capitolo 33

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Una volta arrivati sull'altra sponda del fiume e aver corso per un tempo infinito finalmente il gruppo si fermò. Respiravano a fatica, molti perdevano sangue da profonde ferite. CodaBagnata aveva il pelo straziato e ogni poco sputavano grumi di sangue ma questo non gli impedì di soccorre immediatamente i compagni.
Mentre il sole scendeva dietro le montagne il cielo diventava tutt'uno con la terra sotto le loro zampe affaticate: le nuvole cremisi si fondevano con l'erba dipinta col sangue.
Alcuni gatti (fra cui MezzaLuna e i piccoli) riposavano, ma i loro corpi continuavano ad essere scossi da brevi spasmi. CodaBagnata pareva ancora pieno di forze da dedicare ai feriti sebbene incessanti rivoli di sangue continuassero ad adornargli il manto dorato.
Calò la notte. Lo sciamano finalmente si lasciò andare al sonno: gli bastò abbandonarsi sull'erba arrossata dal sangue per addormentarsi profondamente. Rimasero svegli solo ZannadiPuma e Zampad'Ileo.
I due si scambiarono uno sguardo e si allontanarono un poco dagli amici. ZannadiPuma gli sorrise; lui rimase a fissare il vuoto, come se cercasse qualcosa. La gatta sospirò e tossicchiò un poco per poi mormorare: "Come sei messo?" Aveva una voce roca. Lui prese un lungo respiro, come per assicurarsi di essere ancora vivo, poi rispose, in un profondo brontolio: "Sto bene... sono soli graffi...". ZannadiPuma lo osservò per assicurarsi che stesse dicendo il vero poi aggiunse: "Io ho solo un brutto morso sul fianco, ma direi che posso sopravvivere...". Zampad'Ileo annuì; con gli occhi bi-colore osservava la Luna. Rimasero in silenzio per alcuni lunghi balzi di grillo. Fu Zampad'Ileo a parlare per primo. La sua bocca si mosse a malapena mentre diceva quelle crude parole. "Comunque ti amo. Ti amo più di quanto tu potrai mai comprendere...". Una frase dolce e crudele. Vera come poche. Una frase che significava "Tu non lo meriti". ZannadiPuma fu attraversata da un brivido. Temette di arrabbiarsi per quelle parole. Temette di saltargli addosso ad artigli sguainati. Ma non lo fece. Invece sospirò. Portò gli occhi azzurrini alla Luna per incontrare lo sguardo di lui fra i raggi argentei. Rispose scuotendo un poco la testa: "Hey, lo so... e io ti amo quanto tu sai e hai sempre saputo" sospirò. Lui fece un sorriso amaro per voltare il muso sulla compagna: "Sei bella" mormorò. È lei lo era veramente con la luce bianca che le intarsiava il pelo facendolo sembrare pulito e soffice. Le stelle si riflettavano sulle sue pupille dilatate nel buio. Quando cominciò a ridere mise in movimento tutta quella luce candida... anche se ciò mise in mostra le mille cicatrici che le attraversavano l'intero corpo rimase sempre perfetta agli occhi del compagno: "Anche tu sei bellissimo" Lo rassicurò la gatta, quando si fu calmata. E anche questo era piuttosto vero.
Lui la guardò ancora qualche attimo -coi suoi occhi rossi e azzurri- e poi le saltò addosso, leccandole il muso e strusciandosi contro di lei. La gatta fece fusa profonde mentre si appoggiava a terra, ridendo un poco.

***

È evidente che un risveglio normale di quei tempi, per i nostri eroi, era impossibile: quest'oggi, a far aprire gli occhi di quella sgangherata banda furono due gatti che con -bisogna ammetterlo- una certa delicatezza, svegliarono tutto il gruppo.
Alla vista degli occhi azzurrini di ZannadiPuma si presentarono due grossi gatti, dai muscoli forti e il manto scarmigliato. Uno aveva un colore indefinito, che cambiava con la luce che lo colpiva: il manto passava da un oro accecante a un lieve ocra, così leggero, che pareva potesse sfumare in un balzo di grillo. Una lunga cicatrice gli divideva il fianco. L'altro era tinto di luce. A decorare quella pozza di sole si trovavano piccole e grandi gocce d'oscurità. I due gatti sorrisero, raggianti, -il che, con la loro tonalità di manto, veniva molto bene- alla vista di quella serie di occhi sgranati. Quello dalla peluria indefinita si fece avanti; si mosse di scatto, col petto in fuori, come se aspettasse quel momento da tanto e fosse sorpreso che alla fine fosse giunto: "Sono CuorediGiaguaro" esordì con un profondo vocione: "Ero il vice del Clan del Vento". I gatti radunatosi attesero che continuasse ma lui rimase zitto.
A spezzare quel silenzio imbarazzante si intromise il gatto dalle gocce di tenebra: "Il mio nome è MacchiadiLeopardo e sono suo fratello, anche io proveniente dal Clan del Vento" si presentò, con un miagolio sicuro.
Ci fu un altro imbarazzante silenzio così ZannadiPuma decise di parlare, ma non appena aprì bocca CuorediGiaguaro ricominciò a far rimbombare il proprio miagolio: "Presumibilmente siamo gli ultimi sopravvissuti del nostro Clan... e vi stavamo cercando" si interruppe, come prima, sul più bello. A spiegare meglio si cimentò MacchiadiLeopardo: "Siamo assieme ai vostri amici... li abbiamo trovato feriti e li abbiamo portati a casa nostra". Lo disse tranquillamente, come fosse normale, ma di normale in tutto quello non c'era niente. Il gatto dal manto rosso e gli occhi gialli di civetta, MantodiFiamma, espresse la riflessione di tutti i suoi compagni: "E perchè lo avreste fatto? Non ne avevate motivo!". MacchiadiLeopardo lo guardò come fosse matto: "Punto uno: siamo pochi ormai! Sarebbe da idioti non aiutarsi! Punto due: abbiamo avuto le nostre profezie anche noi, voi non avete l'esclusiva!". Detto così pareva ovvio, eppure a pensarci, inizialmente questi semplici pensieri non avevano sfiorato la mente di nessuno...
"Tutto questo casino ci sta cambiando... ci sta cambiando fin troppo..." mormorò l'apprendista prima di scuotere mestamente la testa.

Angolo autrice

E ditelo che vi sono mancata! XD
Quest'anno di scuola è stato tragico ma questa storia meritava una fine u.u
Ho già scritto tutti i capitoli fino alla fine e... niente: per i pochi che ancora ricorderanno la cara vecchia sarfes... mi siete mancati un botto!

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