Primo contatto

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Bismark aveva costruito l'avanguardia solo con truppe tedesche perché i Konsole avevano meno problemi sui terreni variabili ed erano più agili. Era lui stesso al comando della squadra centrale, il suo mezzo una volta finemente istoriato ora semplicemente più grigio e martoriato degli altri. Davanti, i suoi soldati più arditi, soldati di cui riusciva a sfiorare la pazzia, gente a cui era difficile togliere dalla testa il mito di Wilhelm Haruden. A quello però avrebbe pensato poi, una volta finita la guerra.

Mosca davanti a loro non era più poi così piccola sull'orizzonte mentre l'aeronave alle loro spalle aveva smesso di incombere. Bismark aveva in testa ben presente la mappa e sapeva perfettamente perché fino a quel punto nessuno era apparso a fermarli.

"Sanno che l'aeronave dà a sua volta supporto aereo. Non ci verranno a prendere finché non saremo abbastanza lontani."

"Abbastanza lontani anche per ritirarvi in sicurezza." aveva obiettato Arcadio. Non era una obiezione che meritasse risposta. In guerra la sicurezza non esisteva.

Bismark aveva una vaga idea di dove si trovasse Francine. Scoprire che era ancora viva era stato un sollievo, meno sapere che era stata tenuta lontana da Mosca. Purtroppo non riusciva a calcolare la distanza prima che arrivasse lì, ma era stato il primo a suggerire a Valerius di non aspettare. Quella battaglia non poteva diventare subito un assedio, dovevano ingaggiare il nemico, il logoramento sarebbe stato tutto a loro svantaggio.

Poi l'annuncio che spazzò via tutte le incertezze. "Nemici." disse uno dei soldati avanzati.

Erano in numero superiore a loro, ma non di molto, avanguardia contro avanguardia. Soprattutto, erano diversi, Bismark riconobbe quel design grottesco che a istinto aveva già attribuito ai rettiliani. Che quelle macchine fossero state progettate da Valerius poco importava, tutte le macchine, in qualche modo, avevano la sua impronta, quello che spaventava di più Bismark era che chi le guidava non era umano. L'essere umano era una variabile importante in guerra, se cambiavi il suo valore poteva succedere di tutto.

I Myrmidon nemici calarono su di loro in velocità, erano mezzi da scontro ravvicinato, il che a Bismark non dispiaceva, perché anche i konsole lo erano. Cercò di tenerli a distanza manovrando, cercando di stare lontano da loro rivolgendogli sempre la faccia. A un certo punto gli parve che gli avversari gli offrissero distintamente il fianco e allora ordinò l'affondo. Le sue macchine si lanciarono in caccia.

Attaccare le macchine inglesi a San Pietroburgo era stata una necessità per i rettiliani, per avere una prova sul campo delle loro macchine, ma gli era costato l'effetto sorpresa. Bismark aveva letto i rapporti e aveva avvertito i suoi uomini, sapeva delle temibili braccia dei nemici e della loro mobilità di bacino. Quando i Konsole entrarono in contatto con lo schieramento nemico non cercarono di attaccarlo frontalmente, ma di aggirarlo, tenendosi bassi. La posa delle macchine tedesche gli permetteva di tenere il torso quasi rasente al terreno se lo volevano e questo rendeva più difficile agli artigli nemici di affondare. Bismark notò con piacere che all'impatto la sua forza resistette al nemico, ma fu solo un momento. Dopo un po' si trovò lui stesso in affanno, insidiato da due mezzi nemici.

"Ritiratevi." arrivò da Valerius all'ottoniera. Bismark sapeva che il genio voleva conservare forze, ma guardava sempre la sua prudenza con sospetto. Intanto però uno dei Konsole cadeva sotto i colpi del nemico. "Ripiegare!" ordinò.

Era solo una scaramuccia, lo sapevano entrambe le parti. I mezzi nemici non si misero in caccia, anche per evitare di finire sotto i cannoni dell'aeronave. In breve tempo erano disingaggiati, persino i piloti dei due Konsole abbattuti si erano salvati, portati via aggrappati alle macchine dei compagni.

Bismark concesse un ultimo sguardo al terreno piatto davanti alla città di Mosca. Avrebbe presto imparato a odia quel pezzo di terra, nei giorni a venire. Gli succedeva sempre così con i campi di battaglia.


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