INVITO INASPETTATO

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12 gennaio
"Un attimoooo..." urlo dalla cucina mentre finisco di asciugare le ultime stoviglie della colazione della mia famiglia. Il campanello di casa suona ininterrottamente come se qualcuno fosse rimasto fulminato vicino al suo pulsante. Sbircio dalla finestra accanto alla porta. È un fattorino con dei fiori. Chissà, forse Claudio li ha mandati a Melania. Sarebbe carino da parte sua. O forse sto correndo troppo e... no, no, no! Non è possibile. Gli ho detto che non voglio pressioni e sembrava che questa volta l'avesse capito.
Prima di aprire, mi compiaccio con me stessa dandomi una vigorosa e virtuale pacca sulla spalla per complimentarmi e, nel mio outfit più sciatto possibile, apro la porta. "Buongiorno. Chi sta cercando?" chiedo al fattorino che mi squadra da capo a piedi con aria di disapprovazione. Ha ragione, sono ancora nel mio pigiamone, con i capelli arruffati e non ho lavato nemmeno ancora il viso. Sono le 10:00 del mattino e mi sono svegliata poco fa, nemmeno il tempo di fare colazione. E poi, credo di non emanare nemmeno un buon profumo. Lo guardo imbarazzata e lui mi fa un sorriso di circostanza prima di rispondermi. Legge il bigliettino "Cerco Tara Ford." "Sono io." rispondo immediatamente. Il sospetto si sta tramutando in certezza. "Questi fiori sono per lei. E c'è anche questo biglietto." Dalla sua faccia deduco che stenta a credere che questo essere così trasandato che si trova di fronte a lui possa addirittura ricevere dei fiori. Sospirando pesantemente, ringrazio il fattorino e prendo tra le braccia l'enorme fascio di girasoli e rose rosse. Girasoli... e rose. Rosse. Tanto, troppo significato in questi fiori. Mi aveva raccontato che aveva dovuto resistere al fioraio che insisteva ad aggiungere delle rose rosse al girasole che mi regalò per il compleanno. Aveva detto che rimpiangeva di non aver accettato, perché, vista la piega degli eventi, gli dispiaceva di non aver ceduto prima alla passione che aveva sentito rinascere in lui già dal primo giorno. La passione... e se alla fine si trattasse veramente solo di questo? Se ciò che prova ora fosse solo un grande fuoco destinato ad ardere così velocemente da lasciarmi ancora bruciata? Ora crede di volere una famiglia perché si sente travolto dal turbinio degli eventi, ma se poi un giorno si svegliasse sentendosi  costretto in una situazione che non è ciò che voleva realmente?
Senza accorgermene ho raggiunto il divano nel soggiorno per sedermi. Ho avuto le nausee anche stamattina presto e ancora non ho mangiato nulla. Apro piano e con timore il biglietto che il fattorino mi ha consegnato insieme ai fiori. Lo leggo tutto d'un fiato e poi mi abbandono alla spalliera del divano emettendo un altro profondo sospiro. Sento la porta di casa aprirsi. È mia madre di ritorno dalla spesa. Mi trova in questa posizione, con gli occhi chiusi e il biglietto stretto sul petto. "Li ha mandati lui?" mi chiede quasi sottovoce. Credo avesse paura di interrompere il flusso dei miei delicati ma anche gravosi pensieri. Chissà, forse sulla mia testa in questo momento sta aleggiando una fumettistica nuvoletta grigiastra piena di frasi sconnesse e senza senso. Annuisco senza aprire gli occhi. "Cosa pensi di fare?" "Ho paura mamma. Ho tanta paura di dargli un'altra possibilità. Di bruciarmi di nuovo. Ho paura che riprenderlo nella mia vita, nel modo in cui vorrebbe lui, possa rivelarsi solo un errore che mi porterebbe a nuovi dolori. Questa volta però non si tratta solo di me, ma c'è di mezzo il mio bambino  e il suo benessere ha la priorità su tutto. Invece Brandon sembra non capire e mette il suo bisogno davanti a tutto facendomi pressione. Promette di darmi tempo, ma poi non lo fa. Non mi sento tranquilla in questo modo." "Dimentichi che non è solo il tuo bambino." Mi ammonisce. "Cosa ti ha scritto?" Mi chiede poi posando le buste della spesa e sedendosi accanto a me con il cappotto ancora addosso. La sua puntualizzazione mi ha lasciata un po' sorpresa. Fino ad ora non ha mai preso una posizione vera e propria, ma mi ha lasciato prendere le mie decisioni, senza dare grandi pareri o opinioni. "Vorrebbe sapere di più della gravidanza e mi vorrebbe portare a cena fuori. Mi ha concesso di decidere io quando mi sentirò pronta, ma... io lo so mamma. Lo so che, se stessimo da soli, stavolta non resisterei al desiderio che provo di farmi abbracciare, di sentirlo vicino. Ma ancora ho puntellato nel cervello ciò che è successo con Nina, il motivo per cui ci troviamo in questa situazione, e ogni volta che accade mi agito. Se mi agito, poi, mi viene la nausea e mi sento fisicamente male." Muovo le mani in aria e il tono della mia voce si è pian piano notevolmente alzato. Come se al posto di mia madre ci fosse lui ad ascoltare le motivazioni che mi spingono a stargli lontano. "Non puoi evitarlo per sempre, e questo lo sai." mi ricorda mia madre con il suo tono pacato, così in contrasto con la mia evidente agitazione. "Hai ragione, ma ho bisogno di altro tempo." "Non ne hai più tanto. Il 26 hai l'ecografia. Pensi di dirglielo?" Resto pensierosa su questa sua domanda. Mia madre fa sempre così, non mi dice mai apertamente cosa dovrei fare, ma ogni sua parola è ben calibrata allo scopo di portarmi alle sue conclusioni. Potrei dire che è una manipolatrice, ma in realtà è soltanto molto saggia. "Penso che non potrò evitarlo." Convengo con lei. "Se vuoi, possiamo invitarlo a cena quì, così non sarete da soli e potrai dirglielo. Dell'ecografia, intendo. Magari si calmerà e per un po' non ti farà altre pressioni." Resto muta per qualche attimo per riflettere sulla proposta di mia madre. Potrebbe essere una soluzione. "Magari potrei invitare Claudio. Oppure Freddie e Monica. Loro mi potrebbero aiutare a non stare da sola con lui. Ma papà? Come la potrebbe prendere?" "A tuo padre ci penso io. Se averlo quì ti fa stare più tranquilla, sono sicura che tuo padre capirà. Lo sai com'è fatto: fa tante storie ma poi, se capisce che qualcosa fa stare bene una di noi tre, si rassegna e si comporta bene." Mentre lo dice gli occhi di mia madre si illuminano di immenso amore. Si conoscono così bene e si amano profondamente che ogni parola scandita da mia madre mi risuona come una verità non contrastabile. Mi sorge quasi una punta d'invidia in questo momento per il rapporto così solido che hanno saputo costruire pazientemente con enorme rispetto. "Grazie mamma." Le dico mentre mi rifugio nelle sue confortevoli braccia e le sue calde coccole. "Dici che potremmo già stasera?" azzardo a dire. "Certo, fai pure gli inviti. Alla cena ci pensiamo dopo. Se mi dai una mano, prepararla insieme sarà uno scherzo."

Claudio ha accettato volentieri, anche se ha ammesso che l'idea di trascorrere una serata con Brandon non rappresenta proprio il massimo per lui. La loro antipatia è tangibile, ma ha detto che per me "farà volentieri lo sforzo". Mi ha anche chiesto se ci sarebbe stata Melania. "Ovvio." ho risposto gongolante "non riesco proprio a togliermela di torno. Anzi se mi aiutassi un po' in questa ardua impresa, te ne sarei grata." ho detto, stuzzicandolo. "Farò del mio meglio. Non si nega mai un favore ad un'amica." mi ha risposto ridendo. "Si, certo. Il favore lo staresti facendo tu a me." Ho ribattuto io, ridendo con lui. Gli ho chiesto di arrivare non troppo tardi, preferibilmente prima che arrivi Brandon. Ci proverà, ma non mi ha garantito che ci possa riuscire a causa di un impegno di lavoro fuori New York. Arriverà direttamente dall'aeroporto, sperando che l'aereo non faccia ritardo.
Freddie e Monica purtroppo non potranno venire. Poco male, penso tra me e me. Il problema con loro è che vorrebbero spingermi a tornare con Brandon. Vuol dire che mi conserverò l'invito per una prossima volta. Ho la sensazione che dovrò abituarmi a questo tipo di serate.
Ora però tocca invitare Brandon, che è la parte più difficile. Guardo lo schermo del mio smartphone dove campeggia il suo numero e la sua foto. Mi soffermo a guardare la bellezza dei suoi lineamenti, il tepore che il suo sguardo emana ed il colore dei suoi morbidi ricci. Sento un'altra crepa aprirsi nel mio fragile muro, per cui decido di non chiamarlo. Non ho voglia di sentire la sua voce. No, non è esatto. Vorrei sentirla, desidero sentirla. Ci farei l'amore con la sua calda voce. Ecco, meglio così, meglio un messaggio. Basterà! "OK cena. Stasera a casa dei miei. Ore 19:30. È tutto quello che posso concederti." Gli scrivo lapidaria. La risposta è immediata e telegrafica quanto lo sono stata io. Solo un "Grazie!" ma accompagnato dall'emoji di un girasole. Il problema tra me e lui è che, nonostante la nostra relazione sia durata così poco e si sia interrotta così bruscamente, lui mi conosce meglio di chiunque altro, forse anche più di Alice, e questa cosa mi fa arrabbiare ancora di più. Ho spogliato completamente il mio essere, la mia anima con lui. Non abbiamo solo parlato. Non ci siamo solo raccontati, ma abbiamo ammesso l'un l'altro cose che non avevamo rivelato nemmeno a noi stessi.
E adesso sembra aver colto tra le righe esattamente quello che volevo trasmettergli e ha agito di conseguenza. Spero continui a rispettare i miei tempi da questo momento in poi.
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Lei pensa che la sua sia stata solo una minima concessione, ma per me questa rappresenta una grande conquista. Ho l'opportunità di conoscere la sua famiglia, entrare nella casa in cui è cresciuta e, soprattutto, passare del tempo con lei. Sarà tempo prezioso che dovrò sfruttare al meglio per convincerla che la nostra è una strada comune, unita, ormai indivisibile. Conoscerò i suoi genitori. Sono sicuro che, se riesco a conquistare il loro appoggio, riacquistare la fiducia da parte di Tara sarà una conseguenza naturale, perché lei ha una grande considerazione di ciò che loro pensano, in particolare di suo padre. Quando prima di Natale discutemmo se poteva esserci una possibilità di incontrarli, fu molto titubante. Aveva il timore di come la poteva prendere suo padre. Loro sanno perfettamente ciò che le ho fatto all'università. Fu inevitabile per lei raccontarglielo all'epoca dei fatti, perché quell'episodio fu la causa di una sua profonda crisi che sfociò con la sua decisione di abbandonare l'università per sempre. Il padre ci rimase molto male e Tara ci mise tanto tempo e molto impegno ed energie per riconquistare la sua fiducia. Si rese conto che il padre aveva superato il suo disappunto solo quando fu assunta alla TVNY ed ebbe da parte di Big Pete e Miranda un riconoscimento ufficiale per il suo lavoro svolto. Sì, definitivamente il loro giudizio significa molto per lei e posso solo immaginare come si sia sentita a dover raccontare loro di aver avuto una storia proprio con me, di aspettare addirittura un figlio da colui che ha determinato la deviazione del suo percorso di vita e di aver deciso, proprio com'era accaduto per l'università, di lasciare il suo prezioso lavoro, perché in quel momento credeva che io l'avessi tradita con la mia ex. Che situazione! Assurdo. Io nemmeno riesco a pensare di aver sprecato degli anni preziosi della mia vita accanto a quella donna. Ero un altro uomo di cui, nemmeno scavando, riesco a trovare un briciolo dentro di me. Vivevo con Nina una vita priva di significato e di veri sentimenti.
