Capitolo 38 Shshhassn

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Quasi mi dimenticai della lezione di Incantesimi, ero così concentrata con il Serpentese – avevo fatto tanti progressi – che non mi accorsi del tempo volato. Per non ripetere il disguido con Madame Pince, ricopiai tutto ciò che mi sarebbe servito su un foglio di pergamena chiesto in prestito da un gruppetto di Corvonero nel bel mezzo del loro studio. Non che andassimo particolarmente d'accordo, ma sapevano riconoscere una strega in difficoltà con l'apprendimento e, intelligenti com'erano, non avrebbero lasciato che io prendessi un brutto voto in Aritmanzia. Certo, neanche seguivo quel corso.

– L'Occlumanzia è usata per indicare la difesa magica della mente contro la penetrazione esterna, così da evitare che qualcuno possa leggere i pensieri altrui. – il Professor Flitwick avrebbe fatto bene a sbrigarsi, sapevo benissimo che cos'era e, guarda caso, cadeva a pennello con i miei bisogni vitali. – Per utilizzarla, bisogna svuotare la mente dalle emozioni, renderla una tabula rasa e rilassarsi. – come se fosse stato facile. Controllai tra i banchi, a differenza di Difesa, questa lezione Dominic non l'avrebbe di certo rifiutata. Quanto si sarebbe divertito nel leggere i pensieri altrui, mentre cercavano di rendere la loro testa sgombra? Si sarebbe fatto qualche risata nel fallimento di chi lo circondava, ascoltando con tutta tranquillità ciò che passava loro in mente. Sbagliato. Io avrei fatto meglio di così. Sebbene non avevo fiducia nelle capacità dei miei compagni, ritenevo che si sarebbero sforzati a non avere nessun pensiero. In questo modo Sherwood avrebbe potuto ascoltare solo il mio, forte e chiaro. – Tutti insieme, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dall'oblio del nulla. – con piacere mi sarei lasciata trasportare nei piani malvagi del biondino. Feci un sorriso beffardo, mentre ripetevo queste parole: "So cosa cerchi, so chi è Delphini. Davvero credevi di tenermi all'oscuro di questa faccenda dei Mangiamorte? Io so tutto. Ckicki hsnshe sseyaeseytha. So tutto." Sentii un colpo e aprii gli occhi. Dominic aveva sbattuto le mani sul banco, procurando un sussulto da tutta la classe. Persino il Professore si spaventò e rischiò di cadere dalla pila di libri che lo teneva in alto.

– Signor Sherwood, mi è giunta voce dai miei colleghi che ultimamente si sta comportando in modo irrispettoso! – la sua vocina sottosviluppata tanto quanto lui stesso suonò aggressiva, ma l'attenzione di Dominic era solo su di me. Inconsciamente, anche quella degli altri.

– Che cosa gli hai detto? – mi bisbigliò Lilith.

– Sto per scoprire la verità. – ammisi fiera e orgogliosa di me stessa.

– Mi ha sentito, signor Sherwood? Esca dall'aula! – non se lo fece ripetere due volte, con l'aggiunta però di un cenno col dito, che ordinava di andare con lui. Mi sentii uno strano nodo allo stomaco. – E 50 punti in meno a Serpeverde! –

– Non è giusto! – esclamò Malfoy. – Quello non fa neanche parte della nostra Scuola, non ha il diritto di perdere e ricevere i punti! – era furente, lo indicava minaccioso e i suoi occhi grigi minacciavano una tempesta.

– Posso andare in bagno? – alzai la mano, prima che Flitwick avesse potuto rispondere a Draco e acconsentì alla mia richiesta, facendomi uscire a mia volta.

– Stai attenta. – mi suggerì Lilith. Forse lui non era effettivamente un Mangiamorte, ma ne conosceva e minacciava fin troppi. Annuii.

– Che cos'è questa storia? – mi prese il braccio, appena fuori dall'aula, e mi tirò contro la parete, facendomi male. Mi sforzai di non urlare. – Chi te lo ha detto? –

– E' facile da capire, non fai altro che pedinare loro e chiedere informazioni, avresti dovuto aspettarti che uno avrebbe cantato. – in realtà non era vero niente, stavo solo fingendo e sperai che la mia mente sincera non mi avrebbe tradito. – Se non sbaglio hai anche paura, sai che succederà prima o poi. Io diventerò come loro. – alzai la manica sinistra del mantello e ispezionai la mia pelle ancora bianca. – Non trovi che mi starebbe bene un bel Marchio qui? Di queste dimensioni magari. – feci scorrere l'unghia su e giù, sagomando la S di serpente. Lui invece mi afferrò con forza, tirandomi giù il vestito.

– Sei impazzita, non te lo permetterò mai! – si avvicinò minacciosamente e venni intimorita dal suo sguardo. Per colpa sua ero spiaccicata al muro, con una voglia atroce di baciarlo perché mi amava – secondo a quanto aveva detto la Stark – e di prenderlo a pugni per avermi trattata come feccia. Credei lo avesse capito e si allontanò di qualche passo. – Mi dispiace, ma devi starne fuori. – ora era tutto più difficile. Lo faceva per proteggermi o perché nascondeva qualcosa di pericoloso? Mi prese la mano e se la passò sulla sua guancia. Il contatto con la lieve barba non mi infastidì, sebbene lo preferissi liscio. Mi baciò le dita senza che io potessi ribattere. Non ne avevo le forze, come un basilisco era riuscito a immobilizzarmi con lo sguardo o, peggio, avrebbe potuto uccidermi senza che io me ne fossi accorta. Se ne andò poco dopo.

– No, fermati! – ripresi lucidità e lo rincorsi. – Non puoi lasciarmi così. – a quelle parole si voltò.

– Io non voglio lasciarti, io... – Dom srassshie sse. – Che cosa hai detto!? – mi fulminò con lo sguardo. Mi riafferrò entrambe le braccia con le mani, togliendomi ogni via di fuga, di nuovo sulla parete del corridoio. – Dove lo hai imparato!? – forse urlare non sarebbe stata una cattiva idea, le mie gambe d'un tratto divennero molli. – Non osare più utilizzare quella lingua maledetta davanti a me! – la sua mascella serrata e dura non prometteva niente di buono, che cos'aveva quella lingua morta di tanto strano? Non faceva tutte queste storie per il Draghese. Decisi di tacere, senza rivelare che nel Reparto Proibito c'era un dizionario, altrimenti sarebbe stato capace di bruciarlo e a me sarebbe servito ancora. Mi lasciò andare come se avesse preso una scossa elettrica e spalancò i suoi occhi bicromati. – Non è possibile, non è ancora ora. – squadrò ogni centimetro del mio corpo. – Chi sono i tuoi genitori? – chiese nel mentre. Io scoppiai a ridere amaramente.

– Hai voglia di scherzare? Sai benissimo che sono stata in orfanotrofio con Lilith! – mi misi le mani sui fianchi, indignata.

– Lilith. – scappò via, pensai di nuovo in aula.

– Ehi, dove vai? – lo seguii, ma quando prese le scale mi fermai. Che diamine stava succedendo?

– Allora, cos'hai scoperto? – dopo aver assistito agli ultimi minuti di lezione, io e Lilith non facemmo parola finchè non fummo salite nei nostri dormitori. Almeno lì, senza il nostro permesso, i ragazzi non sarebbero potuti arrivare.

– Niente, è tutto così assurdo. – le spiegai della strana reazione avuta quando mi sentì pronunciare il Serpentese e dell'odio smisurato verso i Mangiamorte.

– Sai parlare il Serpentese? – chiese sgomenta. Forse neanche lei avrebbe dovuto sapere la vera fonte, quel libro era di inestimabile importanza.

Ckicki hsnshi Shshhassn. – io so parlare il Serpentese.

– Oh mio Salazar, è stato stranissimo! Peggio di quando sento Alexia, questo è così viscido e sussurrato. – probabilmente le avevo fatto venire i brividi. Forse sarebbero venuti anche a me, se lo avessi sentito. – Ti prego, non farlo più. Magari è questo il motivo, gli fa schifo. –

– L'ha chiamata "maledetta lingua morta" e non sembrava schifato, ma più raccapricciato. – la differenza si vedeva, eccome. Non se l'aspettava e ha ardito chiedermi dei miei genitori. Riprovevole. Di colpo mi feci più cupa. – Lilith, tu non hai ricordi dei tuoi genitori, vero? – diamo inizio a questo discorso scomodo mai affrontato.

– No, lo sai benissimo. L'unica cosa che avevo era... –

– La chiave della Gringott, sì. – continuai al suo posto. Era esattamente l'unica cosa che i miei mi avevano lasciato. Certo, un po' strano che entrambe eravamo finite nello stesso orfanotrofio, entrambe streghe ed entrambe con la nostra chiave. Non eravamo mai andate effettivamente a fondo, per di più nessun mago conosciuto si era mai chiamato Blackheart o Blackwood.

– Ora che ti prende? – il suo sguardo interrogatorio fece capire che avrebbe ottenuto le risposte anche con la forza. Il problema era che non le sapevo neanche io, le mie erano solo supposizioni.

