Capitolo 10 Disastri

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Troppi pensieri contorti mi vagavano nella testa: devo vendicarmi, capire l'indovinello, scoprire chi è quella ragazza, trovare uno psichiatra a Dom. Per una peperina come me era difficile, ma Lilith mi avrebbe aiutata, le nostre menti diaboliche si fondevano spesso diventando un tutt'uno. Il punto era capire da dove cominciare. Infatti, come ci aveva accennato Dominic, siamo andate al Terzo Piano, in Biblioteca. Già, un luogo troppo intellettuale per noi due, ma dove si poteva scoprire di tutto. Tra le file di libri di Magia cercammo qualcosa come "I Segreti di Hogwarts" o anche "I Misteri nei Sotterranei di Hogwarts", ma niente.

- Magari voleva dire la Camera dei Segreti! – esultai troppo forte e alcuni studenti dell'altro tavolo si girarono. Feci loro una smorfia.

- Vuoi dire che con "appeso" si riferisce al basilisco? Quand'è stata l'ultima volta che hai parlato con un serpente? – mi chiese Lilith palesemente in modo ironico.

– Non lo so, ma se di segreti ne ha tanti... quella è la Camera dei Segreti. – le feci notare, battendo le dita sul mento.

- Quindi Will ha paura dei serpenti! – realizzò.

- E' fatta! – conclusi così la ricerca dell'indovinello. Via un problema.

Poi dovevamo trovare Tudor e il primo posto che ci venne in mente fu il Settimo Piano, dove Lilith lo aveva visto sbucare fuori. – Che ci faceva nell'aula di Aritmanzia? – mi chiese, incredula.

- Forse aveva bisogno di una stanza dove stare con Karkaroff. – risposi con un po' di malizia nella voce.

- Certo, perché non era occupata. Quindi oggi potremmo non essere certe che lui sia ancora lì. – osservò.

- Non possiamo fare altro che scoprirlo. – dissi con voce decisa. – O enunciare un "Accio Will", ma non penso funzionerebbe. –

Lilith sbuffò. – Se ci farà girare per tutta Hogwarts, come Dominic ha fatto a Diagon Alley, gli enuncerò un "Avada Kedavra"! -

Scoppiai a ridere, mentre eravamo ancora sulle scale del Quarto Piano. Sentimmo un urlo femminile provenire dal corridoio. Lo percorremmo per capire chi stava facendo scherzi al posto nostro. Avevamo un'espressione infuriata più che sorpresa quando vidimo due ragazze rosse di capelli faccia a faccia. Da lontano si vedeva che quella attaccata al muro, impaurita, era bassa e completamente nascosta dall'altra, molto più alta e più forte. C'era un tratto in quest'ultima che avevo già visto prima.

- La Battitrice! – sussurrò Lilith, con un tono troppo alto. Infatti, la ragazza si voltò, lanciandoci un'occhiataccia. La sua coda alta le svolazzò sopra le spalle e lo stemma sul mantello "scintillò" in controluce.

- Susan Hossas! – tuonò la rossa, chiamando l'altra per nome. Noi la conoscevamo, era stata smistata nei Tassorosso nel nostro stesso primo anno. Susan era riuscita a sgattaiolare via e non si era più girata.

Questa ragazza era più alta di noi. Perché lo erano sempre tutti? Tacchi.

- So chi siete. – ci disse immediatamente, appena fummo abbastanza vicine da intraprendere una conversazione normale.

- E allora perché ci rubi le prede? – il tono sarcastico di Lilith fece irrigidire le spalle dell'altra. – Come ti chiami? – chiese poi mettendosi le mani sui fianchi.

- Alexia Stark. – rispose la rossa, senza timore, con gli occhi puntati sui suoi. – Sesto anno. Non immagino che voi sappiate chi sia. –

- No, infatti. – Lilith adorava l'aria di sfida con chi sapeva tenere testa.

- Comunque sia, non rubarci il lavoro. – mi intromisi, giusto per sdrammatizzare un po'. Si era creata troppa tensione e le conoscenze iniziate così non finiscono mai bene.

- Non siete le uniche che si divertono a fare scherzi. – ci rispose Alexia.

- Cosa volevi dalla Hossas? – le chiesi io.

- Ha rubato una cosa che avevo già... - bloccò quel suo tono gelido. – Preso in prestito io. – riprese, stringendo la coda.

- Sei una ladra? –

I suoi occhi si chiusero a fessura. - Molto abile. –

Io e Lilith ci guardammo, il nostro solito sguardo di intesa. – Ammettiamo che ci serva qualcosa, una cosa molto importante, per gioco. – ci rivolgemmo a lei. – Sapresti prelevarla senza farti vedere e andando contro a una figura saggiamente potente? –

- Con il mantello dell'invisibilità posso prendere tutto ciò che voglio. –

Le nostre bocche si aprirono leggermente. – Hai frugato tra la roba di Potter? – dissi con voce disgustata. Non per il gesto, ma per il fatto che fosse contaminato dai germi di quel nanerottolo praticamente cieco.

- Non solo, ma sì. – fece un accenno di sorriso, poi inclinò la testa. – Allora, cosa volete? –

- Un ricordo di Silente. – Lilith fu schietta.

- Non uno qualsiasi. – la corressi. – Quello distorto di Voldemort. –

Alexia si irrigidì ancora, chiudendo gli occhi. Forse era un compito troppo difficile per lei. – Non... - incominciò a dire invece, con voce severa. – Non pronunciare così il Suo nome. – cercò di calmarsi.

- D'accordo. – affermammo con leggera insicurezza, inarcando le sopracciglia. – Quindi ci stai? – le rivolsi la mano.

- Cosa ci guadagno? – impossibile, sembrava Dominic. Perché nessuno aveva mai voglia di fare qualcosa di propria spontanea volontà per due donzelle annoiate come noi? – Ti accoglieremo, ti insegneremo tutto ciò che necessiti di sapere per vincere sempre. –

- Non basta, sono una leader anche io, conosco i trucchi del mestiere. – ribatté con arroganza.

Sbuffammo. – Sarà divertente, dobbiamo spaventare il nuovo arrivato. - feci un riferimento casuale a Will, pensando a quello che gli spetterà e sorrisi. Ci mise un po' a stringermi la mano, poi Lilith spezzò il patto.

Girammo tutte e tre per i corridoi dei vari piani del castello, la maggior parte delle volte anche gridando il suo nome, ma Will non sembrava rispondere. Arrivammo davanti all'aula di Aritmanzia, con il nostro solito passo svelto e felino. Alexia cercava di starci dietro, i suoi passi erano più pesanti e poco femminili. Spalancammo la porta e piombammo dentro con le nostre bacchette in mano. La stanza era vuota. Proprio a nessuno interessava la matematica magica. Io e Lilith ci sparpagliammo a destra e a sinistra, mentre la Stark ci fissava a braccia conserte, appoggiata allo stipite.

- Dove ti nascondi, Will? – urlai io, guardandomi intorno col braccio teso in avanti. – Devi pagare per quello che hai fatto! –

Silenzio. Ormai eravamo vicine ai gradini che portavano all'ufficio. Ne salimmo uno. Poi la seconda porta si aprì e uscì Tudor con la sua uniforme rossa. – E dimmi, cos'avrei fatto? – disse incuriosito.

- Smettila di trattarla come la tua bambola! – gli risposi. Pensavo non gli fosse chiaro, ma colse subito il viso di Lilith, dunque capì benissimo di cosa stessi parlando.

- Abbiamo fatto uno scambio equo. – si difese e iniziò a scendere i gradini, verso di noi. Ci allontanammo senza staccare gli occhi dai suoi. – Cosa avete intenzione di farmi, torturarmi? – la sua voce era lieve.

- Sappiamo cosa ti spaventa di più in assoluto. – Lilith ritrovò la voce.

- E io che pensavo ti fosse piaciuto. – Will non smetteva di avanzare verso di noi.

- Un altro passo e io lo evoco. – lo minacciò Lilith e lui si fermò, con le braccia leggermente sollevate e il viso dubbioso.

- Di cosa credi che abbia paura, di specifico? – le domandò, senza timore che il suo incubo peggiore si materializzasse davanti ai suoi occhi svegli.

