Capitolo 43 La Mappa non mente mai

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Quando mi svegliai ero sul divanetto, da sola. Aprii piano piano gli occhi per mettere a fuoco, feci mente locale e mi tirai su velocemente non appena realizzai cosa avevo fatto. Mi portai una mano davanti alla bocca e risi per non piangere. – Sono stata con Dom... – dissi a me stessa e quasi non potei crederci. Dovevo dirlo a Lilith. Corsi su per le scale del Dormitorio femminile, del Settimo Anno, svegliando tutte e facendo grugnire la mia amica.

– Ma lo sai che ore sono? – si lamentò con voce impastata. Non mi importava, ero fin troppo esaltata.

– L'ho fatto, con Sherwood. – enunciai, soddisfatta, fregandomene di quello che avrebbero detto le altre.

– Beh, non è la prima volta... – poi di colpo si alzò, con i capelli tutti disordinati davanti al viso. – Che cosa!? Come ti ha convinta? – in realtà non lo sapevo, è successo e basta, quindi non seppi cosa risponderle. Era un altro pezzo di frase che aveva attirato la mia attenzione.

– Come sarebbe a dire che non è la prima volta? – Lilith corrugò la fronte e negò di averlo detto. – Ti ho sentita. – avevo capito bene, ne ero certa, ma forse aveva frainteso le volte precedenti. Non ci eravamo mai spinti oltre e, magari, lei credeva il contrario. Succede che a volte mi esprimo male. – Ti assicuro che è stata la prima e non me la scorderò tanto facilmente. – sorrisi.

– Lo spero per te... – sussurrò, ma non afferrai.

– Cosa? – aveva uno strano modo di parlare quella mattina, sarà stato l'orario.

– Ho detto e adesso dov'è? – alzò la voce. Neanche questo sapevo, non era stato molto carino a lasciarmi da sola il giorno dopo l'atto.

– Aveva detto che era la sua ultima notte. – ricordai, triste. Poi mi illuminai. – Magari siamo ancora in tempo, è presto! Forza, prendi la Map... – mi bloccai, le altre ragazze non avrebbero dovuto sentire. – Pergamena. – mi corressi. Lilith fece un sorrisetto imbarazzato.

– Non ce l'ho io... – confessò – Ce l'ha Alexia. – oh no, perché non le aveva ordinato di dargliela? Sarebbe stata di inestimabile importanza. Alexia, sangue. Mi venne in mente un vago ricordo, ma era tutto sfocato. Barcollai un attimo. – Gliela chiedo io. –

– No! – non le avrei mai permesso di avvicinarsi di nuovo a quella strega, dopo tutto il male che le aveva fatto. Ma poi pensai che loro due avevano già un losco piano che non mi volevano dire. – Andrò io a prenderla. – uscii dalla stanza per entrare in quella del Sesto Anno. – Stark! – la svegliai, facendole fare un gemito. Si sollevò, portandosi una mano al petto.

– Salazar, vuoi farmi venire un infarto? – mi guardò e, dopo che capì chi ero, cambiò voce ed espressione. – Ckicki... hai parlato con Dom? – respirava piano.

– Ho fatto di meglio se è per questo. Dov'è? – incrociai le braccia, arricciando le labbra. Non nominai il soggetto, ma allusi che avesse capito.

– Non lo so, starà dormendo. – si stava comportando in un modo che non mi piaceva. Sbuffai.

– Non lui, quella pergamena! – distesi le braccia lungo i fianchi, furiosa. Finalmente aveva capito, ma abbassò la testa.

– Non ce l'ho più. Quando ieri abbiamo parlato ha voluto che gliela prestassi. – era desolata, ma che le era saltato in mente?

– E a cosa gli serviva? – non aveva fatto fatica a trovare me, di certo non aveva bisogno... oh no. – Gliel'hai data subito, non appena siete andati via? – lei annuì. Ecco perché si trovava nella Foresta, aveva letto il mio nome. E adesso ne avevo bisogno per leggere il suo. Ritornai velocemente in Sala Comune, senza dire una parola, e percorsi le scale per i Dormitori maschili. Spalancai la porta del Settimo Anno. Dormivano tutti, ma due letti erano sfatti. Merda, era troppo tardi. Iniziai a ravanare tra le loro cose, anche se non c'era niente. Se fossero partiti non l'avrebbero portata con loro, era una cosa che riguardava solo Hogwarts.

– Che cosa ci fai tu qui? – con quel trambusto avevo svegliato Draco, l'unico con il sonno leggero. Era seduto e mi guardava con incredulità.

– Dove sono? Li hai visti andare via? – non mi accorsi di essere agitata finchè la mia voce non me lo fece notare.

– No. – mi rispose, ancora confuso. Mi sollevai da terra e me ne andai esattamente come ero arrivata. – Aspe... – sentii dal letto, ma non mi fermai. Uscii dalla Sala Comune e mi avventurai nei Sotterranei. Dopo una breve corsetta mi costrinsi a bloccarmi. Ma che stavo facendo? Perché lo stavo cercando? Quella notte non avrebbe dovuto significare nulla per me. Ero davanti all'Aula di Pozioni quando il Professor Piton aprì la porta.

– Signorina Blackheart, un po' presto per girare per i corridoi. – come mi aveva sentita arrivare? Subito dopo Igor Karkaroff fece la sua apparizione, guardandomi malissimo con i suoi occhi spiritati. Indietreggiai. Quando era arrivato? Sbirciai dentro l'Aula e lo vidi. Dominic era lì, di profilo, con la testa bassa. D'un tratto la girò e mi fissò, era serio, con le palpebre gonfie dal sonno e le labbra carnose semiaperte. Anche Will era lì, molto più vigile. Guardai sul tavolo dove erano appoggiati e riconobbi la Mappa del Malandrino. Piton doveva aver letto il mio nome. I due professori tornarono dentro, chiudendo la porta, ma io restai lì e loro lo avrebbero visto sulla pergamena. Decisi di rivelarlo a Lilith, quindi ritornai in Sala, ma la vidi parlare con Alexia, di nuovo. Questa volta non mi nascosi e andai vicino.

– Karkaroff è qui. – loro si bloccarono per guardarmi. – Credo che Silente annuncerà la loro partenza al banchetto. – ovvero in poco tempo.

– E Joseph, dov'è? – la Stark era impaziente.

– Non l'ho visto, c'erano solo Igor, Will e Dom. – le ragazze si allarmarono, lanciandosi sguardi preoccupati.

– Non avrei mai dovuto farlo. – si rimproverò la rossa, portandosi una mano tra i capelli e andando avanti e indietro. – Quella Mappa serve a noi per tenere d'occhio quel mostro! – inarcai le sopracciglia. Chi avrebbe dovuto essere il mostro? Potter? Improvvisamente Alexia urlò, toccandosi il braccio sinistro. Lilith le andò di fianco, per sorreggerla. – Mi sta chiamando. – disse in tono sofferente, mentre era piegata per il male. – Devo andare. –

– Veniamo anche noi. – propose la Blackwood. La guardai stupida, ma parlava sul serio?

– N-no, è troppo pericoloso per voi. – fantastico, adesso si preoccupava anche per noi. Un flash. L'immagine di Draco che ripeteva le parole:"Ma voi non siete amiche?" e di nuovo io e Dom nella Foresta, a parlare di Joseph e di patti. Barcollai, ancora, in preda al panico.

– Cos'hai? – s'informò Lilith, sostenendomi.

– E' la soggiogazione, sta cercando di ricordare. – mentre parlava le immagini finivano, ma dei frammenti rimanevano sospesi da un filo invisibile. – Ti succede spesso? – mi chiese, guardandomi. Annuii. Poi si rivolse ancora a Lilith. – Deve averle raccontato tutto. – tornò a guardarmi e si avvicinò. – Mi dispiace. – si scusò per qualcosa in particolare che non sapevo. – E' stata colpa mia, ho cercato di trattare, ma ti ha prelevato ugualmente i ricordi e io mi sono opposta. Dobbiamo prendere quella Mappa, l'hai vista? – era diversa, era gentile e non ne capivo il motivo.

– Aula di Pozioni. – le rivelai. Cercai di assorbire le sue parole, ma una forza più grande della mia mente le cancellava. Sapevo cosa avrebbe fatto, l'avrebbe sottratta a Piton, come il ricordo di Voldemort di Silente. Infatti si diresse subito a destinazione. Ma non ce l'avrebbe mai fatta, persino il Mantello dell'Invisibilità non era così potente da nascondere la presenza della persona. Intanto gli altri studenti iniziarono a scendere dai Dormitori, per dirigersi in Sala Grande. Era arrivato il momento. Io e Lilith facemmo per andare, ma Alexia ritornò. Non era riuscita nel suo intento, quindi decidemmo di agire in un altro modo. Seguimmo gli altri Serpeverde fino al banchetto, dove il Preside si ergeva già davanti al leggio.

– Un annuncio. – esclamò, quando tutti fummo seduti. – E' con piacere che vi informo che gli alunni di Durmstrang hanno terminato la loro permanenza nella nostra Scuola. Per tanto, accogliamoli un'ultima volta. – aprì le braccia e il portone a due battenti si spalancò, facendo entrare in scena prima Igor, poi Dom e Will. I nostri compagni, soprattutto le ragazze, fecero versi di negazione. Malfoy finalmente potè sfoggiare il suo sorrisetto vittorioso. I ragazzi si sederono al nostro tavolo, mentre Karkaroff di fianco a Piton. Will e Lilith si scambiarono un'occhiata piena di tristezza e lo trovai strano. Nessuno della nostra cerchia parlava, né si guardava in faccia. Avevo Dom davanti e, non seppi per quale motivo, provai malinconia. Parve notarlo e mi fissò, sorridendo debolmente. Quello stronzo mi stava già mancando, nonostante si fosse comportato male diverse volte con me e la sera precedente è stata decisiva. Ma non avrei dovuto distrarmi, noi volevamo quella Mappa. Lanciai uno sguardo alla Stark, la quale annuì. – Q-quindi... – iniziai, per impedire loro di fare attenzione a ciò che succedeva, ovvero all'Incantesimo di Appello di Alexia. Ma non ce la feci, non riuscii a parlare.

– Partirete questo pomeriggio? – concluse Lilith al mio posto, con gli occhi puntati sulla sua quiche. Nemmeno io avevo fame.

– Sì. – rispose Tudor, imitandola. Non capivo, c'era stato del tenero tra loro?

– Bene... – proseguì lei a bassa voce. No, non stava andando bene, qualcuno avrebbe dovuto instaurare una vera e propria conversazione.

– Ora tornerai il più amato di tutti, Draco. – rise Theodore, cercando approvazione da Tiger e Goyle.

– Sì, anche se al Quidditch mancherà un grande Cacciatore. – rispose Malfoy. Come, prego? Gli aveva fatto un complimento? Ma se a stento potevano stare nella stessa stanza, a 20 metri di distanza, girati e in silenzio?

– Sarai felice di riavere la tua vecchia squadra. – scherzò Dominic e il biondo platino accennò un sorriso forzato. Restai allibita e destabilizzata nello stesso momento. Attirai così l'attenzione di Sherwood. Fece per aprire la bocca, voleva scusarsi per essersene andato così dopo una notte importante? Ma Lilith lo precedette.

– Non siete costretti ad andare. – parlò veloce, quasi volesse soffocare un singhiozzo. Si stava per mettere a piangere, per Will?

– Invece sì. – le rispose – Ci siamo trattenuti abbastanza. – poi guardo Draco e infine Astoria Greengrass. Lei gli sorrise, così il ragazzo ricambiò. Un momento, mi sono persa anche questo? Sherwood tossicchiò. Cazzo, i pensieri. – La verità è che... – poi Dom fissò lui. – Pensavamo di andarcene molto prima. –

– Perché? – ritrovai la voce, sebbene non mi fosse uscita un gran che.

– Sai parlare il Serpentese. – d'un tratto mi ritrovai tutti gli occhi puntati contro, eccetto quello di Lilith e Dom. No, forse anche i loro, nonostante lo sapessero già. Gli altri, invece, fecero versi di stupore e si allontanarono leggermente. Non avrebbe dovuto dirlo, avrei dovuto spifferare la verità e addio al mio segreto.

– Io... sì. – bisbigliai e suscitai altri sospiri. – Ma perché l'ho studiato! Ero invidiosa di Alexia che parlava una strana lingua con il suo drago! – sbottai alla fine.

– Solo i discendenti di Salazar Serpeverde possono farlo! – si intimorì Pansy. Ah, ora capivo tutto quello scompiglio.

– Ti ricordi di Khal? – mi chiese la Stark, stupita.

– Ma certo che mi ricordo di quel bestione, come avrei potuto scordarlo? – non seppi per quale motivo sia Lilith che la rossa sorrisero.

– E dimmi, ti ricordi anche quante volte ci sei salita e perché? - Alexia sembrava fuori di sé, ma che razza di domande erano?

– Ma certo, la fuga dal Ministero e Natale, ragazze vi sentite bene? – loro due si guardarono negli occhi, felici e poi si rivolsero anche a Dom e Will. Quest'ultimi però avevano occhi solo per il tavolo insegnanti. Guardai anche io in quella direzione e notai Karkaroff che mi squadrava insistentemente.

– Si sta annullando, è possibile? – la Stark tentò di attirare l'attenzione dei ragazzi. – Dov'è Joseph? – a quelle parole la guardarono, finalmente, ma scossero la testa. Lei alzò un sopracciglio, alzando un angolo della bocca. – Ckicki, Lilith, se avete finito di mangiare, mi accompagnereste in Sala Comune? – si alzò e noi la seguimmo.

– L'hai presa? – domandò la Blackwood e la rossa la sventolò davanti ai nostri occhi. – Ottimo, non lo abbiamo neanche notato. –

– Ovvio, sono la ladra più abile. – recitò le parole e tutte e tre contemplammo la Mappa. I miei occhi perlustravano velocemente tutto il perimetro, ma il suo nome non c'era. – Che strano. – nemmeno lei li vedeva.

– Presto, guardate la Sala Grande! – Lilith ci fece prendere un colpo, ma ubbidimmo. Draco Malfoy, Vincent Tiger, Gregory Goyle, Pansy Parkinson, Theodore Nott... C'erano due paia di scarpe che si stavano muovendo accanto a loro. Appena lessi i nomi mi vennero i brividi e la pelle d'oca su tutto il corpo. Anche le mie amiche provarono la stessa cosa.

– Chi sono Albus Potter e Scorpius Malfoy? – chiesi a bassa voce. Ci avrebbe dovuto essere un errore, uno scambio di persone, quella pergamena aveva invertito tre nomi. Ma la Mappa non mente mai. Infatti, al tavolo professori Albus Silente era ancora lì, così come Harry Potter al tavolo dei Grifondoro. Alexia soffocò un urlo. La guardammo spaventate e lei indicò un punto preciso, di fianco a Piton. – Joseph Morgan... – realizzai.

– Guardate! – le due paia di scarpe si stavano muovendo, stavano venendo qui, nei Sotterranei. Ci allarmammo, cosa avremmo potuto fare e, soprattutto, chi erano quei due?

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