Capitolo 35 Errori e Sviste

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Mi svegliai in una strana posizione, ero completamente avvinghiata attorno a qualcosa di morbido e caldo ed era una sensazione bellissima. Aprii lentamente gli occhi e quello che vidi fu il volto rilassato di Dominic che dormiva ancora. Mi sporsi un po' di più per baciargli una guancia e restai ad ammirarlo. Le sue labbra carnose erano semiaperte e il ciuffo ribelle sparso sul cuscino. La sua mascella leggermente squadrata era inclinata debolmente verso di me. Sorrisi e pensai alla sera precedente, probabilmente, senza l'effetto dell'alcol babbano, non avrei agito in questo modo, ma ero stanca di aspettare. Mi sollevai con il gomito, in questo modo potei osservare meglio la situazione: entrambi nudi, con solo un lenzuolo a coprirci, in una stanza completamente sconosciuta, a me.

Cercai di pettinarmi i capelli con le dita e di sistemare il trucco sbavato e, senza fare troppo rumore, cercai di sgattaiolare via. Fallii miseramente. Dom mi aveva afferrato la mano. – Il Paradiso ce lo siamo portati dietro. – mi disse in segno di saluto, con voce roca.

– Buongiorno anche a te. – risposi, scherzando. Lui sorrise e si tirò su. Si stiracchiò e cominciò a raccogliere i suoi vestiti, finiti per terra con il resto delle coperte. Io mi avvolsi di più nel lenzuolo e camminai verso un armadio in legno scuro. – Spero che Alexia abbia dei vestiti adatti a me. – lo aprii, ma vidi solo tuniche lunghe e nere, su una di esse era appesa una maschera argentata, decorata con delle linee oro. – Come non detto. – lo richiusi, rassegnata. Alexia, non avevo ancora dimenticato il suo gesto spregevole, in complotto con Joseph. Senza acorgermene strinsi forte le maniglie.

– Tutto bene? – mi girai e Sherwood era tutto spettinato, con addosso solo i pantaloni e le mani sui fianchi. Quei suoi bei fianchi... si mise a ridere e mi vergognai.

– Benissimo. – abbassai lo sguardo e afferrai il lenzuolo sulla scollatura. Non avrei avuto nulla da temere se mi fosse scappato un complimento, dopotutto. Si avvicinò, posando le mani sulle mie spalle e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

– Sì, hai ragione, sono bellissimo. – scoppiò a ridere, lasciandomi perplessa, ma divertita, cancellando l'imbarazzo precedente.

– No, io di più. – alzai il collo e chiusi gli occhi a fessura. Il signorino avrebbe potuto essere super egocentrico, ma lo sono sempre stata anche io.

– Come darti torto. – come farmi ritornare rossa. Ero completamente sotto il suo incantesimo mai pronunciato. E dopo pochi secondi a scrutarmi mi baciò la punta del naso, procurandomi brividi freddi.

Una volta costretto Dom a girarsi, rimisi il vestito nero con le paillettes, mentre lui si allacciava la divisa rossa. Dopodichè scendemmo nel salone, prima che qualcuno ci avesse dato per dispersi. La sala, a differenza di come l'avevamo lasciata, era tutta in ordine e la luce tenue del sole sbucava dall'enorme finestra che non mi resi conto ci fosse. Notai anche un enorme albero bianco con le decorazioni verdi e argento. Senza i flash colorati si vedeva molto meglio e quella casa avrebbe potuto definirsi veramente della Stark. Con mia felicità trovai Lilith, sul divano, a parlare con Will. Riluttante mi avvicinai, stava ridendo, com'era possibile? Mi accomodai accanto a lei, mentre Dom diede una pacca sulla spalla a Tudor. Erano tutte e due di buon umore. Tutti e quattro per l'esattezza.

– Come si è svolta la serata? – chiesi raggiante, forse un po' troppo.

– Voi due, piuttosto, dove siete spariti. – il ghigno non molto innocente di Lilith non porse una domada quanto un'affermazione. Io in risposta mi leccai il labbro e me lo morsi.

Lei buttò la testa all'indietro, sempre sorridendo. – Goyle si è ubriacato e ha vomitato per un po', che dilettante. Tiger e Draco lo hanno portato di sopra, lontano da noi e poi non l'ho più rivisto. – la sua voce si abbassò e capii che si stava riferendo a Malfoy. Will ingoiò sonoramente, mentre la fissava serio. – Tutti gli altri hanno continuato a giocare come dei bambini. – fece un'espressione inorridita e accavallò la gamba scoperta dallo spacco, cosa che piaque a Tudor.

– C'è stato un boato, cos'è successo? – chiaramente inerente allo sguardo che Dom mi lanciò, per ciò che stavamo facendo in quel momento preciso, gli feci cenno di stare zitto e lasciar parlare Lilith. Non avevo voglia di sentire una battutina per poi diventare un peperone. Mentre io facevo gesti e spalancavo gli occhi, lui rideva e sussurrò: – Come liquidi in fretta il nostro amore. – in modo che solo io lo sentissi e picchiai forte il cuscino.

– Hai sentito che ho detto? – Lilith stava ancora parlando e io non avevo capito niente, mi ero fatta distrarre, di nuovo. Presi il cuscino ancora sotto il mio pugno, lo misi in grembo, ci appoggiai il gomito e mi ressi il mento con la mano. Sorrisi innocente. – No. –

– Ripeto, ma stammi a sentire, perché io so cos'è successo. – parlava piano, in modo che potessi ascoltare bene. – Alexia e Joseph si sono baciati, davanti a tutti. – inspirai forte, con la bocca aperta. – Frena, ho detto che so cosa è successo! – quello spiacevole incontro nella camera infernale. Ribollivo di rabbia, aveva ottenuto ciò che voleva? Bene, anche io, Dom era mio. Non mi piaceva neanche Quello Strano, un Mangiamorte anche lui. – A proposito. – feci appunto. – E' come lei! – non dissi la parola, perché c'era anche Will e lui non sapeva niente. Ma Lilith capì e annuì, molte cose si spiegavano. A partire dal Patronus. Il Patronus... feci nun verso di stupore. Joseph avrebbe voluto impaurirmi, invece mi ha solo aiutata a capire meglio quella situazione. Il modo in cui Dominic fissò il simbolo e lo enunciò apertamente fece capire che anche lui era sorpreso. E io sapevo per certa che la Stark possedeva il lupo. Ha proprio perso la testa per me! Mi accorsi di aver esultato un po' troppo, realizzai dopo la facilità di come mi rendeva le cose: era sotto il mio totale controllo, avrei potuto giocare senza correre rischi, non ero più io la prenda. O quasi, ogni volta sentivo una sensazione strana allo stomaco, farfalle. Di colpo, sia Dom che Will si alzarono contemporaneamente. Io e Lilith guardammo loro stranite. Avevano un'espressione allarmata, solo Tudor pareva leggermente un fascio di nervi tesi. – Scusate, signorine. – disse quest'ultimo con voce bassa e fredda. – Abbiamo un impegno urgente con il professor Karkaroff. – si sforzò di sorridere e prese Dom, conducendolo in un'altra sala. Noi due ci guardammo, disorientate.

– Sei impazzito? – Will tentò di non urlare. – Hai fatto una cazzata, vuoi farci scoprire tutti? – si agitò, mettendosi le mani nei capelli e camminando avanti e indietro, davanti a Sherwood.

– Non so cosa mi sia preso, perdonami. – Dom scosse la testa, desolato.

– Lei non è Delphi! – i suoi occhi azzurri, limpidi, divennero come grigi, glaciali.

– Hai letto anche tu nella sua mente, pensa che Joseph sia un Mangiamorte. – cercò di restare calmo, guardando tutta la questione da un'altra prospettiva.

– Non far saltare la copertura! – parlava minacciosamente, con le labbra serrate.

– Credo che ci sia qualcosa di anomalo nel mio Patronus e credo l'abbia percepito anche lei. – invece di assicurarlo, l'amico si infuriò di più.

– Ce ne dobbiamo andare, all'istante! – sentenziò.

– Cos... no! Manteniamo il piano! Non possiamo lasciare che loro due... Draco... no. – cercava di gesticolare, più che parlare, consapevole che Will stesse capendo la gravità dei fatti.

– Dillo che lo fai per il nostro bene e non per lei. Io mi occuperò della Blackwood, tu pensa alla Blackheart. Se lei non arriverà ad odiarti ci penserò io. – puntò un dito contro Dom, il quale annuì in silenzio.

– Sono spariti. – Lilith e io, girovagando per la casa, tentammo di ritrovare i nostri cavalieri. Sbirciando tra le stanze recuperammo parte della nostra cerchia, moribonda e ancora in hangover. Fortunatamente per me, di Joeph e Alexia non c'era traccia, come di Dom e Will. – Ecco Draco. – notò Lilith, seduto sul bordo di una vasca incementata, di fianco agli scalini. Entrammo in bagno e lo vidimo tenersi la testa con le mani. – Che succede? – gli chiese.

– Sto bene, mi esplode la testa e ho male... al braccio, avrò sbattuto da qualche parte. – parlava piano, con tono sofferente. Sembrava come se nessuno avesse mai bevuto tanto alcol in vita loro.

– Ci conviene tornare a Hogwarts o a Londra, dove siamo esattamente? – chiese Lilith incuriosita. Noi tre eravamo arrivate con Khal, mentre gli altri con la Metropolvere. Avrei accettato anche io la seconda opzione, se le altre non avessero insistito troppo, dandomi della codarda – ovviamente la Stark – e mi ritrovai a piagnucolare un:"Non di nuovo". Quindi ci guidò lei, senza dirci nulla.

– Swindon. – Lilith fece per avvicinarsi e prendergli la mano, ma lui, con un riflesso incondizionato, la scartò via. – Lasciami stare. – e si alzò barcollando, dirigendosi altrove.

– Io non voglio più stare qui. – dichiarai non tanto più felice.

– Neanche io. – concordò Lilith, con il mio stesso tono di voce. Ci prendemmo per mano, smaterializzandoci nel nostro cottage, dove avremmo trascorso il resto delle vacanze.

Un altro anno era passato, ma le complicazioni non smettevano di esistere. Will era sparito di nuovo, cominciavo a pensare che la sua permanenza fosse finita o che lo avevano chiamato da Durmstrang. Infatti, anche Karkaroff non si vedeva più. Dominic si isolò, ma in modo netto. Quando qualcuno cerava di estirpargli qualche parola, lui si incupiva e rispondeva sgarbatamente, anche a noi. A lezione si distribuiva tra i primi banchi, lontano dalla cerchia. Draco, invece, sembrò aprrezzare questo comportamento, nonostante avessero fatto uno sforzo per piacersi, era destinato a finire, troppo pesante anche per fare finta. Ma io non stavo facendo finta, stavo persino soffrendo nel mio modo di fare. Neanche Lilith rimase particolarmente felice del loro improvviso distacco. Gli unici che parevano accontentarsi furono Joseph e Alexia, probabilmente coppia ufficiale. Erano loro due le mie ultime chance per capirci qualcosa? In nessun modo avrei chiesto aiuto a entrambi.

Me ne stavo nella Sala Comune, a guardare il Lago e tutto ciò che ne faceva parte, fuori dalla finestra. Lilith, seduta alle mie spalle, coccolava Artemis. Mi concentrai sugli abissi, scorgendo poi un tentacolo. La Piovra Gigante nuotava nei paraggi, sventolando i suoi arti con maestosità. Avrei tanto voluto mettermi il costume e mangiare dell'Algabranchia, ma poi ricordai che era Gennaio. Il fuoco, infatti, scoppiettava nel caminetto, riscaldando l'ambiente lugubre, ma confortevole. Sentimmo dei passi, qualcuno era entrato e stava scendendo le scale. Mi accorsi che sia Luna che Artemis mi giravano tra le gambe, conclusione che Lilith si era alzata. Quel gesto non prometteva niente di buono. Mi girai. Con tutti i Serpeverde della Scuola proprio i peggiori si fecero avanti. Alexia fece un passo verso di me, ma la fermai. – No! –

– Mi dispiace. – disse, bloccandosi.

– Ah, ti dispiace? – incrociai le braccia e il mio sguardo furioso cadde sull'altra persona e, piano piano, si ammorbidì. Tutto in me divenne meno aggressivo, scambiando la determinazione in delusione. – Tu cos'hai da dire? – chiesi a Sherwood con malinconia, ma senza darla a vedere.

– Niente. – rispose risoluto, senza un minimo sentimento visibile.

– Niente non è plausibile! – ma, mentre gli urlavo contro, lui mi grido sopra e la sua voce severa parve spezzarmi.

– Questo riguarda te e lei! Smettila di mettermi in mezzo! – mi puntava il dito contro, mentre il resto del suo corpo era tutto teso. Mi zittii. Lilith venne a sostenermi.

– Ipocrita! – gli strillò contro e tirò fuori la sua bacchetta, ma Alexia fu più veloce, la disarmò in un attimo. Così, io persi la pazienza e la Schiantai, dopodiché scagliai lampi rossi contro Dominic. Lui, preparato all'evento, si protesse con un Incantesimo Scudo, finendo solo per far raddoppiare la mia dose di scintille. Si scatenò uno scontro quel giorno, in cui io ero determinata a batterlo e lui si difendeva e basta, senza un minimo sforzo.

– Perché non combatti!? – gridai, tra movimenti serpentini della bacchetta.

– Non voglio farti del male. – ribattè piano, con tono impassibile, il quale sovrastava i rumori del duello.

– Avresti dovuto pensarci prima! – mi stavo stancando, non avevo più energie, tutte prosciugate a causa sua, ma non mi sarei mai arresa a lui, non di nuovo, non più.

– Ti sei solo illusa! – per un attimo smisi di scagliare maledizioni e fu quando proprio lui lo fece. Mi colpì con un lampo oro, facendomi sbattere contro la parete. Cercai di rialzarmi, ma le sue parole mi ferirono il doppio. – Ho ottenuto ciò che volevo da te, adesso è finita. – e, confidatomi ciò, se ne andò, con un'espressione indemoniata, tipica di Will, lasciandomi come uno straccio.

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