Capitolo 39 Segreti e Promesse

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– Con quale diritto accusate nostra figlia di un tradimento come questo!? – colei che avrebbe dovuto essere la madre di Alexia urlò contro un uomo che avevo completamente ignorato fino ad allora.

– Ho visto con i miei occhi quello che è successo! – il Ministro della Magia, divenuto rosso come un pomodoro, si difese contro la donna, ma il marito gli si parò davanti.

– Quali sono le prove? – Fudge stesse per aggredire Alexia, afferrandole il braccio sinistro con prepotenza, ma il padre non lo permise, sfidando l'autorità del Ministro e bloccandogli l'azione. – Non provi neanche a sfiorarle un capello. – avrebbe dovuto essere molto sicuro di sé, perché l'occhiataccia che ricevette da Cornelius non prometteva niente di buono.

– Mi lasci. – fece quest'ultimo e il signor Stark, esitando leggermente, lo accontentò, aspettando che sua moglie avvolgesse le proprie braccia attorno alla figlia.

Facemmo qualche passo in più, entrando nell'ottica dei presenti. – Lei! – tuonò ancora Fudge, indicando minacciosamente Lilith. – La strega che ha manomesso la magia oscura! – tutti si voltarono verso di noi e fissarono la Blackwood. Avrei giurato che i genitori di Alexia, lei rossa di capelli, mentre lui moro con due occhi azzurri intensi e i capelli lunghi, avessero sollevato leggermente la bocca, come per sorridere.

– Che cosa avrei fatto? – chiese alzando la voce di qualche ottava. – Di che cosa sta parlando? – anche io non avevo ben chiara la situazione.

– I miei studenti sono sotto il mio controllo, Ministro. Sono sicuro che la signorina Blackwood non abbia fatto niente di sbagliato, in quanto io non ne ero al corrente. – forse lentamente stavo iniziando a fare il punto della situazione e, se ciò a cui pensavo fosse stato esatto, chiunque ne sarebbe stato al corrente: la Gazzetta del Profeta aveva parlato chiaro.

– Io so cos'ho visto! – Cornelius si raddrizzò in tutta la sua pomposità e nel farlo la sua bombetta verde fece un volo in aria.

– Lei non accuserà più nostra figlia di essere una Mangiamorte! – il signor Stark, molto più presentabile, aveva l'aria di chi non aveva nessuna voglia di essere sottomesso. – Catturarla ingiustamente a casa nostra, quando noi non eravamo presenti, senza avvisarci! Ministro, ha tradito la nostra fiducia, se non ritirerà l'accusa saremmo costretti a privarla dei nostri servigi. – i suoi occhi sembravano sputare fuoco.

– Non si arriverà a questo. – un altro uomo del Ministero, vestito come una tenda indiana azzurra, si intromise, cercando di placare la tensione. – Sono sicuro che troveremo un accordo. – poi guardò Alexia. – Giusto? Mostra a tutti il tuo braccio sinistro, gentilmente. – che cosa avremmo dovuto fare ancora? Scagliare un incantesimo in presenza di tutti sarebbe stato un gesto davvero stupido. Persino la mia impulsività mi stava insultando per averlo solo pensato.

– Signor Shaklebolt, tutto questo è ridicolo. – corrugai la fronte. Draco si posizionò di fianco ad Alexia, avanzando dalla parte opposta della nostra. Com'era possibile che fosse arrivato già lì se neanche due minuti prima si trovava nei Sotterranei, molto distante da noi?

– La diplomazia non è mai ridicola, signor Malfoy. – gli rispose l'uomo di colore. – Forse suo padre l'ha cresciuto diversamente, ma non si ottiene niente con la forza. – poi posò lo sguardo di nuovo su Alexia.

– Io invece ritengo che sia necessario sottrarre la bacchetta di quella strega e vedere tutti gli incantesimi effettuati. – Fudge era fissato con Lilith, non sarebbe stato facile fargli cambiare idea. – A costo di scorrere fino a mesi fa! – lei d'istinto si strinse le braccia, proteggendosi.

– Una perdita di tempo! – constatò il signor Stark. – Non voglio più che i miei segretari mi confidino un'azione del genere, intesi? – lo sguardo in fiamme del padre di Alexia non avrebbe accettato un no come risposta.

– Non finisce qui. – lo sfidò il Ministro, poi prese e se ne andò fuori, venendo quasi aggredito dai due draghi: entrambi Ungari Spinati, ma il più grosso sul nero e l'altro con sfumature turchesi. Lui si spaventò leggermente, ma continuò la sua camminata fiera e sprezzante.

D'un tratto arrivarono Dominic, Will e Joseph dalla scalinata di pietra. Sherwood si diresse verso la famiglia Stark, mentre gli altri membri del Ministero si dileguarono. – Cos'è successo? – chiese, rivolto al padre. Strano atteggiamento nei confronti di una persona mai vista prima, di cui non si sa niente. Ma l'uomo non si scompose o non ci fece caso.

– Tutto sotto controllo. – rispose, dandogli un colpettino sulla spalla e dirigendosi verso l'uscita, mano nella mano con la moglie.

– Ne sono felice, Lionel. – poi alzò la mano per salutare la signora Stark. – Mal. – la quale ricambiò il sorriso. Perché tutto ciò mi dava l'impressione che loro si conoscessero già? Quando sarebbe accaduto e perché non ne ero al corrente? Ogni volta un punto interrogativo in più. Will parlava quatto quatto con Joseph e appena ci passai davanti mi lanciò un'occhiataccia malefica. Lo lasciai perdere, non era con lui che avrei dovuto discutere. Insieme a Lilith andai da Alexia, impegnata in una chiacchierata amichevole con Dom, mentre Draco si dileguò. La Sala d'Ingresso perse tutto l'interesse degli altri studenti e ritornò deserta come la maggior parte delle volte.

– Penso abbiate capito il puttanaio che si era creato. – fece la rossa, alzando gli occhi al cielo. – Al nostro caro Ministro non va giù la teoria del "Io non sono una Mangiamorte", così sono dovuti intervenire i miei. Tutti al Ministero pensano che lui sia troppo vecchio per questo ruolo, dicono che abbia le allucinazioni o cose del genere e ovviamente tifano mio padre. – ridacchiò bisbigliando.

– Quindi che lavoro farebbero i tuoi genitori? – domandò Lilith, lo scarso rispetto per Fudge faceva sospettare parecchio.

– Nel tempo libero si occupano di affari del Ministero, ultimamente sono andati in spedizione in Scandinavia, finchè appunto non hanno ricevuto il gufo con la Gazzetta del Profeta. – spiegò senza problemi e poi aggiunse: – Invece, quando lavorano, sono dei Mangiamorte. –

Anche loro, Mangiamorte come lei, come Joseph... pensai, forse è per questo che Dom li conosce, lo è anche lui? E scommetto che Will ha già ucciso in passato. La sua pazzia e i suoi modi di fare avventati non erano di aiuto. Guardai Sherwood, senza dire una parola, con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, consapevole del fatto che il pezzo mancante del puzzle per collegare tutto si chiamava Voldemort. Il ragazzo, spazientito, mi prese il braccio e mi portò dentro la Sala Grande. – Ancora con questa storia? – sbuffò. Si passò una mano fra il suo ciuffo ribelle e scosse la testa. – Non so più come fartelo capire, chi ti ha messo in testa queste idiozie!? – io rimasi spiazzata per qualche secondo.

Come sarebbe a dire "ancora", quando mai ne ho parlato? – mi era capitato di rivelarlo a Lilith in un momento di completa privacy, ma senza mai averne fatto parola con nessun altro. Ero troppo sconvolta, come avrei potuto solo cantilenarlo in giro? Lo stesso valeva per la mia amica.

– Senti, smettila, dimentica tutto, tu non ci hai mai visti. – stava iniziando a fare piccoli passi avanti e indietro, era disperato. Ma non ne capivo il motivo, cos'era successo?

– Se tu non mi dici le cose, come faccio a distinguere fantasia da realtà!? – avevo alzato la voce, il suo comportamento era snervante e troppo misterioso. – Io mi baso sui fatti, lo avevo già detto. –camminai anche io per stargli dietro un attimo e convincerlo a guardarmi in faccia. – Perché conosci i genitori di Alexia? –

– Erano in Scandinavia, lo hai sentito! – urlò e indicò fuori dal portone.

– Sì, ultimamente! Ma tu ultimamente sei qui a Hogwarts, come avresti fatto a Smaterializzarti a Durmstrang!? – gesticolavo agitatamente. – E poi la Scandinavia è grande, non significa che avrebbero dovuto per forza irruppere nella tua Scuola, fare appositamente la tua conoscenza per poi salutarti quando ti avrebbero incontrato qua! –

– Avevamo una storia! – mi interruppe, lasciandomi di sasso. Cosa? Tu e Ale... – Sì! Due anni fa, per questo conosco i suoi genitori, per questo conosco casa sua, per questo so molte più cose rispetto a voi. – per questo vi confidate e passate troppo tempo insieme. – Ma non ha funzionato, i suoi impegni e i miei erano diversi, volevamo cose diverse e la sua vita è qui, non in Scandinavia. – feci qualche passo indietro, ogni nervo del mio corpo era teso.

– Mi avete mentito... – guardai in basso, volevo nascondere gli occhi lucidi. – Avevate fatto finta di non conoscervi, vi siete presentati davanti a me, davanti a Lilith, come se niente fosse. – il labbro inferiore cominciò a tremare. Dominic fece un respiro profondo.

– Era l'unico modo per ricominciare daccapo, il nostro rapporto è finito. – lo guardai e non osai sbattere le ciglia o le lacrime che lui non si meritava sarebbero colate.

– Ah certo. – sussurai, non avevo neanche più voce. – Adesso invece la passi al tuo amico Mangiamorte. Cos'hai intenzione di fare con me, smollarmi all'altro tuo amichetto? Tanto hai finito anche con me, hai ottenuto ciò che volevi, a cosa ti servo ora? – purtroppo non riuscii a contenermi e singhiozzai. – Sono solo un giocattolo di pezza buttato per aria. – le prime lacrime mi rigarono le guance, ma me ne infischiai, ero nervosa e stavo per avere una crisi isterica. Che Salazar mi tolga la bacchetta dalle mani...

– Ti ho già detto che non è un Mangiamorte! – mi urlò contro, ignorando completamente i miei sentimenti.

– Me lo ha detto lui! E quando lo diventerò anche io... –

– E' un vampiro, porco Godric! –

La sorpresa si trasformò in terrore nel giro di pochi secondi. Quello era peggio, molto peggio. Un autentico uccello del malaugurio, che fiuta la morte e si ciba di essa. Lo aveva detto lui, all'inizio pensai che fosse quella la risposta. La sua immagine nella Foresta Proibita, tutta insanguinata, con gli occhi rossi e l'espressione omicida. Pansy portava la sciarpa, come tutte le ragazze, non era per il freddo. Si comportava in modo strano con noi, indecifrabile con Alexia, com'era possibile che per tutto questo tempo...?

– Ti ha soggiogata. – mi rispose Dominic e io lo guardai negli occhi. – Voleva che voi tre credeste a una storia del genere. Ma tu non hai idea di quanto sia stato frustrante leggerti ogni volta nella mente, vedere i tuoi pensieri come un libro aperto, tutte le cazzate che ti sei inventata. – mi sentivo scombussolata, usata, come se tutto ciò che produceva la mia mente non fosse più mio, come se il mio io interiore fosse stato sostiuito da ognuno di loro a piacimento. Quante cose a cui pensavo nascevano veramente dal mio cervello e non da qualche burattinaio di Durmstrang?

– Lo devono sapere. – riuscii a dire. Mi meravigliai, non credei nelle mie capacità di formulare una frase, ma a quanto pare c'ero riuscita e proveniva da me. Io avevo il controllo del mio pensiero.

– No! – mi bloccò prendendomi dalle spalle. – Sai già troppo, se dovessero scoprire che te l'ho detto ti cancellerebbero la memoria. Sii furba e stai zitta, non ti succederà niente. – chissà perché non ci credevo.

– E se al tuo amico venisse voglia di mangiarmi? – ho sempre saputo che c'era qualcosa di strano in lui, nel modo in cui mi guardava, nel suo tocco e nel suo carattere. La puzza di morto era la sua.

– Non lo farà. – cercò di tranquillizzarmi, con scarse possibilità. – Per mio ordine e quello di Will, tu e Lilith non verrete toccate. – ricordai quando nella Stanza Infernale Joseph aveva detto una cosa simile. Era vero, avrebbe potuto succhiarmi il sangue e farmi dimenticare l'accaduto, invece ricordavo benissimo ogni cosa e la vicenda non si era svolta in quel modo.

– Alexia non è tutelata, però. Anche se ha il Marchio Nero non vuol dire che sia più forte di un vampiro! – ero preoccupata per lei, nonostante la fresca notizia shock di un loro rapporto.

– Starà bene anche lei, Jo non è come credi. – la sua voce si era abbassata tanto quanto la mia. Anche la sua presa salda si era ammorbidita. – Te lo prometto. – avvicinò il suo viso al mio. – Ma tu promettimi che non ne farai parola e intendo anche nella mente. –

– Fammi indovinare, non sei l'unico ad essere Legilimen. – non contando Joseph, i quali poteri erano per principio già super sviluppati, mi riferii a Will e Dom fece un cenno affermativo. Bene, anche Tudor si era divertito a sfogliare le pagine della mia testa. Gli fissavo le labbra. Erano così soffici, carnose e troppo vicine alle mie perché potessi sfuggire. Ero arrabbiata con lui, delusa e ferita, ma c'era sempre una parte di me che adorava tutto questo e che lo avrebbe perdonato. Quella maledetta parte debole prese il sopravvento e mi convinse a baciarlo. Lui si aspettava già la mia mossa e ricambiò nel momento giusto. Solo Salazar sa quanto mi sei mancato.

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