Capitolo 13 Famigerate torture

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Il mio passo accelerato divenne una corsetta. Odiavo correre, ma dovevo arrivare il prima possibile da Lilith, dovevo dirle quello che avevo scoperto da Dom. Cercai di essere un pochettino più veloce, il pensiero che lei fosse ancora con Alexia non mi rendeva particolarmente felice. Le vidi davanti all'aula, erano rimaste lì probabilmente a commentare ciò che era accaduto a Will, ovviamente ridendo. Mi buttai in mezzo a loro, prendendo Lilith per le braccia. – Aspetta, aspetta, aspetta. Abbiamo un problema. – le dissi, mentre la trascinavo via, a qualche passo di distanza dalla Stark.

- Cosa ti prende? Dominic ti ha chiesto qualcosa? – mi chiese, guardandomi con stupore misto a preoccupazione.

- No, peggio. – solo in quel momento mi resi conto di avere un po' il fiatone. – Mi ha praticamente rivelato che quella ragazza... - girai appena la testa, non volevo nominarla, pensai che guardare per un secondo i suoi occhi verdi fosse meglio. Mi sbagliai. Riposai l'attenzione su Lilith. – E' una Mangiamorte! – bisbigliai, o almeno, sperai di bisbigliare, ma quando sentii dei passi avvicinarsi alzai gli occhi al cielo e poi li chiusi, mentre quelli di Lilith si spalancarono.

- Di cosa state parlando, scusate? – un tono di voce alterato e preoccupato echeggiò nelle nostre menti. Mi voltai lentamente, simulando un sorriso. – Di... di niente, solo che abbiamo un problema con un altro scherzo finito male e... dobbiamo andare. - cercammo di comportarci in modo normale, voce ferma, schiena dritta, sguardo indagatore. Prima che Alexia avesse potuto ribattere ce ne andammo veramente, giù per le scale verso i piani inferiori.

- Adesso cosa facciamo? – Lilith era un tantino allarmata, ma così anche io. Un conto era giocare a fare i grandi, un altro ad esserlo. Le avevamo promesso, tramite stretta di mano, che avrebbe fatto parte del nostro gruppo – duo, più che altro, Dominic contava la metà – e sparire da un momento all'altro, senza spiegazione, era da noi, ma con un certo tipo di persone. I Mangiamorte non sono proprio inclini alle buone maniere e ai bei modi di fare. La cosa migliore che avrebbero fatto dopo aver subito un torto era uccidere, la peggiore torturare. Noi non volevamo una di loro come nemico.

- In effetti ci potrebbe fare comodo. – risposi, ragionando e valutando che quel tipo di aiuto ci avrebbe permesso di conquistare Hogwarts a pieni voti, sarebbe stato più facile. Diventare amiche del nemico, fare il doppio gioco. Conoscevamo bene una persona simile, Piton. E anche Igor lo era, infatti per Dominic è stato facile capirlo subito. A meno che non lo fosse anche lui. Oppure Will, che avevamo quasi ucciso.

- Allora è deciso, la usiamo. – dopo averlo detto, Lilith cambiò subito parola, temendola se ci avesse mai scoperte. – Inganniamo. –

- Come se fosse meglio, ma sì, dobbiamo far finta di nulla. – siccome la nostra testa era impegnata a pensare, le nostre gambe andavano da sole e, come abitudine, avevano preso la strada per la Sala Comune.

- Non ci conviene andare lì. – eravamo nel corridoio dei Sotterranei, era meglio prendere la stretta scala a chiocciola, che scende dal viadotto d'ingresso, che la scala che conduce al muro di pietra bianca, l'ingresso della Sala. Ma poi, nel girarci, tra le pietre vidimo una lunga chioma rossa. Ci aveva seguito?

- Quindi è questo il famoso scherzo non riuscito. – si avvicinò, non era molto convinta della risposta. – Non mi mentite, so che stavate parlando di me. – incrociò le braccia alzando un sopracciglio, ci guardò leggermente male. Continuammo a restare in silenzio, mentre i secondi passavano e ci stavamo dimenticando del nostro piano. – Di cosa stavate parlando? – la sua voce si fece più dura.

Non sapevamo cosa dire, era inutile fingere, non riuscivamo neanche a muoverci, ci stava mettendo ansia. – Okay. – dissi alla fine. - Sappiamo cosa sei. –

- Abbiamo capito perché ci tenevi tanto a quel ricordo. – Lilith aveva deciso di giocare così, evitando di parlare di Sherwood o altro.

- Bene, - fece Alexia. – Provate solo a dirlo a qualcuno che ho una lista di torture pronta ad essere usata. Fidatevi, non ci penserò due volte a tirarla fuori. – ci guardò in modo sadico e poi rise, probabilmente per le nostre facce sconvolte.

- Non lo sa nessun altro. – mentii, pensando a Dom.

