La scuola dei myrmidon

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Francine insegnava a ragazzi a morire. O forse il contrario. Ma non l'avrebbe saputo finché le ostilità non fossero riprese.

Erano arrivati altri ORL, ma a un certo punto l'esercito si era accorto che non erano stati distrutti solo le macchine durante la guerra, ma anche le persone che c'erano dentro. Avevano scelto allora dei giovani che consideravano dotati e avevano chiesto a lei di dirgli come si pilotava un gigante di metallo di venti metri.

Piloti. Una parola come un'altra. Una parola stupida, considerando quanti ne erano morti.

Ma le era andata bene. Aveva preteso un campo tutto per sé, lontano dal resto delle truppe, e l'aveva ottenuto. Ora aveva una piccola villetta che dava su un prato. Alla sua destra un edificio che fungeva da palestra, alla sua sinistra campi che avevano smesso di essere coltivati e che venivano calpestati da piedi di metallo.

Quando Malebranque salì fino al suo eremo aveva appena finito l'ultima sessione di tecnica con i ragazzi e li aveva lasciati a un sergente perché li facesse sgobbare. Credeva comunque nell'importanza dell'addestramento da soldati. Un giorno sarebbero dovuti scendere dai myrmidon, lo sapeva, e avrebbero dovuto provare a sopravvivere comunque.

Accolse il generale come una dama di campagna. Fece preparare dai suoi attendenti il té e si spazzolò i capelli. Non lo vedeva da quando era ancora in ospedale.

"La trovo bene." le disse il generale dopo averla salutata. Ma era solo educazione. Per precauzione, comunque lei, si sistemò la manica della divisa perché coprisse meglio la cicatrice. "Anche lei mi sembra in forma."

Bevvero il té, poi lei decise che la dama di campagna doveva tenere viva la conversazione. "Non credevo si sarebbe mai spinto fin qui."

"Oh, sto passando in rivista tutte le truppe. Era una specie di dovere."

"Quando vuole posso portarla dai miei allievi."

Malebranque le fece uno sguardo strano, come se non volesse tutta quella falsità, poi partì all'attacco. "Dicono non sia salita più su un myrmidon."

Sorrise. "Mentono. Ero nell'abitacolo di un ORL giusto stamane."

"Dicono non salirà più se non per insegnare."

"E' solo perché in questo momento il mio dovere è insegnare."

A Francine venne da chiedersi perché Malebranque sembrava così maledettamente in debito con lei. Non aveva vinto la guerra per lui, non era interessata alle onoreficenze che lui aveva guadagnato per quello che era stato. Non sapeva neanche perché si sarebbero dovute dare onoreficenze per un massacro.

Ma lui riprese, paterno e cupo allo stesso tempo. "Mi hanno raccontato che ha conosciuto di persona il nostro re."

Certo, voleva rispondergli, mi ha preso a sberle. "Come primo pilota dei myrmidon francesi ho avuto una parentesi a corte, si."

"Raccontano che non siete in buoni rapporti."

"Oh, il mio re avrebbe rapporti con me?"

Malebranque si versò dell'altro té da solo, lo zuccherò e iniziò a mescolarlo per un tempo infinito. "Lei è diventata molto famosa qui. Questo ha riportato l'attenzione di re Gregoire su di lei. E probabilmente non merita quel tipo di attenzione."

"Quale tipo?"

Malebranque sorseggiò il té. "Lui la considera una minaccia."

"E lei crede che lo sia?"

"Non chiederà il mio parere, purtroppo..."

Francine guardò fuori dalla finestra, le macchine allineate al limite del campo. Quelle non erano riuscite a ucciderla, mostruose com'erano. Non c'era riuscito il Valkyrie rosso, non ci era riuscito Valerius Demoire. "Cosa crede farà di questa... minaccia?"

"Purtroppo cercherà di... rimediarvi."

"Ma lei continua a decantare quanto sia preziosa in questa guerra."

Malebranque aveva finito il suo té. Si alzò in piedi, passò accanto a Francine prima che lei potesse alzarsi, le mise una mano sulla spalla. "Per questo le ho fatto visita, mademoiselle."

Lei lo lasciò uscire. Il ruolo di dama di campagna cominciava a infastidirla. Quello di soldato le era venuto a noia da molto più tempo. Per quello che riguardava essere una nemica della corona... in cuor suo sperava che re Gregoire si sbrigasse, a decidere il da farsi.

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