Capitolo 36 Aspetto un Patrono

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Non mangiai niente prima della lezione di Difesa, me ne sarei stata in Infermeria tutto il tempo, ovvero dove mi trovavo in quel momento, piuttosto che affrontare la vita. Ero sdraiata sul lettino, con Lilith seduta sul materasso, che mi rimproverava di alzare il culo. – Non puoi stare qui a vita, sei più sana di un pesce, Madama Pomfrey se ne accorgerà. – sbottò.

Mi puntai la bacchetta sulla faccia. – Furrunculus. – la quale, d'un tratto, si riempì di bolle e brufoli.

– Finite. – sentenziò Lilith, ponendo fine al mio trucchetto per starmene a letto. – Se ciò che mi hai detto del Patronus è vero, solo in questo momento potrai verificarlo. – le avevo spiegato per filo e per segno la dichiarazione d'amore di Dominic, motivo per il quale non ci saremmo mai aspettate uno scontro del genere.

– Perché oggi e non domani? – lei alzò gli occhi al cielo, esausta.

– La lezione sui Dissennatori è iniziata mezz'ora fa. Se uscissi da qui, magari, faresti in tempo a scoprire il suo Patronus attuale. – improvvisamente le energie ritornarono in me, valutando che sarebbe stato un piano geniale, innoquo e, soprattutto, del tutto casuale. Corsi su per le scale, fino al Terzo Piano, entrando con il fiatone e sperando di non aver causato troppa scena. I banchi erano spariti e tutti i gli studenti erano in piedi, in cerchio, con intorno una nube argentea, leggermente azzurrina, andare dissolvendosi. Non susciati niente, se non sconcentrazione e 20 punti in meno per il ritardo.

– Come stavo dicendo, prima che le vostre compagne ci interrompessero, per evocare con successo l'incantesimo, è necessario concentrarsi su un unico ricordo felice. – spiegò il Professor Lupin alla classe. Evidentemente la lezione sui Dissennatori era già finita. – Tale ricordo su cui ci si deve concentrare non deve necessariamente consistere in un momento specifico del passato di una persona. A determinare la potenza e la riuscita dell'incantesimo non è tanto il contenuto quanto piuttosto la sensazione trasmessa da tale pensiero. E' molto logico pensare che il ricorso a una sensazione piacevole come quella della felicità serva per essere incanalata nella bacchetta ed evocata come Patronus. Talvolta, è sufficiente pensare alle persone cui si vuol bene per ottenere un Patronus di pari successo, oppure si può immaginare una scena, magari anche improbabile, che rallegri e che sia facile a tenersi in mente. – wow, pensiero felice, proprio ora che ne avevo mille. – Non preoccupatevi se non prenderà una forma corporea, anche una nebbiolina è sufficiente per iniziare. Nessuno ne ha mai evocato uno il primo giorno. – ma che bella notizia, c'era anche la possibilità di non vedere niente. Squadrai tutti, di Dominic non c'era traccia. Rimasi delusa, ma al contempo sollevata e avanzai con passo deciso al centro della stanza. Sentivo tutti pronunciare l'incantesimo con diversi accenti, sebbene non avessi seguito sin dall'inizio lo imparai subito. Pensiero felice. Puoi anche inventartelo, Ckicki. Mi concentrai, cos'è che volevo realmente? Evitai di pensare a Sherwood, anche se mi fossi creata un viaggio mentale avrei saputo con precisione che non si sarebbe trattato della verità e tutta la felicità si sarebbe trasformata in tristezza. Optai, quindi, alle risate che mi facevo con Lilith durante i nostri scherzi. Mi focalizzai sulla nostra prima presa in giro, al Primo Anno. Ricordai che Potter rifiutò la stretta di mano di Draco, preferendo Weasley: durante la sua prima partita di Quidditch rischiò di cadere dalla scopa, così io e Lilith gli gridammo:"Ti piacerebbe ricevere una mano, vero Sfregiato?" e anche "Spero che tu cada!". Solo al pensiero risi, continuando a tenere gli occhi chiusi e pronunciando l'Incanto Patronus. Sentii la mia bacchetta vibrare, sbirciai e si stava formando una scia argentata. Sorrisi trionfante, fortunatamente andava bene. Ma poi ricordai che Potter prese ugualmente il Boccino, facendoci perdere. Inutile dire che l'incantesimo finì lì. Riprovai, concentrandomi sul Secondo Anno e scoppiai di nuovo a ridere. Nel periodo in cui si diceva che Potter pietrificasse le persone, noi gli tendemmo un agguato. Poco prima che svoltasse l'angolo, Lilith mi lanciò la fattura "Petrificus Totalus", rendendomi immobile come una statua. Appena Harry mi vide mi andò vicino. D'un tratto Lilith si mise ad urlare:"Che cosa le hai fatto!? Lo vado a dire al Preside! Aiuto!" e il ragazzo tentò di spiegarsi, piagnucolando che non era stato lui, eccetera. Poco dopo aprii gli occhi e lo guardai male. Lui si spaventò, Lilith sciolse l'incantesimo e io gli corsi dietro, ululando:"Adesso ti acchiappo!" Di nuovo, la magia stava funzionando, finchè non svanì per via del colpo che presi dopo, cadendo addosso al Professor Piton. Non stava andando per niente bene. Lilith, nonostante le intermittenze, riuscì a mantenere la luce azzurrina per qualche secondo in più.

