Cap. 35 - Confessione del biondo.

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Kirishima rise, scuotendo la testa, «Sempre affamato, eh? Che sia per il cibo o per altro, non cambi mai, Katsuki».

Bakugo gli diede un leggero pugno sul braccio, scherzando, «Ti conviene abituarti. Ora andiamo, prima che mi incazzi per davvero».

I due si incamminarono verso la mensa, e durante il tragitto l'atmosfera si rilassò. Kirishima, nonostante il tono scherzoso di Bakugo, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse maturato. Bakugo aveva sempre avuto un modo diretto e spesso brusco di affrontare le cose, ma c'era una crescente consapevolezza e sensibilità nei suoi confronti e verso gli altri che Kirishima trovava affascinante.

Quando arrivarono alla mensa, Bakugo si affrettò a prendere il suo vassoio, riempiendolo con una varietà di cibi che Kirishima sapeva avrebbero saziato solo temporaneamente il suo appetito insaziabile. Poi si sedettero a un tavolo appartato, lontano dagli altri studenti, godendosi un raro momento di tranquillità, uno di fronte all'altro.

«Sai, penso che abbiamo fatto la cosa giusta a parlare con Midoriya e Todoroki», disse Kirishima, rompendo il silenzio mentre mangiava.

Bakugo annuì, inghiottendo un grosso boccone di cibo, «Già, ma è meglio che quei due risolvano le cose da soli. Non possiamo essere sempre noi a sistemare le loro cazzate».

Kirishima sorrise, «Vero. Ma è anche bello sapere che possono contare su di noi, no?».

Bakugo lo guardò per un momento, poi sbuffò, «Sì, sì. Non farti troppe illusioni, però. La prossima volta che succede qualcosa, voglio dormire senza problemi senza pensare troppo ai melodrammi, se ti andrebbe bene».

Kirishima rise di nuovo, «Dormire eh? Scommetto che all'allenamento di questo pomeriggio non ci sarai. Ti vedo stanco, che hai fatto stanotte?».

«Ho fatto sesso con un bastardo, ma uno di quelli carini...», rispose.

Kirishima si fermò per un attimo, fissando Bakugo con un'espressione sorpresa prima di scoppiare a ridere, «Oh, quindi hai trovato qualcuno abbastanza carino da tenerti sveglio tutta la notte? Devo dire che sono curioso di sapere chi sia questo 'bastardo'».

Bakugo sbuffò, ma il sorriso compiaciuto non lasciava il suo volto, «Non fare l'idiota, sai benissimo di chi parlo».

Kirishima, ancora divertito, si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia, «Oh, davvero? Bene, allora raccontami di questo 'bastardo'. Com'è? Voglio sentire tutto nei dettagli».

Bakugo si fermò un attimo, come se stesse valutando cosa dire, poi iniziò a parlare con un tono insolitamente spensierato, un raro momento di apertura da parte sua, «Beh, tanto per cominciare, è testardo. Non cede mai, nemmeno quando dovrebbe. Ed è sempre lì, pronto a sfidarmi, anche quando sa che finirà per prenderle».

Kirishima sorrise, ascoltando attentamente, «Sembra qualcuno che conosco bene».

Bakugo continuò, come se non avesse sentito l'interruzione, «Ha un sorriso contagioso, uno di quelli che non puoi ignorare, anche se lo vorresti. E poi è forte, incredibilmente forte, sia fisicamente che mentalmente. Anche quando tutto sembra andare storto, lui è sempre lì, pronto a fare la cosa giusta, a sostenere chi ne ha bisogno».

Kirishima si sentì arrossire leggermente, ma non disse nulla, lasciando che Bakugo continuasse.

«E c'è qualcosa nel modo in cui affronta le sfide, come se ogni ostacolo fosse solo un'altra opportunità per migliorare. È una di quelle persone che, anche quando è giù, riesce a trovare la forza di rialzarsi e continuare a combattere. E lo fa sempre con quel sorriso idiota sul volto».

Bakugo fece una pausa, guardando Kirishima negli occhi, «Ma la cosa che mi piace di più è che non ha mai paura di essere se stesso. Non si nasconde dietro una maschera, non finge di essere qualcun altro. È onesto, genuino... e sì, è uno di quei bastardi che non riesco a togliermi dalla testa».

Kirishima rimase in silenzio per un momento. Poi, con un sorriso caldo, si sporse in avanti. «Sembra che tu abbia trovato qualcuno di davvero speciale, Katsuki. Sono felice per te».

Bakugo lo fissò per un momento, poi abbassò lo sguardo, imbarazzato, «Sì, beh... non fare lo scemo, Eijiro. Sai benissimo che quel 'bastardo' sei tu».

Kirishima sentì il cuore accelerare, «Lo so, Katsuki. E sono felice di essere io quel 'bastardo'».

Bakugo gli diede un altro leggero pugno sul braccio, ma questa volta c'era un'affettuosità evidente nel gesto, «Bene, perché non ho intenzione di lasciarti andare da nessun'altra parte».

Kirishima rise, «E io non voglio andare da nessuna parte. Non quando ho te al mio fianco», poi bevve un sorso d'acqua dal suo bicchiere e non smise di sorridere, «Eppure mi sembri così sincero, per noi che ora siamo solo... 'scopamici"...».

Bakugo sbuffò, «Scopamici? È così che lo chiami?».

Kirishima lo guardò con un'espressione divertita, prendendo un altro sorso d'acqua prima di rispondere, «Beh, sì, mi sembra una descrizione adatta, no? Sai, per due che fanno quello che facciamo e poi fingono che sia tutto normale».

Bakugo si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo, «Forse lo è. Ma se pensi che sia solo questo, allora sei più idiota di quanto pensassi».

Kirishima smise di sorridere, «Katsuki...» iniziò, incerto su come continuare.

Bakugo scosse la testa, interrompendolo. «Eijiro... So che non siamo solo 'scopamici', e tu lo sai altrettanto bene come me», disse, poi fece una pausa, e il suo sguardo  si fece più morbido, «Se fosse solo quello, non starei qui a dirti tutte queste cose, e di sicuro non mi importerebbe così tanto di averti vicino».

Kirishima sentì il cuore battere più forte, «V-vedo e forse anch'io voglio di più».

Bakugo lo guardò intensamente, poi annuì, come se avesse preso una decisione, «Allora smettiamo di fingere. Non siamo solo 'scopamici'. Siamo qualcosa di più, qualcosa di reale. E se tu sei d'accordo, voglio che iniziamo a chiamarlo per quello che è».

Kirishima ridacchiò, «Mi stai forse chiedendo se volessi essere il tuo ragazzo?».

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