Il vuoto del coltello

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Non c'era più nessuno di vivo nella cava a parte Maschera di Ferro e Francesco Pupo, anche tutti i soldati della regina Anna erano stati uccisi dal primo attacco della belva psichica. I due valutarono se fosse il caso di trascinare all'aperto il cadavere di Oleg, ma alla fine concordarono per il no. Era un corpo pesante e soprattutto era solo un corpo, non valeva nulla da morto come aveva avuto poco valore da vivo.

Cominciarono quindi pazientemente a risalire verso l'esterno. "Ho visto il tuo volto di metallo" disse a un certo punto Francesco Pupo.

"Sono qui accanto a te, prete" rispose Guglielmo, perplesso.

"Nella mente della belva. Mi ha riversato addosso gli ultimi momenti che erano stati incisi nella sua coscienza, ovvero la morte di Wilhelm Haruden. C'era il tuo volto e il volto della regina Anna.

Per qualche ragione Maschera di Ferro ricordava ancora quel duello con imbarazzo, perché sapeva che non era stato un vero duello, era stato qualcosa di più sporco e intricato, una specie di nodo doloroso che era stato tirato troppo, fino a spezzarsi. "Per abbattere un telepate del genere c'è voluto tutto l'aiuto possibile"

"Quella donna è entrata nella tua testa"

Maschera di Ferro si girò, il suo volto di metallo luccicava alla fiamma delle torce mentre le sue orbite erano pozzi neri. "Non osare dire una cosa del genere, prete"

"Abbiamo ricevuto lo stesso addestramento. Sai che è una cosa di cui non puoi avere certezza"

"Tu sei al fianco della regina da più tempo. Cosa mi dici della tua testa?"

"Io non rifiuto questa possibilità"

L'aria cominciava a farsi più fresca, una tenue luce filtrava fino a mostrare i profili delle pietre, l'uscita era vicina. Guglielmo affrettò il passo, Francesco lo raggiunse con i piedi e con le parole. "A me è rimasta la mia chiesa, ad Arcadio le sue macchine. A te cosa è rimasto dopo la dipartita di Alfredo Colonna?"

Trucchi da inquisitore. Torture. Mordacchie. Ogni sillaba pronunciata dall'uomo di Roma appariva all'assassino come un tranello. Si era sempre guardato dal prete, ma mai si era sentito assalito in modo così subdolo e diretto. "Cosa stai cercando di insinuare?"

"E' così che fanno personaggi come la regina. Riempiono i vuoti. E' così che si è impossessata della mente del suo Cavaliere Teutonico"

Finalmente erano ormai fuori, finalmente perché Guglielmo non ne poteva più di rimanere solo con l'inquisitore e perché sapeva bene come farlo stare zitto.  "Ho ancora la guerra, come l'abbiamo tutti, una guerra enorme"

"Cos'è la guerra, oggi?"

"Tante domande, inquisitore, e ancora non mi hai chiesto come ho fatto ad arrivare qui"

Francesco uscì dalle gallerie della cava dopo il suo compare. La prima cosa che notò, l'unica in verità, era che sulla zona della cava stessa gravava un'ombra innaturale un'ombra che non sembrava provenire dalle nuvole, qualcosa di più compatto e massiccio, geometrico. Si guardò intorno per capire il perché di quell'oscurità, il perché di quella minaccia.

"In alto" gli suggerì Maschera di Ferro, finalmente ghignando.  "Devi guardare in alto"

Francesco Pupo Torvergata, l'uomo che si vantava di poter guardare i diavoli negli occhi, alzò lo sguardo e si sentì schiacciato nel contemplare il ventre della grande macchina volante di Valerius. Questa, sospesa non molto sopra la sua testa, si era portata via tutto il cielo, sostituendolo col ferro e gli ingranaggi. Francesco Pupo non si interrogava spesso sull'aldilà ma pensò che l'inferno degli ingegneri doveva avere un cielo del genere. "Cosa è questa cosa?" Sibilò

"Tutto quello di cui ho bisogno in questo momento"

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