06. Buon compleanno (II)

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The Weekend – Michael Gray 

I motivi per cui Zaira amava le feste a casa di Ginevra erano tre: canzoni discutibili di cui tutti sapevano il testo, alcolici in abbondanza e il giusto spazio per poter ballare in mezzo a persone altrettanto goffe e impacciate.

La prima volta aveva avuto un leggero momento di sconforto, timorosa di venir giudicata dalla massa di amici e conoscenti di vecchia data di cui si circondava Ginevra quando voleva divertirsi, ma le era bastato poco per rendersi conto che lì in mezzo riusciva a sparire del tutto; era divertente risultare anonimi facendo cose che, in un qualsiasi altro contesto, l'avrebbero fatta sembrare tutt'altro che dimenticabile. Una sera, mentre ballava ubriaca, era inciampata sul tavolino posto in mezzo al salotto, finendo stesa a terra tra qualche risata a cui si era unita; dopo un paio di minuti, un ragazzo distrutto tanto quanto lei era andato a sbattere sui vetri della porta-finestra che immaginava aperta, facendo dimenticare a tutti ciò che aveva combinato lei. L'unica che in effetti si era preoccupata dalla faccenda era stata Ginevra, tanto che per le feste successive aveva almeno fatto sparire il tavolino.

Anche quella sera, nonostante non avesse alcuna goccia d'alcool in corpo, Zaira riusciva comunque a divertirsi. La playlist dell'orrore era stata compilata da Giulio come regalo alla sorella, piena di canzoni rap e trap dai testi insensati o troppo spinti di cui tutti, però, urlavano a squarciagola il ritornello.

"Ehi-ehi, uo-uoo, ma quanto cazzo sono british!" cantò, ballando vicino a Michele.

Lui le afferrò una mano e le fece fare una piroetta del tutto fuori tempo, per poi stringerla a sé e ondeggiare come un birillo con lei a traino.

"Hai portato la busta?" gli chiese Zaira, approfittando del fatto che il ragazzo si fosse abbassato appena, permettendole di avvicinarsi al suo orecchio. "E sai se Dave ha in mente qualcosa?"

"Sì la busta, no Davide" rispose l'altro, allontanandola. Le fece fare un'altra piroetta, mentre la canzone sfumava e lasciava spazio a quella di un cantante che qualcuno definì l'orgoglio di Ciny con conseguente pletora di risate.

Zaira osservò Michele, che aveva subito preso a muovere le spalle e la testa nel tentativo di andare a tempo, e si portò due dita alle labbra, facendogli segno che andava a fumare una sigaretta. Lui le scoccò un'occhiataccia in tutta risposta, senza però provare a fermarla nel breve tragitto che la portò prima a recuperare il cappotto e poi sul balcone, sul quale si erano accalcati altri fumatori e invitati già stanchi.

La ragazza si appoggiò al parapetto, senza preoccuparsi delle gocce di pioggia che rimbalzavano sul piccolo piano in granito per colpirle le mani, e restò per un attimo ferma a respirare l'aria che si alzava dalla terra rimasta asciutta troppo a lungo, riempiendosi i polmoni della frescura improvvisa. Con un sorriso, si decise a fare una sigaretta per poi portarsela alle labbra e fumare in silenzio, con la sola compagnia del chiacchiericcio degli altri invitati a riempire la notte.

"Chissà dov'è finito Dave..." si chiese, osservando Ginevra all'altro angolo del balcone e intenta a parlare con un paio di amiche del liceo di cui non ricordava il nome. Arricciò il naso, dicendosi che forse il ragazzo si era infilato in cucina a fare chissà quale gioco alcolico – il fatto che condividessero i peggiori vizi da un lato la divertiva, dall'altro la portava a pensare che sua madre non avesse del tutto torto. Su Davide, almeno.

Ricordandosi di ciò che aveva detto alla donna prima di uscire, tirò fuori dalla tasca del cappotto il cellulare e notò che si era già fatta la mezzanotte; due ore scarse e sarebbe dovuta tornare di nuovo a casa, per andare a dormire nella sua camera satura di domande e paranoie a cui non riusciva a trovare alcuna risposta. Non era normale desiderare che non fosse accaduto nulla nell'ultimo mese.

