CHAPTER 9

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Link's pov

...

Disastro.
Un vero disastro.
Il villaggio di Faanon è stato attaccato da un improvviso assalto nemico mentre io, inconsapevole di tutto ciò, mi rilassavo bellamente in un caldo bagno alle terme.
Tornando indietro a pochi attimi prima del tragico evento, il lupo sguazzava nell'acqua energico come sempre, nel mentre io e Fulvia chiacchieravamo seduti ai bordi della piccola conca; Tutto procedeva alla grande per farla breve, finché, un grido bambinesco non si udì nelle strade del paese.

Confusi e sorpresi dalle svariate urla usciamo immediatamente dall'acqua, asciugandoci frettolosamente con dei teli e recandoci all'esterno dell'albergo: «I NOSTRI BAMBINI! LI HANNO RAPITI!» esclama una donna con le mani in viso per la disperazione.
Madri, giovani e vecchi erano affranti dal terribile avvenimento, con le lacrime agli occhi pronunciavano ingiurie sui colpevoli.
Altre persone invece, si lamentavano per la seconda disgrazia avvenuta a Faanon: i boblin oltre a rapire tutti i bambini del villaggio avevano anche saccheggiato l'intero mercato.
Bancarelle, merce, cibo... Tutto per terra in frantumi, un disastro.

«RIVOGLIO MIO FIGLIO, RIVOGLIO IL MIO GRANO!» urla un uomo con un forcone per spalare la paglia in mano.
Nello stesso tempo la mia attenzione viene "rapita" da un ultimo boblin in fuga, somigliante più ad un orco per le due dimensioni, dalla pelle verde e gli occhi infuocati, rivestito con un armatura robusta, armato di una sciabola incrostata di sangue e un corno vichingo in pugno, e per finire un elmetto arrugginito; Stava scappando in groppa ad un cinghiale nero e gigante.

Non facendo in tempo a bloccare quel mostro - il quale portava valoroso una specie di bandiera dalla coda piumosa e rossa, alla quale era legato un bambino, svenuto e crocifisso - sento una donnina, la stessa di prima, che con la voce strozzata piagnucola:
«C-COSIMO...QUELLO È MIO FIGLIO» indica il ragazzino appeso alla bandiera dell'orco.
Fulvia le si avvicina mettendole una mano sulla spalla per confortarla, rivolgendomi successivamente un'occhiata speranzosa, come per dirmi "fa' qualcosa, ti prego".
Nel giro di poche ore il villaggio è quasi del tutto tornato ai suoi tempi d'oro, ovviamente non tanto allegro e movimentato, la gente ancora allarmata ed inquieta delira per il furto avvenuto.

Il padre di Fulvia e sua moglie Shalin, - la vecchietta della locanda di Gandlar - avevano aiutato molto l'intero villaggio offrendo un tetto a chi ormai non lo possedeva più, ma adesso toccava a me fare qualcosa.
«Link, dobbiamo andare» mi ricorda Zayk una volta che il suo pelo è completamente asciutto.
«Lasciami venire con te, Link, ti prego» - dice Fulvia accostandosi - «È il mio villaggio, la mia casa... Devo fare qualcosa per Faanon!» continua implorandomi di portarla con me.
La guardo indeciso e sovrappensiero grattandomi la nuca; "È davvero la cosa giusta da fare?" ipotizzo una scusa accettabile per rifiutare la sua offerta.

«Penso che Link se la sappia cavare da solo, poi è rischioso, meglio che tu resta qui al villaggio ad aiutare il popolo in caso di bisogno» mi precede Zayk; Fulvia gli rivolge un'occhiata sconcertata prima di spostare il suo sguardo su di me in cerca di spiegazioni. I suoi occhi nocciolati, dolci e blandi mi stavano quasi per convincere, ma non potevo certo tollerare che le accadesse qualcosa.
«...Va bene, resterò qui, ma fa' attenzione. Per qualsiasi ragione tieni questo, ti basterà fischiare e ti porterà da me» aggiunge la ragazza con un sorriso triste, dandomi una collana legata ad un sottile filo d'erba; non so bene a cosa servisse quell'affare o che intendesse con "ti porterà da me", ma ciononostante accetto il regalo indossandolo e salutando Fulvia.

Lei mi mi stringe in un forte abbraccio, facendomi sentire importante, come se stessi per compiere chissà quale viaggio di così avventuroso e sorprendente che in effetti sarà.
«Si si, okey i saluti, ma dobbiamo sbrigarci! Grr» ringhia il lupo saltellandoci intorno.
Fulvia ridacchia per la battuta di Zayk mentre una lacrima salata riga il suo viso, il quale subito viene asciugato dal dorso della propria mano.
L'altra invece, è ancora appoggiata sul mio petto come se non volesse sciogliere del tutto l'abbraccio precedente e lasciarmi andare.
Le accarezzo il volto, spostando una ciocca dei suoi capelli color rame dietro l'orecchio a punta, abbozzo un sorriso e lentamente mi allontano dalla sua presa.
Mi incammino seguito dal lupo verso la strada per il vulcano, luogo dove i boblin con i bambini prigionieri erano diretti.

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