Capitolo 8 Rivelazioni

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Lo guardai con una compassione che neanche io pensavo di avere. Rimasi a bocca aperta, cercando di connettere i fatti.

- Cosa temi di lui? – ringraziai la mia espressione confusa. Non volevo consolarlo e tanto meno interessarmi ai fatti suoi, ma avevo già dato un'impressione sbagliata seguendolo.

- Davvero pensi che te lo dica? – gli scappò una risatina. – Non mi fido di te. – riprese in tono più serio, lanciando un'occhiataccia anche a Lilith.

- Ovviamente no. – dissi. – Non dovresti neanche. –

- Perché ci tieni a saperlo, dunque? – nel frattempo non si era avvicinato neanche di un passo, sembrava più distante di come fosse già.

- Come non detto, buona giornata. – mi girai facendo svolazzare il mantello e incontrai lo sguardo di Lilith. La ripresi nuovamente sottobraccio e avanzammo a piccoli passi. Dom doveva cedere, la mia psicologia inversa funzionava sempre, aveva già confessato che quell'uomo era suo padre. Non ci sarebbe voluto tanto prima che... - Okay. – abboccasse.

Mi girai compiaciuta. – Si? –

- Okay, ma anche io voglio sapere una cosa. – finalmente si avvicinò di più. Sembrò pronto a ribattere quando mi sentii la pelle d'oca. Un brivido freddo mi percorse la schiena. – Scusa, puoi ripetere? – dissi aggressivamente.

- Ho detto se mi parli della tua paura. Sai, è stato... - gesticolò un attimo – angosciante. – lo descrisse con dispiacere.

- Vuoi uno scambio di terrore? – chiesi allibita. – Beh, sempre meglio di un bacio. – valutai alla fine.

Dominic sembrò offeso, ma ovviamente era un trucco. – Preferisci esporre una parte di te, così segreta e privata, piuttosto che baciare le mie morbide labbra? – se le indicò con l'indice e sì, non avrei potuto fare a meno di concordare, lo erano davvero. Ma io non baratto in quel modo. Allungai la mano in segno di accordo. La strinse forte, sperando di farmi percepire un po' di dolore, ma lo nascosi dietro il mio sorriso beffardo. Lilith spezzò la stretta. – Sicura? – mi sussurrò poi. Annuii in cerca di approvazione.

Mi feci coraggio e parlai per prima, in fondo ero una ragazza audace. – L'orologio è simbolo di tempo, la tomba di morte. – iniziai a bassa voce. – La pala aiuta il tempo a scavarti la fossa, troppo presto se nella vita non hai fatto ciò per cui aspiri. – questo era il primo significato del molliccio. Avevo paura di non realizzarmi finché fossi stata viva.

Dominic sembrò capire e alleggerì lo sguardo. – Perché le mani? Pensi che la Morte sia vicina e ti prenda? –

- No. – quelle non erano le mani della Morte, ma della mia illusione ipnagogica. – E' solo un'ansia. Percepire delle mani che da sotto al letto ti afferrano e ti soffocano e tu sei lì, immobile, timoroso di chiudere gli occhi, concentrato sul buio e con tanto sonno. – sbattei le ciglia più volte, impedendo ai miei occhi di diventare lucidi. Era calato il silenzio in quel corridoio a volta, con decorazioni sui muri e ricoperto di... quadri. I ritratti mi stavano fissando, mi mettevano in soggezione. Avevo parlato davanti a decide di persone, tutto per colpa di quel ragazzo. Feci finta di niente, così che lui non si accorgesse dell'errore e parlasse liberamente con un pubblico antiquato. Invece si guardò attorno e in quel momento capii di essere davvero una stupida.

- Hai avuto una paralisi nel sonno. – costatò in fine. – Io in stato di veglia. -

- Cosa vuoi dire? – anche lui aveva deciso di aprirsi lì, davanti a una platea. Sperando che poi ci lanciasse fiori e non pomodori.

