Capitolo 31 Troppe creature in circolazione

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Mi staccai dalla presa di Dominic e mi concentrai su Alexia. – Hai fatto una richiesta, e quando? – le chiesi accigliata. Immediatamente Lilith si portò una mano alla fronte e imprecò. – C'ero anche io, mi ero scordata! – e piano piano cercò di ricordarsi la conversazione avuta con Silente. In più non si fece sfuggire che, mentre lei era con la Stark dal preside, io e Dom eravamo a sbaciucchiarci sul divano della Sala Comune. In quel momento diedi un colpo di tosse e Sherwood commentò alle mie spalle: – Eravamo intimi ai tempi. – io alzai gli occhi al cielo e cercai di cambiare argomento. – Come avete avuto la password? – anche se sapevamo benissimo a chi chiederla, lo facevamo ogni volta che Peeves volteggiava nei paraggi.

– E' sempre la stessa. – confermò Lilith. In tutto questo dialogo, Alexia era entrata nella Sala Grande, probabilmente per farsi vedere da Silente e mostrarsi felice. Anche Lilith entrò, una giornata faticosa come quella di oggi aveva portato un certo dispendio di energie, ma nonostante tutto non sentivo fame. Mi girai per guardare in cagnesco Dominic un ultima volta, ma era sparito. Non ci si poteva smaterializzare a Hogwarts eppure riusciva sempre a svincolare via come un fantasma. Cacciando via quell'inutile pensiero di capire i suoi movimenti andai nel mio dormitorio. Lì, come sempre, c'era Luna ad aspettarmi sul mio letto. Le andai accanto, sdraiandomi e la accarezzai. – E' un'idiota. – sussurrai – Ma un bel pezzo di idiota. – guardai la mia micia che mi passava il musino sotto il mento. – Forse ho esagerato un po', vero? – le chiesi, ma lei continuava ad annusarmi e d'un tratto mi leccò la faccia. Ripensai alle parole di Dom, evidentemente l'odore di Schiopodo mi rimase così a fondo che pure Luna mi stava mangiando. – Va bene, vado a farmi una doccia! – replicai e spostai la gatta sul cuscino, ormai attratta dal gusto di pesce che avevo addosso. Presi la vestaglia nera e delle decolletè nere da camera piumate e svoltai per il bagno. Poi mi fermai e pensai: Draco ci aveva dato la parola d'ordine per entrare nel bagno dei Prefetti. Sorridendo e passandomi la lingua sui denti mi avviai sulle scale, correndo fino al Quinto Piano. Facendo caso solo a dove mettevo i piedi giurai di aver visto il profilo di Will andare via, ma molto probabilmente mi stavo sbagliando.

Una volta dentro il bagno notai che dai rubinetti gocciolavano dei residui di acqua colorata e la vasca rettangolare era già riempita di schiuma. Non frequentavo spesso quella stanza, per paura di essere vista o di incontrare qualcuno dentro, ma credevo che il tutto si sviluppasse solo una volta azionato l'acqua. Evidentemente mi sbagliavo, era così sempre, dunque decisi di spogliarmi e presi un asciugamano, avvolgendo il corpo. Mi avvicinai piano alla vasca e immersi un piede per sentire l'acqua. – E' calda. – sussurrò una voce maschile. Sospirai, spaventata, e ritrassi la gamba. Dominic si stava avvicinando, sommerso dalla schiuma. – Che cosa ci fai tu qui? – domandai con voce ferma, anche se quello che sentivo nello stomaco non lo era. – Un bagno, direi. – mi rispose senza sarcasmo ad un'affermazione che lo necessitava. Lo guardai un attimo, poi annuii e me ne andai. – Rimani, ti prego. – mi supplicò il ragazzo. Io restai di spalle, ma mi meravigliai. Da una parte volevo andarmene, ma dall'altra volevo la sua presenza. Fissai il pavimento, tenendomi stretta l'asciugamano e passarono quelli che per me parvero minuti. Poi qualcosa nel mio corpo scattò e mi voltai, lentamente. Ritornai a bordo vasca e guardai di nuovo un Dominic speranzoso. – Voltati. – gli ordinai. Lui esitò, ma poi si girò e io ebbi tutto il tempo di togliermi il telo e immergermi nell'acqua. Era così piacevole che chiusi gli occhi e sorrisi. Sentivo la schiuma solleticarmi le clavicole e un nuovo calore avvicinarsi. Sherwood mi stava guardando. Aprii gli occhi e lo ritrovai a pochi centimetri dal mio viso. Indietreggiai e spostai l'acqua con la mano nella sua direzione, come per allontanarmi di più. – Vuoi ancora tenermi il broncio? – mi chiese, ma io non risposi. Mi limitai a incrociare le braccia e a espirare rumorosamente. Tutto quello non aveva senso ormai, ma l'orgoglio mi bloccava. – Capisco, sei una ragazza difficile. – quel commento mi fece imbestialire di più. – Ma non così tanto, dato che sei ancora qui con me. – in un certo senso aveva ragione e ciò mi spinse ad odiarlo di più, ma mi resi conto che in quel modo non sarei andata da nessuna parte. Così decisi di fare la furba, mi sarei anche scusata, ma avrei riservato rancore, non dimentico certi fatti. Mi armai di tutta la credibilità possibile e mormorai: – Mi dispiace. – chiudendo gli occhi e abbassando la testa. Sembrava così reale che anche la sirena sulla vetrata smise di toccarsi i capelli. Dominic dava l'impressione di essere a disagio: si mosse piano verso di me e delicatamente posò un braccio attorno alle mie spalle. Era così caldo che il contatto mi fece rabbrividire, nonostante l'acqua. Probabilmente se ne accorse, perché mi strinse di più e a quel punto potei benissimo appoggiare la mia testa sul suo petto. Potei o dovetti? Non feci niente, o forse non volli. Era così difficile pensare in quella situazione, così smisi di farlo. Decisi di appoggiarmi e lui sembrò apprezzare la cosa. Sciolsi le braccia per stenderle lungo i fianchi e niente di più. Quel silenzio creatosi si rivelò troppo imbarazzante. – Ho visto Will, prima. – dissi la prima cosa che mi saltò per la testa, senza giudicare se fosse stata idonea alla situazione o meno. – Sì, - confermò Dom – è venuto per informarmi di una novità. – aggiunse semplicemente. Non avevo voglia di fare domande, ma se ciò avesse voluto dire ritornare al mutismo invadente no grazie. – E quale sarebbe la novità? – domandai, quindi, invece di sorbirmi il suo silenzioso contatto.

– Lo vedrai domani. – e con una leggera spinta mi posizionò davanti a lui. Mi accarezzò i capelli e cercò di avvicinarmi a lui.

– Ma domani c'è la corsa con i draghi. – dissi velocemente, così da fermarlo. Lui mi sorrise e annuì, passandomi una mano sulla guancia. I suoi occhi magnetici erano troppo vicini, mi ricordai di quando mi disse che a furia di guardarlo lo stavo consumando. Feci caso solo in quel momento di avere la bocca aperta e, ancora una volta, Dom aveva fatto centro, non riuscivo a far valere il mio carattere forte. La distanza tra i nostri corpi era sufficiente da non sfiorarci nemmeno, ma realizzai troppo tardi di essere stata presa per le cosce e sollevata, fino a sentire il mio corpo quasi completamente sul suo. Sussultai e diventai rossissima. Mi sentivo il fiatone e il cuore accelerare sempre di più. D'istinto mi aggrappai alle sue spalle, umide e forti; i suoi muscoli erano ben delineati La schiuma sulla nostra pelle falsificava leggermente il contatto, ma non le sue labbra sulle mie, impazienti dopo tutto quel tempo. La mia rabbia nei suoi confronti cominciò a dissolversi, un po' come tutto in quel momento.

Silente, la mattina seguente, ci accolse davanti alla Foresta Proibita. Tutti noi eravamo seduti su alte tribune interamente costruite con la magia. – Come accordato ieri sera, ora verranno estratti i nomi dei partecipanti. – annunciò con l'incantesimo Sonorus. Il signor Gazza portò quello che sembrava un vecchio calderone fumante. Silente agitò la bacchetta e un pezzo di pergamena volò fuori dal suo interno. – Harry Potter. – annunciò e si alzò subito un boato tra i Grifondoro. Io e Lilith emettemmo un verso che esprimeva tutto il notro disgusto – Prevedibile. – commentammo poi insieme. Lo Sfregiato si sarebbe messo un'altra volta in mostra, che novità.

– Alexia Stark. – quella volta fummo noi di Serpeverde a gioire, ovviamente avremmo vinto sicuro con lei che, con il drago, ci è cresciuta. Le fecimo l'occhiolino mentre scendeva i gradini e andava a posizionarsi di fianco a Silente.

– Fabian Green. – un Tassorosso con una peste bubbonica esplosa in viso si fece avanti, rivelando poi di essere molto più alto del previsto, portava un grosso paio di occhiali neri e i suoi capelli erano tutti scompigliati da fare invidia a Potter. Uno sfigato di quel calibro avrebbe sicuramente mangiato la cacca di Khal.

– Arielle Deaver. – per la Casa Corvonero si alzò una ragazza bionda e con un fisico d'atleta. Più che a cavalcarli i draghi questa sembrava li ammazzasse. Come minimo avrebbe anche sputato fuoco al posto della creatura, la quale, se intimorita, sarebbe scappata via.

– E ora un annuncio. – continuò Silente. Dominic, di fianco a me, mi tirò una gomitata e lo guardai stranita. Non avevamo più parlato dopo l'episodio della vasca, eccetto quando mi prese in giro per le mie scarpe. In realtà era un complimento, ma non lo presi sul serio. Anche a colazione mantenne un basso profilo, accennai a Lilith qualcosa, ma non volevo dare troppo nell'occhio, così rimandai la conversazione. – Accogliamo con calore un ospite speciale, il nostro giocatore da Durmstrang, Joseph Morgan. – Dominic fu l'unico ad applaudire, eccetto una persona nascosta in fondo, Will. La novità che si erano detti era questa? Accompagnato da Igor c'era il terzo ragazzo scandinavo, vestito però con una divisa marrone. Aveva i capelli castano chiaro, molto corti, e gli occhi celesti. Una barba incolta gli circondava le guance e le labbra carnose piegate in un sorriso. La sua mano era alta per salutarci. Notammo Alexia rimanere di stucco. Guardai di nuovo Dom, il quale mi fece l'occhiolino.

– E quello chi è? – quasi urlai, ma non diedi nell'occhio, siccome si era già creato un brusio assordante.

– Che cosa c'entra? – chiese Lilith, anche lei non era d'accordo con quella decisione. Nonostante tutto, Alexia mantenne un atteggiamento da soldato, eretta bene e seriosa. O forse era imbambolata, qualcosa non andava. D'un tratto però si mosse e si rivolse a Silente: – Non poteva gareggiare il signor Sherwood o il signor Tudor? –

– Temo di no, per via della loro punizione sono esentati dalla gara. Questa mattina è stato inviato un gufo a Durmstrang e il signor Morgan si è gentilmente offerto di farne parte. Ovviamente è un gesto di rispetto nei confronti dei nostri ospiti, non andrebbero esclusi. – Silente stava diventando pazzo, la vecchiaia si stava facendo sentire. – Ha scambiato questa Scuola per un Hotel? – commentai con Lilith.

– Ciò che vi verrà chiesto di fare – continuò il preside – è un percorso che richiede forza, agilità, velocità, impegno e sangue freddo. Inizierete la prima prova entrando nella Foresta e cercando tramite indizi il vostro drago. Buona fortuna. – concluse. I quattro concorrenti entrarono e dopo qualche metro sparirono dalla nostra visuale.

Alexia non aveva bisogno delle pergamene sparse sugli alberi con scritto le direzioni. Sapeva perfettamente dove trovare il suo Khal, nel posto dove lo aveva lasciato. – Attenta a non perderti, la Foresta è un luogo pericoloso. – una voce maschile e suadente le entrò nelle orecchie così all'improvviso che si spaventò, sussultando e tirando fuori velocemente la bacchetta. Si girò di scatto e la puntò all'altezza del viso di Joseph, il quale la guardava sorridendo. Lei se ne accorse e decise di ignorarlo, avanzando con falcate pesanti nella direzione del suo drago. – Stammi alla larga. – ma non ricevette risposta. Quando si girò per controllare il ragazzo era sparito. Dopo diversi minuti vide Khal, ingabbiato e incatenato, circondato dai Prefetti. – Khal! – urlò, ma la bestiolina non riuscì a liberarsi, nonostante si fosse dimenata. – Lasciatelo andare! Come gareggerò? – estrasse di nuovo la bacchetta per puntarla verso Ernie MacMillan e Hannah Abbott. – Rilassati, serpe, non gli faremo niente. – una Granger troppo soddisfatta avanzò verso lei. – Non gareggerai con lui. – sentenziò. Alexia iniziò a irritarsi, aveva un incantesimo ben preciso sulla punta della lingua, ma non poteva permettersi di fare sciocchezze. Aveva appena smentito il Profeta e c'erano troppi testimoni. Ucciderli tutti significava dare la colpa a Khal e con ciò sarebbe stato soppresso. Mantenne i nervi saldi e si fece furba. – D'accordo. – ritirò la bacchetta. – Andrò a cercare l'altro drago. – nel dirlo spalancò gli occhi più del dovuto e scosse la testa. Roger Davies e Penelope Clearwater erano ancora in guardia, così come Weasley. Naturalmente Draco e Pansy non c'erano. Cambiò direzione, si infiltrò di più nella foresta, quando sentì un ruggito. Aveva perso già troppo tempo con gli altri, quindi si mise a correre e, insieme a un ragazzo molto più grande di lei, trovò un drago momentaneamente incantato e legato solo con un collare, mentre sul dorso teneva un sellino di cuoio e la bandiera dei Serpeverde pendeva da entrambi i lati. – Congratulazioni. – fece il ragazzo e le consegnò il drago, era un Petardo Cinese. Alexia lo prese con sicurezza e mormorò qualcosa in una lingua strana. L'animale camminò senza fare storie di fianco a lei, fino a ritornare al punto di partenza.

Ad aspettarla c'erano già Joseph e Potter, ovviamente. Il primo aveva un Nero delle Ebridi, con la bandiera marrone e lo stemma di Durmstrang, mentre il secondo un Lungocorno Rumeno, ovviamente caratterizzato dallo stemma bordeaux di Grifondoro. Qualcosa diede subito nell'occhio, io e Lilith sapevamo benissimo che quello non era Khal e guardammo Alexia con incomprensione, mentre la indicavamo con enfasi. Non potevamo dire nulla o sarebbe risultato sospetto, ma notammo che anche la Stark ci stava fissando, disperatamente. Non disse nulla, indicò semplicemente con la testa la Foresta e labiava qualcosa. Cosa? Corrucciai la fronte. Non ci capisco niente. Ci alzammo addirittura in piedi per osservare meglio, guardammo verso l'orizzonte, dove voleva indicare, ma era impossibile decifrare la sua richiesta. – Il suo drago è dentro, intrappolato. – guardai Dominic che aveva appena parlato.

– E come lo sai? – Lilith si meravigliò per un istante. – Sei un Legilimen? – osservò dopo, sbiancando. Io mi paralizzai all'istante. Se fosse stato vero e avesse letto tutti i miei pensieri mi sarei buttata dalla Torre di Astronomia per la vergogna. I brividi presero il sopravvento, iniziavo ad avere paura della risposta.

– Vi conviene sbrigarvi, sembra una faccenda seria. – rispose invece, continuando a guardare lo stato allarmato di Alexia. Lilith stava già percorrendo i gradini, sommersa dalle urla dei compagni che applaudivano ai draghi. Nel frattempo era già arrivata la Deaver con un Grugnocorto Svedese.

– Lo sei davvero? – chiesi invece, ancora lì, immobile. Lui guardò per terra, senza rispondermi. – Per l'amor di Salazar, mi vuoi rispondere!? – urlai e a quel punto mi guardò, con la bocca serrata. Fece un gesto, un cenno impercettibile, ma che valeva come affermazione. Spalancai gli occhi e scappai di corsa, raggiunsi Lilith dietro la tribuna, ma non ebbi nemmeno il tempo di parlare che disse: – Il mantello dell'invisibilità! – e corremmo fino al castello, io ancora in uno stato di shock. In men che non si dica eravamo già di ritorno, era bastato un Incantesimo di Appello e il mantello ci avvolse le mani. Una volta infilato prendemmo il sentiero più lontano dalla capanna di Hagrid, evitando di fare rumore e spostamenti vari. – Dove sarà? – mi chiese Lilith, ma io invece di guardare la strada fissavo il terreno. – Ehi! – mi diede una spinta, mi stavo allontanando troppo dal nascondiglio, facendole infilare un tacco tra due radici. – Non lo so, – risposi, risvegliandomi dallo stato di trance – con la testa indicava di qua. – e continuai a camminare nella direzione in cui ero inclinata.

– Stai bene? – mi domandò con le sopracciglia inarcate. Io non seppi cosa rispondere, stavo bene, non stavo male, ero scioccata, ma di più rimbambita. – Quante figure di merda. – dissi in tono piatto. Mi sentivo idiota in verità, tutti quei commenti personali e, a volte, invadenti e imbarazzanti. – Ohw. – fece Lilith che aveva già capito tutto.

– Devo diventare un'Occlumante. – decisi, ritrovatami spaesata tra i miei pensieri. – Assolutamente. –

– Oppure eviti di fare pensieri strani su di lui. – mi suggerì. – A proposito, che avete combinato nel bagno dei Prefetti? – mi ero dimenticata di andare avanti con la storia, non intendevo far fraintendere niente. – Come se tu i pensieri strani non li facessi. – mi difesi e notai che la sua espressione cambiò in una colpevole. – Comunque non è successo nulla, dopo il bacio sono ritornata con i piedi per terra, dicendo che era tardi e volevo dormire. L'ho lasciato solo nella vasca e anche lì ho commentato il suo corpo nella mente, forse è per questo che non si è offeso. – ripensare al mio piano di serbare rancore mi fece capire che ormai era andato in fumo. – Che disagio! – sbuffai. Ci concentrammo di nuovo sul drago, non sentivamo rumori, ma mormorii. Realizzando che i draghi non parlavano, avanzammo piano, sempre sotto il mantello, e ci nascondemmo tra gli alberi.

– Non aveva detto che loro erano lì! – bisbigliò Lilith. I Prefetti circondavano Khal, tranquillo nella sua gabbia, mentre chiacchieravano tra loro. Tirai fuori la bacchetta. – La Granger è mia. – dichiarò la mia amica, con uno sguardo furente. Sorrisi e con un incantesimo non verbale Schiantai Weasley, che fece uno strano ululato lamentoso. Per poco non scoppiammo a ridere, facendo saltare la copertura. Improvvisamente tutti si misero all'erta, con la bacchetta alta e lo sguardo furtivo, ma tutto ciò che vedevano era la natura. La Granger tentò di reinnervare il suo ragazzo, ma venne colpita alle spalle da Lilith e cadde sopra di lui. Con gli altri fu un giochetto, attaccavamo in direzioni diverse e contemporaneamente. Scariche e flash rosa scuro sfavillavano dalla punta delle nostre bacchette, finendo per atterrare tutti. Ci levammo il mantello per farci riconoscere da Khal. Non era un bel piacere rivederlo. Ci avvicinammo piano, senza dare in escandescenza e con un Incantesimo di Levitazione sollevammo la gabbia. Era così pesante che ci vollero minuti. Intanto sentimmo qualche boato provenire da fuori, la gara stava andando avanti. – Forza Khal, esci di lì. – lo sollecitai.