Fece per mettere via il cellulare con un sospiro, l'idea di tornare a scatenarsi con Michele che le pizzicava la mente, ma una notifica improvvisa la bloccò a metà dell'azione. Sobbalzò nel vedere che le era arrivato un messaggio da Elia, quasi gli fossero fischiate le orecchie davanti al suo pensarlo, per poi sciogliersi in un sorriso divertito davanti al testo.

Serata pacca. La prossima volta che mi inviti da qualche parte e ti dico di no sei autorizzata a darmi del cretino.

Lanciò una rapida occhiata attraverso il vetro della finestra a Michele, che stava ballando con una biondina mai vista, e dopo rispose a Elia.

E cretino sia. Qui sono in pausa sigaretta con in sottofondo Sfera Ebbasta.

"Ma a chi scrivi?"

Zaira si girò verso Ginevra che, quatta come un gatto, si era avvicinata a lei e la guardava curiosa, la fronte imperlata di sudore e gli occhi lucidi a causa dell'alcol. Al posto di risponderle, le mise sotto il naso il cellulare.

"Ma è così soffice!" esclamò l'amica, arricciando il naso. "Mannaggia a lui. Sarebbe stato bello conoscerlo stasera."

La ragazza recuperò il telefono, sul quale brillava una nuova notifica – Apprezza che mi sforzo di non fuggire dopo il tuo citare Sfera Ebbasta –, e annuì. "Non sarebbe stato male" ammise cauta, per nulla desiderosa di scatenare nuovi commenti da parte di Ginevra. Temeva che l'amica la immaginasse impegnata in una storia d'amore da far impallidire secoli di letteratura, con tanto di futuro matrimonio già organizzato e un per sempre felici e contenti pronto a comparire prima dei ringraziamenti.

L'altra parve capire il sottointeso. "Cambiando argomento... potrebbe essere giunta l'ora di ricordare a tutti perché sono venuti qui."

"Festeggiare te?"

"Esatto." Ginevra schioccò le dita, per poi indicarsi con un'espressione civettuola che la fece sogghignare. "Puoi darmi una mano a raccogliere la gente?"

"Agisco subito" rispose Zaira. "Vado a mettere via il cappotto e arrivo."

Rientrò in casa, mentre dietro di lei l'amica avvertiva i ragazzi sul balcone di entrare, e raggiunse Michele; con un sorriso di scuse, lo allontanò dalla ragazza con cui stava ancora ballando e gli disse ciò che voleva fare Ginevra.

"Vado a vedere dov'è finito Dave, allora."

Zaira annuì e lo lasciò dirigersi in cucina, mentre lei si infilava nella zona notte della casa; abbandonò rapida il cappotto nella camera dell'amica e tornò in salotto, dove Ginevra e suo fratello stavano facendo spazio sul tavolo pieno di bicchieri e alcolici migrati fin lì, mentre qualcuno aveva abbassato la musica. Raggiunse l'amica e raccolse un paio di bottiglie vuote, per poi andare anche lei in cucina, schivando un paio di ragazze che si dirigevano nella direzione opposta.

"Quindi avevo ragione a pensare fossi qui!" esclamò entrando, nel notare Davide abbandonato su una sedia con aria non del tutto lucida. "Ma quanto hai...?"

La domanda le morì in gola quando vide il volto fosco di Michele, che osservava l'altro ragazzo con aria cupa e i pugni serrati abbandonati lungo i fianchi.

"È successo qualcosa?" chiese, appoggiando le bottiglie sul tavolo. "Dave...?"

"Niente" replicò Michele a denti stretti. Scosse la testa un paio di volte, rilassando le dita, e tornò a parlarle. "Niente, sul serio" disse ancora, con un tono appena più leggero. "È un po' ubriaco."

"Sai che novità" replicò lei, abbassandosi sulle ginocchia vicino al diretto interessato. "Potevi ricordarti che sono io la tua buddy di sbronze, mica tutti questi invitati che reggono bene."

Davide si girò verso di lei e, pallido in viso, le regalò un sorriso spento e così lontano dal modo in cui le si rivolgeva di solito da metterla in allarme. Zaira tornò a guardare per un attimo Michele, che si morse il labbro inferiore senza dire alcuna parola, e poi portò lo sguardo sull'altro ragazzo, che nel frattempo stava strofinandosi la faccia con energia. Sobbalzò quando Davide sbatté le mani sulle cosce, producendo un rumore secco che le scosse le ossa.