– Non ti andrebbe di scoprire...? – non feci in tempo a finire la frase che subito si sentirono dei rumori pesanti, come di qualcuno che stava percorrendo a fatica le scale e aveva irrotto nella nostra stanza sbattendo la porta. Bene, le persone erano due. – Come avete fatto? – erano saliti senza il nostro permesso, inutili scale stregate di Silente. Will andò diretto da Lilith e la spiaccicò con forza contro il letto.

– Di chi sei figlia!? – lui sembrò molto più agghiacciante di Dom, sempre con quel suo tono arrogante e domande velenose a denti stretti. Lilith boccheggiò per lo spavento.

– Io... io non lo so. – balbettò. – Che avete tutti quanti? – si guardò intorno e io feci altrettanto. Dominic si stava passando una mano sul viso, come esasperato. Esasperato, lui? E io cosa avrei dovuto dire?

– Stanno dicendo la verità. – tolta la mano si mise a sbuffare. Davvero ridicolo.

Will ssshie shlshie hsthsa! – esci dal dormitorio delle ragazze. Volli sibilarlo per vedere anche la sua reazione. – Oh-oh. – pessima idea, lasciò Lilith per scaraventarsi su di me, ma, prevedendolo, scavalcai il letto e sbucai dall'altro lato. Sarei riuscita a scappare se Dom non si fosse messo davanti. Poi mi sentii strozzare, Will dietro di me aveva avvolto il suo braccio attorno al mio collo. Cercai di divincolarmi.

– Sei tu, non è vero? Come hai fatto!? – continuava a stringere e non aveva intenzione di smettere. Dom allungò una mano, forse per aiutarmi. – No! – gli esclamò Tudor e lui, seppur di malavoglia, ubbedì.

– Non so di cosa stai parlando, lasciami andare! – tastai la divisa in cerca della mia bacchetta.

– Ispeziona la stanza e sequestragliela. – Will continuò a dare ordini a Sherwood, il quale si mise a cercare non so cosa tra la nostra roba. Mise tutto sottosopra, disfò pure i letti e non si diede tregua. – Dov'è!? – mi strattonò ancora.

– Che cosa? – finalmente trovai la mia bacchetta nel ferretto del reggiseno. – Levicorpus! – il ragazzo non potè ripararsi e venne sollevato a testa in giù da una corda invisibile. Andai vicino a Lilith.

– Stai bene? – mi chiese, anche se era scossa anche lei. Annuii più volte e guardai Will dimenarsi per scendere e imprecare. Poi la mano di Dom mi toccò la spalla. Mi spostai, ma fece forza e scosse la testa, chiudendo gli occhi.

– Qui non c'è, ci siamo sbagliati. – mi fece cenno di far scendere il suo amico. – Fidati di me. – certo, come no, così magari mi avrebbe strangolata pure lui. – Non ti farò del male e nemmeno lui. – diede un'occhiata ancora a Will, chissà perché invece lo sguardo di Tudor era pieno di odio e violenza. Con non so quale ragione, lo lasciai cadere sul materasso, senza attutire troppo la caduta. Non appena si fu alzato si precipitò contro di me, come immaginavo, ma il braccio di Dom lo fermò. – Adesso andiamo, Piton ci aspetta. –

– Piton? Cosa? Come? Dove andate? – andai di nuovo nel panico, che cosa centrava il prof? Perché ogni volta era tutto così sconclusionato?

Severus o non Severus li inseguimmo, cercando di non dare nell'occhio. Aspettammo qualche minuto prima di origliare nei pressi dell'ufficio del Direttore della Casa di Serpeverde. Chissà cosa staranno tramando. Il tempo passava, ma nessuno usciva. La nostra pazienza era al limite della sopportazione, qualche secondo in più e avremmo irrotto dentro l'Aula di Pozioni. Ciò che ce lo impedì fu un rumore agghiacciante. Ci spaventammo, trattenendo a stento le urla. Qualsiasi cosa fosse stata non proveniva dai Sotterranei. Ci guardammo. Cosa avremmo dovuto fare, stare lì ad aspettare l'infinito o andare di sopra a controllare? Tremando, le mie gambe avevano già preso una decisione, indietreggiando lentamente. Anche Lilith annuì e raggiungemmo la scalinata principale. Prima di sparire completamente dietro il muro lanciai una fugace occhiata dietro di me e vidi un ragazzo biondo platino con la divisa di Serpeverde uscire dall'ufficio di Piton. Draco?

Nella Sala d'Ingresso regnava il caos: parecchi studenti si erano riuniti e bisbigliavano tra loro. Facendo largo tra la folla scorsimo Alexia con due persone molto più grandi, discutere animatamente con il Preside. E poi, di nuovo quel rumore agghiacciante, ma non apparteneva agli umani, bensì ad altri due draghi appartati in Giardino.

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