3 ~ Un grande destino

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Tutto è nero, non si vede nulla, se non l'oscurità. Un silenzio tombale avvolge quell'immagine. All'improvviso ad una ad una compaiono migliaia di stelle luccicanti, simili a tantissimi piccoli lumini. All'improvviso una stellina particolarmente luminosa, rilucente di un bagliore chiaro e puro, si stacca dal cielo e comincia a precipitare. Dietro di sè lascia una lieve scia di luce che si affievolisce sempre più, fino a sparire. Quando questa giunge a destinazione, comincia a cambiare forma, fino a prendere le sembianze di una gatta. Il suo manto è candido come la neve, lucente come una stella, e le dà un'aria particolare, sovrannaturale. I suoi occhi sono blu e profondi come il mare, in essi si riflettono gli astri celesti che danno ad essi sfumature di bianco e di azzurro. Le punte delle sue orecchie sono nere, e i peli si allungano su di esse formando due ciuffetti, simili a quelli di una lince. I baffi, neri e lunghi, vibrano come mossi dal vento, un vento non presente in quel momento. Muove qualche passo in avanti, poi all'improvviso si ferma. Apre bocca e dice: "Il tuo destino sarà grande, devi solo volerlo, crederci fino in fondo, andargli incontro. Sei rimasta troppo nascosta. È ora che tu scopra chi sei veramente. Il momento della verità non è lontano. Presto capirai. Abbi coraggio, sempre...". Lo spirito della gatta comincia a dissolversi. Tutto si fa confuso, come avvolto da una nebbia scura.

"Sofiii! Svegliati!". La voce di mio fratello mi fa svegliare. Quando apro gli occhi, me lo ritrovo davanti con un'espressione preoccupata stampata in volto. Mi siedo sul letto.

"Si può sapere perchè mi hai svegliata così? Mi hai fatto prendere un colpo!" replico con il batticuore.

"Scusa. Ti stavi agitando tutta. Ero in ansia per te" dice Franci con la sua vocetta innocente.

"Fa niente. Hai ragione. Ho fatto un sogno strano, Franci. Tu non puoi capire di che cosa si tratta".

"È qualcosa riguardo ai tuoi amati gatti guerrieri?" sussurra ridacchiando. Lo guardo malamente.

"In realtà sì. Mi è parso di vedere in sogno una gatta, una bella gatta bianca, che somigliava molto a MantodiNeve, uno dei personaggi dei libri che sto leggendo. Ma intanto cosa parlo a fare con te? Tu neanche li conosci i Warrior cats" dico.

"Sorellona, sai, anche io questa notte ho fatto un sogno strano. C'era una grande ombra nera che ti avvolgeva. Tu... tu gridavi disperata il mio nome, allungavi le braccia verso di me, ma... ma io non potevo aiutarti. Cercavo di correre verso di te, ma una mano gelida mi... mi tratteneva. E tu... tu sparivi nell'oscurità. E non tornavi più". Scoppia in lacrime e mi abbraccia.

"Tranquillo, fratellino, è stato solo un brutto sogno. Non mi succederà mai nulla del genere. Stai sereno. Un sogno è solo un'illusione, qualcosa di inverosimile e strano, ma che mai si avvera. Sai quante volte ho sognato di essere una gatta selvatica che vive libera nella foresta. E mi vedi come tale, con pelo e artigli, zampe e coda? No. Sono sempre la stessa, inutile Sofia. Io non ti lascerò mai, qualunque cosa accada. Neanche la morte ci potrà separare" sussurro sorridendo dolcemente.

"Me lo prometti?" domanda lui tirando su col naso.

"Te lo prometto".

È passato un giorno da quando nostra madre è scomparsa, sono molte ore che non la vediamo. E ci manca, ci manca da morire. Non abbiamo più saputo niente di lei. Per noi può essere anche morta. E questo ci fa stare male e in ansia. Cosa può esserle successo di così grave perché lasciasse a casa da soli due ragazzini, uno di dieci, l'altra di quindici anni? Non siamo pronti a passare da soli tutto questo tempo.

Non ho mai conosciuto il mio vero padre. Mia mamma ha raccontato che è morto quand'ero ancora piccola, ma io non ci credo pienamente. Non ho mai visto sue foto e mamma non ha mai parlato di lui.

Quello che fino a qualche anno fa credevo il mio vero padre è un uomo rozzo e violento, di nome Leonardo. Mio fratello ed io l'abbiamo soprannominato "Leone di Montagna", poichè crudele e spietato proprio come uno di questi pericolosi felini.

Da sempre ci siamo chiesti come fosse stato possibile che nostra madre si fosse innamorata di un uomo così brutale.

Quando la mamma non è in casa, ci picchia fin quasi a tramortirci e si rivolge a noi con parole così dense di odio che noi due, ingenuamente, neanche riusciamo a comprendere.

Adesso che nostra madre è fuggita, non abbiamo più visto neanche lui. L'ultima volta che abbiamo avuto a che fare con lui è stata la sera prima della fuga della donna. Ma non ci dispiace. Il "Leone di Montagna" non ci ha mai voluto bene e mai ce ne vorrà.

"Ragazzi, ragazzi! Venite fuori, subito!" È la voce di Lucia, la mia migliore amica, proveniente dal cortile. Corriamo subito fuori e la raggiungiamo.

"Cos'hai, Lulu? C'è qualcosa che non va?" chiedo, un po' preoccupata.

La ragazza solleva lo sguardo, rivelando due terrorizzati occhi color castagna. I capelli, castani e mossi, frusciano leggeri sulla sua schiena, descrivendo morbide onde. Alcuni riccioli ribelli si radunano sulla sua fronte a formare una graziosa frangia, che non fa che aumentare la grande dolcezza che trapela dal suo viso delicato, di un candore niveo.

Il suo corpo, sinuoso e slanciato, è attraversato da spasmi incontrollabili. Singhiozzi rochi rimbombano nella sua gola. Sembrerebbe una bambina, se non fossi a conoscenza della sua vera età, analoga alla mia.

Lucia, per quanto sia, come me, molto timida e riservata, non ha affatto un carattere fragile, insicuro. La mia amica non piange mai. Ma, allora, perché questa reazione?

Rabbrividisco, studiando l'espressione sul volto della giovane. Sembra persino più pallida del solito, come se le avessero rovesciato del latte sul viso bianchissimo. Nelle iridi permaneva il riflesso di un'esperienza raccapricciante, di un'orribile visione.

"Cos'è successo? P-perchè... perchè sei così spaventata?" domanda mio fratello balbettando con voce tremolante. La paura gli si legge sul volto infantile, mentre con lo sguardo cerca di studiare l'espressione di Lucia. Negli occhi nocciola è visibile un terrore represso e improvvisamente tornato a galla, un terrore che mai se n'è andato da quegli occhi giovanili che troppo hanno visto. Un bambino così piccolo cose come quelle che Francesco ha vissuto non ne dovrebbe vedere mai.

"Guardate là!" grida Lucia puntando il dito tremante in avanti. Noi dirigiamo gli occhi dove ci ha detto.

I miei pozzi blu diventano lucidi, Francesco comincia a gridare: davanti a noi giace immobile una gatta dal folto manto bianco, immersa in una pozza di rosso sangue, uccisa da poco e senza un motivo. Una lacrima mi riga il volto. "No..."

Vi è piaciuto questo capitolo? Cosa sarà successo alla gatta? Al prossimo capitolo!

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