"Su, non dobbiamo andare di là?" chiese il ragazzo, mentre Giulio entrava in cucina e apriva la dispensa. Senza che Zaira potesse rispondergli, si alzò e seguì il fratello della sua ragazza, lasciandola perplessa e senza alcuna parola.

"Dai, andiamo" mormorò Michele, tendendole la mano.

Zaira si lasciò aiutare ad alzarsi, per poi farsi trascinare in salotto come una bambola. "Ma è successo qualcosa di grave?" si ritrovò a chiedere di nuovo, suonando paranoica perfino alle sue orecchie.

"Nulla." Michele scrollò le spalle. "Ci ho già pensato io, non ti preoccupare."

"A dirmi così non mi aiuti" pensò, senza però pungolarlo di nuovo. In fondo, si fidava dell'amico e del suo buon senso, quindi non c'era motivo di agitarsi se lui diceva il contrario.

"Quando le diamo la busta?" le sussurrò il ragazzo all'orecchio, mentre Davide e Giulio raggiungevano Ginevra tenendo uno in mano la torta, uno un paio di bottiglie di champagne.

"Magari non quando è vicina a qualcosa di edibile" gli rispose. "Sai, i brillantini..."

L'altro annuì, per poi concentrare tutta la sua attenzione sull'altra amica che, con gli zigomi rossi per l'imbarazzo, cercava di zittire il coro di "Discorso! Discorso!" in cui si erano lanciati gli altri invitati.

"Se proprio lo desiderate, mi piegherò a quest'orrida tradizione" disse, scatenando un coro di fischi. Davide le passò una mano sul fianco e la strinse a sé, per mormorarle all'orecchio qualcosa che la fece sorridere e arrossire ancor di più. "Visto che questo qui al mio fianco dice di aver qualcosa da annunciare..." continuò Ginevra, dando un pizzicotto sulla guancia al ragazzo. "La farò molto breve: più cresco, meno mi sento intelligente e più una cretina cronica. Quindi vedete di bere tanto tutti quanti, così almeno mi confonderò nella massa."

Dagli altri si levarono delle risate, in mezzo alle quali Ginevra aggiunse un "Ma non se dovete guidare, che non voglio avervi sulla coscienza!" che scatenò altri fischi a cui si unì pure Zaira. Il fatto che fosse forse l'unica sobria lì in mezzo rendeva la situazione più assurda del previsto.

Intanto, Ginevra diede qualche leggera gomitata a Davide, che si schiarì la gola mentre gli altri facevano silenzio.

"Anch'io la farò molto breve, così possiamo tutti tornare a fare casino" disse, sfoderando un sorriso accattivante dei suoi. "Sto con questa da ormai... boh, quanto è?" chiese a Ginevra, che in tutta risposta gli fece una linguaccia seguita da un "Cretino" sussurrato tra i denti. "Insomma, decisamente troppo."

Zaira alzò gli occhi al cielo, mentre qualcuno tra i presenti sogghignava. Di colpo, Davide sembrava essere tornato il ragazzo di sempre, lontano dall'essere cristallizzato in cui si era imbattuta in cucina qualche minuto prima.

"In poche parole, è da un po' di tempo che mi sto chiedendo solo una cosa" tornò a dire Davide, voltandosi verso Ginevra e sollevandole il mento con due dita. "Vuoi venire a convivere con me?"

Zaira strabuzzò gli occhi. La festeggiata, invece, spalancò la bocca e, dopo un impercettibile secondo necessario per elaborare la domanda, si illuminò di una felicità tale da far male al cuore, gettando le braccia al collo di Davide e riempiendolo di baci in mezzo ai fischi e i commenti del resto delle persone stipate nella stanza – a esclusione di Giulio, che aveva assunto un'aria schifata.

Zaira li osservò con un sorriso così largo da farle dolere i muscoli, sorpresa dall'improvviso risvolto e deliziata dal romanticismo spiccio mostrato da Davide, capace di farle nascere in cuore una fiducia per il futuro che mai si sarebbe aspettata di scoprire. Si girò verso Michele, sicura di trovarlo con la stessa espressione dipinta sul viso, ma l'altro, invece, osservava la coppia con aria cupa, così diversa dallo scoppio di gioia che riempiva tutti gli altri da bloccare Zaira nel suo movimento.

Ciò che sussurrò poco dopo, però, la spiazzò ancor di più.

"Pezzo di merda..." 

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