Capitolo Due

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RAYDEN

Gli occhi mi si aprono un minuto prima della sveglia, ormai abituato alla routine quotidiana. Mi alzo stropicciandomi la faccia, metto la tuta e le scarpe, in cucina mi preparo il solito shaker proteico per poi andare a correre un'ora in giro per il quartiere.

Mi sento come uno di quei robot, senza stimoli che continua a vivere per inerzia. Un volta tornato entro dalla porta sul retro dove lascio le scarpe ad arieggiare. Tengo sempre una bottiglia d'acqua a portata di mano e ne ingollo mezzo litro in due sorsate.

Non faccio in tempo ad entrare in cucina che sento la risata mia madre. È al telefono. Di nuovo. Stringo i denti così forte finché non provo un dolore lancinante alla testa. Faccio due bei respiri ed entro.

"Devo andare, sì, ciao." Sussurra prima di chiudere la telefonata.
"Buongiorno tesoro, come è andata la corsa?" Sorride, sperando sotto sotto che non l'abbia sentita. Ha i capelli neri legati da una crocchia disordinata, le occhiaie stridono con il suo voler sembrare sempre allegra.

"Stancante." Non ho voglia di fare conversazione. Non ne ho mai voglia in realtà.

"Oh, tesoro, non sederti lì. Va a lavarti, tra cinque minuti è pronta la colazione."

Salgo le scale mentre papà le scende. Assomiglio più a lui che a Riley, è come guardare in uno specchio che riflette il futuro.

"Buongiorno figliolo."

"Buongiorno papà."

Oh, papà. Che devo fare? Non riesco neanche a guardarti negli occhi. Mi sento talmente in colpa nei tuoi confronti. Ma sembri così felice...

Dopo aver mandato giù qualche boccone, prendo zaino e sacca ed esco. Ed ecco che mi innervosisco per la seconda volta da quando mi sono svegliato.

La seconda persona di sesso femminile che mi da su i nervi: Ayla. Con i suoi capelli biondi, i vestiti larghi e quell'apparecchio ai denti che, in non so quale modo, le sta bene.
Sempre di buon umore, sempre appiccicata a Riley, sempre in mezzo ai piedi. Cristo come non la sopporto. Soprattutto come guarda mio fratello. Come se fosse un angelo caduto in terra per salvarla dall'inferno.
Disgustoso.

"Sotterrati pulce." Sputo andandogli contro separandoli.

"Smettila di chiamarla così, Ray. Non è divertente."

Gli faccio il dito medio. Eccome se lo è. È uno dei miei passatempi preferiti darle fastidio e farla sentire a disagio.

Non appena arrivo a scuola sento quel coglione di Joseph, è il mio migliore amico perciò posso chiamarlo così, che parla di una ragazza.

"Oh, loro sono le peggio. Si presentano come santarelline, ma sotto quell'aria da casta nascondono il diavolo."

Gli altri ragazzi della squadra ridono.

"Di chi parlate?" Mi intrometto.

"Di quella che sta sempre con tuo fratello. Aspettate un paio d'anni e vedrete come sboccia."

All'improvviso i rumori si attenuano e al loro posto parte un fischio assordante. Con un solo passo raggiungo Joseph e lo sbatto sugli armadietti e quasi lo strozzo con il braccio che preme sulla sua gola.

"Non. Permetterti. Mai. Più." Sussurro in modo tale che mi senta solo lui. Qualche dreads castano gli cade sulla faccia sconvolta.

"Stai scherzando amico?" Riesce a dire a malapena.

"No." Più freddo del mio tono c'è solo l'antartico.

"Ok, ok, lasciami."

Faccio come mi ha chiesto e me ne vado lasciandolo tossire.

La giornata è noiosa e lenta, l'unico momento in cui mi sono divertito è stato nell'ora di biologia. Vedere Ayla rossa dalla testa ai piedi mi ha soddisfatto abbastanza. È così facile con lei. E quell'aria da cucciolo spaventato... Ce l'ho in testa da ore. Anche nel campo da football durante l'allenamento.

Sono stato così distratto che anche il coach Mulligan mi ha dovuto riprendere più volte. Con i capelli ancora bagnati dopo la doccia, la signorina Alvarez, la consulente della scuola, mi chiama nel suo ufficio.

È una tipa strana, ha solo dieci anni in più di me e sembra più piccola. Così impacciata con gli occhiali che si sistema sul naso ogni minuto.

"Allora signor Henderson" sorride gentile. "Sei un ottimo giocatore, anzi il migliore nonostante la tua giovane età. Pensi di voler fare questo da grande?"

Allenamento costante, gioco di squadra, mai superare i limiti. Dio, no.

"Non lo so."

"Dalla tua cartella personale vedo che sei molto afferrato in informatica. Il tuo insegnante dice che ti annoi durante le sue lezioni perché sei molto più avanti." Si sistema di nuovo gli occhiali.

Alzo le spalle. "Sì, mi piace."

"Potrebbe essere una buona alternativa. All'università potresti fare entrambe le cose e decidere quello che fa per te. Lo sai il mio lavoro è quello di indirizzare i ragazzi verso la strada giusta."

Sì, lo so, ma ho solo sedici anni. Non ho la testa per pensarci adesso.

"Abbiamo finito?"

Dalla sua espressione capisco che è delusa.

"Ma certo. Può andare signor Henderson."

La cena si svolge in autonomia, sento in lontananza la conversazione tra i miei e Riley, fanno qualche domanda anche a me ma rispondo a monosillabe. Sono stanco, domani mi aspetta un'altra giornata piena, vorrei solo respirare e sentirmi leggero per una volta.

Dopo aver lavato i denti vado in camera e mentre mi tolgo la maglietta ho come la sensazione di essere osservato. Con la coda dell'occhio noto Ayla davanti la finestra in camera sua e prima di girarmi nella sua direzione la vedo scappare alla sua destra.

Sarà di nuovo viola dall'imbarazzo.
Quel pensiero mi fa sorridere. Quella ragazza ha la capacità di distrarmi e farmi divertire in qualche modo. Ma questo lei non lo sa.

La stanchezza che pervade il mio corpo è indirettamente proporzionale alla voglia di dormire. Il sonno non vuole arrivare e questo mi fa frustrare ancora di più. Rispondo ai messaggi, cazzeggio con il computer, ma niente.

Ho voglia di fumare. Non è permesso come anche bere alcool, a meno che non sei adulto e sei ad una festa con il permesso degli alcolici. Ci sono un sacco di regole stupide in questa società. Vogliono farci credere che è questo il modo migliore per condurre una vita serena e soddisfacente, ma quanto si sbagliano. Non c'è nulla di perfetto, almeno non nella mia vita.

Mi viene in mente mia madre e quello che sta facendo, a noi e a papà. La rabbia comincia a salire e cazzo ho bisogno di una sigaretta!

Apro il cassetto della mia scrivania e tolgo il sottofondo. Un pacchetto già aperto di Marlboro rosso insieme ad un'altra decina della stessa marca e un accendino verde fosforescente.

Per avere roba del genere devi avere delle conoscenze. Per fortuna sono un genio dell'informatica.

Il primo posto che mi viene in mente è sopra il tetto, ma quando mi affaccio dalla finestra mi si mozza il respiro.
Ayla ha i capelli leggermente più scuri visto che sono bagnati e indossa una maglietta, oversize ovviamente, di cotone grigia che le arriva alle cosce nude. Con un asciugamano si sfrega la testa e continua a girare per la stanza.

Forse ho trovato un passatempo migliore.

Scendo sotto grazie al pluviale di fianco la finestra, scavalco la staccionata con uno slancio e mi arrampico su quello della mia vicina di casa. Fortuna che queste case sono tutte uguali. Quando raggiungo il davanzale corrugo la fronte. Ha appena tirato fuori un cupcake della pasticceria qui vicino, si capisce dal logo che c'è sulla carta, e accende un fiammifero che posiziona al centro.

Mi metto seduto mente la osservo. Ha gli occhi chiusi, sussurra 'buon compleanno Ayla' e dopo pochi secondi soffia facendo nascere una scia di fumo che parte dalla testa del cerino e si diffonde verso l'alto. Poi apre gli occhi e lancia un piccolo urlo.
Adorabile.

"Ch-che ci fai tu qui?"

Sgrana gli occhi azzurri. Mi permetto di esaminarla da cima a fondo passando dai seni liberi dal reggiseno sotto la maglietta alle gambe nude bianche e lisce. È minuta per la sua età ma ha due tette... Cristo. Ritorno sulla faccia.

"Hai da accendere?"

Cerca di abbassare la maglietta più che può mentre il disagio le colora la pelle chiazzandola di macchie rosa.
Io invece provo a mantenere un respiro calmo.

Quando capisco che non mi risponderà a breve entro in camera sua e mi approprio della scatola dei fiammiferi. Prendo una sigaretta dal pacchetto che tenevo in tasca e ne accendo una, tutto sotto gli occhi increduli della ragazza di fronte a me.

"Ma..." Tossisce quando il fumo le arriva alle narici e lo sposta con la mano. "È una sigaretta quella?"

Le butto altro fumo in faccia solo per darle fastidio e tossisce ancora di più.

"Smettila! Lo sai che sono illegali quelle? Dove le hai prese?"

Mi passo la lingua sulle labbra prima di intrappolare il filtro tra esse e ispirare un po' di nicotina. Sono bastati tre tiri perché i miei nervi si calmassero finalmente. O è stato grazie alla biondina? Sento i polmoni bruciare, ma finisco comunque la sigaretta per poi spegnerla sulla sua scrivania e buttare il mozzicone nella siepe del suo giardino.

Ora ha occhi e bocca spalancati per colpa della mia maleducazione. Ops.

"Che hai fatto alle cosce?"

Dico indicando i lividi violacei su entrambi i quadricipiti. O quello che c'è al loro posto. Continua a tirare la maglietta, ma non si rende conto che così facendo definisce meglio le forme del seno tondo e sodo. Direi che sembra una terza abbondante che sul suo corpo potrebbe risultare troppo grande. Mi lecco di nuovo le labbra. Quando capisce che sto guardando si copre il petto e la cosa mi fa sorridere.

Hai capito Ayla Walker che nasconde sotto i vestiti sempre larghi.

"Hai intenzione di rispondere alla domanda o vuoi continuare a scrutarmi ovunque?"

"Quindi è il tuo compleanno. Riley non ha detto niente a proposito."

Forse questa è la frase più lunga che le abbia mai rivolto da quando si è trasferita qui.

"N-non lo sa." Abbassa lo sguardo. "E comunque è colpa tua se ho questi lividi sulle cosce. Le ho sbattute sul sottobanco quando mi hai spaventata con la storia delll'insetto tra i capelli."

Ora è arrabbiata. Non l'ho mai vista così fin'ora. Ed è... Inebriante.
Ha le spalle meno ricurve e il mento all'insù. Non si mostra mai in questo modo. È sempre timida e gentile e silenziosa.

"Allora le sigarette?"

"Mai sentito parlare di internet, pulce?"

È tornata a stringersi il corpo con le braccia. E lo odio. Alla mia sinistra sulla scrivania c'è ancora appoggiato il cupcake. Tolgo il fiammifero e lo prendo. Piano con la pazienza di una pantera a caccia della sua preda raggiungo Ayla, che nel frattempo indietreggia fino al muro di fianco la porta del bagno.

Le porto il dolce alla bocca e sussurro:

"Mangia."

Le pupille si dilatano nascondendo quell'oceano che ha al posto delle iridi. Con la poca luce irradiata da una lampadina sul comodino riesco a intravedere la giugulare che batte velocemente al ritmo del cuore.

E non so perché ma penso che sia lo stesso del mio.

Passo la lingua sul labbro inferiore e lei ne è attirata. Poi come se non se ne accorgesse, apre la bocca e morde il cupcake ancora nella mia mano. Si sporca con la crema ai lati e fa per leccarseli, ma la fermo puntando il pollice sul mento.

Sento l'erezione crescere nei pantaloncini e so, cristo, so che sto per compiere un errore madornale, ma non so come fermarmi. Non riesco. Non voglio.

Deglutisco prima di raccogliere con la lingua la crema che sa di vaniglia sull'angolo. Passo al labbro e la sento tremare, fremere sotto quel tocco delicato. Poi chiudo la sua bocca con la mia fin quando non espira liberando un gemito e ci infilo la lingua.

Ha un sapore dolce ed è divino. E io odio i dolci. Ma su di lei... Cazzo. La mano passa dal mento alla nuca quando il bacio diventa più profondo e la sua scivola tra i miei capelli scompigliandoli. È una sensazione suprema. Dopo qualche secondo di incertezza inizia a rispondere al bacio e porca puttana quanto me lo fa diventare duro.

Devo staccarmi da lei per riprendere fiato, i polmoni bruciano e pregano per un po' d'aria di più rispetto a quando fumo una sigaretta. Mi ha completamente assuefatto. Ma è proprio quando mi fermo che mi rendo conto di quello che ho fatto.

All'improvviso mi allontano da lei che quasi cade senza il mio sostegno. Ha le labbra gonfie e umide e credo di avere lo stesso aspetto. Il gelo si insinua nelle vene spegnendo ogni fuoco che ardeva appena qualche secondo fa.

Senza dire una parola esco dalla finestra e torno nella mia stanza facendo il percorso a ritroso.
Ho ancora le palpitazioni e un'erezione dolorosa nelle mutande quando mi metto a letto.

Ma devo cancellare ogni cosa.
Quello che è appena successo... Non deve accadere mai più.

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