36 ~ Un errore fatale

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ZampadiPassero's P.O.V

"Uno, due, tre..." comincio a contare, intervallando ai numeri sospiri sommessi. Come ho potuto pensare che veramente FonteChiara e ZampadiCielo volessero passare del tempo con me? Adesso staranno godendosi un incontro romantico da qualche parte nel fitto della foresta, mentre io me ne sto qui a contare, tutta sola. Oh, se ZampadiSperanza lo sapesse...

Tremo al solo pensiero di come reagirebbe mia sorella scoprendo la nostra fuga notturna. Quella fifona... Se solo capisse che non sono più una cucciola e che non ho bisogno di qualcuno che mi stia perennemente con il fiato sul collo, neanche avessi tre lune. Persino le regine danno più libertà ai loro piccoli. Ma cosa c'è di male nel disobbedire un po'? Infondo nessuno lo saprà mai.

Per il resto del Clan io sono a dormire nel mio giaciglio di muschio all'interno della tana degli apprendisti. Quando mi sono allontanata, ZampadiSperanza e ZampadiCristallo stavano dormendo vicini, con le code intrecciate. Sono sicura di aver visto un sorriso deliziato sul muso della gatta fulva. Quei due sono così carini insieme... Perchè mia sorella non passa più tempo insieme a lui invece che disturbare me in continuazione? 

ZampadiCristallo è sempre dolcissimo con ZampadiSperanza. Farebbe di tutto per lei, dovesse rinunciare alla cosa a cui tiene di più in assoluto. ZampadiSperanza mi racconta che ogni volta che lo sguardo del bel gatto nero dagli occhi di cristallo incrocia il suo, sente il suo cuore batterle forte nel petto, e un'improvvisa gioia inondarle le vene. Quando si guardano, dice, i loro occhi si illuminano, le loro zampe fremono, le loro guance arrossiscono. Quando parlano, le loro voci sono tremanti e incerte. Ogni volta che le chiedo di parlarmi del loro rapporto, sobbalza e lascia che un caldo fuoco si accenda dentro di lei, facendo brillare le sue iridi verdi come la speranza.

Personalmente, non riesco proprio a capire nulla di tutto questo. Trovo l'amore qualcosa di misterioso, difficile, strano. Lo sento così lontano da me. Non ho mai incontrato un gatto che mi facesse provare sensazioni di questo genere, o forse sì... non ricordo ma, infondo, non mi importa molto. Ciò che è davvero importante è portare a termine il mio addestramento e diventare una guerriera. A quel punto, potrò anche dedicarmi alla ricerca di un compagno adeguato.

"Trentotto, trentanove... che numero viene dopo? Ah, sì! Quaranta, quarantuno..." Proseguo nella mia conta, cominciando a spalancare leggermente le palpebre, come a controllare se FonteChiara e ZampadiCielo si trovano nei paraggi, ma non scorgo nulla, se non la corteccia ruvida del tronco a cui mi sono accostata. Finalmente sono quasi giunta alla fine del mio compito, poi potrò cominciare la ricerca.

Non mi è mai piaciuto contare giocando a nascondino. Lo trovo estremamente noioso e stancante. Trovare un nascondiglio e cercare di rimanere invisibili agli occhi del cercatore è molto più avvincente. Sono molto abile in questo ambito. Il mio manto marrone tigrato si mimetizza perfettamente con i fusti fibrosi degli alberi. Quando, da piccola, fuggivo dal campo e cercavo di sfuggire agli "occhi attenti" di mia sorella, davo il meglio di me. Quella tonta di Speranza continuava per ore a esaminare ogni singolo arbusto senza trovarmi. Nel frattempo, avevo tutto il tempo per compiere le mie esplorazioni, senza disturbi esterni.

"Quarantanove, cinquanta! Pronti o no, arrivo!" grido voltandomi di scatto, lieta di aver finalmente finito la conta. Provo a fiutare in giro, in cerca di una qualche traccia odorosa che possa condurmi ai miei amici che, dopo tutto questo tempo, potrebbero essere già lontani. In alcune occasioni, sarebbe bello poter avere un fiuto eccezionale come quello dei cani. Sarebbe molto più facile giocare a nascondino.

Comincio a muovere qualche passo in avanti, talvolta pronunciando i nomi dei miei due compagni, come se potessero sentirmi e, forse, anche rispondermi. Passa qualche minuto, durante i quali non perdo il sorriso. Continuo a saltellare tra il sottobosco, prestando però attenzione ai possibili nascondigli. 

Le ombre della notte si fanno sempre più nere e un freddo pungente impregna l'aria. "Ragazzi! Dove siete? Su, venite fuori!" grido. L'eco delle mie parole si fa largo nella foresta, spezzando questo silenzio lugubre che si è venuto a creare. 

Comincio ad aver paura. Sono sola, qua nella foresta. Se dovessi trovarmi in pericolo, nessuno mi verrebbe in soccorso. FonteChiara e ZampadiCielo sono troppo lontani. Non mi sentirebbero. Un involontario fremito mi attraversa la schiena, e il timore mi lampeggia negli occhi. Il cielo stellato viene improvvisamente coperto da grandi nuvole grigie, cariche di pioggia.

"Mi sa che sta per scoppiare un temporale. Devo trovare gli altri e avvertirli" mormoro con la voce piatta rivolta all'oscurità del bosco. Comincio a correre più velocemente, cercando di cogliere una qualunque traccia olfattiva che possa essere ricollegata ai miei due amici. Un cielo di questo tipo non promette niente di buono. Se dovesse scoppiare una tempesta, noi, trovandoci al di fuori del campo, saremmo in grave pericolo. Un fulmine potrebbe provocare un pericoloso incendio, il vento potrebbe sradicare un albero che potrebbe caderci addosso, l'acqua potrebbe far alzare il livello del fiume.

"Ma dove sono..." mormoro cominciando a preoccuparmi seriamente. Mia sorella non ci crederebbe mai se le dicessi che in questo momento la paura è arrivata a oscurare completamente anche la più sfrigolante scintilla di euforia. Esamino con attenzione i fitti cespugli, le fronde verdi degli alberi, le tane abbandonate degli scoiattoli e dei conigli. Ma nulla. Di FonteChiara e ZampadiCielo neanche l'ombra. Ripercorro in corsa tutto il territorio del clan. I polmoni cominciano a bruciarmi per l'enorme sforzo. Credo di non essere mai andata così veloce in tutta la mia vita.

Una volta giunta a Quattralberi, mi siedo per un momento e riprendo fiato. Ogni respiro è come una tortura. Mi acquatto a terra, cercando di porre fine alle dolorose fitte che mi attraversano ogni volta che l'ossigeno entra nel mio corpo. Ogni secondo che passa è tempo perso, e la tempesta si fa sempre più vicina.

"E se fossero in pericolo? Oh, non avremmo mai dovuto separarci! Come ho fatto a essere così stupida?" penso desolata abbassando le orecchie. Avrei dovuto ricordare loro di rimanere uniti, soprattutto di notte e con una temibile profezia in corso. Ci sono già state tante, troppe morti sospette, anche quando la profezia non era ancora nota: SolediGrano, StelladelTramonto, CantodiAllodola, PetalodiPrimula, ColtrediFumo... Tutti guerrieri le cui morti sono avvolte dal mistero. All'improvviso, un cupo pensiero si fa largo nella mia mente: sono sola in mezzo al nulla, proprio come lo erano tutti quei poveri sventurati gatti. Chi lo dice che la prossima vittima non possa essere proprio... io?

"Aiuto! Vi prego! Qualcuno mi aiuti!" 

Un grido improvviso, lancinante, attraversa l'aria, infrangendo quella gabbia di silenzio che si era creata intorno a me. "Che siano loro? Oh, no...". Il mio muso si fa pallido. Non c'è un secondo da perdere! 

Dimenticandomi della stanchezza, mi alzo di scatto e riprendo a correre più veloce che posso. Il vento ulula e si dimena in vivaci vortici. Le foglie tremano, saldamente ancorate ai rami, producendo sinistri fruscii. Il rombo del fiume si fa sempre più forte, più violento man mano che mi avvicino al corso d'acqua che segna il confine tra il nostro clan e quello del Fiume. Il mio fiato è mozzato, l'aria non mi arriva più ai polmoni. Oh, se solo fossimo rimasti al sicuro al campo!

Non appena giungo presso la costa del torrente, scorgo che a gridare aiuto non sono affatto FonteChiara e ZampadiCielo, ma ben sì... un cucciolo! Lo vedo al lato del fiume, con tutti i peli della schiena ritti, a soffiare disperatamente contro due imponenti tassi, che lo fissano malignamente. Ripenso al raduno, e mi ricordo che StelladelSilenzio aveva fatto riferimento a una coppia di tassi che si era stabilita all'interno del loro territorio. Ma come avrebbero fatto ad arrivare fin qui, al confine tra il Clan del Tuono e quello del Fiume? A meno che... non siano stati attirati qui da qualcosa o, forse, da qualcuno. 

Mi fermo un momento, a pensare a come agire. Il gattino, un giovane dell'età di un neo-apprendista, non sembra voler fuggire, nonostante sia terrorizzato. Il suo manto bianco latte, puntinato di arancione, è imbrattato di sangue scarlatto: deve aver lottato con vigore. I suoi occhi, di un verde tenue, sprizzano coraggio e timore allo stesso tempo. Uno dei due tassi allunga una zampa e colpisce il cucciolo con violenza. Il giovane, colto di sorpresa, viene scaraventato lontano, e per poco non finisce in acqua. Dopo aver boccheggiato per un momento, si rialza a fatica sulle zampe tremanti, con un rivolo vermiglio che gli cola dalla bocca. Ricomincia a soffiare contro gli altri due animali, che si dirigono verso di lui a passo svelto.

"Devo intervenire, in qualche modo" penso muovendomi con cautela verso le due massicce creature bianche e nere. Muovo rapidamente gli occhi da una parte all'altra, incerta sul da farsi. Ad un certo punto, per sbaglio, calpesto un rametto. Uno schiocco parte da questo, e mi immobilizzo all'istante. Troppo tardi. I due tassi si girano nella mia direzione, cominciando a ringhiare con violenza. Bava viscosa penzola dalle loro fauci enormi, e i loro occhi inespressivi sono fissi sul mio corpo tremante. Il gattino ne approfitta e riprende un po' di energie, allontanandosi di qualche passo, rinunciando però alla fuga. Non posso scappare: sono così esausta che le due belve mi prenderebbero velocemente. Non ho scelta: devo lottare.

Arruffo il pelo e mi preparo all'attacco. Sguaino gli artigli e abbasso le orecchie, mettendomi nella posizione d'attacco insegnatami da mio padre, SoffiodiVento. Non so se tornerò viva al campo ma, comunque finisca questo combattimento, gli sono grata per tutto ciò che mi ha insegnato. Per lo meno, pur non ricevendo il mio nome da guerriera, morirei come tale. Uno dei tassi, quello più grande e muscoloso, si fa avanti e prova a colpirmi con una zampata, ma io lo schivo e gli balzo sulla schiena, cominciando a morderlo e a graffiarlo. La belva ringhia con più forza e prova ad afferrarmi la coda cespugliosa, senza successo. 

Comincia quindi a dimenarsi come un cavallo imbizzarrito, e devo aggrapparmi ai suoi peli per non rischiare di cadere: una volta a terra, sarei una preda facile. Affondo più in profondità le zanne nella sua schiena, facendolo gemere di dolore. Prende a scuotersi ancora più forte, girando su sè stesso come se si stesse rincorrendo la coda. Questo non va bene: se continua così, rischio seriamente di essere sbalzata via. Mi chiedo come mai l'altro tasso non intervenga ma poi, non appena mi volto, vedo che la belva si sta dirigendo verso il gattino, che lo sta provocando con soffi aggressivi. 

"No! Scappa piccolo!" grido aggrappandomi saldamente al tasso che non smette di agitarsi. 

Il cucciolo mi guarda, per poi rispondere: "E tu chi sei per darmi dei comandi? Potresti benissimo essere mia nemica!"

"Ma come! Sto mettendo a repentaglio la mia vita per salvarti! Come posso essere tua nemica?" grido evitando a fatica le fauci del tasso. Le forze cominciano a venirmi meno e sto per cedere. Devo assolutamente raggiungere il collo. Solo così lo posso uccidere. 

"Sono quasi arrivata, un altro piccolo sforzo..." mormoro. Spalanco la bocca e faccio per mordere con potenza il collo tozzo dell'animale bianco e nero, ma una voce mi interrompe.

"Io non mi fido di te, sconosciuta! Posso benissimo sconfiggere questo tasso da solo!" grida il giovane. Parole piene di orgoglio, le sue. Ma in questo momento l'orgoglio è solo un ostacolo che può rivelarsi fatale. 

Faccio per rispondere a tono al gattino, quando, all'improvviso, un dolore atroce mi attraversa la colonna vertebrale. Grido e sento come se l'aria non volesse più entrare nei miei polmoni. Mi rendo conto troppo tardi che il secondo tasso non è più a confrontarsi con il cucciolo, ma è qui, e ora mi tiene imprigionata tra le sue mascelle. La morsa comincia a farsi sempre più stretta, e io grido ancora più forte, sperando in un aiuto che tanto non arriverà.

"Morirò. Ma io non voglio morire!" urlo scoppiando a piangere, mentre la vista comincia già a diventare nebulosa. Chiudo gli occhi e attendo che l'anima scivoli via dal mio corpo, ma ciò non accade. Senza preavviso, sento nuovamente la terra sotto le mie zampe, e mi accorgo che il tasso mi ha lasciato. 

Provo con fatica a mettere a fuoco la scena, tremando come una foglia e attraversata da dolorose fitte alla schiena, e vedo quel gracile gattino combattere valorosamente contro i due tassi. La paura sembra essere scomparsa da lui, ma, da solo, non resisterà a lungo. Con le ultime forze, quindi, mi rimetto in piedi con il sangue che mi scorre a fiotti lungo il corpo, e mi avvento sul cucciolo. Lo afferro per la collottola e comincio ad arrampicarmi su un albero.

"Lasciami!" strilla il giovane, e obbedisco, ordinando però, con tono fermo: "Seguimi. Non sopravvivrai da solo". Il micino fa per ribattere ma, a sentire il ringhio aggressivo dei tassi, ammutolisce e mi dà ascolto. Con grandissima fatica, riesco a raggiungere un ramo. Vedendoci fuori portata, le due creature, ferite e sanguinanti, si allontanano zoppicando. Siamo salvi.

"Come... come ti chiami?" chiedo al gattino con un filo di voce.

"Sono Narciso" risponde lui, assumendo un'espressione orgogliosa.

"Io sono ZampadiPassero" sussurro provando a sorridere, ma una fitta di dolore alla schiena me lo impedisce.

"Grazie per avermi salvato la vita. Sarò anche coraggioso e forte, ma mi rendo conto che un aiuto mi ha fatto comodo" mormora inaspettatamente Narciso.

"Tu non sei molto umile, non è vero?" dico. Lui mi guarda male, ma poi il suo sguardo si fa più pietoso, notando la mia profonda ferita sulla schiena.

"Ah, quella? Non è niente..." esclamo, ma la mia voce è troncata da un'altra fitta.

Ad un certo punto, le mie orecchie avvertono uno scricchiolio. All'inizio non ci faccio particolarmente caso, ma, notando l'espressione tesa di Narciso, comprendo che sta per succedere qualcosa di brutto, molto brutto. Quando vedo il ramo cominciare a spezzarsi, ne ho la conferma. Lancio un grido e mi aggrappo al legno con tutte e quattro le zampe. Narciso salta agilmente giù, atterrando elegantemente a terra, per poi invitarmi a fare lo stesso. Faccio per obbedire, ma mi rendo conto di non averne la possibilità: il ramo ha già cominciato a inclinarsi sul torrente. Debole come sono in questo momento, se saltassi, finirei in acqua.

Grido di nuovo aiuto, e vedo arrivare FonteChiara, che, vedendomi, mi chiama con il muso pallido e sudato. Dietro di lei compare ZampadiCielo, bianco come la neve per il terrore. Faccio per parlare, ma un nuovo scricchiolio del ramo mi blocca. Il fiume scorre impetuoso sotto di me, pronto a inghiottirmi. Decido comunque di tentare la sorte e salto. Il vento scorre rapido sul mio corpo e il vuoto mi avvolge. La terra è troppo lontana da me: non la raggiungerò mai. FonteChiara urla più volte il mio nome, ma io la sento a mala pena. La superficie del torrente è sempre più vicina. Chiudo gli occhi e accetto il mio destino. 

Avviene tutto in pochi secondi. Un grido. Una spinta. Il contatto di un corpo con l'acqua, ma non il mio corpo.

Riapro gli occhi e mi ritrovo sulla terraferma. Ci metto un po' a elaborare la situazione, ma poi mi accorgo che un altro è andato incontro a quella che doveva essere la mia sorte. Vedendo il suo corpo venire portato via dalle correnti impetuose del fiume, il mio cuore si ferma, e mi lascio andare al pianto.

Ecco un nuovo capitolo. Che ne pensate? Chi avrà portato i tassi all'interno del territorio del Clan del Tuono? Chi sarà stato a salvare ZampadiPassero? Ora la storia comincia ad arricchirsi di mistero. Ci sarà un collegamento tra tutti questi avvenimenti? Lo scoprirete continuando a leggere. Al prossimo capitolo!

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