10 - Ricordati di me

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Benjamin

Sam fu forte per entrambi e cercò di consolarmi e farmi reagire come meglio poteva; conosceva Fede, sapeva che era un guerriero e anche che non si sarebbe arreso.
Mezz'ora dopo, i fatti le diedero ragione: Federico era fuori pericolo! Però lo sguardo serio che ci lanciò il medico, smorzò parte del nostro entusiasmo.
"Dottore che ci nasconde? Lui sta bene?!" gridai agitato.
"Sì, fisicamente i parametri sono tutti nella norma e respira autonomamente, quello che mi preoccupa, però, sono i possibili danni cerebrali." disse con tono grave.
Io e Sam lo guardammo scossi: "Cosa?!"
L'uomo di fronte a noi annuì grave, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Esatto: anche se Federico è giovane, ha battuto la testa molto violentemente e non escludo complicazioni. Tutto quello che possiamo fare è aspettare che si risvegli e poi valutare la terapia adatta. Ora, se volete scusarmi, devo tornare in corsia. Se ci sono dei cambiamenti vi avviseremo subito."

Rimasti da soli mi presi il volto poi scoppiai a piangere. Sam mi strinse a sé e solo quando mi calmai si spostò per guardarmi negli occhi: "Okay tutto questo fa schifo, ma ne verremo fuori, ok? Per quanto anch'io stia impazzendo dobbiamo essere forti per Federico! Appena si riprenderà, perché lo farà, avrà bisogno di noi Benjamin."
Nonostante l'ansia che mi mangiava dentro, mi ritrovai ad annuire: non lo avrei abbandonato.
Un'ora dopo un il medico finalmente ci rassicurò: Federico stava bene e sembrava rispondere agli stimoli esterni; l'unica cosa che mi stonò fu che chiese di Sam ma non di me. Con una spiacevole sensazione sotto pelle m'incamminai verso la sua stanza e non appena incrociai i suoi occhi chiari e confusi, lo abbracciai, travolto dal sollievo.
"Non farmi mai più uno scherzo del genere Fede! Sono quasi impazzito là fuori, come ti senti?"
Il silenzio che accolse le mie parole venne accompagnato da una strana rigidità, ma fu il suo, "Chi... sei?" a farmi crollare il mondo addosso.
D'istinto mi staccai per cercare il suo sguardo, mentre Sam sussultava, portandosi le mani alla bocca.
"Non può essere... Davvero non ti ricordi di me... di noi?"
Federico scosse la testa, lo sguardo triste e la schiena premuta contro il cuscino. "Io... no, mi spiace."
Devastato per quell'assurda situazione, mi alzai in piedi, per iniziare a camminare avanti e indietro.
"Ok, forse tu no, Federico, ma io sì, cazzo! Ti amo e non smetterò di farlo solo perché ora la tua mente mi ha cancellato. Questo lo hai scritto tu stamani prima di uscire!" gridai prima di prendere il suo bigliettino dalla tasca dei jeans per darglielo. "Hai scritto di amarmi e che io sia dannato se ti permetterò di scordarlo!"

Per calmarmi mi fermai di fronte a lui e mi passai una mano sugli occhi, cercando disperatamente di non crollare di nuovo. Un tocco incerto, quasi timido, mi fece abbassare lo sguardo e non appena notai le dita di Fede strette alle mie, quasi svenni.
"Mi dispiace... io... vedo quanto sei sconvolto e vorrei davvero ricordarmi di te, di questo." disse indicando la carta stropicciata. "ma non ci riesco."
"Non mi arrenderò." risposi, nonostante l'ansia.
Lui annuì e mi fissò serio. "Non ti sto chiedendo di farlo, ma per favore, dammi il tempo che mi serve per sbloccare quello che ho qui dentro." disse indicandosi la tempia fasciata. "Se è vero quello che dici, che ci amiamo, aiutami a ricordare, dimmi come ci siamo incontrati e perché ci siamo messi insieme..." mi pregò con gli occhi inumiditi "L'ultima cosa che mi ricordo sono i preparativi del matrimonio di Sam e lei nel mio negozio... nient'altro." ammise con difficoltà.
La sua migliore amica fece un passo in avanti e lo abbracciò. "Sono passati più di due mesi, Fede... davvero non ricordi nulla?"
Quella volta nei suoi tratti affiorò il panico. "Cosa?! Due mesi?! Oddio, io... No, cazzo... Buio più totale."
"Ok, manteniamo la calma ragazzi. Stamani, quando Ben mi ha chiamato, ho avuto quasi un attacco di cuore ma per fortuna stai bene."
"Bene?! No che non sto bene! Ho perso la memoria ed è come se qualcuno avesse schiacciato il pulsante off del mio cervello! Io..."
"Passerà tesoro, credimi se ti dico che sistemeremo tutto quanto." disse Sam con piglio deciso. "Per quello che riguarda te, Ben, se davvero lo ami come dici è arrivato il momento di combattere per riportarlo da te: perché tu lo farai, vero?"
Silenziando le mie paure scelsi la strada del coraggio, quindi puntai gli occhi in quelli azzurri e spaventati del mio ragazzo.

"Puoi scommetterci Sam."

Federico

Settembre

Il campanello del mio atelier suonò, avvisandomi del possibile cliente appena entrato.
"Un attimo, arrivo..." Con gli spilli infilati nella manica e il metro da sarto appeso al collo, mi affacciai, ma invece di vedere Sam, scorsi il ciuffo castano del ragazzo che stavo imparando a riscoprire.
"Ehi Ben, Jason! Che ci fate qui? Pensavo fosse Sam! Ha detto che mi avrebbe portato..."
"Il pranzo?" finì per me, alzando la busta marrone che teneva tra le mani "È passata da me, chiedendomi di raggiungerti, quindi eccoci qui." mi informò alzando le spalle.
Mi feci subito da parte per farli passare e scompigliai le ciocche morbide di Jason, che mi sorrise di rimando: da quando ero stato dimesso la mia migliore amica mi aveva organizzato decine di appuntamenti con Benjamin, e tutto nel tentativo di farmi ricordare quello che c'era stato tra noi. Peccato che il mio cervello, invece, continuasse a fare i capricci.
"Grazie, visto che siete qua, vi va di fermarvi a mangiare con me? Ne approfitto anch'io per staccare: se non foste passati probabilmente avrei tirato fino a sera!" ammisi sentendo lo stomaco gorgogliare. Avevo accettato di creare un abito da sposa fatto completamente in pizzo, e il lavoro sembrava essere più difficile del previsto: la sposa, infatti, continuava a cambiare idea sul colore e se fosse andata avanti così non si sarebbe sposata mai!

"Allora? Restate?"
L'entusiasta, "Sì!" di Jason ci fece scoppiare a ridere e, poco dopo, il cartello passò da "Open" a "Closed".
Al mio take away vegetariano, Sam aveva aggiunto delle ali di pollo, croccanti patatine e anche gamberetti fritti per Ben suo figlio: ne sapeva davvero una più del diavolo!
Durante quei trenta giorni di recupero, lei mi era sempre rimasta accanto, così come i miei genitori, che abitavano a due isolati da me, Ben, Jason: all'inizio non era stato semplice lasciarmi andare con suo figlio, ma il suo affetto, poco alla volta, aveva tirato fuori dal mio cuore il nostro legame. Paradossalmente era stato più facile riavvicinarmi a lui che a Benjamin: infatti, nonostante cercasse in ogni modo di farmi ricordare, c'erano ancora troppe ombre nel nostro rapporto. Quella pausa servì a ricaricarmi e anche a farmi prendere coscienza di come stessi bene con loro due, memoria o meno.
"Che programmi hai per stasera Fede?" Con la mano sulla maniglia e Jason di fianco, Benjamin era pronto ad uscire dal mio negozio.
"Pensavo a qualcosa di tranquillo, tipo pizza e film... Ti va di venire da me, Ben? Ovviamente con Jason e solo se sei libero." sottolineai combattuto. Grazie alle tante chiacchierate fatte, sapevo che faceva l'accompagnatore per mantenere suo figlio, che era un padre single e anche che diventava fantastico quando mi sorrideva.
"Perché no? Jay però dormirà da mia sorella: stasera è la loro serata cartoni, non è vero tesoro?"
Il piccoletto iniziò a saltellare sul posto, "Siii!!!", facendomi ridacchiare. Nel pensare che saremmo stati soli, però, mi morsi il labbro inferiore: da quando mi ero risvegliato in ospedale, con la mente vuota dei nostri ricordi, Benjamin mi era sempre rimasto vicino, eppure non aveva mai provato a baciarmi.
Mai, nemmeno una volta. Pur essendogli grato per il tempo che mi stava concedendo, ero anche frustrato e nervoso: e se non fossi più tornato quello di prima? Se la mia memoria fosse rimasta per sempre un buco nero?

"Ehi Fede, ci sei?"
Il suo richiamo mi fece tornare bruscamente al presente.
"Sì, certo... Ti aspetto per le otto, ok?"
Una volta rimasto solo, mi appoggiai di spalle alla porta e poi scivolai a sedere per terra, il volto tra le mani: ero stanco di vivere in quel dannato limbo! L'attrazione che c'era tra di noi era innegabile, però... All'improvviso, un'idea si fece largo attraverso il gomitolo delle mie paure: e se a fare la prima mossa, fossi stato io?

Angolo Autrice:

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, spero che questa storia vi sia entrata dentro! Ci vediamo nel prossimo capitolo!

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