Capitolo 6 Amico nemico

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Quella notte non riuscii a dormire. Avevo in mente le immagini di Dominic che mi prendeva e mi baciava. Divenni rossa molte volte nel raccontarlo a Lilith, mi promise che lo avrebbe ammazzato se lo avesse visto. Mi raccontò che dopo essere uscita dalla Sala Comune era ritornata nel dormitorio e aveva preparato un nuovo scherzo da fare a Pansy. Lo mise in atto subito, scambiò la crema notte viso di Parkinson con quella che procurava brufoli acneici. Lei senza accorgersi di nulla era andata a dormire tranquillamente.

Mentre io ero lì a fissare il soffitto, a rigirarmi in continuazione e a toccarmi il collo, rabbrividendo immaginando la mano di Dom stretta intorno. Nulla era sotto controllo e la mia fobia più grande era perdere il potere su tutto. "Ora si fa a modo mio", aveva detto. Scacciai quel pensiero facendo una smorfia di disgusto e mi obbligai a chiudere gli occhi. Sono troppo orgogliosa per soffermarmi su di lui, non significa niente, è stato solo un prezzo da pagare.

Un urlo femminile potente si insinuò in tutto il dormitorio. Mi svegliai di colpo da quello che era un sogno magnifico – avevo tagliato la testa a Dom e stavo ballando sul suo corpo morto -. Con la vista ancora appannata chiamai Lilith per verificare che stesse bene, ma stava ridendo. Quindi guardai il letto di fronte al mio e c'era Pansy con in mano uno specchio: la sua faccia era un unico rossore bubbonico. Risi anche io, quella giornata partì benissimo. – Sembra che ti abbia punto un nido di api! –

Pansy scese dal letto agitandosi e non smettendo di lanciare urli che, insieme alle nostre risate, avevano svegliato tutte le altre ragazze e anche loro la stavano maledicendo. Ancora con la camicia da notte uscì dalla porta. – Madame Pomfrey! Madame Pomfrey! – gridava.

Facendo dei respiri profondi e augurandoci il buongiorno, anche io e Lilith saltammo giù dal materasso, indossammo la nostra divisa e ci aggiustammo trucco e capelli, entrambe con una treccia larga che pendeva sopra la spalla. Quando fummo pronte per varcare la porta e affrontare i "babbani con la bacchetta" udimmo altre grida. Non provenivano dalla stessa persona, era una voce più fragile, melodiosa e irritante. Ci precipitammo ai piani inferiori, cercando di capire da quale stanza o aula provenissero quei lamenti, si trattava anche di singhiozzi e pianti isterici.

Un gatto bianco ci attraversò la strada. Poi uno grigio e uno arancione. Miagolavano e si sparpagliavano per i corridoi senza meta. Percorremmo la traiettoria di provenienza dei mici, trovandone altri che facevano versi. Ne prendemmo due in braccio, coccolando il folto pelo striato e continuammo ad andare avanti. Tutti i professori, compresa Madame Pomfrey erano davanti all'ufficio della Umbridge e la McGranitt la stava abbracciando forte, consolandola.

- Che cos'è successo? – lasciammo andare via i gatti e cercammo di sbirciare oltre i loro corpi, ma non si vedeva altro che nero.

- Andate via di qui, gli studenti non sono tenuti a vedere questo spettacolo. – ci intimò Piton con una leggera sfumatura di divertimento, mettendosi davanti alla nostra visuale.

Deglutimmo e indietreggiammo, dando comunque un'altra sbirciata: si vedeva nero, perché la stanza era diventata nera. Le piastrelle, la poltrona, le tende, i quadri con i gatti... nessun gatto era più al suo posto. Quella processione a quattro zampe sparsa per Hogwarts era il risultato di un incantesimo di libertà. Ad un tratto mi vennero in mente le parole di Dominic:"la faccio nera". Era stato lui, chi altri se no.

A pranzo mangiai poco niente, Dom era sparito, nel vero senso della parola questa volta. In un breve momento il professor Silente aveva annunciato che la Umbridge sarebbe rincasata al Ministero finché le cose non sarebbero tornate normali.

- Io l'ho sempre sospettato, quel ragazzo è un pericolo. – Draco ci sbatté in faccia quella frase, dandoci indirettamente delle stupide per esserci fidate di lui in questo modo. Semplicemente noi volevamo nella nostra cerchia qualcuno che sapesse fare scherzi come le sottoscritte. Era l'ideale un ragazzo come lui, imprevedibile e pronto a tutto. – Sono contento che se ne sia andato, staremo tutti meglio. – proseguì.

- Non è solo quello il lato positivo! – annunciò Theodore Nott - Ora sono io il più bello dei Serpeverde! –

- Mh, sei così brutto che neanche un dissennatore ti bacerebbe. – disse Tiger, ridendo insieme a Goyle.

- Da che pulpito! – si difese Theodore.

- Smettetela. – sentenziò Draco, facendoli stare zitti.

Dopo svarianti minuti passati a pregare perché quel banchetto finisse, il portone si aprì. Era Dominic Sherwood il ragazzo, con la divisa in ordine. Aveva ragione, non gli stava bene perché era stretta, ma riusciva comunque a portarla con disinteresse, lasciando la camicia fuori dai pantaloni e la mantellina aperta. Non era solo, Karkaroff gli stava alle calcagna, si stavano dirigendo dal preside.

Draco gettò le posate sul tavolo rumorosamente e mise le braccia conserte.

- Quello chi è? – esordì Lilith, fissando la terza persona che superò l'ingresso. Era un ragazzo, anch'esso biondo, cenere, con entrambi gli occhi blu e la stessa divisa rossa di Durmstrang di Dom.

- Igor, ben tornato. – Albus strinse la mano al giovane arrivato.

- Sono Will Tudor, signore. – aveva il viso più asciutto e ovale di quello di Dominic e i capelli più corti, la fronte era coperta da una lunga frangia spostata di lato.

- Desideri ricevere la sentenza del nostro cappello parlante? – propose Silente. Forse neanche lui era stato informato del suo arrivo.

- No signore, non si scomodi. Presenzierò nella stessa Casata di Sherwood. – anche il suo sorriso era più fine e delicato.

- Molto bene, allora. – Albus indicò con il braccio il nostro tavolo.

Tutti i ragazzi – e Pansy – della nostra cerchia si ammutolirono quando i due si sedettero. Odiavo percepire Dominic davanti a me, quanto a Lilith, abbassò lo sguardo quando incontrò quello di Will.

- Tu devi essere la famosa Lilith. – le disse, costringendola a guardarlo.

- Famosa? – chiese incuriosita.

- Dom mi ha parlato molto di te. – poi fissò me. – E di te, Ckicki. –

- Ah, quindi ti ha anche detto di aver messo a soqquadro l'ufficio della sua Tutor. – risposi a tono con un sorriso palesemente finto.

- Io ho fatto cosa? – mi fece eco Dominic. – Bambolina, non stai correndo troppo? – disse, sfiorandomi il piede con il suo.

Feci un verso di stupore alterato e picchiai la mano contro il tavolo. – Come osi!? – lanciavo fiammelle dai miei occhi nocciola sfumati di giallo. – Io starei correndo troppo? E sentiamo, cosa avresti fatto da ieri notte fino a pochi minuti fa? – non riuscii più a gestire il tono di voce.

- E' stato con me, lo hanno chiamato d'urgenza dalla Scandinavia per una... confessione. – mi rispose Will.

- Quindi tu c'entri con la rissa? – Lilith si mise in guardia, magari non era come il suo amico, magari aveva il carattere opposto oppure era una delle vittime. Non ha voluto smistarsi, quindi la sua personalità era ignota. – Sei finito in riabilitazione anche tu? –

- Come se quella di Dom fosse una riabilitazione. – sbottai.

- Sì, ho fatto parte della rissa. – mi ignorò. – Il mio destino era legato alla confessione di Dom e quando ha fatto il mio nome mi hanno ritenuto colpevole, ma non di primo grado. – parlava in modo lento, non aveva sfumature nella voce, ma neanche un tono piatto. Era difficile da spiegare.

- Fantastico, chi è adesso quell'approfittatore, egoista e codardo? – chiesi sarcasticamente a Dominic, lanciandogli un'occhiataccia ribelle.

- Hai visto, tesoro? Siamo più simili di quanto tu creda. –

Feci un verso gutturale e mi pettinai il ciuffetto della treccia.

- Ehi, Dom. – Lilith alzò la bacchetta contro la sua faccia. – Stai attento. – anzi no, vidi male, era un coltello luccicante.

- Signorine, vi prego. – Will abbassò l'arma a Lilith. – Che ne dite se oggi pomeriggio bevessimo qualcosa insieme? – propose.

- Non se viene anche lui. – squadrai Dominic.

- Affatto, solo io e voi due. – continuò.

- Sì, così lui avrà tempo di incenerire, o qualunque cosa abbia fatto, un'altra stanza? No, grazie. – risposi.

- Aspetta. – disse Lilith, poi si rivolse a Draco: - Puoi occuparti tu di Sherwood finché noi non ci saremo? –

Malfoy era rimasto in silenzio a fissare stordito il battibecco. – Io non mi occupo di nessuno. – guardò di cattivo occhio anche Tudor.

- Sei il leader, saprai tenere a bada un'attaccabrighe. – lo spronai.

- Okay. – sbuffò.

- Stai attento a quelle due, guardati le spalle. – consigliò Dominic a Will. Erano lontani da noi, all'inizio dei gradini intenti a salire su una scala mobile. – Non preoccuparti. – gli rispose con un occhiolino.

Quel giorno uscimmo a Hogsmeade e ci recammo ai Tre Manici di Scopa. Io ordinai dell'Idromele, Lilith il Rum al ribes rosso e Will Whisky Incendiario. Rosemary ci servì i drink, noi due ci alzammo solo per lasciarle qualche galeone.

- Vi trovate bene con Dom? – ci domandò Will, mentre sorseggiava il Whisky.

Pensai subito agli scherzi riusciti a Neville, a Silente e alla McGranitt, quindi mi misi a sorridere. Ma poi mi venne in mente quando ci aveva ingannate con il filtro d'amore e le mie labbra tornarono dritte. Quando le immagini della scena del bacio si presentarono davanti agli occhi del mio cervello si piegarono all'ingiù. L'ultima espressione rispose alla domanda.

Will restò a fissarci aspettando di sentirci parlare.

- Ha i suoi alti e bassi, come tutti direi. – mi decisi a dire.

- Tu devi conoscerlo da tanto tempo, che tipo è? – chiese Lilith.

Bevemmo un sorso nei nostri alcolici. Di solito li sgolavamo, ma non era educato e femminile davanti a un ragazzo.

- Lui è particolare, penso ve ne siate accorte. – un sorriso malizioso gli rigò quel suo viso levigato.

- E tu che tipo sei? – Lilith appoggiò il drink sul tavolo.

Lo fece anche Tudor. – Ho i miei alti e bassi, come tutti direi. -

Appoggiammo entrambe la schiena sulla sedia, accavallando le gambe.

- Non finite le vostre bevande? – disse poi.

Non mi andava molto di bere, avevano un sapore diverso. – Avranno sbagliato qualche ingrediente, in questo locale stanno tutti invecchiando. –

- Già, il mio ribes rosso ha un retrogusto strano. –

- Può essere come dite voi. – fece lui.

Qualcosa mi solleticava il naso e d'un tratto mi sentii il labbro bagnato. Ci passai delicatamente il dito sopra, notando che era diventato rosso. Guardai Lilith e anche lei stava perdendo sangue.

- Oppure potrebbe essere la polvere di Torrone Sanguinolento che vi ho messo dentro i bicchieri. – aggiunse, scrollando testa e spalle.

Sbalordita toccai la bacchetta e sussurrai "Finitus" come ci aveva detto Dominic. Ci pulimmo velocemente con il dorso della mano scattando in pieni, quasi ribaltando il tavolo.

- Sei come lui! – sbraitò Lilith.

- Affatto ragazze, sono come voi. – e finì il suo drink felice e contento, guardandoci andare via a passo accelerato.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro