Capitolo 37 Ricerche in corso

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– Voglio partire dal presupposto che mi dispiace davvero, Ckicki. – avanzammo fino al bagno dei Prefetti, dove entrammo con la nuova parola d'ordine. – Non avrei dovuto farlo e sono pentita. –

– Perché lo avete fatto? – la bloccai, volevo risposte ben definite.

– E' stato un test. – spalancai gli occhi, incredula.

– Un test? – le feci eco.

– Dominic voleva sapere quanto fosse diventato geloso se ti avesse visto baciare un suo amico. Era una dimostrazione per farvi capire che lui non è il male come credete voi, infatti l'hai baciato, nonostante non ti fidassi di lui. – e non solo baciato, ma non avevo voglia di scandalizzarla. – Voglio recuperare l'amicizia con te e non farò più niente del genere, però ora dovresti chiarire con Dominic. E' distrutto, completamente. – mi venne spontaneo ridere.

– Non mi sembra. – ritornai seria.

– Si confida con me. – questa mi era nuova, ma ecco spiegato perché parlavano così tanto. – Anche tu sei ferita, si vede lontano un miglio e non mi piace che i miei amici siano infelici. –

– Mi ha detto di avermi usata. – evitai di fare giri di parole o di pensare troppo a come lei mi vedeva.

– Quando? – restò confusa, evidentemente non se lo aspettava, davvero si confidavano?

– Eri Schiantata, non potevi saperlo. – ci provai gusto a dirlo.

La rossa si rabbuiò. – Ah sì, l'incontro. – poi ci guardò. – C'è una cosa che devo dirvi. – si tirò su le maniche del mantello e si appoggiò col sedere sul lavandino, afferrandolo per il bordo e continuando a fissare il vuoto. – E' da qualche giorno che Dom si comporta in modo strano. – non l'avrei mai detto. – Pedinava un certo tipo di persone, tutte Mangiamorte, sia di giorno che di notte. Una sera stavo tornando dalla Guferia quando, affacciandomi ai pilastri, lo vidi inseguire il figlio dei Carrow, in giardino. Stavano solo parlando, non riuscii a sentire la conversazione, ma era parecchio animata da parte di Durmstrang. Il giorno successivo gli andai in contro, riuscii ad attirare la sua attenzione e, mentre mi guardava, sembrava mi stesse ispezionando. Purtroppo la notte sognai una cosa, qualcosa che mi rimase così impresso da fargliela leggere anche a lui. –

– Cosa? – conoscevo bene quella sensazione. – Che cosa ha visto? –

– Voi due... – chiuse gli occhi e poi trovò il coraggio di guardarci negli occhi. – Avevate accettato di diventare come me. –

– Che cosa? – sbraitò Lilith, rimasta in silenzio ad ascoltare tutto il tempo. – Come? –

– Lui si arrabbiò, dicendomi di non pensarci nemmeno. Pareva più preoccupato, comunque. Così gli risposi che tu – mi indicò – avresti anche potuto dirmi di no e che, in caso contrario, sarebbe stata comunque una scelta tua. A quel punto sembrò calmarsi e lo convinsi a venire da te, con me. Ma poi, nella Sala Comune, c'è stato quello scontro. – si avvicinò. – Lui ti ama, Ckicki, probabilmente è stata colpa del mio sogno, ma non aveva intenzione di allontanarti, il piano era un altro, di farvi stare insieme. – lentamente provò a fare una cosa che mi scioccò più di tutta quella storia. Mi abbracciò e, piano, strinse la presa. Inizialmente non seppi cosa fare, ero leggermente impacciata. Ma ne avevo bisogno e le dissi: – Ti perdono. – era stata sincera con me e le sue parole più il suo gesto mi fecero scendere qualche lacrima silenziosa.

Quando ci staccammo mi pulii il viso. – Come va con Joseph? – avevo bisogno di cambiare argomento, mi sarei occupata di Dom quando sarei stata più stabile.

– Di cosa stai parlando? Ci siamo solo baciati a Natale, a casa mia. Ora passiamo del tempo insieme, mi piace e mi trovo bene, ma non so cosa provi lui per me. – il tono di Alexia ritornò lo stesso di sempre, così anche io ripresi il controllo.

– Credevo lo sapessi. – corrugai la fronte.

– Perché, tu sai qualcosa? – percepì il mio gesto come ovvietà, infatti lo era.

– Io mi baso sui fatti, non che vi abbia considerati nelle ultime settimane. – questo commento pare non turbarla.

– Quali sarebbero i fatti? Parla, ti prego. – si stava addirittura agitando.

– Ahm, pensavo te ne fossi accorta del tempo che passate insieme. – finalmente colse il sarcaso e alzò la testa al cielo.

– Che palle quando fai così. – sbuffò, la nostra solita Stark. – No, non fa mai niente per farmelo capire. Io mi avvicino, ma lo vedo molto più aperto con le altre ragazze che con me. Tu cosa noti quando ci vedi insieme? – eccola cambiare di nuovo, inizialmente succedeva solo con argomento Khal.

– Io non vi vedo! – esclamai schietta. Non avrei voluto né ferirla né dire una cazzata. Tutti sapevano quanto ce l'avevo a morte con loro.

– Pensavo mi potessi aiutare. – si rassegnò. – Farò da sola, come sempre. – stesse per andarsene, ma Lilith la fermò.

– Aspetta. – colse tutte e due di sorpresa. – Io posso dirtelo invece. – ovviamente Lilith non aveva problemi a farsi vedere da loro, non c'entrava niente con tutto quel piano contorto, ma io non volevo comunque starmene lì a sentire. Erano fatti loro, come io avrei dovuto occuparmi dei fatti miei. E la questione mi piombò addosso come un Incantesimo d'Appello: perché mai Dominic avrebbe dovuto pedinare i Mangiamorte? E il figlio dei Carrow, praticamente una nullità obbrobriosa fatta e finita. Era alla ricerca di qualcosa, informazioni, oppure avrebbe voluto sterminarli tutti? Non capivo questo suo odio per quelli come la Stark, d'altra parte anche lei lo era. Le guardai, stavano parlando, ma non riuscii ad ascoltare niente, la mia mente era un buco nero di pensieri scollegati. Che cosa stava tramando?

– Ehi, Alexia. – alla fine mi misi in mezzo. Si bloccarono per fissarmi. – Lui non ti ha detto niente? – mi lanciò uno sguardo interrogativo, alzando un sopracciglio. – Sherwood, perché sta radunando... insomma, se ne va in giro tutto cupo e parla con voi. Non è che, dai... – balbettavo parole senza senso, non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto. Era così difficile chiedere se anche lui lo fosse? Joseph sicuramente gli aveva dato qualche dritta. No, inconcepibile, se ne sarebbero accorti, ma Alexia lo sapeva? Avevo bisogno di nomi, dovevo sapere con chi aveva parlato e fare loro il terzo grado. Poi mi saltò nell'anticamera del cervello un nome che credei avessi dimenticato. Mi ricomposi totalmente. – Chi è delfini? – chiesi seria.

La rossa ebbe un tuffo al cuore e sbiancò. – Cosa, come...? – indietreggiò e, se possibile, tremò pure. – Come sai...? –

– Mi dite che succede? – Lilith si sentì spaesata e fuori dal mondo.

– Lo ha detto Dom, poco prima di... – avvampai. – Credo si fosse riferito agli animali o così mi ha spiegato. – qualcosa mi diceva che era una bugia.

– Non è un animale. – Alexia ebbe una reazione incontrollata, pareva potesse svenire da un momento all'altro. – Sono... sono cose private dell'Oscuro Signore, non mi è permesso parlarne. Mi chiedo come Dominic sia riuscito a scoprirlo. – parlava a bassa voce, era sotto shock. Semplice, ha pedinato i Mangiamorte e glielo avranno detto. Però io continuavo a non capire niente.

– Vuole attaccarci con dei delfini? – domandò Lilith a un passo dal sarcasmo.

– No! – Alexia riacquistò un po' di controllo, insieme al colorito. – Delphini, lei... scusate. – con una mano sulla fronte uscì dal bagno.

– Non guardare me, non so niente. – alzai le mani quando la Blackwood cercò spiegazioni nel mio sguardo. Bene, avevo una traccia in più. Anzi, due per l'esattezza, quel figlio di babbana era un colossale bugiardo e Delphini una pista da seguire. – Ho un'idea. – presi Lilith per mano e mi diressi in Biblioteca, avrei pur dovuto iniziare da qualche parte. Cercai di nascondermi tra gli scaffali, evitando con tutte le mie forze Madame Pince, ma quando arrivai al cordone che superava il Reparto Proibito, lei si schiarì la gola. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. Poi mi girai e sorrisi. – Madame Pince, ho il permesso speciale da parte del Professor Piton, posso entrare? – non era precisamente una richiesta, quanto un'affermazione improvvisata.

– Conoscete le regole, voglio vedere la sua firma. – e allungò la mano. Ovviamente quel pezzo di pergamena non ce l'avevamo.

– Sfortunatamente il signor Piton si è opposto a segnalare per iscritto la nostra autorizzazione, in quanto sta affrontando una lezione davvero intensa e pericolosa. In poche parole non aveva tempo da perdere. – Lilith cercò di liquidare la bibliotecaria, ma questa era più cocciuta di uno Snaso.

– E' così. – la voce grave e accondiscende di Severus ci colse alla soprovvista. Se non altro era arrivato al posto giusto nel momento giusto, senza neanche sapere come. – Ritengo che qualsiasi cosa le mie allieve stiano cercando la troveranno con la dovuta concessione. – e poi se ne andò, come un'ombra nera, esattamente com'era arrivato. Restammo di stucco.

– Gliel'avevo detto. – azzardai a dire, cominciando a camminare veloce verso la Magia Nera.

– Cosa stiamo cercando per l'esattezza? – io e Lilith eravamo immerse nella ricerca da più di mezz'ora, senza una minima idea su cosa avremmo trovato e dove. Ci limitavamo a sfogliare libri su libri senza un ordine preciso, scegliendo tra quelli che ci ispiravano di più. Alcuni urlavano, altri sussurravano, ma non erano di alcun aiuto: a ogni domanda che facevo loro continuavano a fare quello che volevano e a farci perdere la pazienza.

– Lo sapremo non appena lo scoveremo. – chiusi con aggressività l'ennesimo libro inutile. – E' sicuramente un'arma segreta. – ne presi un altro, molto più grosso e pesante e lo lasciai cadere sul tavolo, sollevando un polverone da farci tossire. La copertina era completamente nera, con la scritta "Segreti dell'Arte più Oscura". Lessi l'indice e restai allibita dalle malvagità che rispecchiava. Era così emozionante.

– Un'arma segreta, eh... – Lilith invece stava ispezionando "Delle Magie Fetide e Putridissime". Di certo non una lettura piacevole.

Invece la mia lo era, scorsi un titolo che mi suscitò subito un interesse immenso. Diceva:"Il Serpentese è una lingua ereditaria e spesso si tramanda in famiglia, ma è difficile dedurre il creatore. Comunque, un alchimista del XV secolo, conosciuto come Phillipus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenhem – oppure Parcelus – ha scoperto la lingua dei serpenti. Le origini del Serpentese sono tracciate con difficoltà, chi possedeva questo dono era conosciuto nel mondo dei maghi. In aggiunta a Parcelus c'erano il grande Salazar Slytherin e la famiglia Gaunt, che hanno parlato il Serpentese come lingua primaria." Fantastico. Lungo andare c'erano le varietà del Serpentese e l'intero alfabeto, molto più complicato del nostro. Continuando si trovava la spiegazione tra soggetto, verbo e cognugazione con un piccolo vocabolario per la pratica. – Davvero divino. – sussurrai ammaliata.

– Come? – mi chiese Lilith, al contrario, disgustata da ciò che aveva trovato.

– Nulla, non ho scoperto nulla. – invece avrei imparato la lingua dei serpenti. Ero sempre stata invidiosa di Alexia e della sua parlantina con Khal, da quel momento anche io avrei avuto una discussione con i miei amici rettili. Dopotutto, facevo parte della loro Casata.

– Dici che è il caso di continuare? – si vedeva che era esausta di cercare non si sapeva cosa in un mucchio di libri... affascinanti. Ma di quel passo non avremmo indagato a lungo, perdendo solo tempo.

– Hai ragione, se vogliamo ottenere risposte bisogna andare da chi le conosce bene e farlo parlare. – avrei affrontato Dominic, di nuovo. Era l'unico modo per andare a fondo di quella storia, passo dopo passo, oppure ricattando.

– Io cercherò di estirpare qualche informazione dalla Stark. – ci battemmo il cinque e Lilith iniziò ad andare. – Non vieni? – mi aspettò dopo qualche passo.

– Sì, arrivo subito, metto via questo enorme insieme di informazioni negative e ti raggiungo. – mi guardò male, noi non eravamo abituate a mettere a posto proprio niente. – Non voglio che qualcuno pensi che noi tramiamo qualcosa. – mi giustificai. Così lei fece spallucce e uscì dalla Biblioteca. Io restai ancora lì, a memorizzare quante più parole di quella lingua così misteriosa.

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