5 ~ Oggi è nata una nuova gatta

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Nero, nero e solo nero. Tutto ciò che vedo è oscurità, solo oscurità infinita e penetrante, ma i miei occhi non si vogliono aprire per farmi vedere la luce ristoratrice del sole. Tra le mie palpebre chiuse vedo scorrermi davanti tutta la vita, ogni emozione, ogni ricordo, ogni singolo momento di gioia e di dolore, di paura e di spensieratezza.

Di quel giorno in cui ho dovuto dire addio alla mia amata città, ai miei amici per trasferirmi in questo minuscolo villaggio, ma anche a tutti coloro che mi sono stati vicini, mia mamma, mio fratello, Lucia, i miei insegnanti, seppur a volte mi sgridassero, tutti i miei compagni, i miei amici, il vero padre che non ho mai conosciuto ma che sento vicino al mio cuore, ma, soprattutto, i Warrior Cats, i miei compagni fedeli, sempre pronti a tirarmi su il morale, seppur attraverso un libro.

Gatti, migliaia di gatti si rincorrono nella mia mente entrandomi nei pensieri, gatti per ogni clan, coraggiosi o paurosi, buoni e cattivi, ognuno con le sue doti e i suoi difetti, con un proprio carattere. Pensieri strani da fare in una situazione così critica, eppure non riesco a pensare ad altro se non a questo, quasi qualcuno me lo imponesse.

"Il tuo destino sarà grande, devi solo volerlo, crederci fino in fondo, andargli incontro. Sei rimasta troppo nascosta. È ora che tu scopra chi sei veramente. Il momento della verità non è lontano. Presto caprai. Abbi coraggio, sempre..."
Ancora quelle parole mi rimbomano per la testa.

"Guarda sorellina, guarda cosa c'è qui!". Una voce sottile e acuta, infantile, probabilmente di una bambina. Eppure ha qualcosa di strano. Non è una voce umana. No, non è possibile. Sarà di nuovo uno dei miei strani sogni.

"Sembra una gatta, cosa c'è di strano?". Di nuovo, ma stavolta era un'altra a parlare, un'altra bambina. Ma di cosa parlano?

"Ma non vedi che pelo stupendo? Non ho mai visto una gattina così bella. Chissà da che clan proviene"

"Non saprei. Non so ancora riconoscere gli odori"

"Ha, ha!"

"Smettila di fare la stupida Passerotta. Tanto neanche tu sei ancora un'apprendista".

Queste parole giungono lontane e deboli alle mie orecchie, leggere come un soffio di vento per poi allontanarsi e disperdersi nell'aria.

Davanti mi compare una micia bianca dalle orecchie nere. "Avanti, è ora che tu apra gli occhi. Hai dormito abbastanza, piccola" sussurra. Mi tocca la fronte col naso e mi lecca.

"Aspetta, chi sei?" grido allungando una mano, ma lei non mi risponde e svanisce.

Finalmente le mie palpebre si spalancano, formando spicchi da cui posso intravedere uno spiraglio di luce attraverso gli alberi alti e ombrosi della foresta. Nell'aria aleggia un delizioso profumo di natura incontaminata, di selvaggio, di libertà. Non me ne ero mai accorta prima, o almeno non come me ne rendo conto ora. Mi sento serena, come se tutto ciò che è accaduto poco fa non sia stato altro che un incubo. "Ciao, finalmente ti sei svegliata!".

"Chi sei?" penso un po' spaventata. Volto le pupille e mi ritrovo davanti due musetti sorridenti, due graziose gattine. Mi guardano attentamente, mettendomi un po' a disagio. Una delle due è marroncina, dal manto striato di nero. I suoi occhi sono verdi come due smeraldi e splendono di gioia e di vivacità. Tra le orecchie presenta alcune piume brune e di piccole dimensioni, che le danno un'aria simpatica.

L'altra è rossiccia, con le zampine di un arancione chiaro, così come la punta della coda, simili a fiamme ardenti. Anche questa, come la piccola compagna, ha gli occhi verdi, color della speranza. Assomigliano molto alle due gattine che avevo incontrato due giorni prima insieme a mio fratello. Sono solo molto più... grandi! A vederle così sembrano grandi come me. No. È impossibile. Ma faccio in fretta ad accorgermi che è tutto vero.

Mi alzo in piedi, ma, con mio stupore, mi accorgo di non riuscirci. Perdo l'equilibrio e mi riappoggio. "Ma che mi succede?" penso terrorizzata. Intanto le due micie mi guardano piegando il muso di lato.

"Che ti prende? Hai battuto la testa?" chiede la micetta tigrata ridacchiando leggermente. La compagna le dà una zampata e quella ricambia guardandola male. Confusa, ecco come mi sento. È un sogno. Sì, deve essere un sogno.

Intravedo una pozzanghera ai piedi di un albero alto, parzialmente coperta da un cespuglio rigoglioso che allunga i suoi rami coperti di foglie quasi a toccare l'acqua limpida, che deve essere caduta da poco, essendo il cielo ancora in parte nuvoloso. Corro verso l'albero.

"Ehi, aspettaci!" sento gridare.

Ma ignoro la voce e continuo a correre più veloce, carponi perché, chissà come mai, le gambe non mi reggono più. Mi specchio e trattengo a stento un grido di terrore: quello che vedo nell'acqua non è il mio riflesso, quello della ragazza con gli occhi che splendono come diamanti e i capelli del colore dell'oro che ero sempre stata. Nella pozza una gatta bianca dalle punte delle orecchie nere mi fissa, con sul muso la stessa espressione che ho sul mio. I suoi occhi azzurri puntati nei miei, risplendenti in mezzo a tutto quel pelo candido.

Colpisco l'acqua con una zampa, accorgendomi di averla di un nero sfocato, più vicino al grigio, ma, non appena le piccole onde da me create scompaiono, il mio riflesso torna quello di una gattina, avente all'incirca sei mesi, forse anche sette.

Una lacrima cade nell'acqua e abbasso il muso. Ormai quella sono io. Sono una gatta. Tutta la mia vita da ragazza ormai è solo un ricordo vicino nel tempo, ma immensamente lontano da me. Ormai non ho più una famiglia. Non rivedrò più mio fratello, mia mamma è morta, e tutto per colpa mia, soltanto mia. Posso solo sperare che quel mostro del "Leone di Montagna" abbia risparmiato il mio povero Franci, ma è una speranza vana.

"Franci, ovunque tu sia, ti chiedo scusa, per tutto quello che ho fatto. Ho sbagliato tutto. Sono solo una stupida codarda. Perdonami, fratellino mio" singhiozzo.

"Ehi, che ci fai qui, gattina?" Mi volto e vedo arrivare le due micine che avevo incontrato prima. A parlare era stata la cucciola rossa.

"Ehm... nulla. Ma chi siete voi?" chiedo con un filo di voce e tremando leggermente.

"Chi sei tu, piuttosto?" continua perplessa la fulva, ma la compagna tigrata le tappa la bocca con la zampa.

Poi salta in avanti e comincia ad agitarsi tutta, dicendo: "Ciao, io sono Passerotta e lei è Speranza, mia sorella. Non lasciare che quella sciocca ti spaventi. È solo una fifona. Ha sempre paura di tutto".

"Ehi, non è affatto vero!" grida Speranza contrariata. Passerotta ride e le fa la linguaccia.

"E tu come ti chiami?" mi chiedono poi in coro. Per un attimo vado nel panico. Guardo il mio manto bianco come la neve e le mie zampe di un nero sfocato.

"Chiara, mi chiamo Chiara" dico tutto d'un colpo. È ufficiale. Da oggi è questa la mia identità. Tutta la mia vita ora è come se non ci fosse mai stata.

"Sai, non dovresti stare qui. Questo è il nostro territorio. Se i guerrieri adulti ti trovassero non te la farebbero passare liscia" spiega Speranza con calma.

"Oh, tu e il tuo pessimismo... Che noiosona... - sbuffa Passerotta ruotando gli occhi - è solo una cucciola, proprio come noi. E poi, potrebbe unirsi a noi. Non credo che ci siano problemi. Sarebbe bello avere una nuova compagna di giochi!" Mentre parla, emette fusa di eccitazione. Io le guardo speranzosa.

"D'accordo, seguici" borbotta Speranza scattando in avanti. Sul mio muso appare un largo sorriso. Mi accingo a seguire le due sorelle che già mi distanziano di alcuni metri, ridacchiando. Mi chiedo come facciano a correre così veloci su quelle zampette così piccole. Ma che dubbi posso avere? Sono gatte selvatiche, abituate a correre fin da piccolissime. Io sono gatta da pochi istanti.

Mi sforzo di stare al loro passo, mettendo sulle zampe tutta la mia forza. Mi sento libera, ed è meraviglioso. Il vento mi sferza il manto bianco e mi carezza dolcemente, portandomi con sé. Finalmente mi sento viva, una sensazione che non avevo mai provato prima d'ora. Ogni pelo sulla mia schiena freme di eccitazione. E sì. Oggi è nata una nuova gatta.

Ed ecco a voi un nuovo capitolo! Vi sta piacendo la storia? Che ne pensate di Passerotta e Speranza? Fatemi sapere e commentate! Al prossimo capitolo!

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