4 ~ Cambiamenti

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Un brivido mi avvolge con la sua stretta gelida la schiena arrivandomi fino alla punta dei piedi. Mio fratello trema accanto a me.

"Cosa... cosa può essere successo a quella povera creatura?" chiede Lulu con gli occhi nocciola puntati sul corpo esanime della gatta.

"Non... non lo so. Chi può essere così spietato e senza cuore da uccidere un animale innocente?" dico tristemente. Mi avvicino alla micia, seguita da mio fratello. Allungo una mano e la tocco. Il suo manto è soffice come lo zucchero filato e profuma di foresta. Doveva essere molto giovane, avere al massimo due anni.

Povera gattina, avrà avuto ancora tante cose da fare durante la sua vita, tante cose da vedere, da scoprire, tante emozioni da vivere. Il suo futuro sarebbe stato bellissimo, o magari terribile, ma non doveva morire. No. Era troppo piccola per finire così, probabilmente investita da un'auto guidata da qualche irresponsabile che non avrebbe neanche dovuto avere la patente.

Prendo in braccio la felina delicatamente e la poso nell'erba, pulendo dal sangue il suo magnifico manto color della neve con una salvietta inumidita con un po' d'acqua che mi ha portato mio fratello, che era nel frattempo corso in casa. Noto subito che le sue orecchie hanno la punta nera, proprio come la gatta del mio sogno.

"Da dove venivi, gattina? Adesso qualcuno ti starà cercando disperato temendo il peggio. Tu non dovevi morire. Dovevi sopravvivere. Meritavi molto più la vita rispetto a tante persone cattive, come quella che ti ha ucciso" sussurro singhiozzando.

Lulu mi guarda con le lacrime agli occhi, inginocchiata accanto a me, e coccola la gatta proprio come se potesse ancora fare le fusa a ogni suo tocco.

Francesco piange disperato; deve essere sotto shock, povero piccolo. Una volta finito di pulirla, possiamo ammirare il suo vero aspetto: era davvero bellissima, una meravigliosa gatta dal pelo candido.

"Mi dispiace tanto..." sussurro come se la micia potesse sentirmi. Il suo pelo fruscia accompagnato dal vento. Scaviamo una buca e la mettiamo dentro, poi la ricopriamo con il terriccio morbido.

"Che il tuo spirito possa trovare la serenità, libero da ogni male, giovane gattina. Riposa in pace".

Guardo le nuvole che volano sulla mia testa trascinate avanti e indietro dal vento.

"Adesso sarai lassù, a giocare con le nuvole, a discorrere con il vento, a guardare tutti noi, vittime di un mondo crudele, tu, libera da tutto, a proteggerci da ogni male. Il destino ti ha portata via da questa terra, facendoti entrare a far parte di un mondo migliore, dove non esistono il male e la paura. E ora sarai felice per sempre" penso asciugandomi le decine di gocce che già mi scorrono sul viso.

Passa il pomeriggio. Lulu ci saluta e torna a casa, dove i suoi genitori l'aspettano a braccia aperte. Fortunata lei, che ha tutto a disposizione, una famiglia che le vuole bene e che le sta vicino, proteggendola da ogni pericolo, tirandola su di morale quand'è triste e abbracciandola quando ha bisogno di calore. Noi abbiamo perso tutto. Nostra madre, nostro padre, tutti coloro che ci erano vicini sono scomparsi, non ci sono più. Persino il "Leone di Montagna" se n'è andato, abbandonandoci all'ignoto. Saremmo morti di sicuro, di fame e di dolore.

No. C'è ancora una speranza. Nostra mamma tornerà a casa. Non può averci abbandonati, non può essersene andata. No, non è possibile. Non ci voglio credere.

In quel momento una voce possente e minacciosa richiama la mia attenzione e quella di mio fratello. Sembra la voce del "Leone di Montagna", ma più cattiva del solito. Franci scoppia nuovamente a piangere. Corriamo in casa veloci come fulmini, ci nascondiamo nelle nostre camere.

"No, quel mostro orribile. Perchè non sei qui, mammina adorata... perchè non torni da noi". I passi dell'uomo sono sempre più vicini a noi. Il mio cuore batte all'impazzata. Non ha intenzioni buone. Me lo sento. Sta per accadere qualcosa di terribile.

Improvvisamente sento la porta di casa aprirsi. Guardo dalla finestra: il tramonto sta già colorando di mille sfumature infuocate il cielo, che presto lascerà il posto al cielo stellato. Respiro affannosamente, boccheggiando un po'. Mi sento quasi soffocare dalla paura per quell'uomo, una paura immotivata e irragionevole, che tuttavia mi parte da dentro e mi scorre nelle vene.

"Il tuo destino sarà grande, devi solo volerlo, crederci fino in fondo, andargli incontro. Sei rimasta troppo nascosta. È ora che tu scopra chi sei veramente. Il momento della verità non è lontano. Presto caprai. Abbi coraggio, sempre..."

Ripenso a queste strane parole: cosa vorranno dire?

I miei pensieri vengono troncati da un urlo: "Venite subito fuori, marmocchi, se non volete finire male". Sento mio fratello aprire la porta e allora lo faccio anch'io. Subito l'uomo ci vede e ci viene incontro ghignando.

"Dov'è nostra madre, mostro!" grido con le lacrime agli occhi. Quello continua a mostrare quel suo sorrisetto maligno.

"Cosa... cosa le hai fatto?" domanda Franci terrorizzato.

"Bè, lei è... morta".

A quel punto non riesco più a trattenermi e comincio a singhiozzare. Mio fratello mi abbraccia piangendo a sua volta.

"Assassino, come hai potuto? Lei si fidava di te, lei ti amava" grido con tutta la forza che ho nei polmoni. Quello ride. Brutto mostro senza cuore.

"Adesso voi due mi appartenete, e con voi potrò fare quello che voglio. Sarete i miei giocattoli, le mie marionette. E voi non vi potrete ribellare, o mi prenderò le vostre vite così come mi sono preso quella di vostra madre" grida il "Leone di Montagna".

"No! Non faremo mai quello che vuoi! Piuttosto moriremo, ma non ci sottometteremo mai alla tua volontà!" gridiamo in coro.

"Molto bene. Avete fatto la vostra scelta. Ma poi non implorate pietà...". Sparisce dietro la porta della cucina.

"Dobbiamo scappare. Subito!" sussurro a mio fratello. Lui annuisce tremando. Con rammarico ci accorgiamo che la porta è chiusa a chiave, e questa è nella tasca dell'uomo.

"Oh no. Come facciamo?" singhiozza Franci. In quel momento torna il "Leone di Montagna" con un coltello affilato in mano. Lanciamo un grido e mio fratello scoppia a piangere.

"Seguimi. Corri!" Afferro mio fratello per una mano e ci dirigiamo rapidi verso la finestra, ma prima prendo nell'altra mano "La profezia di StellaBlu", l'unico ricordo che avrei avuto della mia vita in quella casa. Mi sarei separata da tutte le mie comodità, ma non da quello. Non sarei potuta sopravvivere senza i miei amati Warrior Cats. Lo so che è assurdo, ma è così.

Scaravento il libro fuori dalla finestra, poi con un balzo mi aggrappo al davanzale e, con tutte le mie forze, riesco a tirarmi su.

"Prendi la mia mano! Presto!" grido a mio fratello terrorizzato.

"Non ci arrivo! Ho paura, Sofi, ho tanta paura" urla lui piangendo disperato.

"Ce la puoi fare, ancora un piccolo sforzo!".

"Dove credete di andare, brutti discolacci?" grida in quel momento il nostro assalitore.

"Franci, presto! Ti prego...". Lui continua a saltellare e a piangere. Ad un certo punto perdo l'equilibrio. Le mie gambe scivolano e io cado fuori.

"No!" grido.

Ho fallito. Non sono riuscita a salvare mio fratello. Ho infranto la mia promessa. Ormai posso solo sperare il meglio per lui, ma non posso più tornare indietro. Davanti a me solo l'ignoto, un nuovo inizio. Recupero il libro che mi giace accanto e lo abbraccio piangendo. Le grida di mio fratello non cessano. Spero riesca a salvarsi. Ma ora dentro di me c'è una forza che mi dice di andare avanti sulla mia strada. Corro veloce, senza mai fermarmi, con le gocce che si inseguono sulle mie guance e le stelle che brillano in un modo particolare. Tengo il libro stretto al cuore. Mille ricordi mi passano per la mente, per poi sparire così come sono venuti.

MantodiNeve, aiutami tu. So come tu e tua sorella vi siete sentite quando vostra madre vi ha abbandonate per volare verso il Clan della Stella. Dammi coraggio e forza per un nuovo inizio. Da oggi cambia tutto. E io sono pronta.

Giungo nella foresta, quella foresta piena di segreti che si erge imponente attorno al mio paese. Mi rannicchio sotto ad un albero a piangere.

"Franci, tornerò a salvarti. Non ti lascerò lì. Mi dispiace tanto. Mi dovevo occupare di te. Lo avevo promesso alla mamma. Ed io ti ho lasciato solo. Sono solo una stupida fifona" grido a quel cielo nero e freddo come il mio cuore in frantumi.

Improvvisamente la luna, che prima splendeva di un chiarore quasi latteo, si copre di una nebbia scura e i lampioni si spengono tutti in un colpo solo. Mi spavento molto e guardo il libro. Questo si apre su una pagina dove è rappresentata MantodiNeve e una figura bianca mi compare davanti. Grido, poi tutto si fa buio intorno a me e l'ultima cosa che vedo è una gatta color del latte dalle punte delle orecchie nere che mi tocca la fronte con il naso sussurrando: "È arrivato il tuo momento. Vai incontro al tuo destino. La foresta ha bisogno di te..."

Ed ecco a voi un altro capitolo. Lo so, è molto lungo, ma molto importante. Spero che questa storia vi piaccia. Cosa sarà successo a Sofia? E Francesco si sarà salvato? Lo scoprirete presto!

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