Capitolo 32 Strani Presagi

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– Siamo stati aggrediti nella Foresta. – rivelò la Granger – E l'Ungaro Spinato è stato liberato! – io e Lilith alzammo gli occhi al cielo, non riuscimmo a non sghignazzare guardando lo stato in cui erano conciati. Silente guardò il drago di Alexia, chiaramente diverso dal Petardo Cinese, senza sellino e stemma. Dopodiché ispezionò la tribuna e noi tornammo serie, quasi indignate. – Perché quelle facce, voi eravate in bagno, no? – Will si appostò di fianco a Lilith. In pochi secondi ci ritrovammo in mezzo a due Durmstrang, uno dei quali leggeva nella mente. Il mio unico pensiero in quel momento era: "libera la mente, non pensare a niente, eri in bagno con lei." Ma divenne difficile con quella soggezione addosso. Se avessi voluto diventare un'Occlumante mi sarei dovuta impegnare di più.

– Chi è stato, signorina Granger? – le chiese Silente. Lei si voltò palesemente verso di noi, ma non aveva prove e, finchè non ce ne fosse stata una contraria, il mantello dell'invisibilità era nel baule di Potter.

– Non lo so, signore. – ma ci rivolse comunque uno sguardo in cagnesco. Mai una volta che qualcuno non sospettasse di noi, ma, come ho sempre detto, nessuno ci beccava mai. Tranne una volta, dannato Piton. Che, al momento, stava fissando Khal con interesse. – Propongo, signor Preside, di lasciar cadere i fatti e agire diversamente. – che intenzioni aveva questa volta? Ma non disse nient'altro e Silente sembrò acconsentire. – Per la grave aggressione e l'uso di un drago non inerente, dichiaro non valido il traguardo della signorina Stark. Per tanto il vincitore è il signor Joseph Morgan. – Alexia diventò furiosa, mentre grida di approvazione si estendevano in tutte le altre tre Case. La nostra era profondamente ferita e offesa. – Piccola, sporca Mezzosangue...– la Stark si stava già tirando su le maniche del mantello per andare a colpire la Granger, ma, nel momento esatto in cui io e Lilith ci stavamo alzando per impedirlo, Joseph come un fulmine la bloccò per le braccia, immobilizzandola. La scena fu così veloce che tutti noi ci spaventammo rimanendo a bocca aperta. Alexia, ancora incapacitata di quanto accaduto, si girò cautamente, osservando Morgan negli occhi. Vide il suo riflesso nel loro interno e rimase estasiata. Un qualcosa di inspiegabile le suscitava calma e, d'un tratto, non volle più ammazzare la Granger. Anche se aveva già incrociato il suo sguardo nella Foresta non era stato così entusiasmante come in quel momento. Piano piano Joseph le lasciò andare le braccia e distolse gli occhi celesti dai suoi verdi. – Va tutto bene, Alex? – tra di loro era arrivato Niclas Gillies, lanciatosi per soccorrere la compagna, ma troppo tardi. Lei, obbligata a fissare altrove, tornò in sé. – Nic, - lo guardò, ma i suoi occhi dorati non le trasmettevano la stessa armonia. – sì, sto bene. – e ordinò al suo drago di ritornare nella Foresta.

Il rientro in Sala Grande fu particolarmente difficile: quasi tutte le ragazze rincorrevano Joseph per qualche strano motivo e si appostavano in gruppi per spiarlo e spettegolare; i ragazzi, invece, chiesero maggiori spiegazioni ai Prefetti, ancora ignari della nostra visita, e sperperavano commenti riguardo Khal. Quanto a noi, sedute al nostro tavolo, discutevamo animatamente con i tre ragazzi di Durmstrang: – Ci invaderete la scuola! – sbottai contro Dominic, come se tutta la colpa fosse sua. Avevo ancora il desiderio di mandarlo a fanculo, ma continuavo ad essere combattuta, soprattutto quando mi regalava quel suo sguardo da cattivo ragazzo.

– Non a tutte dispiacerebbe. – obiettò e spostò gli occhi sulla Stark. Era la prima volta che si sedeva con noi, così come Tudor, eccetto il suo primo giorno. Più volte alternava lo sguardo dalle labbra agli occhi di Joseph, così pieni di espressione, così vivi e luminosi che il suo desiderio di avvicinarsi a lui sembrava molto forte.

