Capitolo 25 Ricordi del passato

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La mattina seguente, a colazione, noi di Serpeverde non fummo visti di buon occhio: tutte le Case ci prendevano in giro per via della partita. Inutile sottolineare il fatto che anche Tassorosso e Corvonero tifavano per Grifondoro. Per noi non era affatto una novità sentirci messi da parte, sia per timore che per cattive influenze, le persone ci evitavano. Ma non era affatto questo a renderci irascibili nei loro confronti, ciò che odiavamo di più era la perdita del potere, dell'onore e della tradizione: avevamo vinto la Coppa di Quidditch, e anche delle Case, per ben sei anni di fila. (Okay, cinque per quella delle Case, prima che arrivassero Potter e i suoi amici). Era comprensibile se Draco avesse lanciato qualche sguardo minaccioso agli altri tavoli, quasi furente come Piton.

I gufi si calarono in picchiata dalle finestre della Sala Grande, portando la posta come ogni giorno. Io e Lilith non ricevevamo mai niente, non avevamo nessun tipo di contatto-parentela né col Mondo Babbano - per fortuna - né col Mondo Magico. Quella volta un barbagianni si accovacciò tra me e lei, buttando per aria la costruzione di fette biscottate spalmate di cioccolato. Davanti a noi sedeva, come quasi sempre, Malfoy e proprio lui aveva un animale simile, così non ci facemmo caso. Finchè il pennuto non mi morse un dito, facendomi urlare. – Draco, prendigli la lettera e lascialo andare! – gli ordinai infastidita. Lui aggrottò la fronte e biascicò un: - Non è il mio. –

Ancora più svogliata di prima prelevai una busta legata alla sua zampa. Il destinatario era Hogwarts, nessun altro nome era inciso sopra per far capire a chi potesse appartenere. Ma appena lessi il mittente uno strano formicolio mi si formò sulla schiena e lanciai la lettera dove prima c'era il barbagianni. Draco, sbuffando, la prese.

- Che cos'è il "Sailors' Orphan Girls School"? – mi chiese, ispezionando la busta.

- Come, prego!? – anche Lilith parve avere la mia stessa reazione. Velocemente prese la lettera dalle mani di Draco, praticamente strappandola. Guardò il timbro e non ci furono più dubbi.

- Questa è... - iniziò a dire, ma si interruppe subito, voltandosi verso di me. – Come lo hanno scoperto? – domandò, sventolandola.

- Magari non si tratta di quello. – risposi a bassa voce per non attirare di più l'attenzione, ma ormai tutta la nostra cerchia ci stava guardando, incuriosita.

- Ah no, e di cosa, ci vogliono augurare di passare l'esame M.A.G.O. dopo sette anni che non hanno notizie di noi? – sbottò sussurrando e sbattendo la lettera sul tavolo, rumorosamente, e poi si passò le mani tra i capelli.

- Di chi state parlando? – chiese Dominic guardando quel biglietto. Fece per sollevarlo, ma glielo strappai di mano.

- Nessuno di voi lo sa. – mi atteggiai con fare bisbetico, ma poi Lilith mi prese il braccio, il suo sguardo era fisso a terra.

- Non è esatto. – mormorò e la incitai a continuare. – Will lo sa, ho dovuto dirglielo per via di uno scambio. –

- Cosa!? – sbraitai.

- Bene, - continuò Dom, - adesso potremmo saperlo anche noi? – il suo sorriso mi fece venir voglia di tirargli uno schiaffo in faccia come il mese scorso.

- E' l'orfanotrofio dove abbiamo vissuto prima di venire qui. – dissi restando impassibile.

- Noi di Hogwarts sapevamo già che i vostri genitori erano morti. - Draco dichiarò quella che sembrava una frecciatina rivolta a Sherwood.

- Si, ma... - prima di rivelare altro estrassi il foglio di carta e lo lessi velocemente, per essere certa che si trattasse di quello. – Lilith, - la guardai preoccupata – ci hanno scoperte. –

- Ce ne hanno messo di tempo. – rispose, rivelando più sarcasmo di quello che servisse.

- Non c'è molto da scherzare, abbiamo... - con un cenno indicai la lettera, ben stretta nelle mie mani. - ... una Babbana. –

- Accio. – enunciò Dominic, era stato veloce con la bacchetta, e il foglio volò via dritto da lui.

- Non osare! – mi buttai in avanti per riprendermelo, ma lui si ritrasse e consultò le parole scritte, labiando anche con la bocca. Quando ebbe terminato me la restituì dicendo: - Scusa, non mi piace tanto la suspance. – che faccia tosta.

- Devo fare come lui o posso saperlo anche io? – Malfoy si irritò di più. Gli altri non osavano parlare, forse avevano paura o non volevano immischiarsi. Fatto sta che ormai era inutile tacere e mi schiarì la voce. – Durante la nostra permanenza al Sailors' Orphan Girls School ovviamente non sapevamo di essere streghe. Lo abbiamo capito per via di ciò che facevamo accadere. –

- Mettere in disordine, rubare oggetti, infastidire fino al pianto le altre bambine. – spiegò Lilith.

- Senza muovere un muscolo. Ci siamo incontrate e non ci siamo più separate, anzi, peggioravamo la situazione. – mi scappò un sorriso.

- Ma questo potere aveva un prezzo, ovvero l'umiliazione e l'esilio da parte dei gruppi. –

- Ma non durava tanto, - bisbigliai avvicinandomi di più – poi la pagavano ugualmente. –

- Noi non controllavamo le nostre azioni, ci divertivamo e basta, come adesso, ma senza un briciolo di buon senso. –

Alcuni ragazzi ebbero uno stimolo di tossire nello stesso istante e guardai male tutti. – Così era facile punirci, solo noi potevamo compiere determinati gesti. –

- Dopo undici anni di sofferenze per tutti, ci arrivò la famosa lettera della professoressa McGranitt e capimmo che era finalmente il nostro momento. -

- Cantammo vittoria troppo presto, perché ovviamente la direttrice non ammetteva queste sciocchezze, non credeva neanche avessimo usato il pensiero per far accadere cose. –

La cerchia restò ad ascoltarci molto attentamente e noi diminuimmo il ritmo della conversazione.

- Ma il peggio doveva ancora venire. – sussurrò lentamente Lilith.

- Avremmo fatto di tutto per scappare, la notte stessa, così ci dirigemmo nell'ufficio della direttrice, confiscammo la lettera e appiccammo un incendio. – l'ultima parola la bisbigliai, alzando le sopracciglia.

- Avete bruciato la struttura! Come hanno fatto a scrivervi allora? – Nott sembrò impressionato e divertito al tempo stesso.

- Quanto sei stupido. – commentò Goyle alzando gli occhi al cielo. L'aveva capito lui, non potevo crederci.

- Non tutto l'edificio. – Lilith alzò gli occhi al cielo.

- Solo l'ufficio e la stanza della direttrice. – passai una mano sulla lunghezza dei capelli.

- Che male c'è? – gesticolò Draco. Dominic, che aveva già letto il contenuto, tirò un sospiro preoccupato.

- Non sapevamo che lei fosse già a letto. – inarcai le sopracciglia, facendomi piccola, piccola.

- Quando udimmo le urla eravamo già sgattaiolate fuori, con i nostri bagagli. Ci siamo spaventate, ovviamente, dopotutto non volevamo uccidere nessuno. –

- Non sapendo dove andare, l'unica possibilità era seguire le istruzioni della McGranitt, così siamo andate al Paiolo Magico. –

- E i soldi dove li avete trovati? – Gregory sembrava più astuto del solito e la cosa ci spaventò.

- C'è una spiegazione anche a questo. Tra le nostre cose – nel mio portagioie e nel carillon di Ckicki – giaceva una chiave, dorata e molto piccola. Non apriva niente e c'eravamo sempre chieste a cosa servisse. –

- Lo abbiamo scoperto la settimana seguente, alla Gringott, un gran bel viaggetto. Ma non è tutto, Potter non è l'unico cui i genitori hanno lasciato migliaia di galeoni. – scoccai un'occhiataccia allo Sfregiato, anche se non mi stava guardando.

- Per quanto ne sappiamo, i nostri genitori potevano essere qualsiasi cosa: Mangiamorte, Auror, Addetti del Ministero, ma la cosa certa è che erano Purosangue. –

- Con l'ansia alle stelle attraversammo la barriera tra il binario 9 e 10 per arrivare al 9 ¾ , salire sull'Hogwarts Express e incontrare Draco. – lo guardammo tutte e due e lui fece un debole sorriso.

- Il resto lo sapete. – conclusi, sventolando la mano.

Dopo un lungo silenzio Pansy parlò: - E che cosa c'entra la lettera? –

Tutti facemmo roteare gli occhi. – Perché hanno constatato che nessun evento naturale avesse causato l'incendio e la morte della vecchia direttrice. – sbuffò Lilith.

- Minacciano di dirlo al Ministero della Magia. – incrociai le braccia.

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