– A cosa pensi? – le chiesi, sperando fosse un qualcosa che riguardasse entrambe.

– Inizialmente a Draco, ma non come speravo. – bisbigliò per non farsi sentire dal diretto interessato. – Così mi sono inventata un lieto fine con Will e, piano piano, sta dando i suoi frutti. – proprio ciò che avrei voluto evitare. Anche se per l'incantesimo fosse stato ideale, per il mio cervello e il mio cuoricino sarebbe stato catastrofico. Ma volli dimostrare di sapercela fare, a me, agli altri, a lui. Cercai di essere realista e pensai alla notte in cui lo facemmo. Scacciai i pensieri negativi, quali Alexia, la camera, Joseph e assaporai solo la mia Amortentia, il suo profumo, il suo tocco. – Expecto Patronus. – enunciai debolmente, per non disturbare il mio sogno. Poi ci tenevamo per mano, in cima alla Torre di Astronomia a guardare la luna e le stelle, mentre mi stuzzicava il collo con i suoi baci. Di sottofondo lo sentivo recitare la sua poesia, quella che mi aiutò a realizzare i nostri sentimenti. Era così piacevole e sorridevo. Inconsciamente una lacrima mi rigò il viso.

– Ckicki! – urlò Lilith. Io mi spaventai e aprii gli occhi. Vidi la sagoma ben definita della mia leonessa sparire. Ce l'avevo fatta.

– Ottimo lavoro, signorina Blackheart. Decisamente intenso. – il Professore si congratulò con me, ma, poco dopo, si rabbuiò, guardando oltre il mio corpo. – Crede sia questa l'ora di arrivare in classe, signor Sherwood? 50 punti in meno a Serpeverde, per la sfacciataggine di essersi presentato a fine lezione. – oh no. Andai nel panico, da quanto tempo era lì? E se avesse percepito tutto? Ritirai la bacchetta e lentamente mi girai nella sua direzione, con gli occhi fuori dalle orbite. Dominic era serio, in un angolo, con le braccia conserte. Mi guardò o forse no, non lo seppi con certezza. – Avrà una punizione, resterà con me fino alla prossima ora e non se ne andrà finchè non avrà prodotto un Patronus corporeo! – Lupin alzò la voce, sollevando l'indice con solennità. Dom rimase ancora in silenzio, non si scompose di un minimo. – Venga qui. – gli ordinò il prof. A quel punto, lui fece passi lunghi, ma lenti, verso noi due, sostenendo lo sguardo di Remus.

