La piccola diplomazia

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Dopo che anche Artemisia e gli altri erano stati gettati nel battistero, Francine era stata presa ed era stata portata in sagrestia. Lì le era stato dato da mangiare, sempre sotto gli occhi di due dei contadini più grossi, a un tavolo dove anche il dottor Pasternak sedeva composto, senza avere nulla davanti.

"Avete rifocillato anche i miei, spero." chiese la ragazza, addentando del pane.

"Naturalmente, pensavo che farla mangiare a un tavolo dimostrasse quanto rispetti il suo rango."

"Rango..." Francine era caduta ed era stata elevata così tante volte che non sapeva più nemmeno quale fosse, il suo rango.

"Non creda che non sappia chi è lei." puntualizzò Pasternak "Gli echi delle sue imprese sono arrivati fino a noi. Mosca la definisce come il suo nemico peggiore e le imputa di aver trucidato vigliaccamente l'intera famiglia Romanov."

Francine mangiava incurvata sul tavolo, come una persona che ha fame e che non ha mai imparato a usare le posate. Lo stava facendo apposta, per demolire quell'idea che quello strano prete di campagna poteva avere di lei, voleva dimostrargli quante cose assurde si potevano raccontare da un capo all'altro dell'Europa. "In realtà non li ho toccati. L'unica volta che ho incontrato Oleg Romanov sul campo di battaglia mi ha sconfitto. Il resto è dipeso dagli eventi."

"Dovunque lei sia andata, la guerra le vorticava intorno."

Quella era un'accusa a cui Francine non poteva ribattere. Cercò di sgomberare il tavolo da tanta malizia. "Anch'io so molto su di voi."

"Su di me?"

"So che è sempre vissuto in questo paesino ai confini del mondo, so che non ha mai chiesto molto di più. So che probabilmente ha passato le sue serate ad annoiarsi nella modesta ma rispettabile dimora di qualche notabile tenuto in piedi da poche gocce di sangue nobile nelle vene. So che cura i tremori di damigelle spaventate per il loro primo ballo come anche la dissenteria dei contadini. So che non ha nulla a che fare con la guerra e mai vorrebbe averne a che fare e che non vorrebbe essere lì dove si trova, ma qualcuno la reputa la persona più intelligente da mandare ad affrontarmi. E probabilmente ha ragione."

Pasternak non si scompose. "Analisi spietata."

"Ho visto una tale quantità di persone in questi anni che posso permettermi di farla."

"Sa anche cosa voglio?"

"Che scompaia inghiottita dalla terra assieme alle mie macchine. Ma non può accadere."

"Posso cacciarcela."

"Non avrebbero mandato un dottore a fare una cosa del genere."

Il medico pareva in un vicolo cieco. Metterlo all'angolo poteva essere la strategia sbagliata, dopotutto Francine era completamente inerme nelle sue mani, ma se poteva scommettere sulla sua natura portarlo a parlare a viso aperto lo avrebbe fatto stare meglio. "Sembra aver appena descritto una posizione di stallo." notò, rimanendo rigido.

"Sta a lei uscirne."

"E come?"

Francine aveva finito di mangiare ma rimaneva incurvata, come un animale sospettoso. Guardò Pasternak di sottecchi. "Mi dica cosa vuole veramente."

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