La mano iniziò a tremarle, anche io sentivo l'impulso di mettere a fine la sua faccia tosta. La bocca di Lilith si aprì e a quel punto non ci sarebbe stato scampo. - Serpensortia! – gridò e un serpente fuoriuscì dalla sua bacchetta, andando a finire ai piedi di Will. Il quale non si mosse neanche di un millimetro. I nostri visi contenti presto divennero delusi. Il ragazzo stava sorridendo. No, stava ridendo e di gusto, tanto da mettersi una mano davanti alla bocca. Ci applaudì divertito e noi abbassammo la guardia.

- Com'è possibile? – sussurrai.

- Davvero credevate, - riprese con una leggera serietà in più, - che io avessi paura dei serpenti? – rise e imprecò. Scrollava la testa e incrociò lo sguardo di Alexia, pienamente divertita anche lei.

- Quel brutto bastardo. – insultai Dominic per averci dato un'informazione errata.

- Insomma, sarei stato Serpeverde anche io. – disse ancora, gironzolando attorno all'animale strisciante. Poi si abbassò e fece per accarezzarlo. – Guardate che carino, è adorabile. – si rialzò brandendo la sua bacchetta. – Brucia, piccola creatura. – la puntò sul serpente. – Vipera Evanesca. – così si dissolse, nel nulla, mettendo fine ad uno scherzo non riuscito. – E' tutto? – ci chiese, con un'impassibilità da farci prudere le mani.

- Al diavolo! – e uscimmo di scena velocemente, passando accanto ad Alexia e alla sua espressione di disprezzo scherzoso.

- Io lo ammazzo. Io lo ammazzo. – continuai a ripetere a bassa voce, mentre ci dirigevamo nella Sala Comune. Avrei visto Dom e lo avrei ucciso.

Non era ancora arrivato, nella Sala c'erano alcuni studenti più piccoli. Io e Lilith urlammo loro contro, la nostra rabbia li fece evaporare. – Vado a farmi un drink. – aveva detto Sherwood. – Quanto può durare uno stramaledettissimo drink! – urlai e calciai il divano.

- Tanto se ne ordini tre o quattro. – ci girammo tutte e vidimo Dominic scendere le scale e raggiungerci. In quell'istante la vista mi si annebbiò e con scatto felino gli corsi incontro, sbattendogli con forza la schiena contro la parete, tendendo il braccio teso da spalla a spalla, sotto il suo collo, e puntandogli la bacchetta alla gola. Fu un gesto rapido che lo colsi di sorpresa e dovette respirare forte per prendere fiato.

- Ci hai dato le indicazioni sbagliate! – gli urlai in faccia.

Lilith ci raggiunse. – Ci hai fatto fare una figuraccia! Ma come potevi pensare che Will avesse paura dei serpenti!? –

Lo sguardo di Dom, basso sul mio braccio, si alzò di scatto. – Come, cosa? – disse confuso. Poi gli scappò una risatina che si prolungò troppo. – Io non ho mai detto serpenti! – alzò le mani e mi guardò, come per dirmi "smettila di tenermi incollato". Mi era arrivato il suo alito sul naso e puzzava troppo di alcol.

- Hai fatto riferimento alla Camera dei Segreti! – io invece strinsi la presa e mi alzai sulle punte per arrivare meglio alla gola.

- Siete sorde? – disse impaziente. – Ho detto Sotterranei. Ma, ehi, l'indovinello è ancora valido. – abbassò il tono. – Avrete una seconda possibilità. – mi guardò socchiudendo gli occhi. O forse ne socchiuse solo uno, non sapevo ancora decidere quale dei due guardare, anche se quello sfumato mi intrigava di più. Mi aveva fatto l'occhiolino, divampai dalla rabbia.

- Sai, sai, sai... - balbettai in fretta ripetutamente, non riuscii a contenermi. – Sai cosa potrei trovare nella Stanza delle Necessità se pensassi a te? Strumenti di tortura! – gli urlai in faccia.

Mi fece un sorriso. – Adesso ci siamo date al bondage? – mi afferrò delicatamente la treccia. – Coraggio, che aspetti? –

Mi allontanai solo di pochi centimetri per potergli tirare una sberla. Lo schiocco rimbombò per tutta la stanza. Poi andai vicino a Lilith, la quale fu più sollevata di me. Non l'avevo ancora fatta pagare a Will, ma questo era un inizio di vendetta.

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