Capitolo 20 Litigi a prova di bomba

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Infatti, come previsto, mi svegliai leggermente in anticipo. Era inutile girarmi e rigirarmi nel letto, una strana sensazione mi aveva fatto passare il sonno, avvisandomi che quella non sarebbe stata una bella giornata. Guardai Astoria, che ancora dormiva e decisi di sgattaiolare via, senza dirle nulla. Ma una volta indossate le scarpe il ticchettio dei tacchi bassi le fece mormorare qualcosa e si alzò dal letto, dandomi il buongiorno. – Stavo andando a fare colazione. – le risposi piano, ma lei mi sorrise. – Vengo anche io. –

La Sala Grande era quasi completamente vuota, in quel caso non ci pensai due volte ad andare al mio solito posto. C'erano solo Zabini, Nott e Parkinson, constatando che loro non fossero un problema spinsi anche Astoria in quella direzione. Una volta seduta non mi diedero l'accoglienza che avevo immaginato – tranne per Pansy, che non mi salutava mai – invece mi guardarono tutti, l'espressione della ragazza era così furiosa che temetti che i brufoli dello scherzo precedente le rifossero saltati fuori dal nervoso. Ricambiai lo sguardo ai tre. – Cos'avete? – era strano vedermi senza Lilith? Certamente, ma loro non sapevano niente e potevano essere abbastanza stupidi da non capirlo. Blaise fece per parlare: - Tu e... - ma Pansy lo interruppe, dando sfogo alla sua ira. – Come hai osato!? – si alzò dalla panca. – Lui è mio, non ti vuole e non ti vorrà mai! – ci misi un attimo a capire di chi stesse parlando, poi realizzai che Lilith non c'entrava per niente. – Ohh! – dissi, alzando gli occhi al cielo. Parlava chiaramente di Draco, in qualche modo tutti sono venuti alla conoscenza del nostro bacio. Pettegola com'era non potevo raccontare la verità davanti a lei, non potevo raccontarla a prescindere, quindi decisi di stare al gioco, per dare spiegazioni anche ai ragazzi. – Lui non è mai stato tuo e ovviamente mi vuole, altrimenti non mi avrebbe baciata. – la guardai maliziosamente e il suo colorito prese un tono più sul viola.

- Di chi stiamo parlando, scusate? – si intromise Astoria, probabilmente solo la cerchia di Draco ne era venuta al corrente, ma non si sapeva ancora come. – Di Malfoy. – risposi, guardandola. Allargò la bocca tanto quanto spalancò gli occhi. Metterla su quel punto di vista era rischioso e strano, Draco non avrebbe mai fatto una cosa del genere, per cui la notizia sorprese tutti. Pansy battè forte il pugno sul tavolo prima di dileguarsi a grandi passi, ma attirò l'attenzione dei Grifondoro, in particolare di Hermione, che mi fissava sbalordita. Finii la mia torta alla melassa guardandola e alzando e abbassando velocemente un sopracciglio.

La prima lezione era Difese con il Professor Lupin, lasciai Astoria davanti alla porta ed entrai, per la prima volta, da sola. Incrociai subito lo sguardo di Lilith, che per darmi fastidio sembrava assorta – falsamente – in una conversazione con Daphne. Draco, infondo all'aula con Tiger e Goyle, a guardare il pavimento e Dominic, che mi fissava insistentemente. Forse voleva venire lì a parlarmi, ma qualsiasi azione venne interrotta dalla voce di Lupin. – Formate delle coppie, voglio che vi alleniate a disarmare. – in un batter d'occhio ci fu confusione, un mare di studenti mi passò davanti e non vidi più quelle persone. – Molto bene. – disse il Prof – vedo che le signorine Blackwood e Blackheart si sono scelte. – io non avevo scelto proprio nessuno, dovevamo essere capitate per caso. Eravamo lì, una di fronte all'altra, incapaci di muoverci. – Coraggio ragazze, iniziate voi. –

Avevamo tutti gli occhi puntati addosso, compresi quelli dei Grifondoro a lezione con noi Serpeverde. Senza pensarci estrassi la bacchetta e urlai: - Incarceramus. – d'un tratto venne intrappolata con una serie di corde e catene. Non avevo cattive intenzioni, semmai volevo bloccarla prima che mi avesse fatto volare in aria.

- Slegami subito! – mi gridò, mentre si divincolava da sotto le funi.