Mi viene in mente la raccomandazione di Lara di non pressare Tara, di darle tempo e spazio e, vista l'enorme concessione che mi ha fatto invitandomi a cena dai suoi, preferisco rispondere al suo messaggio con un semplice "Grazie." accompagnato dalla emoji di un girasole. Nonostante la nostra sia stata una storia breve, l'abbiamo vissuta intensamente e abbiamo reciprocamente messo a nudo le nostre anime e non era mai accaduto per nessuno dei due di scoprirsi così a fondo. Mi ha detto che, per quanto si fosse sentita legata a Freddie, c'era sempre la faccia nascosta della luna dove io ero stato confinato. E sono stato lì per tutti questi anni, senza che mai mi mandasse via, senza che, però, mai venisse alla luce. Non lo sapeva nemmeno lei, ma vivevo nel suo subconscio dove aveva covato rancore, frustrazione e amarezza verso di me. E io? Io nemmeno a parlarne. Pensavo di avere tutto con Nina, ma mi sono ritrovato con un pugno pieno di polvere che pensavo fosse il mio cuore sbriciolato, ma in realtà era polvere vera e propria. Il vuoto, il nulla. Scuoto la testa con un sorriso beffardo e amaro. E come per effetto di un'evocazione, il mio telefono squilla. È di nuovo Nina. Da qualche giorno prova a chiamarmi, ma io ho sempre rifiutato le sue telefonate. Oggi però è arrivato il momento di prendere le definitive distanze da lei. Non voglio che interferisca più con la mia vita. Già me l'ha rovinata a sufficienza e nella situazione in cui mi trovo, qualsiasi passo falso mi costerebbe ancora più caro. "Cosa vuoi Nina!?" Il silenzio dall'altro capo del telefono dura qualche secondo, fino a quando risponde una voce mortificata "Volevo solo sapere come stai." "Tu che ne pensi?" Dico aggressivo. La sua domanda ha dato fuoco alla miccia dei miei nervi. "Mi dispiace, ma io volevo... voglio riprendermi ciò che è stato mio. Io e te siamo fatti della stessa pasta e non capisco come tu faccia a pensare che con lei possa durare." Ancora non capisce che è arrivato il momento di fare un passo indietro, che è finita tra noi, che quell'uomo che lei ha conosciuto in realtà non è mai esistito. "Tara ha capito il tuo gioco e mi ha perdonato. Aspettiamo un bambino Nina. Non c'è più nulla che tu possa fare o dire. È finita, fattene una ragione." Provo appagamento e soddisfazione mentre le dico questa piccola bugia che per me è solo una mezza verità. Succederà, lo farò accadere e tutto dovrà andare liscio d'ora in poi.
Dall'altro capo del telefono il silenzio viene interrotto da piccoli singhiozzi. Penso di aver visto Nina piangere solo quando cadde dalle scale del nostro appartamento e si ruppe il piede. Alla fine era più dispiaciuta perché non poteva indossare i suoi amati tacchi che per il dolore vero e proprio. Patetica! "Addio per sempre Nina." Le sussurro cercando il tono più incolore possibile. La sento interrompere la telefonata senza un saluto, senza un addio. Mi auguro che abbia capito che per me questa è proprio la fine.