- Crescendo diventiamo come i nostri genitori ci hanno insegnato. – aprì e richiuse la bocca, stava scegliendo le parole con cura. – Tutto quello che faccio deriva dal modo in cui sono stato cresciuto. – scosse la testa portandosi le mani sugli occhi e strofinandoseli. – Ascolta, io... - faceva fatica ad esprimersi, sia per il fatto di essere sotto osservazione, sia perché parlava con me. Era a suo agio facendo scherzi e battutine, ma non confidandosi. Lo avevo spinto io. Ma, dopotutto, avevo già pagato il prezzo, quindi volevo sapere un'ultima cosa. – Ti ha mai picchiato? Hai... paura delle sue reazioni o comportamenti? – la mia curiosità era infinita, in realtà. Decifrare Dom era difficile, lui non è mai come ce lo si aspetta.

- Può essere. – diceva, ma il molliccio non poteva mentire. – Adesso basta, siamo tutti felici. – il sentimentalismo era finito. Ma poi, sempre in ritardo, un'ipotesi mi vagò nella testa. Felicità. - Perché hai pensato ai fuochi d'artificio? Ti siamo venute in mente noi quando ti abbiamo permesso di scappare dalla Umbridge? E' questo il tuo pensiero felice? – tutte quelle domande a raffica lo sconvolsero e sbuffò. – Per questo serve un altro pagamento. – mi puntò il dito contro.

Alzai le mani. – Okay, non lo voglio più sapere. – dissi in fretta. Ritornammo verso le aule, camminando tutti e tre allineati orizzontalmente. – Quindi tu ogni volta che chiedevi a tuo padre un gelato, lui voleva il cono in cambio? Facevate anche questi scambi? – saltellai un po' per star dietro al suo passo, era difficile camminare elegantemente veloce con una giraffa di fianco. – Smettilaaa.- mi canticchiò, ma poi rise.

Un'altra ora di Divinazione a guardare una palla di vetro fumante vuota. Sarebbe potuto essere divertente, se non fosse stato per la noiosità. La voce della Cooman sembrava quella di un altoparlante della buonanotte. "Ampliate la mente" e cose già sentite e risentite stavano intasando il mio cervello e quello di Lilith, che a stento teneva la testa dritta. Io ero completamente appoggiata al tavolino.

- Vado a fare un giro in bagno. – annunciò poco dopo. Io annuii e chiusi gli occhi.

Stava raggiungendo il bagno delle ragazze quando una porta a due battenti si aprì di fianco a lei. Fuori uscì Igor Karkaroff, con una tunica nera, probabilmente presa in prestito da Piton, ma non sembrava il caso. Alle sue spalle si fece avanti un ciuffo biondo, comunemente noto come Will Tudor.

- Cosa ci fai tu qui? – le chiese in un modo non tanto cordiale.

- Prego? Siamo ad Hogwarts, tu che ci fai qui! – era una "domanda" stupida, ma lui non si doveva permettere di usare quel tono con lei.

- Pensavo l'avessimo chiarito. – si avvicinò scrollando le spalle. - Che mi dici di te? – chiese incrociando le braccia.

- Sono un purosangue. – alzò un sopracciglio.

- Interessante, ma una ragazza ribelle come te non dovrebbe stare in un luogo del genere di spontanea volontà. – puntualizzò Will.

- Il mondo dei babbani mi annoia. – si giustificò Lilith, facendo svolazzare una mano.

Will si guardò intorno. – Anche qua ti annoi o non salteresti le lezioni. –

Touchè.

- Non immischiarti in cose che non ti riguardano. – alzò il mento, per quanto fosse già in alto per guardarlo negli occhi. Anche in quel momento i tacchi sarebbero stati utili, sentiva la loro mancanza ogni giorno di più.

Le dava ancora fastidio il torto subìto ai Tre Manici di Scopa e non aveva intenzione di perdonarlo.

- Quindi c'è un passato? – Will lasciò libere le braccia dal petto e le mise lungo i fianchi.

- Per caso anche tu ti comporti come tuo padre o come i tuoi genitori ti hanno insegnato? – fu lei a incrociare le braccia invece. Utilizzò il tono più altezzoso che aveva.

- Chi altri? –

- Il tuo amichet... - stava per sibilare, ma si interruppe. – Amico. –

Will non sembrò sorpreso. – Ma certo, lo avete saputo. Voi due riuscite ad estirpare ogni informazione che volete da chiunque. – si avvicinò. – Non è così? –

- E abbiamo imparato che c'è sempre un prezzo da pagare. Non è così? – ripetè Lilith.

- Forse. –

- I soliti vaghi. So benissimo che è così. – ribattè lei.

- Dunque mi stai proponendo uno scambio? Cosa vorresti sapere? – poi rifletté un attimo, sollevando la testa. – No. Tu cosa vuoi farmi sapere? – chiese, arrivando alla conclusione che Lilith desiderasse confessarsi.

- Io non ho niente da dirti. – si mise sulla difensiva.

- Avanti, non avresti fatto tutto questo discorso inutilmente contorto per poi andartene via come se nulla fosse. -

- Non molli, eh? – si posizionò le mani sui fianchi, squadrandolo.

- No, pensavo fosse ovvio. – improvvisamente Will le strinse le spalle e la fece indietreggiare velocemente per tre metri, finchè la sua schiena non si scontrò con il muro. – Ti darò una mano a parlare. – le disse sistemandosi un ciuffo di capelli, che era accidentalmente scivolato sulla fronte, in maniera elegante e veloce.

- Sì, c'è un passato. – confessò Lilith. – Ma riguarda anche Ckicki, forse dovrei prima parlarne con lei. – cercò di scappare, ma lui la blocco, stringendo e schiacciando di più con le mani.

- Non verrà a sapere che me lo hai detto. – Will era così vicino a Lilith che lei poteva contare i battiti del suo cuore e guardarlo in quei suoi occhi così dannatamente chiari e magnetici.

- Noi siamo a Hogwarts, perché... – riuscì a mantenere la calma. – Ci siamo conosciute quando eravamo molto piccole, in un orfanotrofio. – guardò in basso, ma Will la costrinse a fissarlo negli occhi. – Sapevamo di essere diverse dagli altri bambini. Facevamo scherzi come rubare la merenda, mettere in disordine, far piangere chiunque, ma senza toccare niente. - riprese. – Pochi anni dopo ci arrivò la lettera ed eravamo felici di potercene andare, lì non facevano altro che deriderci. Ma quando la tutrice lesse le parole della McGranitt non ci crebbe e stracciò la busta. Infuriate, noi scappammo quella notte stessa, lasciando un piccolo regalino di addio. – per la prima volta sorrise, senza timore, con un'espressione soddisfatta.

- Continua. – le intimò Will, senza prima essersi avvicinato a lei ancora di più, facendola sobbalzare quasi impercettibilmente.

- Avevamo dato fuoco alla sua stanza da letto. Inconsapevoli del fatto che lei fosse lì a dormire. E' morta tra le fiamme, se lo è meritato. – i suoi occhi divamparono come il fuoco incandescente.

Stavano parlando talmente vicini l'uno all'altra che sentivano il loro fiato leggero solleticare le labbra. Will le accarezzò la guancia con il dorso della mano, per poi fermarsi a prenderle il mento, facendo così combaciare le sue labbra con quelle morbide e carnose della ragazza. La baciò con tale foga contro quel muro che alla fine dovettero riprendere fiato. Lilith sul momento lo guardò sconvolta, ma piacevolmente sorpresa. Will le fece un mezzo sorriso e con passo elegante si allontanò per i corridoi. Infine lei a passo svelto tornò in classe ad ampliare la sua mente verso l'infinito e oltre.

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