Capitolo 28.

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[BREVE PARENTESI CHE NON C'ENTRA CON IL RACCONTO, SCUSATE.
IL COLLAGE QUA SOPRA UTILIZZATO COME CONTENUTO MULTIMEDIALE È MIO, E NON AUTORIZZO NESSUNO A PRENDERLO PER AD UTILIZZARLO.
Scusate per l'interruzione, buona lettura!

~Vicky🌠]

Esce la Preside e ci viene in contro.

"Ragazzi, cosa sta succedendo?"

Noi ci guardiamo.

"Non mi sono sentita molto bene, ma adesso è tutto passato. Ci scusi" Abbasso la testa.

"Che cos'hai avuto?"

"Soffre di attacchi di panico" Dice Matt.

"Ho chiesto alla ragazza" Lo guarda severa.

"Un attacco di panico, come ha detto il mio fidanzato" Ammetto guardandolo negli occhi mentre gli stringo la mano.

"Hai bisogno di qualcosa?" Mi riporta alla normalità la Preside.

"No, non si preoccupi... Adesso ritorno in classe, mi scusi" Mi stacco.

"E tu?" Lo guarda.

"Io anche!" Mente Matt.

"Ma non sei uscito qualche anno fa? Non ti sei stancato di questa scuola?"

"Non se ne ha mai abbastanza della scuola una volta che si è fuori!" Esclama sorridendo, facendo ridere anche me.

"Fuori dai... E grazie" Sospira la Restald.

"Dovere" Risponde lui guardandomi negli occhi prima di farmi una carezza. "Arrivederci!"

"Fuori dal cancello" Aggiunge la Preside facendoci ridere.

"E' sicura che adesso sia tutto a posto?" Mi chiede.

"Sì, è stato soltanto un momento... Mi scusi Signora Restald, non volevo disturbarla..."

"Non dirlo neanche per scherzo. Capirai che disturbo poi alzarsi dalla sedia!" Scherza.

Mi accompagna in classe.

"Grazie" Sorrido.

"Dovere!" Esclama facendomi scoppiare a ridere.

Entro scusandomi, ma a quanto pare tutti già sapevano, perché la Prof di matematica non mi dice nulla e anzi, cerca di restare il più calma possibile.

"Tutto a posto?" Chiede gentilmente, e io annuisco.

Riprendiamo la lezione.

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Una volta all'uscita non vedo Matteo. Lo chiamo, ma non risponde. Avrà da fare! Torno a casa.

Ho ripensato tutto il tempo a quello che è successo, e non so più dove andare a sbattere la testa.

Tra gli esami che sono alle porte, il lavoro, il test d'ingresso all'Università... Sono sicura che rimettermi con Matteo sia la cosa giusta? Io... Ho così tanta paura.

È sempre lui quello che mette thtto in sobbuglio la mia vita, e lo stesso che rimette sempre tutto a posto, ma adesso che ho imoarato a farlo da sola non dovrebbe essere più facile?

Perché ho così tanti dubbi?

Perché quel ragazzo riesce sempre a farmi mettere tutto in discussione?!

Ho bisogno di parlare con papà. Lui sa sempre cosa fare!

>>Papà, ti disturbo?

Visualizza immediatamente, poi mi chiama.

"Ciao Principessa! Che succede?"

Sorrido.

"Hey King! Disturbo?"

"Mai"

Il mio sorriso si allarga.

Ho un ottimo rapporto con lui. È il mio complice in tutto, e il primo migliore amico che abbia mai avuto e l'unico con il quale resteremo per sempre fianco a fianco.

"Come stai?" Domando prima.

"Sempre bene. Tu? Che mi racconti? Sei al lavoro?"

"No, stavo studiando..." Guardo i libri aperti da mezz'ora. "O meglio, ci stavo provando"

"E come mai non riesci a concentrarti?" Sembra che mi legga nella mente!

"Ho rivisto Matteo. Oramai ci sentiamo da un po'..." Ammetto.

"Bene, sono contento" Dice sincero.

"Papà, ho paura" Mi si incrina la voce.

"Tesoro, adesso calmati. Respira, che piangere non serve, come avere paura. Adesso spiegati meglio: cosa ti spaventa?"

"Tutto... Sto mettendo in discussione ogni cosa, e mi sembra di impazzire!" Esclamo piangendo.

"Carola, calmati. Vai a sciacquarti la faccia, ci vediamo tra mezz'ora "

Viene qui?

"Ma no, tranquillo..." Ha già attaccato.

Papà...

Mi sistemo, e come promesso, mezz'ora dopo è sotto casa.

Gli apro e ci abbracciamo forte, fortissimo. Non co vedevamo da tantissimo, sia per lavoro che per lo scorso lockdown.

Quanto mi mancato!

"Come vanno le cose a casa?" Chiedo chiudendo la porta dopo averlo fatto entrare.

"Come sono sempre andate! Con tua madre che brontola sempre e che mi fa uscire di testa, ma poi la conosciamo entrambi..." Sorrido. "Dai, adesso raccontami di Matteo" Dice subito dopo.

Lo guardo negli occhi e scoppiamo a ridere, al ché inizio.

"Quel ragazzo ti ama davvero, e sono certo che questo lo sappia anche tu" Annuisco. "Non sono te, quindi di quello che successe quando stavi male io ne so...Superficialmente è dire poco" Mi prende per mano. "Sono certo che se prendesti quella decisione ci fu un motivo, ma figlia mia... Adesso le cose non sono cambiate?" Annuisco. "E se credi ancora di aver paura a lasciarti andare... Allora non ti innamori più! E poi che senso ha tutto il resto?"

Abbasso la testa, consapevole del fatto che abbia ragione. "Cosa ti ha sempre detto tuo papà? Cosa ci vuole nella vita?"

"Passione" Lo guardo negli occhi annuendo. "Bisogna amare quello che si fa, metterci sempre l'anima.
Ma io l'ho sempre fatto, e guarda dove mi ha portata!" Rido.

"No, tu sei finita lì perché hai sempre seguito il cuore senza credere in te stessa, e questo è sbagliato" Osserva. "Noi facevamo di tutto, Matteo specialmente... Però avresti dovuto svegliarti tu.
Poi ringraziando a Dio l'hai fatto, ma... Voglio dire..."

"Sì, ho capito" Lo interrompo. Lo guardo negli occhi e inizio a sorridere. "Ci amiamo ancora"

Sorride anche lui.

"E ne dubitavi? L'unica che non ci crede sei tu!" Mi accarezza la guancia. "Vi amerete sempre, perché l'Amore non finisce"

"Quindi secondo te lo dovrei chiamare?" Torno ai fatti concreti.

"Eh vedi tu!" Allarga le braccia facendomi ridere. Lo abbraccio, sussurrando:"Grazie papà"

"E di cosa?" Mi lascia un bacio tra i capelli.

Passiamo la giornata insieme. Mi fa ripetere, poi parliamo del lavoro, di scuola e di tutto il resto.

Mentre mangiamo, dopo un attimo di silenzio mi guarda negli occhi serio.

"Senti, però mi devi fare una promessa..."

"Dimmi" Resto stranita.

Indica lo zaino che ho preparato poco fa: "Agenzie, book, Matteo, Gianfranco, Carla, Claudia, chiunque e qualunque cisa tu voglia nella tua vita stara benissino - purché ti renda felice e non implichi grandi danni - ma quello non lo molli"

Sorrido. Ah...I genitori!

"Te lo prometto. Prima della laurea io non mi fermo" Gli dico sincera, e lui sembra tranquillizzarsi un poco.

"Grazie" Dice dopo aver messo in bocca l'ultimo boccone di pasta.

Ridiamo poi nel vedere che abbiamo lo stesso modo di mangiare il formaggio a cubetti (tutte le persone normali lo prendono con le mani o con uno stuzzicadenti, noi lo infilziamo con la punta del coltello e lo mangiamo da lì).

"Tale padre tale figlia, non era cosi che si diceva?" Scherzo.

"Quanto ti voglio bene figlia mia!" Sorride guardandomi.

"Quanti ti voglio bene papà..." Sussurro prima di andare ad abbracciarlo.

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