- Tutti sanno che siamo delle tombe. – anche Lilith disse una bugia, ma il suo tono era abbastanza convincente. Annuii.

- Pensi che sia una stupida? – improvvisamente Alexia mi bloccò al muro, puntandomi la bacchetta alla gola. Pensai a quando lo feci io con Dominic, ora sapevo come si era sentito, anche se io sono più bassa della Stark. – Tutti sanno che siete delle pettegole. Devo usare il Veritaserum o me lo direte di vostra spontanea volontà? – la sua voce si era alzata, mi stava fissando negli occhi, mentre i brividi mi percorsero la schiena. Scorsi il viso di Lilith e notai che aveva entrambe le mani davanti alla bocca.

- Chi altro di voi due lo sa? – la presa di Alexia si fece più stretta e sentivo un dolore lieve, ma permanente alla gola. Avevo paura di parlare, non volevo che la bacchetta mi si ficcasse dentro del tutto.

- Sherwood. – disse Lilith, vedendo che non riuscivo a spiccicare parola.

Alexia si voltò verso di lei, lasciandomi andare. Respirai forte, accarezzandomi la gola. – Ah sì, Dominic. Potevate dirmelo prima. - ritirò la bacchetta e continuò a guardare Lilith. – Non ditelo a nessun altro. –

- Tutto qui, non ci scaraventerai la maledizione cruciatus? – disse Lilith incredula. – Volevi solo il suo nome? –

- Volevo solo sapere chi lo sapesse oltre a voi, ma se tanto ci tieni... - le puntò la bacchetta contro. – Crucio. – sussurrò.

Non lo aveva detto sul serio, credevo scherzasse. Ma le urla di Lilith erano reali, la sua testa piegata all'indietro. Guardai Alexia, che era rimasta impassibile mentre la mia amica si piegava in due dal dolore, cadendo a terra. Ritirò la bacchetta.

- E' sleale! – mi piombai da lei, sedendomici di fianco.

- Da quando noi Serpeverde siamo leali, Ckicki? E poi me lo ha chiesto lei. – alzò le spalle e le diede una provetta. – Bevi e non sentirai più dolore, con questa ti passerà subito. –

Lilith la prese e annuendo la bevve.

Ha ragione, pensai, da quando siamo Tassorosso? – Per caso torturerai anche Sherwood? – esordii. – No, sai, perché... -

- Non necessariamente: non mi avete fatto niente di male e soprattutto non mi avete tradita andando a spifferarlo in giro. Dopotutto, - guardò Lilith. – Questa è solo una dimostrazione per farvi vedere che non ci penso due volte prima di fare qualcosa. Come stai, la pozione funziona, vero? –

Lei annuì in silenzio, era troppo scossa per parlare, quindi toccò a me. – Allora non ci farai del male, o meglio, non ci porterai da Tu-sai-chi? –

- Se non farete niente di cui potreste pentirvi... no, niente di tutto questo succederà. – ci guardò, mentre si sistemò la divisa. – Ti riprenderai. – disse nuovamente a Lilith. – Basta che penserai ad Artemis e ti dimenticherai il dolore. –

- D'accordo. – un lieve mormorio uscì dalla sua bocca.

Ci lasciò un piccolo sorriso e si allontanò.

- Vuoi che ti porti in infermeria? – ormai eravamo già al Primo Piano, sarebbe bastato qualche passo in più per raggiungerla.

- No, sto bene. E poi cosa diremmo, "curami dal trauma contro la maledizione"? Si verrebbe a scoprire che qualcuno l'ha praticata e una volta arrivati ad Alexia noi saremmo... - si interruppe.

- Sì, lo so. Ma se quella pozione non bastasse? – la tenevo sotto braccio, non ero sicura se fosse stata in grado di camminare da sola.

- Me l'ha data per questo motivo, per non andare da Madama Pomfray. –

- Sì, giusto. – avanzammo per le scale.

- Portami da Artemis. – lasciarla riposare con il suo gatto sarebbe stata la scelta migliore.

Qualche minuto dopo sentimmo bussare alla porta del dormitorio. Andai ad aprire e vidi Dominic. Lo feci entrare, svelta, tirandolo da un braccio. – Come sta? – mi chiese subito. Pensai a come lo avesse saputo, ma ipotizzai che avesse parlato con Alexia. – Sta dormendo. – fulminai i suoi occhi, fregandomene di quanto fossero belli.

- Mi dispiace, non avrei voluto che fosse finita così. – erano scuse sincere quelle?

- Non importa, gliela farei pagare se non fosse quello che è. Abbiamo visto di cosa è capace. – guardai Lilith, sdraiata con il gatto tra le braccia. – Comportiamoci normalmente e non succederà più. –

- Okay. – mi confermò Dom, sorridendomi a bocca chiusa.

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