– So già effettuare questo incantesimo, non ci sarà bisogno. A Durmstrang sono leggermente più avanti con l'insegnamento, soprattutto nelle Arti Oscure. – il suo sarcasmo gratuito e offensivo verso la nostra scuola peggiorò la situazione. Non era da lui.

– L'insolenza non le migliorerà il rendimento, lei qui è ospite e dovrà sottoporsi agli stessi esami dei miei ragazzi, che lei lo voglia o no. – Lupin faceva quasi paura, come se il lupo dentro di lui stesse per saltare fuori. Dominic emise una risatina, girando la testa di lato. Cosa ci trovava di tanto divertente?

– Credo di aver dimenticato la bacchetta nel mio dormitorio. – scrollò le spalle e uscì.

– Tutti fuori! – tuonò il Professore e la maggior parte degli studenti non se lo fece ripetere due volte. Tranne me e Lilith, troppo scioccate da questo atteggiamento.

– Feccia. – lo insultò Draco. – Stiamo perdendo punti preziosi per un idiota del rango più basso del mio. – disgustato ci urtò le spalle per passare. Avremmo dovuto seguirlo, ma non avevo la minima intenzione di perdere la scena. Uscimmo dall'aula solo per nasconderci dietro la statua della Strega Orba. Aspettammo che Dom tornasse, sperammo più che altro e quando lo vidimo capimmo che era fatta. Sgattaiolammo dietro la porta semichiusa e sbirciammo dalla fessura. Non pensare a niente, o ti scoprirà, continuava a ripetere il mio cervello.

– Dimostramelo. – iniziò il prof, spazientito. Così sembrava veramente vecchio, sempre trasandato poi.

– Non voglio spettatori. – mormorò Dominic e fece prendere un colpo sia a me che a Lilith. Ci aveva scoperte e, molto probabilmente, ci stava leggendo nella mente.

– Non sia ridicolo, ci siamo solo lei e io. Invece, se lo spettatore sarei io, la prego di smetterla con i suoi giochetti. – adesso lo avrebbe detto, ci avrebbe consegnate, dicendo che eravamo dietro la porta.

– Molto bene, ha ragione, siamo solo noi due. – il mio battito cardiaco ritornò normale per qualche istante, eravamo salve. – Expecto Patronum. – enunciò svogliatamente, come se non avesse problemi a far apparire un... Salazar! Quella è... Quella è...! – E' una pantera. – continuò Dominic, sentendo la mia esclamazione. Una pantera? Quella è una leonessa!

– Sì, lo vedo. – commentò Lupin. No, non ci vede! E' uguale alla mia! Avevo la conferma, provava ancora qualcosa per me. Esultai con Lilith, senza fare troppo rumore. Solo una cosa, come faceva ad essere un leone prima? Nonostante guardassi con attenzione, l'animale non aveva la criniera. O forse sì, ma sfumava velocemente. Che cosa voleva dire? E poi, a cosa stava pensando di tanto bello? Senza alcun dubbio lui aveva dato un'occhiata nella mia testa e, probabilmente, si era fatto qualche risata. Odiavo non sapere, invece, cosa frullava nella sua mente. Era snervante, perché lui poteva controllarmi a suo piacimento e io no. Dovevo sempre subire le sue stranezze e soffrire. Dannato.

Nel frattempo sentimmo dei passi e, allarmate, raddrizzammo la schiena e ci guardammo, come per far finta di parlare.

– Vi avevo già viste. – cantilenò la Stark. Usò un tono di voce troppo alto, così le facemmo cenno di tacere. In più la fissammo in cagnesco. Era arrivato il momento di confrontarsi, volevo risposte e le volevo subito. Indicai con l'intero braccio il fondo del corridoio e, tutte tre insieme, ci avviammo, lasciando il nascondiglio della lezione privata di Sherwood.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro