Capitolo 21 Dolcetto o Scherzetto?

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Tutti i presenti videro la scena, ma nessuno osò mettersi in mezzo. Io guardavo Lilith, sconvolta, pensando alle parole di Alexia. Era vero, ciò che ci divideva ancora erano la testardaggine e l'orgoglio, per niente l'odio. Quello lo avevamo in serbo per la Stark. Tentai di andarle vicino, con la mente, ma il mio corpo si rifiutava di eseguire l'ordine, come se fosse ancora sotto l'effetto della Maledizione. Capii che anche Lilith era nella stessa situazione, ma decise di andarsene. Non erano il luogo e il momento giusto per parlare. Daphne le corse dietro, come un segugio, ma lei la spinse via, urlando di lasciarla stare. Che idiota la bionda, io so che se lei è alterata non bisogna starle accanto. Pensai che sarebbe stato difficile "addestrare" le reclute, noi ci conoscevamo troppo bene e da troppo tempo, con le altre non ci sarebbe mai stata la stessa intesa.

Ma è così che passammo in resto della settimana, a conoscere le due ragazze, a creare un nuovo legame finchè quello vecchio non si fosse risaldato. Ciò includeva anche cambiare strada se io e Lilith ci fossimo viste. Le due sorelle erano obbligate ad evitarsi, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano si sorridevano tristemente. Durante le lezioni, invece, ero io a stare insieme a Draco, che moriva dalla voglia di parlarmi – non ho mai accettato – e Dominic, che cercava di tirarmi su il morale con qualche battutina sugli sfigati che vivevano a scuola. Le notti le passavo ancora da Astoria, tornavo nel mio alloggio solo per prendere le mie cose e accudire la mia gatta.

Così si fece il 31 ottobre, la notte di Halloween, dove avrei fatto il mio primo scherzo da sola o, quanto meno, senza Lilith. Erano le prime ore del giorno quando spiegai per filo e per segno lo schema del malfatto a Tori. – Mentre saremo nella Sala Grande per il banchetto, io starò tranquilla al mio posto, dove tutti i professori avranno la possibilità di vedermi. Tu starai fuori, facendo attenzione che nessuno ti veda, e spegnerai le candele, anche le lanterne che ci saranno nelle zucche. A quel punto il Barone Sanguinario inonderà la sala con angoscianti rumori sinistri, in modo da distrarre chiunque e darmi il tempo di raggiungerti. Evocherò io stessa un Troll nel corridoio e poi ci affretteremo a ritornare al nostro posto, cosicché una volta riaccese le luci nessuno potrà incolparci. –

- Tutto chiaro! – mi rispose, tenendo bene a mente il suo ruolo. Ci dirigemmo immediatamente nella Sala Grande per dare un'occhiata ai preparativi, dovevamo già essere al corrente di come sarebbero stati sistemati gli addobbi, anche per dare un numero alle luci da spegnere. C'erano zucche giganti volanti dappertutto, pipistrelli dormienti che si sarebbero svegliati di notte svolazzando in giro e dando un'aria ancora più tetra. – Ci troveremo qui per le otto. – dissi.

- Cosa vorresti fare alle otto? – la voce che mi aspettavo di sentire non era quella calda di Astoria, ma quella fredda di un ragazzo. Mi sarei aspettata di vedere Draco, invece fu Dominic. Era serio e si stava avvicinando.

- Allora io vado. – annunciò Tori, sentendosi di troppo.

- Resta invece, fai parte della mia squadra, hai il diritto di sentire. – dissi in tono severo, guardando per terra, vicino ai suoi piedi.

- Invece ha ragione lei, deve andarsene. – mi rimbeccò Dom.

Guardammo entrambi la Greengrass, io con occhi spalancati e bocca serrata, lui più dolcemente. Anche lei posava il suo sguardo su di noi, più volte, e, presa dal panico e dall'indecisione, scappò via. Sospirai alzando gli occhi al cielo. – Contento, vuoi proprio farmi rimanere sola. – sollevai leggermente le braccia e le feci cadere sui miei fianchi, con un tonfo.

- Non sei sola. – teneva le mani dietro la schiena. – Sono qui per aiutarti. – mi sorrise.

- Ahh, ho capito. – dissi con finto stupore. – Vuoi prendere parte del piano. – mi presi le mani portandomele sotto il mento.

- No, stupida, che cos'hai? – sciolse la sua presa da dietro la schiena per incrociare la braccia davanti. Che domanda insensata, c'era anche lui durante la scena in cui tutto ebbe inizio.

- Mi prendi in giro? – sbottai. Non avevo voglia di litigare anche con lui, non avevo le forze. – Mi sento stanca, nervosa, in colpa, triste. – con le parole che sembravano lame lanciante furentemente mi avvicinavo sempre di più a lui. Ero un cobra pronto all'assalto. – Sono costretta a fingere che questa situazione mi vada bene, devo essere forte solo per non mostrarmi debole, posso contare solo su me stessa, ma fidandomi ciecamente della prima persona che passa. Secondo te che cos'ho? – questo discorso non lo dovevo fare a lui, Dom non c'entrava niente, era Lilith che doveva ascoltarmi. Ero sul punto di crollare quando due forti braccia mi strinsero e, senza rendermene conto, affondai il viso sulla mantella di Dominic, lacrimando. Avevo bisogno di sfogarmi e di sentirmi protetta nel farlo. Sherwood cercava di tranquillizzarmi, accarezzandomi la testa e sussurrandomi che tutto sarebbe tornato come prima.

Dopo quel momento di debolezza aspettai la cena seguendo distrattamente alcune lezioni e pavoneggiandomi nei corridoi sovrappensiero. All'ora stabilita io e Astoria ci ritrovammo davanti alla Sala. – Preparati. – sussurrai prima di entrare e accomodarmi. Il banchetto era già iniziato, ma Lilith non c'era. Mi sedetti davanti a Pansy e salutai gli altri sorridendo. Ma poi ecco che entrò, senza Daphne, e si mise tra Zabini e Goyle. Nessuna delle due osò parlare, né guardarsi in faccia, né guardare Malfoy. Anche perché fu impossibile, tutto divenne buio – come programmato – e tra grida e sussulti si sentirono delle catene schiantarsi, provocando dei brividi sul corpo. Stridulii inquietanti si diffusero nella stanza, ma si potevano distinguere due voci diverse. Che strano. Un tono era più grave, che emise risate spaventose, mentre un altro era più acuto, che sovrastava le urla degli studenti. Peeves. Nella confusione mi alzai e con l'incantesimo "Visibula Noctambulus" corsi via e feci attenzione a dove mettevo i piedi. In un lampo presi Astoria per il polso, andando verso il fondo del corridoio. Non avevamo molto tempo, il preside avrebbe presto messo fine a tutto quel trambusto.

- Trollsortia! – improvvisamente dinnanzi a me apparve un Troll di Fiume, dalla pelle viola con delle piccole corna nere sulla fronte. Era bitorzoluto, alto circa 3 metri e mezzo. Scappammo immediatamente, ritornando al tavolo dei Serpeverde. Le candele si riaccesero nel momento in cui ci stavamo lanciando sulla panca. Metà degli studenti era già fuori postazione, facemmo finta di essere terrorizzate anche noi. – Sono stati i fantasmi, - disse Silente alzandosi – niente panico. – così tutti ritornarono al proprio posto, continuando a mangiare dolci e rilassandosi. Ma la calma durò poco, perché i ruggiti selvaggi del mio Troll ruppero quel silenzio creato. Constatando che i fantasmi non c'entravano più niente, la confusione riprese a governare. Mentre i "maghi con decadenze babbane" morivano di paura, io e Astoria ci contenevamo dal ridere, ma ci mancò il fiato quando realizzammo che Lilith e Daphne fecero lo stesso. Ci guardammo male a vicenda. Come sapeva che quel mostro era opera mia? Assorta nei pensieri non mi accorsi che qualcuno mi stava tirando. Ritornai alla realtà, dove gli studenti, divisi per Casa, uscivano dalla Sala Grande, per andare nei dormitori. Una volta fuori ecco che il Troll si fece vedere, verde chiaro, muscoloso, dalla pelle liscia, con i capelli lunghi che sembravano muschio... quello non era il mio mostro, quello apparteneva alla Foresta. Restai di stucco, poi Dominic mi prese in disparte. Chiamai Astoria, ma lei decise di andare a cercare Daphne, preoccupata. – Si può sapere che hai combinato? – mi strattonò, io ero persa, incapace di ragionare. – Non è opera mia! – urlai. Intanto il Troll di Foresta scaraventò il suo bastone sui muri, sulla porta, contro i ragazzi. Gli alunni si stavano allontanando nelle proprie Sale Comuni, i professori erano accerchiati davanti al gigante. Delle risate familiari si fecero sentire. – Vi piace il mio scherzetto? – era Lilith, dietro di noi. Immaginavo fosse stata lei, nessun altro avrebbe rischiato così tanto. Volevo risponderle che non era l'unica ad aver architettato qualcosa, ma quel qualcosa si stava facendo avanti, con passi pesanti, dietro di lei. Si accorse della presenza e si girò molto lentamente. – Ti piace il mio? – chiesi, alzando lo sguardo sulla bocca larga e piena di sporgenti denti aguzzi del mio Troll. Lilith urlò, scappando via e quando ci ritrovammo la bestia a pochi passi da noi, io e Dom la seguimmo, passandogli in mezzo alle gambe. La cosa viola ci seguì sbattendo i suoi piedi così fortemente da far tremare le pareti. Non sapendo dove andare ci bloccammo. Eravamo lontani dai professori e anche dai Sotterranei. Vidimo il mostro alzare un braccio dietro la testa, pronto per scaraventarcelo contro, quando una ragazza urlò: - Avada Kedavra! – e il Troll cadde all'indietro, morto. Solo una persona avrebbe usato un incantesimo così potente fregandosene delle regole. Era Alexia, né io né Lilith l'avevamo più vista dopo quel giorno in cui aveva detto... che non voleva più vederci. Scese la scalinata a testa alta, ritirando la bacchetta.

- Sei impazzita? – Draco era dietro di lei, non molto contento. – Vuoi che Lui ci scopra? – ma lei lo liquidò con un gesto della mano.

- Bene, bene, bene. – disse invece, rivolta a noi. - Progettate le stesse malefatte, ma ancora vi ostinate a non parlare. –

Io volevo parlarle, lo desideravo da giorni, ma in quel momento ero particolarmente scossa per via del Troll disteso davanti a me.

- Sono io che devo dire qualcosa. – con nostra sorpresa, Draco si fece avanti. Anche lui voleva parlarmi, ma non gliel'avevo mai lasciato fare per paura di quello che avrebbe potuto dire. Ma date le circostanze, temere Malfoy non era più un problema, quindi acconsentii.

- Ti perdono per quello che Alexia ti ha fatto fare. – aveva il respiro corto. Sapevo benissimo che per lui era difficile aprirsi e confrontarsi. – Non ti giudicherò per questo, puoi ritenerlo come dimenticato. – un po' mi fece male sentire quelle parole, dimenticato, ma non ero in me, quindi pensai che fosse la cosa migliore da fare, anche perché in parte non ricordavo granché, se non i suoi capelli morbidi e le sue fredde mani. Poi guardò Lilith, aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei lo fermò. – No, ora tocca a me. – era arrivato il momento, poi sarebbe tornato tutto come prima, esattamente come mi aveva detto Dominic. – Mi dispiace per... - si voltò per essermi di fronte, ma il suo sguardo rimase basso. Si vedeva che non era una finta come era stato con Will perché anche lei faceva fatica a parlare. – Per esserti andata contro ingiustamente. Me la sono presa con te quando in realtà l'unica colpevole era... - guardò Alexia, chiudendo gli occhi a fessura. Forse non aveva ancora smaltito il litigio davanti all'aula di Lupin, ma si rilassò quando la Stark alzò la mano in segno di tregua. Così mi fissò, ritornando al suo discorso. – Comunque non volevo rimpiazzarti, era solo una tattica. –

- Già, - sorrisi – l'ho pensato anche io. –

- Infatti è stato buffo. – sorrise pure lei. – Abbiamo passato così tanti anni insieme che le nostre menti pensano nello stesso modo. – alzò gli occhi. – Anche per lo scherzo di Halloween. – guardai ancora una volta il Troll morto.

- Come ci è saltato in mente di litigare? – misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- L'ambizione non sempre è un pregio. – allargò le braccia e io mi avvicinai, abbracciandola.

- Partner? – proposi.

- Partner. – rispose.

- Quasi quasi mi viene da piangere. – commentò sarcasticamente Alexia, ovviamente scherzando.

- Lasciale stare, finalmente Hogwarts è in pace. – fece Draco, percorrendo il corridoio per andare nel suo dormitorio.

- Che ne facciamo del gigante viola? – chiese Dom, indicandolo.

- Nulla, - la Stark finì di scendere i gradini, con un espressione da "non me ne importa niente". – Ci penseranno i professori a portarlo via. –

- Ma vedranno che sarà morto, non penso che qualcuno abbia mai ucciso qua dentro. – ribattè Sherwood, ma si rassegnò quando la ragazza gli sorrise, superandolo e uscendo di scena.

Dominic mi lanciò un'occhiata di approvazione prima di sparire, perché io e Lilith eravamo ancora lì, in piedi, strette l'un l'altra.

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