, a scuola, riconosco la voce del mio ex fidanzato. Che ci fa qui a scuola?

"Io ancora non capisco... Perché?!" Lo sento dire. "Non ha alcun senso!"

"Carola si è ammalata, non so se te lo ricordi, ed è peggiorata perché non riusciva a prendere la decisione di lasciare il suo lavoro" Dice Marino zittendolo. "La salute è una cosa seria, non possiamo permettere che ci venga compromessa da niente e da nessuno. E le scelte vanno prese"

"Se c'è una cosa che le riesce bene è fare delle scelte" Osserva dopo qualche minuto il mio ex.

"Che comprendono anche cazzate" Aggiunge il mio migliore amico.

"Nessuno è perfetto" Alza le spalle Matt.

"Se tieni a una persona, vorresti che facesse cazzate?" Continua Marino.

"Se tengo a una persona, vorrei che fosse felice. E la lascerei libera di prendere le sue decisioni, dovunque la portino. Se andrà bene festeggerò con lei, se andrà male la aiuterò a rialzarsi, a capire l'errore e a scegliere un'altra strada" Fa sicuro di sé l'altro.

Li sento continuare a discutere, ma decido di non intervenire.

Ritorno al mio posto e mi dispongo per la lezione di inglese, che inizia dopo un quarto d'ora. Oggi ho inglese, francese, matematica, filosofia, storia e storia dell'arte.

Nonostante la campanella sia suonata da qualche minuto, in classe siamo ugualmente in quattro gatti.

"Goodmorning" Saluto la Prof che è già alla cattedra.

"Goodmorning" Mi saluta lei.

Dopo qualche minuto, sento la Prof che mi chiama.

"Falconi, potresti venire qua un momento?" Alzo lo sguardo e sorrido.

"Ma certo!"

Mi avvicino mantenendo il sorriso sulle labbra. "Mi dica"

"Come sta andando al lavoro?"

Non sono affatto sorpresa di questa domanda, quasi tutti i Prof me lo chiedono arrivata a questo punto dell'anno in cui c'è da fare molto per la scuola, perché vogliono sapere se riuscirò a gestire tutto come sempre o ho bisogno di una mano con qualcosa.

"Tutto a posto Prof, grazie. Ho iniziato da poco a prepararmi per la sfilata di metà anno, poi dovrei avere altri e due shooting e sono libera" Sorrido.

"Mi raccomando, non ti affaticare troppo. Sono contenta che, nonostante i molti impegni, tu riesca comunque a concentrarti per le questioni scolastiche. Sembrerà scontato, ma ti assicuro che molte persone non lo fanno!" Esclama facendomi ridere.

"Immagino! No dai, bisogna sempre tenersi una porta aperta per il futuro!" Rispondo convinta.

"Esattamente. Brava, continua così"

"Grazie Prof" Faccio un cenno del capo come saluto prima di congedarmi tornando al mio banco, e la lezione comincia.

Oggi si parla di Jane Austen" Inizia. "Scrittrice inglese nata nel '700. Apprende dal padre la lingua e letteratura italiana e studia ad Oxford insieme a sua sorella Cassandra.
Comincia a scrivere giovanissima, aveva vent'anni..." Le parole continuano a fluire dalla bocca della Prof ed io cerco di annotarne quante più riesco aiutandomi anche con il libro.

Ogni lezione con lei è una verifica. Lei spiega in italiano ciò che noi dobbiamo tradurre con il libro. Non è fondamentale seguirla parola per parola come cerco di fare io, l'importante è arrivare a fine lezione con degli appunti completi e corretti solo da studiare poi.

Personalmente lo ritengo un buon metodo, che ti consente di apprendere nuovi vocaboli certamente, ma che ti aiuta anche a velocizzarti nella scrittura.

Alla fine dell'ora esco dall'aula e vado a sbattere contro qualcuno.

"Ahi!" Mi lamento massaggiandomi il gomito.

"Scusa, non l'ho fatto apposta" Si giustifica immediatamente.

Alzo lo sguardo lo guardo sconvolta.

"Matteo?! Che ci fai ancora qui?"

"Mi crederesti se ti dicessi che non riuscivo a trovare l'uscita?" Risponde imbarazzatissimo con la sua faccia d'angelo.

"Rispondi" Cerco di rimanere impassibile nonostante il mio cuore si stia sciogliendo.

"Marino non vuole che ci frequentiamo nemmeno da amici, avevi ragione" Sospira. "Però è la nostra vita, no? Possiamo decidere!" Esclama con aria speranzosa, e io torno più confusa di prima.

"No, aspetta: a me aveva detto che fingeva!"

Matteo sorride.

"E tu ci hai creduto? Carola, non capisci? Ti sta manipolando!"

"Ma che cosa stai dicendo?!" Perdo la pazienza. "Marino non lo farebbe mai!"

"E tu lo dici perché vi conoscete da una vita, no?"

"Ma sei geloso? Ti ricordo che non c'è pericolo... " Lo prendo in giro per porre fine a questa discussione.

"Sai che c'è? Fai come vuoi" Alza le braccia al cielo. "Se dovessi aver bisogno, il mio numero ce l'hai!" Se ne va.

Lo seguo.

"Sai che sei veramente un bambino?!" Sbotto. "Torni nella mia vita completamente a caso, cerchi di ripristinare i ricordi di tutto ciò che siamo stati, fingi di non sapere quanto tu sia stato e continui ad essere importante per me... E adesso parli male del mio migliore amico soltanto perché passo più tempo con lui che con te?!"

Tutti ci guardano. Sembra di essere in un film.

"Non parlo male del tuo migliore amico, dico le cose come stanno. Ma tanto a te non importa. Tu l'oggettività non sai neanche cosa sia"

Che grandissimo bastardo.

"Come tu una fidanzata vera?" Rispondo a tono ricordando ciò che mi raccontava della sua ex quando stavamo insieme.

Si volta con gli occhi iniettati di sangue. Io mostro un ghigno soddisfatto: "Dovresti saperlo orami: sfiora le persone a cui tengo e ti colpisco. Colpiscile, e faccio in modo che non ti rialzi. Io sono così!" Allargo le braccia. "Lo sono sempre stata"

Faccio un inchino agli spettatori, dopodiché rientro, consapevole di aver firmato un patto per slegarmi da lui una volta per tutte. Devo essere sincera, ne sono molto dispiaciuta, ma nessuno parla in questo modo delle persone a cui tengo, avessero anche commesso il peggiore dei reati.

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