Capitolo 26 Nei guai per una volta

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– Quelle sporche Babbane. – commentai uscendo dalla Sala Grande e andando nei dormitori. – Non è possibile che ci abbiano messo così tanto tempo. –

- Prima ci trattano male, poi capiscono e ci accusano. – dichiarò Lilith indignata.

- Non possono farvi niente. – si aggiunse Dominic, anche i ragazzi ci stavano seguendo nella Sala Comune. – E' stato prima che entraste a Hogwarts. –

Il suo ragionamento era giusto, non sapevamo cosa stavamo facendo e nessuno ci aveva insegnato a non usare la magia fuori dalla scuola.

- Potrebbero chiedervi comunque di fare un'inchiesta al Ministero. – la voce ferma e realistica di Draco non ci andava molto a genio. Potevamo comunque chiedere a suo padre di farci un favore e risparmiarci, corrompendo qualcuno, magari.

- Aspettate. – mi bloccai, impedendo anche agli altri di continuare a camminare. – Quella lettera non era indirizzata a noi, ma alla scuola. E' stata una fortuna averla recapitata prima. –

- Per l'amor di Salazar! – esclamò Lilith. – Basterà distruggerla. – i nostri occhi si illuminarono. Così, nascondemmo la busta tra i libri, prendemmo quello di Incantesimi e saltellammo fino all'Aula del professor Flitwick.

Dopo una spensierata lezione ritornammo in camera per fare il cambio di libri e prendere quello di Trasfigurazione. Cercandolo buttammo per aria tutti gli altri, anche quelli tra cui c'era la lettera. C'era. Mi paralizzai, li sfogliai tutti, fino all'ultimo, ma la lettera era sparita. Guardai Lilith con il terrore stampato in faccia. – Non c'è più. – deglutii sonoramente.

- Com'è possibile, le lettere non si smaterializzano da sole! – squittì.

- L'hanno rubata. – mi abbassai per cercare sotto il letto, ma non c'era niente. – Se sono stati gli elfi domestici giuro che li ammazzo. – mi rialzai.

- Come avrebbero fatto? – anche Lilith cercò nel suo spazio.

- Facendo le pulizie, l'avranno trovata e consegnata. – presi il libro di Trasfigurazione e scesi gli scalini a chiocciola. Neanche nella Sala Comune c'era traccia di quella stupidissima lettera.

- Okay, - mi raggiunse Lilith, - comportiamoci normalmente. - stavamo perdendo tempo inutilmente e la lezione sarebbe iniziata a momenti. Con riluttanza facemmo finta di ascoltare le parole della McGranitt, intanto che la nostra mente temeva il peggio. Quella lettera nelle mani sbagliate sarebbe stata la rovina. Ma la professoressa non aveva fatto commenti a riguardo, quindi non sapeva ancora niente. A meno che non ci avesse richiamate a fine lezione. Appena udimmo la campanella ci dileguammo all'istante, senza aspettare gli altri. Le nostre paranoie infondate si rivelarono false, non ci aveva rincorso dietro con la bacchetta per trasformarci in vermi.

- Ferme dove siete. – la voce che risuonò era femminile, ma non severa e fredda come quella della prof, bensì stridula e fastidiosa come quella di... - Pansy! – ruggì Lilith, che quasi sobbalzò dallo spavento. – Perché siete scappate così, non nasconderete qualcosa? – ci sfidò e noi la fulminammo con lo sguardo. Eravamo vicini ad altri studenti che avrebbero potuto sentire ogni parola, ma la mia impulsività non mi permise di ragionare e puntai la bacchetta al cuore della Parkinson. – Cosa sai, dove l'hai messa, sei stata tu? – urlai senza prendere fiato, ma la reazione di Pansy – piagnucolare – ci fece capire che quella sgualdrina non aveva fatto nulla e scappò via. Attirammo l'attenzione degli altri, così ritirai la bacchetta, facendo finta di niente. – Cos'è successo? – per fortuna Dominic si trovava lì e, prendendoci per le spalle, ci portò via, lontano dagli sguardi perplessi.

- Abbiamo perso la lettera. – gli dissi.

- No, calma. – sbottò Lilith. – Non l'abbiamo persa, ce l'hanno rubata, è diverso. – alzò l'indice con aria severa.

- Non avete idea di chi sia stato? –

- Solo un Serpeverde, perché era nel nostro dormitorio. –

- Non preoccupatevi, io e i ragazzi vi aiuteremo a trovarla. – tutti insieme andammo nella Sala Comune a cercare quella maledetta busta nelle rispettive stanze.

I minuti passavano, ma la dannata non si trovava, finchè non riguardai in mezzo alla pila di libri. Con mia sorpresa la lettera apparve. – Lilith! – urlai, presi il foglio e la raggiunsi davanti al caminetto. – E' qui. – la sventolai e l'accartocciai, per essere sicura che fosse vera. Mi aspettai una reazione veemente da parte sua, invece era così sollevata che ringraziò il cielo. Anche i ragazzi scesero dai loro dormitori e sbuffarono. – Sei sicura che non fosse lì anche prima? – chiese sarcasticamente Draco, insinuando che io e Lilith non vedessimo bene. – No furetto, era sparita. – risposi secca e lui sussultò. Non le piaceva essere chiamato così, data la brutta esperienza con Malocchio, ma io lo trovai particolarmente piacevole.

- L'importante è che l'abbiate trovata, ora che si fa? – Dom si avvicinò al camino e poggiò un braccio sulla mensola che teneva i teschi di serpenti.

- La distruggiamo, col fuoco. – consigliò Lilith, me la prese e fece per buttarla tra le fiamme dietro Sherwood.

- No! – la fermai. – Non così, voglio che non sia più reperibile, niente cenere, voglio disintegrarla. – e l'appoggiai su un tavolino. Estrassi la bacchetta e dissi: - Incendio. – subito le fiamme magiche distrussero definitivamente quella cosa.

Trascorremmo il resto della giornata in tranquillità. Non sapemmo mai chi l'avesse rubata e poi rimessa a posto per non farsi scoprire. La maggior parte del nostro gruppo pensò che noi fossimo distratte, rincitrullite, cieche e altro. – Non essere idiota! – si arrabbiò Lilith, nel mentre. Noi sapevamo benissimo che quella lettera era scomparsa veramente, solo Dom pareva crederci, ma non seppe darci risposta. – Si sarà incastrata tra le copertine o in mezzo alle pagine. - continuavano a ripetere Zabini e Nott, non dando proprio la colpa a noi, ma alla forza statica. Non era comunque per niente rassicurante.

Scacciati i brutti pensieri sulla busta andammo a dormire, pensando che l'indomani sarebbe stato un nuovo giorno. Ma a colazione si presentò lo stesso barbagianni con la stessa rognosa lettera. Così anche il giorno dopo e quello a venire. Tutte le volte che ci sbarazzavamo di quella busta ne appariva una identica. Continuò per una settimana intera e la nostra pazienza stava terminando. – Non ne posso più! – sbottammo in continuazione. – Questa è irruzione della privacy! – o anche: - Adesso scrivo io alla Sailors' Orphan Girls School che se non la smettono incenerisco anche loro! – e Lilith aggiungeva sempre: - Vi brucio l'orfanotrofio! – non fummo le sole ad averne abbastanza, questa storia aveva sfortunatamente coinvolto anche i ragazzi, i quali dovettero subire tutte le nostre furie e maledizioni nei confronti di quell'istituto.

Una mattina di pioggia e temporale, che aveva alzato il livello del Lago, tanto che continuava a sbattere sulle nostre finestre, il pennuto non si presentò. – Niente lettera! – esultammo, come se avessimo vinto il ruolo di Capiscuola. Per la prima volta dopo secoli apprezzammo la colazione e benedicemmo gli elfi della cucina per le deliziose torte con glassa di cioccolato e farina di castagne. Tutto era tornato alla normalità, nessuna brutta notizia.

Seguimmo attentamente la lezione di Pozioni, con la mente libera e lucida, ma a fine ora il professore ci convocò nel suo ufficio. Poche volte io e Lilith finimmo lì dentro, quindi la vista dei barattoli colorati con dentro pezzi di animali morti e viscidi ci fece rivoltare lo stomaco. Cercammo di puntare l'attenzione da un'altra parte, anche se la stanza circolare ne era piena. L'unica alternativa era guardare Piton, che disse: - Mi è giunta questa dal Mondo dei Babbani. – e sollevò la lettera, che quella mattina non arrivò a noi. – Avete idea di ciò che avete combinato? – i suoi piccoli occhi neri ci scrutavano come due fessure di una porta blindata. Sapevamo che, essendo nella sua Casa, avrebbe chiuso un occhio – e talmente li strizzava era anche possibile – ma non in quelle circostanze, forse. Feci per aprire bocca e ribattere, ma la voce sussurrata del professore mi anticipò. – Temo che questa volta vi siate cacciate in grossi guai e non c'è nulla che possiate fare per scappare. – il sorriso sbilenco che fece alla fine ci fece capire che, per la prima volta, eravamo state beccate in pieno. – Vi condurrò personalmente dal Ministro della Magia, Cornelius Fudge, per un'inchiesta seduta stante! – parlò molto velocemente, con la solita voce lieve, ma le ultime due parole le urlò, scandendole bene e spaventandoci. – Preparatevi. – il tono ritornò basso. Ci fece cenno di uscire, ma rimanemmo paralizzate dal terrore, ma appena allungò un dito verso la porta – timorose che fosse una bacchetta – fuggimmo a gambe levate.

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