- Non è stata colpa mia, lo hai visto anche tu. – la mia bacchetta era ancora tesa, contro di lei.

- Daphne! – strillò e la bionda la raggiunse, dicendo "Liberacorpus". Lilith si liberò ed entrambe si schierarono contro di me. Dalle loro bacchette iniziarono a fuoriuscire una raffica di lampi rossi che volavano nella mia direzione. – Non. Dovevi. Farlo. – scandì ogni singola parola con lo stesso ritmo delle scintille. Io non avevo una seconda che mi aiutasse, cercai di pararne più che potevo, ma continuavo a indietreggiare. Finchè scorsi un ragazzo che si avvicinava alla mia destra, ma poi un altro si parò subito alla mia sinistra, era Draco.

- Dismundo! – enunciò e le due ragazze urlarono, fermandosi per qualche secondo a guardarsi spaesate, avevano perso la concentrazione. Guardai Malfoy, incredula. – Dobbiamo parlare. – mi disse.

- Adesso? – indicai le due che si stavano riprendendo. – Scusa, ma lo faremo più tardi. – puntai l'arma sulla Greengrass, volevo sbarazzarmi di lei. – Exulcero! – e la mano con cui teneva la bacchetta si riempì di ustioni, tanto che la lasciò cadere a terra per il dolore.

- Voi non andrete da nessuna parte. – altri fasci luminosi – blu - vennero scagliati contro di noi. – Non mi fido affatto, chissà cosa combinerete! – la discussione si stava animando troppo e chiunque ci avesse guardato si sarebbe fatto tante domande. Un sussulto proveniva dalla zona Grifondoro. Draco lanciò uno sguardo – a parer mio – di scuse alla Granger, la quale si stava per mettere a piangere. E poi neanche io capii più la situazione, Malfoy stava per lanciare un altro incantesimo, ma Lilith urlò: - Ora basta! – e con la bacchetta ancora in mano e i capelli in disordine uscì dall'aula, senza guardare in faccia nessuno. Neanche una ragazza che era lì sulla porta e che colpì distrattamente sulla spalla. Dopo pochi passi si girò, con la coda dell'occhio la guardò, la riconobbe e tornò indietro per puntarle la bacchetta alla gola. – Tu, piccola sporca giocatrice di Quidditch, come osi mettermi contro Ckicki? Sappi che la pagherai molto cara! –

- Stai calma. – le intimò Alexia, guardandola malissimo. – Non puoi farmela pagare. – la spinse via e prese la bacchetta a sua volta, puntandogliela contro. – Sai, mi manca un incantesimo. – le Maledizioni Senza Perdono erano tre, due le aveva già utilizzate, mancava solo l'anatema che uccide. – Stammi alla larga, non sono in vena di scherzare in questo periodo. – sembrava stressata e affaticata.

Ma Lilith la spintonò con faccia schifata. – Non ho paura dei tuoi incantesimi, non puoi uccidermi in una scuola, sai, gli altri potrebbero scoprire il tuo piccolo segreto. – con la punta della bacchetta le sfiorò il braccio sinistro, dove c'era il Marchio Oscuro. – E allora sì che saresti nei guai. Non oso immaginare quanto possa farGli piacere sapere che una dei suoi seguaci non è che un'imbranata. – le disse sussurrando, in modo che gli altri non sentissero. Questo, però, fece arrabbiare la Stark, che fece finta di posare la bacchetta nella divisa. – Hai ragione, - le disse poi – Sei più brava tu. – fece per andarsene, finchè non si girò lanciando uno Schiantesimo. Lilih batté la schiena contro la parete. Alexia andò a tirarla su per un braccio – Ti ho detto di starmi alla larga! – e ributtarla nuovamente a terra.

- Maledetta! – si rialzò. – Sai, potrei casualmente far sapere a tutti che sei una Mangiamorte. – dopo averla minacciata le lanciò un "Pietrificus Totalus" e le diede uno schiaffo. – Vaffanculo, stronzetta. – sciolse l'incantesimo e si allontanò a passo sicuro.

Alexia, risvegliatasi con un dolore alla guancia, la rincorse tirandole un pugno nello stomaco. – Vacci tu! E smettila di essere così orgogliosa e vai a fare pace con la tua amica! – le urlò, ma vedendo il suo sguardo stupefatto decise di assumere un altro tono. – La chiudiamo qui, non ne voglio più sapere di voi. – dopo averla guardata dritta negli occhi si dileguò, sparendo dietro l'angolo.

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