– Alexia? – la chiamò Lilith, fissandola con un mezzo sorriso e un'alzata di sopracciglia.

La rossa parve svegliarsi da quel suo stato di trance e prese a guardarsi intorno, sempre con quell'espressione imbambolata. – Sì? – Salazar, ricordava me quando guardavo... Dominic alzò gli angoli della bocca, non accennando a spostare gli occhi dal suo piatto, io mi immobilizzai. Dovevo smetterla di pensarlo.

– Niente. – concluse Lilith, alzando le spalle, mantenendo il viso corrugato in un ghigno, abbastanza malefico.

Il pomeriggio seguente, per la prima volta, io e Lilith realizzammo che la fine del primo trimestre stava giungendo al termine e non avevamo ancora esercitato nessun incantesimo richiesto ai M.A.G.O. – Prima tu. – dichiarò Lilith, facendo un respiro profondo. Il pianerottolo esterno della Torre dell'Orologio era minacciato da grossi nuvoloni neri, avrebbe potuto piovere in qualsiasi momento, ma per quel genere di magia occorreva uno spazio ampio e isolato. Decidemmo di iniziare con Trasfigurazione, più precisamente quella umana. L'idea di diventare animali non ci affascinava particolarmente, ma avevamo bisogno di sperimentare. Una volta padronati gli effetti non restava altro che trasformare la scuola in uno zoo, a piacimento.

La mia bacchetta era salda nella mia mano, bastò un leggero movimento di polso e Lilith sparì, diventando una volpe a disagio. – Wow. – commentai, ero riuscita al primo colpo e l'animale sembrava stesse bene. Infatti, prese a girare e ad annusare, finchè non emise un ringhio sonoro, come a significare tristezza. Ondeggiai ancora una volta la bacchetta e Lilith si alzò in piedi, tutt'altro che triste. – Merlino, che odore! – si lamentò, pulendosi il maglione e la gonna dallo sporco. – Di che cosa? – chiesi titubante, aspettandomi qualcosa simile agli Elfi Domestici in via di putrefazione. L'espressione di Lilith restò schifata, ma nel frattempo aveva tirato fuori la bacchetta. – Dimmelo tu! – e la roteò verso di me, nel frattempo avevo preso aria nei polmoni. D'un tratto tutto mi sembrò più grande del solito, sbattei gli occhi, poi mi alzai sulle zampe e raggiunsi quasi il gomito di Lilith. La vidi compiaciuta e avanzai verso la fontana, circondando il gazebo. Mi sollevai sulle zampe posteriori, con leggera fatica, appoggiandomi al marmo. Fissai il mio riflesso nell'acqua. I miei occhi gialli si amplificarono, le fauci si spalancarono. Essere una leonessa non era poi così male, una volta superati il peso in eccesso e la sensazione di fame incontrollabile. Ma poi sentii qualcosa, i miei sensi amplificati mi fecero odorare una puzza nuova, l'odore della morte. Ringhiai, producendo un suono più feroce di quello della volpe. Un attimo prima stavo puntando verso una direzione, un attimo dopo mi ritrovai in ginocchio, da umana. Mi sollevai, spolverandomi. – Sentivo sangue e qualcosa di molto vecchio. – risposi a Lilith, che annuì. – Credo che venisse da là. – indicai da qualche parte oltre il giardino, tra la capanna di Hagrid e le serre. Piano le gocce di pioggia iniziarono a scendere e noi camminammo verso l'uscita dal retro per ripararci. – Non è prudente andare. – dissi, appoggiandomi alla parete rocciosa e osservando intorno.

– Ovviamente no, non sappiamo neanche da dove arriva, e poi – un lampo, seguito da un tuono, spaccò il cielo e la pioggia divenne più fitta – piove, non voglio tornare animale. – concordai perfettamente con il suo punto di vista, quindi restammo immobili, finchè non vidimo una figura salire dalle scale. – Quella è...? – Lilith indicò la ragazza; si cingeva le spalle per il freddo e portava la sciarpa fin sopra il mento.

– Pansy! – urlai e quando fu abbastanza vicina ci salutò a bassa voce. – Dove sei stata!? – le chiesi con uno sguardo di rimprovero. Lei mi guardò, impaurita, ma poi cambiò espressione, mostrandosi offesa.

– Stavo passeggiando, quando poi ha iniziato a piovere! – fece per andarsene, ma Lilith la bloccò tirandola da un braccio e facendola sussultare. – Con chi eri? Hai visto qualcuno? Sentito niente? – era seria nel formulare le domande, l'unica che provava angoscia era solo la Parkinson. – Sentito cosa!? – strillò e si riprese il braccio, lanciandosi oltre il collo il lembo lungo della sciarpa che era sceso. Il fiuto di un umano non avrebbe mai sentito quello strano odore, soprattutto quello di Pansy, già abbastanza svampita di suo. – Vattene. – le intimai, toccando la bacchetta con le dita e facendole capire che non l'avrebbe passata liscia.

– Siete così strane! – avanzò verso il castello, passando in mezzo a noi e urtandoci le spalle. Lilith lanciò un verso di stupore, mentre io lanciai un incantesimo che la colpì in pieno e la fece trasformare in una libellula.

– E quella ragazza dovrebbe avere grazia ed eleganza? – commentò sarcasticamente Lilith, una volta scoperto il Patronus di Pansy.

Rientrammo al castello. Nella Sala Grande molti studenti avevano occupato i loro tavoli per studiare, Serpeverde, come usanza, era vuoto. O quasi. Alexia si trovava lì, a parlare con Niclas. Con sollievo ci avvicinammo a passo spedito, dovevamo assolutamente raccontarle cosa avevamo odorato, probabilmente avrebbe potuto darci una spiegazione. Ma di colpo ci bloccammo. Loro due non erano da soli, Joseph era seduto di fianco alla Stark e, quando lei si sedette sulle sue gambe e lo baciò appassionatamente, noi restammo agghiacciate. Non solo, Niclas sembrò guardare la scena con disgusto e dopo poco se ne andò, sbattendo il libro che portava con sé. Ci voltammo solo per guardarlo uscire dalla porta, poi la nostra attenzione tornò su loro due. I quali continuavano a darci dentro. Io e Lilith ci fissammo, non sapendo esattamente cosa fare. Avanzammo lentamente, senza farci sentire, poi diedi un colpo forte al tavolo con la mano aperta e usai il braccio come leva per sedermici sopra.

– Allooora, vedo che avete già fatto amicizia. – cantilenò Lilith, mettendosi comoda anche lei. Alexia non appena ci sentì si stacco dalle labbra di Joseph e tornò alla realtà.

– Ragazze! – lo prendemmo come un saluto, ma le sue guance divennero rosse come i suoi capelli. Imbarazzata, si sedette sulla panca. Noi la guardammo con un sorrisetto che la diceva lunga, mentre le nostre gambe ondeggiavano. Poi gli occhi caddero sul viso di Joseph. C'era qualcosa di strano, il suo sguardo era impassibile, ma trasmetteva tantissime emozioni al contempo. Non come quello di Will, non come quello di Dom, questo era ancora più ipnotizzante, ancora più penetrante, avrebbe potuto fare il lavaggio del cervello a chiunque. Lo distolsi appena lo fece lui, permettendomi di tornare sul pianeta Terra. – Forza Ckicki, l'odore! – mi risvegliò la voce di Lilith. Biascicai un "sì" e le raggiunsi.

Non uscimmo dal castello, il cielo, come anticipato dal soffitto della Sala Grande, era in tempesta. L'animale protettore di Alexia si rivelò essere un lupo grigio, delle stesse dimensioni della mia leonessa. Agilmente scattò fuori dal porticato, sotto la pioggia, intenta a fiutare qualsiasi traccia. Quando rientrò e si scrollò come un cane – molti schizzi ci finirono addosso facendoci urlare – si sedette, dando il consenso di essere ritrasformata. – Puzzi di cane bagnato. – osservò Lilith, non ammirando la sua scelta di andare sotto l'acqua. Alexia le rivolse una smorfia, dopodiché ci guardò seria. – Ormai l'acqua deve aver ripulito, ma comunque sì, qualcuno è stato ucciso. –

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