Notte buia

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La notte, prima di andare a dormire, Francine si spogliava nuda e si metteva davanti allo specchio. Non poteva sopportare il fatto di vivere nascondendo anche a sé stessa le sue cicatrici quindi si imponeva di ricordarsele ogni sera.

La cicatrice del braccio era un largo tratto di pelle raggrinzita e grigia che partiva poco sopra il polso e le arrivava fino al gomito. A un osservatore distratto poteva sembrare una sorta di manica di tela o una fasciatura.

La cicatrice sulla schiena (per cui Francine usava uno specchio) era invece una larga lingua di pelle rosso vivo, chiazzata, che le partiva da poco sotto la spalla sinistra, attraversava la colonna vertebrale e finiva, con una bizzarra punta, sopra i reni.

Francine si vergognava di ammetterlo con sé stessa, ma faceva quell'autoesame anche per convincersi, ogni giorno, che non era diventata un mostro. Poi, quando aveva riflettuto abbastanza su di sé, si preparava per la notte e andava a dormire.

Aveva eseguito questo rituale anche quella notte, due giorni dopo che Malebranque era venuto a visitarla. Poi era andata a letto, aveva spento le luci ed era rimasta a fissare la luce che entrava dalle finestre, avendo difficoltà ad addormentarsi.

Era quasi riuscita ad accogliere il sonno quando un rumore, nel prato davanti a lei, accese di nuovo la sua attenzione. Si mise a seguirlo con la mente e presto distinse dei passi, passi, che cercavano di mantenersi leggeri sulla sua veranda. Poi, impercettibile, il ticchettio di qualcosa che si muoveva nella sua serratura e l'aprirsi della sua porta.

Attese pazientemente, non era difficile capire cosa sarebbe successo. Aspettò che i rumori le si avvicinassero e poi, con la coda dell'occhio, senza muoversi, osservò la porta della sua camera aprirsi. Inquadrò due figure, due uomini armati che, lentamente, provavano a percorrere il poco spazio tra l'uscio della sua camera e il letto.

Li precedette. La sua spada stava appesa alla testiera del letto, assieme alla cintura della sua uniforme. Sgusciò fuori dalle lenzuola e prese l'arma con un movimento unico. Trafisse il primo dei due aggressori all'inguine prima che quello potesse fare un movimento. Il secondo purtroppo lo trovò pronto, quando andò ad assalirlo. Le lame si scontrarono e dovettero duellare.

Chiunque fosse il suo assassino era molto bravo e la mise in difficoltà, ma lei era pur sempre Francine Valery Santaroche. Con rabbia cominciò a ribattere colpo su colpo e quando trovò la guardia di quello aperta affondò, passandolo da parte a parte.

L'uomo, morente, urlò, svegliando la casa. Uno dei suoi attendenti si presentò, ancora in camicia da notte, alla sua porta.

"Capitano! Cosa..."

Lei pulì il sangue dalla lama sui vestiti del cadavere. "Non oggi, Gregoire... non oggi..."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro