It's gon'get you in trouble (Namjoon)🔞

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- E' ancora in riunione?- chiese Ara sorpresa, rivolgendosi alla sua collega non che amica di anni.

- Ovvio! Il nostro capo è da settimane che se ne sta occupando! Se riuscirà ad ottenere il finanziamento, il progetto è nostro!- esultò So-Young sfoderando un sorriso a trentadue denti - Questo può solo voler dire...soldini in arrivo!!-

- E lavoro in più per noi...- commentò di sfuggita Do-Hyun arrivato all'improvviso contemplando dei fogli fittamente scritti in piccolo.

- Sempre che ti lamenti! Dovresti essere contento invece, tra di noi sei quello che sta meglio! Sei l'assistente del boss, che vuoi?- chiese stizzita So-Young scuotendo la lunga chioma bionda ordinatamente piastrata.

L'uomo la guardò attraverso gli occhiali e fece un ghigno - Stai scherzando spero! Hai idea di quanto sia stacanovista il signor Kim? Arrivo a casa come minimo a mezzanotte quasi ogni giorno e al mattino alle sei in punto siamo già in ufficio... vuoi vedere la sua agenda?! E' piena!- al risolino della ragazza, Do-Hyun esasperato le mostrò un libricino - E' piena fino al prossimo mese, non sto scherzando! E' da pazzi!-

Ara abituata ai battibecchi dei due colleghi, si ritrovò a contemplare il computer di fronte a lei. La loro azienda stava lavorando ad un importante progetto. Restaurare un grande centro commerciale.

Si erano impegnati enormemente in quelle ultime settimane, dalle progettazioni, dall'eseguire rilevamenti sul posto, dal chiedere i vari permessi per poter costruire ... eppure ancora i clienti desistevano dal fare l'investimento.

Non ne capiva davvero il motivo, era tutto perfetto. Sarebbe diventato il nuovo fulcro commerciale di Seoul ne era sicura e forse era proprio quello il problema. Probabilmente per gli affari di qualcuno, il loro progetto era alquanto fastidioso. C'erano troppi intoppi per essere solo coincidenze. Tutto quello era frustrante per lei e non poteva immaginare quanto fosse snervante per il suo datore di lavoro.

Un'improvvisa idea la fece sorridere.

Con estrema nonchalance, si alzò e prese una cartellina dalla scrivania. Dopo averla controllata con un esagerato interesse si mosse in direzione dell'uscita.

- Ara dove vai?- chiese curiosa l'amica, zittendo finalmente l'uomo che si stava sfogando di tutta la rabbia repressa per il troppo lavoro.

- Ah...ho dimenticato di dare dei documenti al signor Kim. Glieli porto, magari ne ha bisogno!- disse con una certa sicurezza nella voce.

Dopo aver fatto alcuni passi, venne richiamata da So-Young e cercò di rimanere impassibile- Aspetta! Se vai dal boss, prendi anche questi atti! Avrei dovuto portarglieli stamattina, ma non ho avuto tempo!-

Ara annuì, prese i vari fascicoli e uscì dalla porta, richiudendola dietro di lei.

Chiuse per un attimo gli occhi e sospirò.

Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a tenere il segreto, tuttavia avrebbe dovuto fare il possibile per nasconderlo.

Con passo deciso, senza mancare di guardarsi intorno con sospetto, si avvicinò alla porta del suo datore di lavoro. Prima di entrare si fermò a guardarsi allo specchio, affisso alla parete lì accanto.

Si lisciò l'abito corto a tubino nero e si sistemò le maniche a tre quarti. Si guardò le scarpe, rigorosamente col tacco e si deliziò di come le stessero. Purtroppo l'altezza non era il suo punto forte e quindi l'unico rimedio era quel tipo di scarpa. Fortunatamente si era abituata, ora si sentiva più sicura nel portarle. Si rifece la lunga coda di cavallo che era solita fare, specialmente a lavoro e si contemplò per qualche secondo. Non aveva esagerato con il trucco quella mattina, le piaceva ogni tonalità del nude, era convinta che le risaltasse gli occhi color miele e i capelli castani. Sorrise al ricordo che non era la sola a pensarlo. In tutta la sua vita non aveva mai conosciuto nessuno a cui non piacesse il trucco su una donna ed invece aveva incontrato l'unica eccezione che era riuscita a dirle che appena sveglia sembrava una Dea.

Rise mettendosi una mano di fronte alla bocca rosea. Non voleva nemmeno pensare a che condizione fosse al mattino. Se lei era una Dea come avrebbe mai potuto definire lui?

Un ultimo respiro e bussò alla porta.

Dopo qualche secondo di attesa, sentì un flebile - Entra pure - e si accomodò all'interno.

L'ufficio del signor Kim era il più bello di tutto il piano. Spazioso, ben illuminato e confortevole. I muri perlacei risaltavano grazie all'intera parete a finestra che dava verso l'esterno posta alle spalle della scrivania, creando l'illuminazione ideale per ricevere i clienti. Alla destra si trovavano delle mensole e mobili ricolmi di schedari, mentre sulla sinistra era affisso un grande quadro di un pittore molto noto. Era a conoscenza della grande passione del suo capo sull'arte moderna, altro punto guadagnato al suo fascino. Ara guardò di fronte a sé e vide l'uomo seduto composto sulla sua morbida e costosa poltrona nera, davanti alla scrivania finemente lavorata, in noce scuro, che stava guardando il computer con aria severa.

- Naturalmente, lo capisco! Non si deve preoccupare di nulla, penseremo noi ad ogni cosa...- rispose con voce calma l'uomo al suo interlocutore in un perfetto inglese ed Ara senza far troppo rumore si avviò verso di lui.

Non poté esimersi dal guardarlo incantata.

Come ogni giorno era molto elegante nella sua giacca scura che delineava perfettamente le sue possenti spalle e la camicia bianca fin troppo tesa dalla postura rigida che si era imposto. Temeva che da un momento all'altro saltasse un bottone da quanto fosse in tensione il tessuto. Le ore di palestra si vedevano anche fin troppo, purtroppo. Avendo la camicia aperta s'intravedevano l'accenno dei pettorali e dovette trattenere il respiro. Dalla sua visuale notò che portava i pantaloni coordinati alla giacca e come non poteva non notare ulteriormente le cosce fasciate in un modo così armonioso?

Non appena arrivò di fronte a lui, il signor Kim alzò appena lo sguardo e la fissò intensamente. Appoggiò le braccia sui poggioli e incrociò le dita all'altezza della bocca, sempre in silenzio e senza averle tolto gli occhi di dosso neanche per un secondo. Alcune ciocche corvine gli ricaddero sulla fronte e questo fu il colpo di grazia. Il cuore della giovane Ara, perse un battito.

Il suo nuovo datore di lavoro, il signor Kim Nam-joon, era arrivato da appena otto mesi, era piuttosto giovane per ricoprire una carica simile e tutti erano piuttosto scettici dubitando che fosse in grado di gestire un'attività di tale portata, eppure aveva zittito chiunque in poche settimane.

Era riuscito a portare a termine dei lavori estremamente delicati, in modo sicuro e veloce. Cosa mai accaduta da quando lei lavorava in quell'azienda.

Era intelligente, capace e soprattutto si vedeva che sapeva quello che faceva. Queste sue qualità avevano affascinato non poco Ara. Ammirava le persone che erano dotate di una personalità spiccata, ma soprattutto che fossero al contempo estremamente sexy ed affascinanti.

Il signor Kim era diventato ben presto il protagonista principale dei suoi sogni più peccaminosi. Si era vista più e più volte seduta sopra di lui a strappargli quei vestiti troppo stretti per i suoi gusti.

Ma anche se aveva tutti quei pensieri, si era imposta di tenerseli per sé. Non voleva certo essere la classica dipendente che finiva a letto con il proprio capo. Non era di certo il tipo.

Quindi si limitava a fantasticare e a guardarlo da lontano, non avrebbe mai fatto quella mossa in più, non poteva. Ma quando si rese conto che più passava il tempo e più gli sguardi venivano ricambiati, iniziò a dubitare che fosse solo una sua impressione.

Una sera di tre mesi orsono, per una serie di coincidenze, erano rimasti solo loro due nell'ufficio e l'elettricità statica li colpì senza che se ne rendessero conto. Complice la luce soffusa o forse l'essersi scambiati degli sguardi di troppo, alla fine era accaduto. Si erano ritrovati aggrovigliati sopra la fotocopiatrice.

Ara, anche se piacevolmente sorpresa dall'impetuosità del suo datore di lavoro, si era imposta di finirla lì. Insomma, era stato uno sfizio che si era voluta togliere, erano felicemente single e che male potevano fare se erano andati a letto insieme una volta, giusto?

Ma solamente dopo la decima volta, Ara si rese conto che non era più solo quello, o almeno per lei.

Non era abituata a quel tipo di strana relazione che si era creata. Ogni volta che rimanevano da soli in una stanza, era abbastanza scontato che si saltassero addosso.

Ara col tempo comprese che Nam-joon amava il rischio. Talvolta si faceva trovare casualmente nel suo ufficio, oppure la sorprendeva nella sala fotocopie, o altre volte ancora le mandava dei messaggi al cellulare particolarmente spinti quando erano in riunione tutti insieme.

Sinceramente provava cose contrastanti, sicuramente era eccitante, ma al contempo era spaventata che si venisse a sapere di quello che si era creato tra di loro. Più gli chiedeva di essere discreto e più lui si divertiva a farla morire d'imbarazzo, nonché di ansia.

Si divertiva un mondo a provocarla, ormai le era chiaro.

A prescindere da quello, il loro nuovo rapporto iniziava a starle stretto. Più passava il tempo e più sentiva di provare un sentimento per lui e ne era decisamente preoccupata.

Sicuramente per Nam-joon era solo un passatempo, una piacevole e breve avventura capitata per caso nella sua vita.

Però aveva tutte le ragioni di essere confusa. Avevano preso ad incontrarsi anche a casa sua, ma erano rimasti d'accordo che avrebbero mantenuto il segreto. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, per lei andava bene per il momento, ma fino a quando, non lo sapeva.

Avevano passato giornate piacevoli insieme, tutte all'insegna della conoscenza reciproca. Come aveva previsto, scoprì molte cose di lui che le piacevano e questo la turbò sempre di più.

Anche in quel momento si sentiva scossa. Quello sguardo la stava trapassando da parte a parte e si sentiva così vulnerabile. Odiava sentirsi così, eppure con lui era inevitabile.

Scosse la testa. Era lì per altro in quel frangente.

Era da settimane che non avevano più avuto modo di vedersi, dato che lui non aveva più trovato modo di farle delle improvvisate, fortunatamente per la sua ansia, ora ci avrebbe pensato lei.

Una piccola vendetta piacevole, per così dire.

Ghignò. Adorava come suonava quella frase.

Posò i fascicoli sulla scrivania e sorrise dolcemente al ragazzo che le fece un cenno di ringraziamento, ritornando a concentrarsi sullo schermo.

Ara girò lo sguardo e si soffermò sul bicchiere ricolmo d'acqua posto accanto a lui e capì come poter attuare il suo piccolo piano di vendetta. Lo afferrò e dopo avergli lanciato uno sguardo malizioso iniziò a bere, ma d'un tratto si versò l'intero contenuto sulla scollatura del vestito, creando una macchia scura sul tessuto. La ragazza fece la finta sorpresa e lentamente tirò la zip di lato dell'abito verso il basso, sussurrando appena un - Che sbadata...dovrei togliermi il vestito per farlo asciugare ora...- nascondendo un sorriso nel vedere il suo sguardo sorpreso.

-

Nam-joon era saturo, stava tentando in ogni modo di convincere quell'individuo fin troppo ricco per i suoi gusti, di concedergli quel maledetto finanziamento per quel progetto a dir poco perfetto. Tutti i suoi dipendenti avevano lavorato per renderlo impeccabile ed ora quel tizio stava trovando ogni inghippo per tirarsi indietro. Peccato che quello sciocco riccastro non aveva fatto conto con la sua incredibile arguzia. Aveva previsto ogni suo vano tentativo di ostacolarlo e con un inesauribile calma gli stava dimostrando quanto era un idiota. Era divertente zittirlo ogni singola volta, ma ora stava davvero esagerando. Era passata una settimana ed era stanco. Voleva riposarsi e sinceramente gli stava mancando passare il tempo con la sua Ara.

Non aveva mai pensato di poter provare quel tipo di attrazione, specialmente per una sua impiegata, ma era successo.

Ara era stupenda. Si faceva vedere composta e diligente al lavoro, eppure quello sguardo magnetico e furbo faceva vacillare di molto quella facciata.

Aveva sempre avuto il dono di capire al volo le persone ed aveva compreso immediatamente che Ara era una finta tranquilla. Faceva credere di essere una graziosa e dolce ragazza ed invece aveva comprovato che era indomabile ed incredibilmente passionale.

Anche se non voleva di certo che li scoprissero, si divertiva enormemente a forzare la mano. S'incontravano di nascosto e anche se sapeva quanto fosse rischioso per entrambi, l'ardore reciproco soffocava ogni raziocinio in loro.

Si lasciava andare con lei, cosa mai successa in una sua relazione. Era il tipo di persona che doveva per forza avere tutto sotto controllo e purtroppo non si lasciava trasportare abbastanza dalle sensazioni per rafforzare il rapporto. Era sempre stato lasciato per questo, ora che ci pensava.

Ara invece lo faceva divertire e soprattutto non pensava a niente quando era in sua compagnia. Lo affascinava questa nuova realtà ed ora non vederla, lo stava facendo diventare alquanto impaziente.

Girò lo sguardo nuovamente sullo schermo e pregò che quel finanziatore si decidesse una volta per tutte o lo avrebbe mandato a quel paese. Il bussare della porta però lo portò alla realtà e quando vide la figura di Ara entrare dentro al suo ufficio, si sentì incredibilmente più leggero.

Era davvero bellissima quella mattina.

Nel suo abito che le fasciava le forme piene e quel trucco inesistente che la rendeva ancora più affascinante ai suoi occhi.

Con la sua solita camminata sicura sui tacchi alti, arrivò di fronte a lui e posò quelli che dovevano essere altri noiosissimi progetti da revisionare. La guardò attentamente soffermandosi sui suoi occhi color miele e stranamente li vide particolarmente vispi.

Seguì i suoi movimenti curioso vedendola afferrare il bicchiere posto accanto a lui e dopo averla vista volutamente versarsi l'acqua addosso, cercò di non far trasparire la sua sorpresa.

Sentì in lontananza la voce di quell'odioso investitore dire qualcosa, ma sinceramente non si preoccupò più di tanto di capire quello che stava dicendo, ora la sua attenzione era totalmente rivolta alla sua dipendente dallo sguardo fin troppo furbo.

Vide Ara aprire la zip laterale dell'abito scuro e che senza smettere di fissarlo fece scendere con estrema calma. Il tessuto le stava accarezzando la pelle e desiderò ardentemente che fossero le sue dita a toccarla con quella stessa lentezza.

Mentre la scollatura si allargava notò l'assenza del reggiseno e la osservò far scivolare il vestito, lungo una spalla e poi l'altra. Lo trattenne per un attimo, sorreggendo la stoffa con una mano proprio sopra il seno e dopo aver sorriso maliziosamente, lo fece scorrere sotto i capezzoli ormai turgidi. Ara vistosamente compiaciuta dell'effetto che gli stava provocando con un rapido gesto mollò la presa sull'abito che le cadde istantaneamente alle caviglie.

Nam-joon trattenne un singulto. La sua Ara era rimasta con solo un perizoma di pizzo nero di fronte a lui, nel suo ufficio, mentre era in videochiamata con un incompetente dai troppi soldi addosso.

- Diamine...- si lasciò sfuggire, sfiorandosi con le dita la bocca carnosa.

- Mi scusi?- domandò l'uomo stempiato sullo schermo, corrucciando lo sguardo.

- No, nulla...io...- Nam-joon guardò di sfuggita la donna e la vide sciogliere i capelli e le lunghe ciocche castane ricaddero sopra di lei come una cascata arrivando a coprirle il seno - Intende fare il finanziamento, quindi? - incalzò con voce autoritaria, cercando di concentrarsi quanto bastava su quel soggetto decisamente fastidioso.

- Signor Kim, è un investimento delicato e...-

Nam-joon sospirò frustrato, non poteva credere che stesse ancora temporeggiando. Ma quando vide Ara pizzicare il tanga con le dita, sorridendo maliziosamente, perse definitivamente la testa - Non accetto più un forse! Se vuole partecipare a questo progetto bene, se non vuole, ci sono molti altri interessati! Non si rende conto dell'opportunità che sta perdendo, quindi arrivederci Mr Jones - pigiò sul pulsante "esc" e chiuse la chiamata.

Ara rimase a bocca aperta. Non si aspettava quella svolta improvvisa - M...ma...-

Cercò di dire qualcosa, ma non riuscì in tempo perché nello stesso attimo vide il ragazzo alzarsi, aggirare la scrivania e arrivare davanti a lei - Ma...dovrei dirlo io!- sussurrò con voce roca.

Con un gesto buttò a terra alcuni fogli e vari oggetti di cancelleria che erano sopra la superficie liscia del tavolo, la prese dai fianchi e la sdraiò di schiena su di essa.

Ara emise un urletto sorpreso e cercò di tirarsi su sorreggendosi sui gomiti, ma lui non glielo permise.

- Ah ah...che fai Ara? Prima mi provochi e poi cerchi di scappare? Non funziona così, sai?-

Si mise in mezzo alle sue gambe e si sporse verso di lei, le afferrò il viso e la baciò con passione.

Nam-joon le inserì la lingua con bisogno cercando la gemella che succhiò e torturò con foga. Era eccitato, tremendamente eccitato. Probabilmente Ara non si rendeva nemmeno conto di quanto lo facesse andare su di giri. Quei giorni di astinenza gli stavano pesando e non poco e di certo vederla improvvisare quello spogliarello di appena prima, non lo aveva aiutato ad essere lucido.

Aveva capito le sue intenzioni, voleva fargliela pagare mettendolo ai ferri corti ed ora l'avrebbe ripagata con la stessa moneta.

Dopo averle divorato la bocca, si scostò dal suo viso per guardarla.

Era così bella e sensuale da farlo impazzire. Con le dita le sfiorò le labbra rosee, il collo affusolato, il seno pieno, fino a scendere verso il ventre piatto. Arrivò in prossimità dei laccetti del perizoma e infilò due dita all'interno, giocò col tessuto senza smettere di fissarla negli occhi, per poi tirarlo verso l'esterno e rilasciarlo all'improvviso facendola sussultare.

- Ara...qual era la tua intenzione?- mormorò afferrandole una coscia - Volevi farmi impazzire?-

La ragazza deglutì invano. Aveva già avuto prova che Nam-joon fosse un amante di tutto rispetto, ma in quel modo non l'aveva mai visto. Quello sguardo così pieno di desiderio era la prima volta che lo vedeva, sembrava che volesse letteralmente divorarla.

Sentendo la presa salda sulla sua coscia, non riuscì a trattenere un gemito - Una piccola dolce vendetta... forse?- rispose lei mordendosi il labbro - Te lo sei meritato, capo...-

Si divertiva a chiamarlo in quel modo, lo trovava ancor più stimolante in quell'ambito e sapeva bene quanto lo provocasse quel nomignolo.

- Ma davvero?- sorrise per un attimo - E se volessi vendicarmi a mia volta?- chiese strofinando la sua evidente erezione contro il suo sesso ancora coperto - Una dolce vendetta?-

La mano libera scese nuovamente sul suo punto più caldo e con un dito iniziò a stimolarla dal basso verso l'alto, soffermandosi sul clitoride - Potrei portarti sull'orlo dell'orgasmo e lasciarti insoddisfatta, non ci avevi pensato?- chiese ancora e ghignò vedendo il suo sguardo corrucciarsi.

- Potrei alzarmi ed andarmene capo...non ci avevi pensato?- rispose lei convinta.

Nam-joon sorrise, leccandosi successivamente le labbra - Davvero?- sussurrò divertito - Sei sicura che riusciresti ad andartene?- senza preavviso scostò il tessuto del perizoma ed inserì un dito dentro di lei.

Ara gemette sommessamente e lo guardò con sfida - Non mettermi alla prova...- mormorò cercando di mantenere la voce ferma, ma divenne tutto inutile quando lo vide portare quello stesso dito in bocca.

- Sei sempre così dolce, Ara...- disse lui perfettamente conscio che quel gesto l'avrebbe fatta infervorare ulteriormente - Credo tu sia fin troppo bagnata per uscire di qui come se niente fosse, non credi?-

Dopo quello scambio di parole, Ara perse ogni raziocinio, lo afferrò dalla giacca e lo attirò a sé. Ricercò le sue labbra e lo catturò con un bacio lascivo. Sentiva il proprio sapore sulla lingua e ansimò consapevole che aveva ragione. Non sarebbe uscita da quell'ufficio neanche se fosse stata costretta.

Gli leccò e gli morse il labbro inferiore con voracità e prese a sbottonare la camicia, ma lui la fermò.

- Chi ti ha detto che potevi muoverti?- disse afferrandole i polsi con una mano - Avrai la tua punizione e ti muoverai solo ed unicamente quando vorrò io, Ara!-

Le lasciò le mani sapendo che avrebbe ubbidito, perché sapeva cosa sarebbe accaduto se non lo avesse fatto.

Sorrise nel vederla fremere e mettere le braccia lungo i fianchi.

- Così piccola, brava...- le sussurrò all'orecchio - Ora chiudi gli occhi...-

Dopo averla vista fare come le era stato ordinato, iniziò a soffermarsi sul suo collo e lasciare piccoli succhiotti sparsi alla base di esso.

- As...Aspetta...- mormorò lei sentendo succhiare avidamente alcune parti della sua pelle - ...rimarranno i segni...-

- Ed è proprio quello che voglio!- disse lui scendendo verso il seno, continuando a colorarle la pelle di punti violacei - Tutti li devono vedere! Devono capire che appartieni già ad una persona...- arrivò al capezzolo e glielo frizionò con le dita improvvisamente, facendola gemere - ...a me!-

Ara stava impazzendo, la stava torturando e non poteva muoversi. Se lo avesse fatto, lui avrebbe fatto ancora peggio, ne era certa. Si morse il labbro quando percepì la sua bocca bollente sulla sua areola e la mano dalla parte opposta stringerle con forza il seno.

Non poteva resistere oltre - Nam-joon...per favore...- mormorò impaziente tra i sussulti provocati dai denti che le stringevano delicatamente il capezzolo.

- E' così bello sentirti implorare...- rispose lui percorrendo con la lingua dal seno fino ad arrivare al limite del tessuto del perizoma - Mi verrebbe voglia di continuare per tutto il giorno -

Riprese a toccarla attraverso il tessuto che ora rivelava anche visivamente quanto fosse bagnata, la macchia scura non mentiva.

Odorò la sua fragranza inconfondibile, mentre nuovamente con il dito prese a sfiorarla. La sentì ansimare con più frequenza e si prese il suo tempo per giocare con il clitoride.

- Nam-joon...sto impazzendo!- disse di nuovo lei inarcando la schiena, cercando di aver maggior attrito con il suo dito. A quella vista l'uomo decise di accontentarla, scostò la stoffa ed inserì nuovamente un dito in lei - Ferma piccola...fatti ammirare!- disse ancora con voce roca. Osservò la propria falange svanire in lei e non resistette oltre nel vedere la perla rosea pulsare di fronte a lui. Si ancorò con la bocca come se fosse l'unica fonte d'acqua nel deserto ed iniziò a succhiare e leccare abilmente quel punto.

La sentì fremere, gemere e sussurrare il suo nome e questo lo portò a far entrare una seconda falange in lei. Sforbiciò più volte senza smettere un secondo di torturare il clitoride. Vederla così presa dalla goduria, lo stava appagando incredibilmente.

- Oh... si...- gemette lei. Aveva provato il sesso orale con altri uomini, ma nessuno era stato in grado di farla venire. Forse quando succedeva era fin troppo tesa per rilassarsi a dovere, eppure con lui sin dalla prima volta che l'aveva leccata, era riuscito a regalarle il più bell'orgasmo di sempre ed anche in quel momento percepiva quel calore inconfondibile partirle dal basso ventre.

Amava quelle dita, sapevano esattamente dove toccarla per regalarle piacere e sicure pompavano in lei senza sosta. Amava quella lingua, la sfiorava sempre al ritmo giusto, né troppo veloce né troppo lento. Era divino.

- Nam...sto...- sussurrò sempre più accaldata, ma lui si fermò bruscamente e la tirò su da un polso.

- Inginocchiati-

- Eh?!-

- Voglio che ti inginocchi Ara, adesso!- disse lui guardandola con malizia - Verrai solo quando voglio io...- continuò mostrando il suo sorriso più seducente.

La ragazza lo guardò perplessa, l'aveva privata di un orgasmo ed ora voleva essere lui soddisfatto? Ci avrebbe pensato lei ora.

S'inginocchiò e gli sganciò la cintura. Gli massaggiò l'erezione attraverso il tessuto, per poi infilare decisa una mano dentro i pantaloni afferrandogli il membro con forza - Ti farò pentire di questa scelta, capo!-

Con l'altra mano lo liberò dal pantalone e prese a massaggiargli il suo sesso. Sentiva il pulsare del sangue lungo l'asta e l'umore dei fluidi iniziare a bagnargli la punta. Vedendo quella goccia di piacere non resistette oltre e l'afferrò con la lingua. Prese ad accarezzargli i testicoli e lo sentì gemere.

- Voglio sentire la tua bocca...- mormorò lui ansante.

Lei lo guardò dal basso con un sorrisino furbo e scosse la testa - Quando vorrò io... forse...-

Nam-joon vedeva nei suoi occhi miele carichi di lussuria quanta voglia avesse di essere una cosa sola con lui e sarebbe successo, ma era così elettrizzante vederla inginocchiata di fronte a lui. I suoi capelli lunghi le sfioravano il seno ad ogni movimento e percepiva ogni sua lappata per tutta l'asta.

Sapeva esattamente come fare a fargli perdere il senno.

Appoggiò una mano sulla sua testa e la spinse contro di sé. La desiderava quella bocca morbida, ardentemente. In quelle notti si era masturbato pensando proprio alla sensazione che provava quando finalmente era stretto tra le sue labbra.

Senza preavviso percepì il calore della sua bocca, avvolgerlo tutto in una volta e ruggì sorpreso.

Ara torturò con la lingua il glande e lo inglobò più volte. Sentiva il suo membro sempre più duro e sempre più caldo. Alzò lo sguardo e lo vide con il viso alzato con la bocca aperta che non riusciva a trattenere neanche il più piccolo gemito. Era in suo potere finalmente.

Pompò con la mano allo stesso ritmo della bocca e percepiva quanto gli stesse piacendo. Era talmente eccitato che era sicura sarebbe venuto subito.

O almeno pensava lui. Ghignò.

Nam-joon stava letteralmente per esplodere. Abbassò il viso e fissò la finestra davanti a sé. Erano al decimo piano, non si preoccupò molto di essere visto in quella situazione, anche se...

Si leccò il labbro ritornando a fissare Ara.

Le bloccò la mano sul suo membro e la vide sorpresa.

L'alzò da terra e l'obbligò a seguirlo.

- Voglio che ti metta a novanta davanti alla finestra a gambe divaricate!- disse senza troppi mezzi termini.

Ara fissò lui e poi la finestra. Erano in alto, ma potevano essere visti comunque da qualcuno.

- No!- disse lei contraria - Sono praticamente nuda e...-

- ... e devi lasciarti andare...- disse lui chiudendola con il proprio corpo, spingendola contro la vetrata - Devi fidarti di me, piccola!-

La baciò nuovamente e le afferrò un gluteo con forza. Sentendola nuovamente rilassata tra le sue mani, la rigirò su sé stessa e la chinò, come le aveva precedentemente detto, davanti alla finestra.

Ara si ritrovò ad ancorare le mani sulla vetrata per non cadere e senza aspettarselo avvertì il suo membro sfiorarle il suo punto più caldo.

- N...Nam...non possiam...- s'ammutolì avvertendo lo scostarsi del perizoma ed il suo sesso entrare piano dentro di lei.

Emise un gemito di piacere, finalmente lo sentiva davvero. Guardò di fronte a sé e notò dalla loro altezza diverse persone camminare avanti ed indietro, inconsapevoli che sopra le loro teste proprio loro due stavano facendo del gran sesso attaccati alla vetrata del palazzo.

- Ara li vedi? Chissà, potrebbero alzare lo sguardo e vederci o forse no...- disse lui spingendo in lei con maggior vigore.

Era sicuro che anche se fosse accaduto, erano troppo in alto perché si capisse cosa stesse accadendo. Specialmente dall'angolazione in cui erano, era praticamente impossibile essere visti. Lui ne era a conoscenza, non era necessario che lo sapesse anche lei però.

Si piegò sulla sua schiena lasciandole baci bagnati all'altezza delle spalle - Piccola...stiamo facendo sesso davanti alla finestra e sento che ti sta piacendo...- ad ogni affondo la sentiva sempre più bagnata. Ne era certo che gli sarebbe piaciuta quella provocazione. Aumentò le spinte ed allo stesso tempo la sentì mugolare di goduria.

Ara avrebbe voluto togliersi, si sentiva esposta, ma non ci riusciva. Non voleva ammetterlo, tuttavia era così eccitante quell'ulteriore rischio che stavano correndo. Voleva urlare, dare sfogo al suo piacere, ma non poteva. Prese a spingere verso di lui e risentì rimontare l'orgasmo in un attimo.

- Nam-joon... - sussurrò alzando il capo - Sto per...-

- Lo so piccola...- allungò una mano fino ad arrivare al clitoride e prese a massaggiarlo - Lo sento, mi sento sempre più stretto dentro di te...vieni per me! Avanti!-

Ara si concentrò sul loro riflesso. Lei piegata a novanta praticamente nuda, lui con la camicia mezza aperta e con lo sguardo completamente ardente di piacere, impegnato a darle tutto quello che poteva con le sue poderose spinte. Sentì accrescere rapidamente quella sensazione incontrollata ed esplose nell'orgasmo tanto agognato. Tremò e dovette rinforzare la presa sulla finestra o sarebbe caduta sulle ginocchia.

Con lentezza Nam-joon uscì da lei e le diede il tempo di riprendersi, prendendola tra le braccia. O almeno era quello che avrebbe voluto fare, ma il bussare della porta li immobilizzò.

- Chi è?!- tuonò Nam-joon indispettito - Non voglio essere disturbato -

- Signor Kim! Mi scusi per il disturbo, ma Mr. Jones sta continuando a chiamare, temo sia caduta la videochiamata...- temporeggiò con ansia l'assistente Do-Hyun - Dovrei proprio entrare per lasciare dei comunicati importanti per il pomeriggio...sa per la riunione con i soci...-

Nam-joon sbuffò, aveva dimenticato l'ulteriore impegno della giornata - Adesso non posso, ritorna tra un'ora!-

- Per favore, entro ed esco, non mi tratterrò. Così poi può vederli con più calma -

Ara, stretta nell'abbraccio dell'uomo, si sentì mancare un battito nel vedere l'abbassarsi della maniglia - Oddio...- sussurrò lei staccandosi terrorizzata, cercando di riprendere il vestito davanti alla scrivania - Non ho chiuso la porta!!- strillò piano, cercando un posto dove potesse nascondersi.

- Cosa?! Ma che...- mormorò lui sgranando gli occhi - A...Aspetta Do-Hyun!- urlò all'uomo che s'immobilizzò nell'istante in cui schiuse appena la porta - Dammi solo un minuto!-

Fece cenno alla ragazza di nascondersi sotto la scrivania, poi si sedette composto, si lisciò i capelli e cercò di mantenere un espressione imperturbabile.

- Entra pure!-

Do-Hyun entrò dentro la stanza, controllò che tutti i fascicoli fossero perfettamente in ordine ed alzò lo sguardo. Rallentò la camminata nel vedere in che condizioni fosse l'ufficio. Solitamente in perfetto ordine, ora decisamente disordinata. Sparsi per terra si trovavano diversi fogli e articoli di cancelleria, si schiarì la voce ed alzò il viso concentrandosi sul suo datore di lavoro, ma sgranò gli occhi nel vederlo con la camicia mezza sbottonata e stropicciata, con i capelli scompigliati ed il viso arrossato. Tossicchiò arrivando di fronte a lui - Qui...ci sono i fogli che dovete controllare...- disse con voce sommessa, cercando di focalizzarsi su altro.

Nam-joon imprecò per tutta la traversata del suo assistente pensando seriamente di licenziarlo in tronco. Quanto ci poteva mai volere nel fare quei due metri?

Sospirò frustrato e si sistemò nuovamente i capelli. Sicuramente era un disastro, ma in quei momenti al diavolo essere ordinati ed impeccabili, no?

Percepì qualcosa toccargli la mano che aveva appoggiata alla coscia ed abbassò di poco lo sguardo. Vide Ara, ancora senza vestiti addosso, allungargli qualcosa. Curioso l'afferrò e quando notò che era il perizoma, strinse le labbra per non fare alcun rumore.

Si accorse del risolino trattenuto dela ragazza e si morse il labbro, frustrato. Non voleva smettere di provocarlo, eh?

Nel rendersi conto, finalmente, dell'arrivo di Do-Hyun, afferrò i fogli con riluttanza - Prego ora puoi andare!-

- Si certo, le mostro solo le firme che invece dovrebbe mettere in questi altri documenti, ecco...- si allungò verso di lui ed indicò vari punti con la penna.

Nam-joon digrignò i denti e stappò la penna per firmare, fino a quando non si sentì toccare l'inguine. Si bloccò e trattenne un gemito.

Ara nascosta sotto la scrivania si stava divertendo tantissimo e preoccupando in egual modo. Naturalmente non voleva che li scoprissero però non poteva perdersi quell'occasione. Dopo avergli regalato il suo perizoma ora era totalmente nuda. Sentendo parlare i due uomini, si protese verso le sue gambe divaricate e con delicatezza tirò fuori il suo membro che, non più nella completa erezione, riprese a stimolarlo con la mano. Lo sentì irrigidirsi, ma imperterrita continuò trattenendo una risata.

Prese a stuzzicare il glande con le dita e successivamente lo riprese in bocca.

- Grazie mille, signor Nam-joon e...-

- C'è altro?!- tuonò lui, mettendosi una mano sulla bocca, sperando che non si sentisse un ansimo inutilmente trattenuto.

- Ah...- sussultò Do-Hyun, stringendo i documenti - N...no... io andrei ora...-

- Si! Va!- disse lui secco, facendo un gran sospiro - Nessuno deve entrare per un'ora, chiaro?!-

L'uomo annuì, si guardò ancora intorno e poi velocemente sparì attraverso la porta.

Nam-joon finalmente poté rilassare le spalle, appoggiando la schiena contro lo schienale della poltrona e fissò Ara negli occhi che nel mentre si stava gustando la sua erezione ritornata in perfetta forma.

- Tu sei più pazza di me...- mormorò, ansimando.

- E ti piace questo!- rispose lei facendo una lunga lappata dal basso verso l'alto.

- Mai detto il contrario!- disse lui portandosi il perizoma, che ancora teneva in mano, all'altezza del viso, annusando il tessuto - Ara...- sussurrò sofferente all'ennesima lappata da parte di quest'ultima.

Le afferrò il mento e con impetuosità la baciò ancora. La desiderava, voleva possederla in ogni modo possibile. Era un desiderio che l'accompagnava da quando aveva avuto il piacere di conoscerla. Le faceva un effetto che lo sconvolgeva, tanto da non riuscire a spiegarlo a parole.

La fece alzare da terra e con possessione l'afferrò attirandola a sé senza smettere di divorarle la bocca.

Anche lei presa dal momento si ancorò a lui e lo spogliò di quella camicia fin troppo stretta per i suoi gusti. Non appena la lasciò cadere a terra iniziò a toccare ogni muscolo teso. Si spostò giusto il tempo per poterlo guardare. Era così sexy da farle mancare il fiato.

Il suo fisico era statuario e ringraziò mentalmente il suo capo che approfittava di ogni momento a disposizione per poter andare in palestra. Non amava i fisici troppo pronunciati, tuttavia il suo era modellato il giusto per farla fremere anche solo nel guardarlo.

Passò l'indice in una carezza lenta dalle spalle possenti, ai pettorali flessi, fino agli addominali pronunciati per poi sfiorare la V che scendeva inesorabile fino al suo membro teso, solo per lei - Sei perfetto...- sussurrò rialzando lo sguardo per tuffarsi in quegli occhi profondi e lussuriosi - Ti voglio Nam-joon...-

Lui le si avvicinò e la fissò famelico - Non hai nemmeno idea di quanto io ti desideri...-

L'alzò da terra e la fece sdraiare nuovamente sulla scrivania e le spalancò le gambe. Fece sentire la sua erezione contro la sua femminilità ed entrambi sussultarono - Lo senti Ara? Senti quanto sono duro per te?- le mormorò continuando a strusciarsi su di lei.

- Si...lo sento...e sto impazzendo...- rispose lei chiudendo gli occhi, lasciandosi totalmente sopraffare da quelle intense emozioni.

Nam-joon con una spinta decisa entrò finalmente in lei, riempendola. Sentì Ara gemere e in risposta iniziò a spingere con foga. Le afferrò le caviglie e se le portò sulle spalle. Aveva con sé ancora le scarpe col tacco e sorrise per quel particolare. La sua Ara non voleva mostrare la sua vera altezza nemmeno in quelle circostanze, era esilarante quella ragazza.

Le tolse una scarpa e leccò minuziosamente la caviglia fino ad arrivare alla pianta del piede. Sentendo mugugni di protesta, accelerò i movimenti affondando sempre di più in lei.

Ara travolta dall'impetuosità del suo datore di lavoro, rilasciò un tenue gridolino strozzato. Stava cercando di trattenersi, ma le stava risultando tremendamente difficile. Un'ulteriore scarica elettrica le arrivò direttamente al suo inguine sentendo un morso sull'alluce. A fatica riaprì gli occhi e lo vide completamente annebbiato per via di ciò che le stava facendo. Quella vista la fece morire.

Nam-joon stava sprofondando dentro la sua seconda bocca le cui labbra erano aperte per lui. Era una sensazione impagabile. Era così umida e stretta che lo invogliava solo a continuare in eterno.

- Guarda come entro bene dentro di te...sei talmente bagnata...- sussurrò mordendo ancora la caviglia di quest'ultima che questa volta non riuscì a trattenere un urlo di piacere.

L'uomo sorrise e le tappò la bocca con la mano - Piccola, le tue grida sono musica per me, ma vorrei sentirle solo io...-

Ara arrossita sia per l'amplesso che per le sue parole cercò di muoversi a sua volta, scontrando più volte il bacino con il suo e mettendogli le mani fra i capelli, tirando verso di sé qualche ciocca - C...capo...Aaah- ansimò contro la sua mano socchiudendo gli occhi.

Sentiva di nuovo l'orgasmo arrivarle impetuoso e sfregò la vulva contro di lui.

- Brava...così...vieni!-

Ara esplose di nuovo nel piacere più intenso e Nam-joon si sentì serrato dentro di lei, dalle contrazioni del suo corpo che sembravano volergli risucchiare anche l'anima.

Stava per esplodere anche lui. Non avrebbe resistito ancora per tanto.

Aspettò giusto il tempo che lei riprendesse fiato, per poi aumentare il ritmo all'improvviso. Dopo alcune poderose spinte si ritrasse e si riversò sul suo ventre con un ringhio.

Si abbandonò sulla poltrona esausto e passò delle salviette, che teneva nel cassetto, alla ragazza per ripulirsi.

- Ara...mi farai morire se farai un'altra vendetta dolce di questo tipo, lo sai?- mormorò Nam-joon riprendendo fiato.

- Ora sai quello che provo ogni volta che mi fai un'improvvisata sul luogo di lavoro, capo...- lo schernì divertita, gettando il rimasuglio del loro amplesso nel cestino.

- Però è eccitante e non dire di no - rispose Nam-joon con un sorrisino - Ma ammetto che non possiamo continuare così, o sul serio ci beccheranno... abbiamo rischiato prima Ara...- concluse la frase sospirando, chiudendo gli occhi.

La ragazza che si stava intanto rivestendo, si bloccò. Cosa voleva dire con quelle parole? Dovevano lasciarsi quindi? La loro relazione clandestina sarebbe finita così?

Si girò guardandolo con aria interrogativa, ma lo trovò ancora sfatto, disteso sulla poltrona e in silenzio.

- Ah...si...- biascicò confusa - Non possiamo continuare così...è vero...- si riallacciò del tutto il vestito e con fare distratto si rifece la coda di cavallo.

- Io vado...- disse freddamente, girandosi senza nemmeno guardarlo, ma la sua voce ferma la bloccò - Aspetta!-

Nam-joon si riallacciò i pantaloni e la raggiunse - Ara, te ne vai così? Cosa ti prende?- disse alzandole il mento con le dita.

Insicura distolse lo sguardo mordendosi il labbro. Non si sentiva certa di lasciare libero sfogo alle sue insicurezze, ma a quel punto cosa aveva da perdere? Lui la voleva chiudere, giusto? Quindi un piccolo sfogo non avrebbe fatto alcun danno.

- Cosa dovrei fare?- disse lei discostandosi dalla sua presa - Era solo sesso ed ora la vuoi chiudere, non c'è molto da dire...sono stata solo un passatempo per te...direi che è ora per me di andarmene... capo!-

Ara si voltò e con grandi falcate raggiunse la porta per uscire. Si sentiva amareggiata, non avrebbe dovuto, ma alla fine i suoi sentimenti erano straripati. Era stata stupida a credere che un rapporto nato dal semplice sesso potesse sfociare in altro. Avrebbe dovuto dimenticarlo in fretta se voleva lavorare ancora per lui o avrebbe sofferto e basta.

Perché cavolo si era dovuta infatuare del suo capo?!

Appena mise le dita sulla maniglia, Nam-joon mise una mano contro la porta impedendole di uscire - Cosa diamine stai dicendo?!- tuonò frastornato dalle sue parole - Sei stata solo un passatempo? Che opinione hai di me? Secondo te porterei mai una donna a casa mia se il mio unico scopo fosse stato questo?- la rigirò su se stessa e la guardò negli occhi offuscati di insicurezza - Se avessi solo voluto portarti a letto ti avrei portata in un albergo ad ore, avrei fatto quello che dovevo e me ne sarei andato subito dopo. Non avrei aspettato il tuo risveglio e non ti avrei mai preparato la colazione!- schioccò la lingua infastidito e abbassò il capo per ritornare lucido - Ara...forse hai travisato le mie parole. Quando parlavamo di essere discreti, per quanto mi riguarda era solo per proteggerti. Non mi importa di cosa pensano le persone di me. Non ho bisogno della loro opinione riguardo al fatto di essermi interessato ad una mia dipendente. Non volevo creare problemi a te, tutto qui - alzò nuovamente la testa e la vide con gli occhi sgranati.

- Aspetta...- Ara scosse la testa non riuscendo a realizzare di aver sentito davvero quelle parole -... quindi non vuoi chiuderla qui?- chiese schiarendosi la voce.

L'uomo rilasciò una risata divertita - Ara ahah! Cosa devo fare con te? - la chiuse ulteriormente contro la porta arrivando a pochi centimetri dal suo viso - Non ti è ancora chiaro che tu sei mia? Troveremo una soluzione, ma di certo l'ultima è chiudere la nostra relazione!-

La ragazza arrossì a quella nuova realtà e d'istinto lo baciò con trasporto - Ripetilo...- sussurrò sulla sua bocca.

Nam-joon la strinse a sé sorridendo - Sei mia Ara!-

-

- Che noia...- commentò So- Young cliccando con un dito svogliatamente sulla tastiera del computer - ...e devo stare pure qua con te! Non hai niente da fare?!-

- Avrei da fare! Se finalmente Ara uscisse da quell'ufficio, diamine!- commentò stizzito Do-Hyun mettendosi le mani fra i capelli corvini.

La ragazza rise nuovamente dell'aneddoto che le aveva raccontato poco prima e gli diede una pacca sulle spalle - Certo che sei scemo, eh? Lo sapevi che cosa stava succedendo in quell'ufficio, perché mai sei entrato lo stesso? Ahah! Avrei voluto vedere la scena ti giuro!-

- Scena... tsk!- rispose infastidito dalle sue risa - Era tutto all'aria e il signor Kim era tutto arruffato post sesso, è stato imbarazzante... aaah! Ma era passata un'ora, credevo fosse uscita...io...diamine!!- nascose il viso tra le mani in evidente stato di disagio e le risate di So-Young aumentarono.

- Credi che dovremmo dirglielo che sappiamo della loro relazione poco velata?- chiese lui guardando di sottecchi la ragazza.

- Ma stai scherzando?! Non lo sai che il sesso proibito è più eccitante? La mia amica merita questa elettricità! Non fare il guastafeste!- lo rimproverò concentrandosi nuovamente sullo schermo.

- Scusate posso chiedervi una cosa?-

I due ragazzi alzarono lo sguardo e videro la stagista del mese con vari fogli in mano.

- Certo! Stai cercando la sala fotocopie per caso?- chiese So-Young con un sorriso, ma la ragazzina scosse la testa in imbarazzo.

- No...sono passata davanti alla porta del capo...- disse tossendo all'improvviso, abbassando la voce - Si sentivano strani rumori là dentro, sapete cosa sta accadendo?-

Do-Hyun guardò la bionda e sospirò - Secondo Round?-

- Secondo Round!- affermò quest'ultima con un sorriso.

- Secondo Round? In che senso?- domandò curiosa la stagista, ma la bionda si alzò facendo un cenno in negazione - Ma no niente di cui preoccuparsi mia cara! Probabilmente il boss si sarà stancato della disposizione del mobilio e la starà cambiando, oppure avrà montato un nuovo schedario. Tutto qua!-

- Qualcosa sicuramente starà montando...- disse sottovoce il ragazzo ricevendo uno scappellotto da So-Young.

- Ora va cara! Il lavoro chiama!!- sorrise spingendola oltre la porta. Quando la chiuse respirò profondamente - Mi dovrà offrire una bella cena Ara, me lo deve!- commentò con un sorriso sulle labbra, ritornando alla sua postazione soddisfatta del suo operato da buona amica.


- The End -

Ciao a tutti!!

Bene dopo questa os, sparirò fino a domani...adios >.< Ahah Aiuto...

Comunque, domanda importante...chi vuole diventare la dipendente del signor Kim Nam-joon? Ahah lasciate il curriculum mi raccomando!!

Ara e Nam hanno fatto fuoco e fiamme, come abbiamo potuto constatare e mi sa che non sono riusciti molto a mantenere il segreto riguardo la loro relazione. Voi che dite? ;P

Meno male che hanno degli angeli custodi per così dire ahah ma giusto di questo...cosa ne pensate dei colleghi di Ara? Ahah io li ho adorati troppo!

Spero tanto vi sia piaciutaaah!!

Nella prossima one shot, ovviamente il protagonista sarà Jin!! Ma di cosa tratterà la storia? Eheh...vi aspetto a dicembre per scoprirlo :)

Ps: Invece domani io e Chiarazzzz95 vi aspettiamo nel nostro profilo condiviso: Chiaka2307. Il circo vi aspetta!! Il clown Jack si dovrà esibire e se fossi in voi non me lo perderei!!

Vi aspettiamooo!!

Un grosso bacio Ekylove ;*

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