– Visto Granger? – Lilith osservò il suo corpo inerme su Weasley – E' LeviOsa, non LeviosA'. – e a quel punto, finalmente, potemmo ridere tranquillamente. Visto che Khal non si muoveva, lo presi per le catene e tirai leggermente, anche se con la sua statura non significava niente. – Serve quella lingua strana, quella che usa Alexia! – mi lamentai, ma non appena il drago sentì il nome della sua padrona si alzò e si posizionò di fianco a noi. – Andiamo da Alexia. – gli disse Lilith, che lo prese per l'altra catena.

Nel frattempo si stava svolgendo la seconda prova. Silente aveva portato i cinque gareggianti davanti al campo di Quidditch. – In questa sfida misurerete la forza e la precisione del vostro drago. All'interno del campo troverete quattro mucchi per ogni squadra, il contenuto è vario e un incantesimo ha rafforzato il loro peso iniziale di qualche tonnellata. Più oggetti riuscirete a portare al di fuori più punti avrete, il maggior numero di punti significa vittoria. Avete mezz'ora, cominciate. – Alexia non perse tempo questa volta e cavalcò il suo drago. Gli ordinò di volare e il drago la ubbidì, ma non solo: pure Joseph e Potter la stavano raggiungendo. Si precipitò nel campo e notò subito un mucchietto di oggetti delimitati dalla bandiera verde. Prendili. Il Petardo Cinese aggrappò ai suoi artigli un tronco spaccato, ma il peso non gli permetteva di volare bene. Coraggio, datti la spinta. Il drago fece un piccolo ruggito e scosse la testa. I suoi occhi erano spalancati, ma smise di agitarsi e toccò terra. Bravo, così. Si piegò sulle ginocchia e allargò le ali in tutta la loro grandezza, aspettò il segnale di Alexia e, dopodiché, spiccò in volo. A fatica si alzò più di prima, arrivando oltre il limitare del campo e lasciando cadere il mezzo albero. Il tonfo non si sentì per via dell'Incantesimo Gommosus. Tornò indietro per raccogliere una sedia ribaltata e scheggiata. Con lo stesso principio la portò fuori. Più veloce. Più il tempo passava più il Petardo aumentava di ritmo e divenne leggermente più veloce degli altri. Allo scadere del tempo Silente contò i singoli oggetti per ogni squadra, facendoli Evanescere man mano. Il Tassorosso totalizzò il punteggio più basso di soli quattro oggetti; la Corvonero si piazzò al quarto posto, con sette oggetti; Potter, al terzo posto, recuperò dieci oggetti; Joseph arrivò secondo con undici, mentre Alexia venne confermata vincitrice con dodici. – Complimenti Serpeverde, complimenti. – noi arrivammo in tempo per le premiazioni. Lasciammo Khal all'entrata della Foresta, mentre corremmo sulle tribune, dovevamo aspettare il momento migliore per scambiarlo. – C'è ancora tempo per rimontare, non preoccupatevi. – continuò il preside e portò tutti e cinque, con i rispettivi draghi sulla riva nel Lago Nero. Alexia era molto soddisfatta e si esibì mentre percorreva il tragitto, lanciando occhiate disprezzanti al resto del gruppo, in particolare a Joseph. Noi l'applaudimmo, facendo spaventare Nott e Goyle, che non ci avevano viste arrivare. – Dove siete state? – chiese Pansy che, per fortuna, non faceva bene il suo lavoro da Prefetto. – In bagno. – risposi e nascosi meglio il mantello dentro la divisa.

– Il vostro compito – annunciò Silente – sarà attraversare il Lago Nero, stando attenti ai piccoli inconvenienti, vale a dire ostacoli, che incontrerete. Si tratta di una prova di agilità nello schivarli, al mio via. – il preside fece partire la gara e Alexia si chiese a che cosa si stava riferendo. Più o meno tutti e cinque tenevano lo stesso ritmo e velocità, non molto avanzati per precauzione, finchè un enorme masso fuoriuscì dall'acqua, improvvisamente, sbarrando loro la strada. Alexia urlò e il drago si ritrasse. – La Piovra Gigante. – realizzò e poi guardò verso il fondale. – Dopo tutto il tempo passato insieme! – ma un altro macigno sbucò dal nulla, facendo indietreggiare il Petardo ancora di più. Diamoci una mossa. Prese a volare, più in alto degli altri, sperando che niente la colpisse. Ma si sbagliava, i massi successivi superarono addirittura il drago, creando una pioggia di meteoriti. Il Tassorosso fece in tempo a schivarne uno che l'altro lo colpì, facendo cadere lui e il suo drago in acqua. Ciò voleva dire che era stato eliminato. Alexia non si perse d'animo e ordinò al drago di volare a zig zag, esperimento che tentarono anche Potter e Deaver. I macigni giganti iniziarono ad aumentare, finendo per creare, a volte, una barriera a mezz'aria. Alexia fu abbastanza agile da tuffarsi sopra, ma non la Corvonero, che li prese in pieno. La Stark rise di gusto, notando quanti incapaci si erano iscritti. Si guardò attentamente in torno, valutando la distanza degli altri due avversari. Potter era dietro di lei, alle prese con la pioggia di sassi, mentre il ragazzo di Durmstrang non c'era. – Non gli permetterò di vincere. – Più veloce. E il drago ubbidì, lasciando lo Sfregiato metri indietro, inabile di far valere la sua supremazia sull'animale. Poco dopo lo vide, quasi arrivato alla spiaggia opposta. Joseph schivava senza una minima difficoltà tutti i massi che si presentavano davanti. Dava l'impressione di essere come in un videogioco babbano, sembrava manipolato da qualcun altro che conosceva già le mosse. Alexia lo raggiunse approfittando dei pochi secondi di piazza pulita, ma, proprio mentre erano fianco a fianco, un masso la colpì da sotto, sparando il drago metri più in alto. Joseph atterrò per primo, vincendo così la gara di agilità.

Sentimmo Dominic fischiare e Will, insieme a Igor, applaudire selvaggiamente. Karkaroff addirittura rideva, mostrando quello spettacolo disgustoso dei suoi denti. – Niente panico, manca ancora una gara. – osservai e in base alla facoltà avremmo portato Khal da Alexia. I concorrenti, riportati dalla nostra parte di riva, asciugati chi doveva essere asciugato e applaudito chi doveva essere applaudito, si librarono in volo. – Al momento, in testa sono a pari merito la signorina Stark di Serpeverde e il signor Morgan di Durmstrang. Questa ultima prova confermerà il vincitore che riceverà una somma di 1֗000 galeoni. – Silente, ormai affezionatosi al ruolo di cronista, annunciò le regole per il percorso finale. – Testerete la velocità del vostro drago effettuando tre giri in torno al castello. Non troverete ostacoli artificiali se non voi stessi, ma rammento che l'uso scorretto della magia è classificata come penalità. – un lampo di genio colpì sia me che Lilith. Avremmo fatto lo scambio dei draghi nel momento in cui nessuno avrebbe potuto vederli. Ci alzammo di scatto, farfugliando qualcosa sul bagno e ritornammo dove avevamo piazzato Khal. Era stato buono buono tutto il tempo, l'addestratrice aveva fatto un ottimo lavoro. Lo prendemmo per le catene e gli facemmo fare il giro opposto.

La gara era già iniziata, in testa c'erano sempre Alexia, Quello Strano e la Cicatrice Ambulante. Ognuno di loro tentò di seminare l'altro andando a fare gli slalom tra le torri, accorciando lo spazio del percorso, ma allungando quello tra di loro. Noi aspettammo sul prato, completamente coperto di brina, dove in primavera sbocciavano fiori gialli e viola. Sentimmo un rumore, lo sbattere d'ali e delle tegole rotte. Alzammo gli occhi al cielo e vidimo il Petardo Cinese battersi con il Nero delle Ebridi. Khal cominciò a ruggire nel vedere la sua padrona in pericolo. Tentò di alzarsi in volo, ma cercammo di bloccarlo piantando le catene nel suolo. Opponeva troppa resistenza che ci fece cadere a terra, facendo finire le nostre bacchette lontano da noi. – No, non adesso! – le riafferrammo, utilizzando più incantesimi possibili per bloccarlo o richiamarlo a noi, ma Alexia aveva potenziato tutto di lui, neanche gli Schiantesimi funzionavano. Ad un certo punto si girò verso di noi, spalancando le fauci come per incendiarci, ma non lo fece. Solo l'ordine della Stark lo avrebbe permesso, ma ciò significava comunque che lo stavamo infastidendo. – Ti prego, aspetta ancora un giro! – ma Khal non capiva. Durante il secondo giro di gara, Joseph era in testa, seguito da Alexia e più in fondo c'era Potter. Alexia era così stufa di essere seguita che tirò fuori la bacchetta e la puntò indietro. – Flipendo! – usare incantesimi potenti le avrebbe fatto perdere la corsa, ma nulla evitava al drago di farsi un bel balletto. Dopo un guadagno importantissimo di terreno puntò la bacchetta anche sul drago di Joseph, ma un verso la fece distrarre. – Khal... – guardò in basso e ci vide, intente a chiamarlo per farlo tornare giù. Era quasi sulla torre, quando Alexia stabilì un contatto visivo con lui. Torna giù e aspettami di vedermi una seconda volta, solo allora ti avvicinerai a me. Esauste, ma grate, ritirammo la bacchetta e sospirammo. – Andate sulle tribune, non fatemi perdere tempo. – constatando che il drago era buono e zitto come prima corremmo di nuovo dall'altra parte del castello, desiderando a più non posso una scopa. Riprendemmo fiato, mettendo a posto la divisa e i capelli tutti arruffati, per poi salire in cima come se niente fosse. – C'era coda. – ci giustificammo ad uno sguardo indiscreto di Draco. Lui sapeva di Khal, non capivamo il motivo di tanta scortesia. Chiunque avesse letto il giornale lo sapeva, infatti i Prefetti erano subito corsi a ingabbiarlo. Che spioni. Pensai e pregai che Dom si fosse fatto i fattaci suoi. Aspettammo che Alexia tornasse per la seconda volta e la vidimo passare dopo Joseph, seguita da Potter. Gli altri due concorrenti erano così lenti da essere a meno un giro, non sapevano proprio come muovere i draghi, per fortuna erano già stati addestrati prima. Ecco il giro che aspettammo, a metà strada Alexia avrebbe scambiato il drago senza dare nell'occhio e avrebbe rimontato come un non nulla. Infatti Khal la stava aspettando, aveva sentito l'altro drago avvicinarsi e quando li vide andò loro in contro. Alexia fu felice di vederlo e fecero fianco a fianco un rettilineo per poi, durante il vuoto del Viadotto, lanciarsi sulle spalle di Khal, lasciando libero il Petardo. Andiamo a vincere. Khal si tuffò a razzo dentro la struttura di pietra, in un vortice stretto e lungo, e quando fu di nuovo nel vuoto volò in picchiata, facendo urlare Alexia di adrenalina. Il loro legame era molto più forte, infatti ci misero pochi secondi a raggiungere Joseph, ormai arrivato alle tribune. Alexia si appiattì sul suo drago e così fece lui con l'atmosfera e la velocità aumentò, superando il Nero delle Ebridi e lasciando tutti gli studenti a bocca aperta. – Ho vinto! – urlò a tutto il Mondo Magico e abbracciò il suo Ungaro Spinato. Noi di Serpeverde saltammo dalla gioia e per il nostro lavoro ben fatto, sentì che il merito era anche mio e di Lilith. – Un momento! – urlò una voce che speravamo di aver messo a tacere. Una Granger con la faccia sporca di terra si avvicinò, insieme agli altri Prefetti.

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