Capitolo 17 Incontri e verità

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Alexia, dopo aver incontrato Will e Lilith, si diresse nell'Aula di Duello. Ovviamente lei si sentiva superiore a tutti, adorava combattere e prendeva sempre voti eccellenti. Il suo essere Mangiamorte la avvantaggiava, anche se non poteva farlo capire esplicitamente per motivi di sicurezza. Soltanto un ragazzo del suo stesso anno si vantava di essere migliore di lei, il suo nome era Niclas Gillis – un biondino con i capelli corti tirati indietro e gli occhi oro - e quel giorno capitò proprio che si sfidassero.

- Finalmente avrò l'onore di batterti, Stark. – il ragazzo si mise in guardia, tenendo la bacchetta ben salda e lo sguardo minaccioso.

- Pensi di farmi paura, Nic? – tirò fuori anche la sua. – Io starei attento se fossi in te. – nei suoi occhi si rifletteva l'aria di sfida.

- Sì, lo so che sei brava. – si guardò intorno, i compagni si stavano allontanando da loro per la paura. – Vedi, è questo che mi da fastidio. – la sua attenzione ritornò su di lei.

- Beh, tu mi irriti da come parli. Anzi, - scrollò le spalle – A dire il vero parli troppo. –

- Flipendo! – le urlò e improvvisamente un vaso di ceramica le si scagliò contro. Gli spettatori lanciarono dei boati di spavento.

Alexia si scrollò la polvere dalla divisa e quando fu pronta gridò: - Stupeficium! – facendogli sbattere la schiena contro la parete.

- Come ti permetti, sei solo una ragazzina. – ringhiò Gillis. – Everte Statim! – la Stark si ritrovò a rotolare per aria, urlando, lungo la stanza, finchè non piombò a terra.

- Ringrazia che so come atterrare. – si tirò su velocemente. – Non sono una ragazzina, tu piuttosto sei un bastardo viziato. Aguamenti! – lo inondò con una bolla d'acqua gigante, aspettando che il suo respiro si facesse corto, quasi come soffocarlo. Poi lo liberò e precipitò sul suolo.

Niclas non riusciva a respirare bene, ma con l'incantesimo "Anapneo" migliorò. Le puntò il dito contro ridendo. – Mai scherzare con gli elementi. Artis Tempurus! – Alexia venne circondata dal fuoco, tutta la stanza, attorno a lei, sembrava bruciare nelle fiamme. Non vedeva altro che rosso, non sentiva altro che scoppiettii. D'un tratto la bacchetta le volò via dalla mano, Niclas le aveva lanciato un "Expelliarmus" disarmandola. Non aveva niente per proteggersi e dovette resistere per non trasformarsi in nube o la copertura sarebbe saltata. Ma poi un sadico sorriso le invase il viso, l'unica arma che le era rimasta era l'astuzia. Gridò "Aiuto" più volte, recitando, e inquadrando la posizione di Niclas fece finta di svenire. L'unico modo per fargliela pagare era metterlo nei pasticci. Così impara a fare lo stronzo. Alte urla si fecero sentire, quelle degli altri studenti.

Un professore si mise a correre nella stanza e spense abilmente le fiamme. – Tutti fuori di qui, la lezione è finita. – era il professor Piton, dalla voce inimitabile. – Mr. Gillis, le aspetta una punizione. – e quello che Alexia percepì fu l'essere presa imbraccio e portata via.

- Perché mi hai portato qui? – mi chiese Dominic, appollaiato sui gradini della Stamberga Strillante. Come avevo detto a Lilith avevo portato Dom a fare un giro, ovviamente passando da Hogsmeade, non dal Platano Picchiatore.

- Volevo farti visitare questa. – indicai tutto l'edificio. – La casa più infestata dagli spiriti di tutta la Gran Bretagna. –

- Scommetto che ci sono più fantasmi ad Hogwarts che qui. – scherzò Dom. – Ammettilo che volevi stare molto sola con me. –

- Per quanto riguarda gli spiriti, hai ragione, sono solo delle voci messe in giro da Silente per proteggere il professor Lupin. – sbirciai le camere, valutando se fosse stato il caso di dormire lì o no, se fossi stata un'Animagus. In effetti meglio dei dormitori. – Invece, per la tua seconda affermazione, sono desolata nel dirti che no, non siamo qui per passare del tempo piacevole. – lo guardai sorridendo. – In realtà volevo tenerti alla larga da tutto quel complotto di Lilith, perché Draco ti odia a morte e non so il motivo. Non volevo peggiorare la situazione, sai, meglio due ragazzi che essere costretta a sceglierne uno solo. – il mio ragionamento era da persona egoista, ma, ehi, bisogna prima pensare a se stessi e poi al bene degli altri.

- Sei crudele, cosa faresti se il piano della tua partner in crime finisse male? – sottolineando il fatto che mai nessuno ci aveva chiamate così e quel nome era spettacolare, i nostri piani difficilmente fallivano.

- La aiuterei, naturalmente. Noi siamo abituate a guardarci le spalle a vicenda, non so se mi spiego. C'è sempre una spiegazione se succedono determinate cose, sempre. – e questo mi fece pensare a Draco, o meglio, ad Hermione. Qual era il motivo per cui sono andati via insieme? Loro non si sopportano dal primo momento che si sono visti, soprattutto perché è in squadra con Saetta e Pel di Carota.

Dominic alzò la mano, come se fosse stato in grado di rispondere alle domande nel mio cervello. – Io so perché ce l'ha con me. – disse e mi guardò con entusiasmo. – E adesso odierà pure Will, sempre se non lo abbia già fatto in precedenza. – si mise comodo, sdraiandosi sulle scale. Io non ce l'avrei mai fatta con il mal di schiena, quindi decisi di restare in piedi. Ed ecco di nuovo quei suoi discorsi intriganti a cui facevo riferimento la sera prima. – Me lo vuoi dire o no? – esclamai con superiorità, non sopportavo i suoi giri di parole, preferivo i comportamenti schietti e sinceri.

- Forse sì, infondo ieri notte mi hai pagato bene. – di nuovo questa storia, stava veramente esagerando. Come potevo sapere che gli avrei fatto una domanda da 10ֹ֗ 000 galeoni? Non tutto è programmato. – Il vostro amato leader è intimorito da me – e ora da Will – perché ha paura di perdervi. In altre parole si è preso una cotta per una di voi, chi di preciso non ne sono sicuro, ma lo scoprirete. –

Il mio cervello era incapace di elaborare e connettere parole. Restai un po' di stucco, non lo ritenevo possibile. – Cosa? –

Alexia voleva svegliarsi da quella falsa, ma udì dei passi e restò sdraiata, in infermeria. Sentì una presenza accanto a lei.

- Oh cielo, che cos'ho fatto. Ero così preso dallo scontro che per vincere ho esagerato. – era Niclas, parlava fra sé e sé, ma mise una mano su quella della ragazza. – Beh, spero che ti rimetta presto Stark, vorrei ancora battermi con te. –

Lei, disgustata, ebbe la voglia di togliere la mano, ma quel contatto le fece capire che un po' di affetto non guastava e ne aveva bisogno. Decise quindi di aspettare che Gillis facesse altro.

- Infondo sei molto brillante e - si guardò intorno per essere sicuro di non avere compagnia, - anche molto carina devo dire, ma questo è un segreto che rimarrà qui. Non so se tu puoi sentirmi o no, ma la verità è che mi intimidisci e non posso perdere contro una femmina! –

Ascoltare quel suo monologo era un po' noioso, Alexia restò addormentata e arrossì, ma non visibilmente. Per dare un segno di risposta mosse solo il pollice sulla mano del ragazzo. Lui restò pietrificato e spaventato. – Ah, quindi mi senti. Io... non volevo dire che sei carina. – iniziò ad agitarsi. – Cioè sì, lo sei, ma no, non fraintendere. –

Come se nulla fosse la Stark si svegliò, si sedette e sorrise. – Ti vuoi calmare? – rise congratulandosi da sola per la recitazione e anche per la faccia sconvolta del compagno.

- Bugiarda, tu stai bene! Non sei svenuta! – invece di calmarsi si imbestialì. – Ti sei presa gioco di me, io stavo palando seriamente. Sono finito in punizione per colpa tua! – divenne terribilmente serio.

Alexia per calmarlo gli strinse la mano. – Nic, mi sono presa gioco di te solo nel duello. Volevo svegliarmi prima e dirtelo, ma le tue parole mi hanno scioccata. –

Niclas stava tremando, lo percepiva dalla stretta. – Ti sono piaciute? Grazie, sono proprio felice che anche tu pensi che io sia intimorito da te. – l'ironia nella sua voce metteva i brividi.

- Non devi avere paura di me, a meno che tu non mi abbia fatto qualcosa. – alzò le spalle e ridacchiò a occhi chiusi. – E mi riferivo al fatto che pensi che io sia carina. – abbassò lo sguardo mantenendo il sorriso, perché si accorse delle loro mani ancora unite. Arrossì nel toglierla e vide che lo fece anche lui.

- Pensavo di averti ustionata, questo è già qualcosa. – non fece riferimenti riguardo al "carina", forse per l'imbarazzo. – Sei... sei sicura di non avere bruciature, posso...? – delicatamente le alzò il maglione e notò una strisciata rosso chiaro.

- Ehi, ma che fai? – si allarmò e riportò giù il maglione. – Non sei stato tu, non mi brucio con del semplice fuoco. – lo guardò.

- Quello non era semplice fuoco, proveniva dalla mia bacchetta. - incrociò le braccia, offeso.

- Intendo dire che non sei stato tu a procurarmela, ma il mio drago. – scrollò le spalle, piegando la testa di lato e sorridendo a bocca chiusa. – Non mettere il broncio. –

La guardò stupito, perché tutti si stupiscono? – Hai un drago? –

Sbuffò. – Sì, ho un drago, a casa mia. Magari un giorno te lo farò vedere. - ritornò a sorridergli e a guardarlo. – Ti sembro ancora più pericolosa ora? –

- Decisamente sì... - rispose lui con un filo di voce, tenendo gli occhi spalancati. Dopodiché Alexia si alzò dal letto, con un'espressione felice, uscendo dall'infermeria e lasciando Niclas perplesso.

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