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Clarke

La moto trema sotto di me mentre l'acceleratore si blocca improvvisamente, mandando un brivido lungo la mia spina dorsale. Mi aggrappo al manubrio con forza, cercando di mantenere il controllo mentre la velocità diminuisce rapidamente.

«Josie, cosa sta succedendo?»

Chiedo, il mio cuore batte forte nel petto. Non ho tempo di capire prima che la moto urti violentemente contro il terreno, sollevando un'ondata di polvere e detriti. Sento un colpo sordo quando il metallo si contorce e la radio si frantuma sotto di noi. Il motore gorgoglia e si spegne, lasciandoci in silenzio nella sua scia di distruzione.

«Dobbiamo muoverci».

Josie indica le guardie Sanctum che si avvicinano rapidamente.

Mi alzo in fretta, cercando un rifugio mentre le guardie si avvicinano.

«Dove possiamo andare?»

Josie mi afferra per il braccio, i suoi occhi pieni di determinazione.

«Ho un posto in mente, ma mi devi promettere una cosa».

«Quale?»

Chiedo, ansiosa di qualsiasi idea che possa salvarci.

«Prometti che non distruggerai il Mind Drive».

Insiste Josie, guardandomi dritto negli occhi.

In un attimo di esitazione, acconsento.

«Va bene, lo prometto».

Rispondo, sapendo che non ho altra scelta.

Josie annuisce soddisfatta e mi guarda verso un portello nascosto, rivelando un passaggio segreto.

Mi guardo intorno, cercando di nascondere il crescente senso di panico che sta salendo contro di me.

Il caos si sta diffondendo nella mia mente, una tempesta di ricordi ed emozioni che minaccia di inghiottirmi. I libri di memoria di Josie sono ovunque, una marea di immagini e suoni che mi travolge.

«Josie, dobbiamo fare qualcosa!»

Esclamo, cercando di trovare una via d'uscita da questo turbine di ricordi.

Josie si dimena nel mare di memoria, lottando per lasciare andare i suoi segreti più intimi.

«Non è facile, Clarke».

Sospira, il suo volto contorto dall'agonia di quel passato doloroso.

«Ci sono cose che preferirei dimenticare».

Mi stringo le braccia intorno al corpo, sentendo il peso delle sue parole.

«Lo capisco».

Ammetto, cercando di trovare la forza per continuare.

«Ma dobbiamo farlo. Non abbiamo scelta».

Uno per uno, iniziamo a gettare i libri nella camera di espulsione, cercando di liberarci del peso che ci opprime. Ma ogni volta che uno cade, un altro ricordo doloroso affiora alla superficie, come un fantasma del passato che ci tormenta senza tregua.

La mia mano trema mentre lascio cadere uno dei libri, e con esso una memoria che preferirei dimenticare. L'ascia che è stata usata per uccidere suo padre durante il primo sole rosso cade con un tonfo sordo, il suono riecheggiante nel corridoio vuoto.

Più libri escono, più il caos cresce intorno a noi. I corridoi di Eligius IV sono ora un labirinto di memorie perdute, un labirinto che rischia di inghiottirci interamente.

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