È ancora piuttosto presto. Non sono ancora le 17:00, ma se voglio mettere in pratica ciò che ho in mente prima di andare a cena da Tara, mi devo sbrigare. Sgattaiolo dal mio ufficio cercando di passare inosservato ed evitare qualsiasi tipo di contatto o conversazione con i colleghi. Arrivo nei pressi dell'ascensore sentendomi vincitore per essere riuscito nella mia impresa, ma da lontano intravedo Melody che si ferma a guardarmi: le sue braccia incrociate sul petto ed un sorriso sornione sulle labbra. Cedo alla tentazione di fermarmi a parlare con una delle più care amiche di Tara, perché ne vale la pena. Perché è tra le persone più belle che abbia mai incontrato lungo il mio cammino. Ormai penso a lei come anche una mia amica, oltre che come una delle poche persone di cui mi fido. Mentre muovo i miei passi verso la sua direzione, anche lei mi viene incontro, sempre con quel suo sorriso caldo e rassicurante, attraverso il quale traspare però la sicurezza di chi sa bene le cose come stanno. "Dimmi un po': cosa sai?" Le chiedo divertito. "Tutto, ovvio! Ci sentiamo tutti i giorni." esclama sorniona. "Anche poco fa mi ha scritto un messaggio per dirmi che saresti andato a cena da lei. È molto agitata." dice ora con tono preoccupato. "So che dovrò lavorarci molto, Melody, ma ho fiducia che si rimetterà tutto a posto. Io questa famiglia la voglio come non ho desiderato nient'altro." La fisso negli occhi, sono verdi e limpidi. Un colore più chiaro di quello di Tara. Sembrano quasi trasparenti e attraverso i quali si può leggere tutto il suo animo profondamente sincero. "Lo accetti un consiglio?" mi chiede titubante. Annuisco anche se percepisco già cosa mi voglia dire, ciò che mi dicono tutti ormai, ovvero quello che mi dico costantemente anche io e che poi fatico ad eseguire. "Rallenta e rispetta i suoi tempi. Non spingere troppo sull'acceleratore. Lei ci tiene a te, non ha mai smesso. Non dovrei dirtelo e forse Tara mi ammazzerebbe se lo sapesse, ma credo che ti faccia bene saperlo: mi ha sempre chiesto se eri in ufficio, ogni singolo giorno." sghignazza come se stesse facendo una marachella. In questo colloquio così aperto, sento di poter esternare con Melody tutte le mie paure ed incertezze, che lei le può accogliere e svuotarle del loro peso "Ho paura che mi possa scivolare via. Che arrivi qualcun altro, ad esempio Claudio, e me la porti via per sempre. Non posso permettere che ciò succeda." Sorride a queste mie parole e scuote la testa. "Non puoi essere più lontano dalla verità mio caro. Abbi fiducia nel vostro amore. Abbi fiducia in Tara e in quello che lei ha conservato nel suo cuore per te in tutti questi anni. Avrebbe dovuto odiarti, respingerti, e invece non ha fatto altro che far crescere sempre di più quel sentimento, anche se lo combatteva e negava alla sua coscienza. Tu sei sempre stato lì, anche se lo nascondeva a sé stessa. E ora avete qualcosa che vi unisce e vi unirà per sempre. Ha solo bisogno di tempo per crederci di nuovo." Le sue parole d'incoraggiamento mi lasciano senza parole. Mi aspettavo che difendesse totalmente la sua amica, ma evidentemente la sua onestà d'animo le impone di essere obiettiva nei giudizi. Avere una persona come lei nella nostra vita è decisamente una benedizione. Sembra leggermi nel pensiero, forse complice il mio sguardo sorpreso "Non ti aspettavi che ti dicessi tutto questo vero?" si mette a ridere ed io non riesco a resistere alla sua risata contagiosa. Quando ci guardiamo di nuovo negli occhi provo una sensazione di leggerezza e sollievo. "Vorrei che..." inizia a parlare, ma d'improvviso si blocca e diventa seria, mentre allunga lo sguardo dietro di me. "Ci vediamo Brandon. Ricordati quello che ti ho detto e cerca di trascorrere una bella serata." mi bisbiglia fugacemente all'orecchio, mentre mi da un inaspettato bacio sulla guancia per poi dileguarsi in tutta fretta, senza darmi il tempo di salutarla a mia volta.
Mi chiedo cos'abbia visto alle mie spalle che l'ha fatta fuggire via in questo modo così repentino. Aveva uno sguardo inquieto, in cui non ho letto solo fastidio, ma anche paura tanto da scappare via. Mi giro lentamente per vedere di chi, o di cosa, si tratti, cercando di non dare l'impressione di aver capito il disagio che ho percepito in Melody. Accanto all'ascensore c'è Betty che, devo ammetterlo, è impeccabile ed elegante come sempre e sembra stia aspettando proprio me. Guardo l'orologio. Sono passati 15 minuti da quando avevo deciso di uscire e mi ritrovo ancora quì mentre dovrei già essere in macchina diretto verso casa mia. Betty, poi, è proprio l'ultima persona con cui vorrei fermarmi a parlare, ma purtroppo non ho possibilità di evitarla. Mi avvicino all'ascensore con malcelato poco entusiasmo. Penso a Tara e a ciò che le è accaduto durante la festa di Natale e da allora guardo questa ragazza con occhi diversi. "Ciao Betty. Come stai?" le dico, accennando un sorriso forzato. "E' da tanto che non ci vediamo. Conrad mi chiede sempre di te e ti manda sempre i suoi saluti. Non ti sei fatto più vedere o sentire con lui. Cosa è successo?" "Sono stato molto impegnato. Ovviamente ricambio i saluti e scusami con lui, se puoi riferire." le dico freddamente, senza rivolgere il mio sguardo verso di lei. Resto fermo, immobile con gli occhi rivolti alle porte dell'ascensore che spero si aprano in fretta e mi liberino da questa scocciatura. È vero, non mi sono comportato bene con Conrad e sua moglie, ma dalla sera del ringraziamento sono successe tante cose e non mi sono reso conto nemmeno io del tempo che passava. Sento i suoi occhi su di me, mi osserva in silenzio per qualche attimo, per poi dirmi "E nemmeno con me ti sei fatto più vedere. Ho la sensazione che tu mi abbia evitata!" Miagola appoggiando la sua mano sul mio braccio. Sento la mia pazienza improvvisamente scivolarmi di dosso e darsela a gambe. "E' una domanda?" Sbotto, guardandola mio malgrado. Alla fine ha ottenuto ciò che voleva, la mia attenzione! "No, è una constatazione e non riesco a capirne il perché. Cosa ti ho fatto?" I suoi occhioni contornati da ciglia finte si sgranano davanti a me, per poi sbattere le sue palpebre con fare da cerbiatto innocente. La osservo stupìto. Mi meraviglio di come non riesca a capirne il motivo e decido di non rispondere e premere insistentemente il pulsante di chiamata dell'ascensore. Perché non arriva, cazzo! Devo andarmene, si sta facendo tardi e ho cose più importanti da fare che avere questa inutile conversazione con questa donna che nemmeno m'interessa. "Come sta Tara? Non è più tornata. Mi hanno detto che ci contavi." A questa sua domanda mi irrigidisco e purtroppo se ne rende conto anche lei, che sospira sfoggiando un sorriso beffardo, vittorioso. Eccola la Betty che mi aspettavo dopo il racconto di Tara. "Cosa ti ha detto di me? Ho la sensazione che ti abbia parlato male. Brandon io..." prova a difendersi, ma io non ho voglia di sentire altre cazzate. Devo andarmene e questa conversazione è veramente inutile e fastidiosa. "No Betty, non voglio sentire niente. Non m'interessa nulla di ciò che tu mi possa dire. Io e Tara stiamo attraversando un periodo delicato e non voglio persone che possano dire o fare cose che possono mettere in pericolo il nostro fragile equilibrio." Le dico, ma mi pento subito delle parole che ho pronunciato "Cosa intendi per delicato e fragile?" Mi scruta con una luce strana negli occhi mentre me lo chiede e non mi piace affatto tutto questo suo interessamento. Mi sembra troppo incuriosita dalle mie parole e mi chiedo se possa essere un bene dirle che aspettiamo un bambino. Magari c'è speranza che finalmente si rassegni e mi lasci in pace. Per il momento, però, decido di non dirle nulla. Lo faccio per Tara, perché sono sicuro che non avrebbe piacere a farglielo sapere. "Niente di particolare." Taglio corto. Per fortuna, e finalmente, l'ascensore arriva al mio piano ed io entro velocemente prima che lei mi blocchi di nuovo. "Ciao Betty. Buona serata." Dico mentre le porte mi separano da lei. Il suo sguardo era troppo strano, mi ha lasciato una sensazione inquieta sotto pelle e mi pento ancora una volta di averle detto troppo.
Guardo l'orologio con ansia. Sono le 17:30. Ce la dovrei fare a prepararmi, prendere un omaggio per i genitori di Tara e arrivare in tempo. Porterò anche il suo regalo di Natale. Non so se glielo darò, se potrà mai essere il caso, ma se dovesse esserci la possibilità non me la farò certo scappare.

Nota dell'autrice:
Ciao a tutti,
Mi voglio scusare. Avrei voluto aggiornare prima, ma impegni di lavoro (rigorosamente in Smart working) mi hanno rallentata.
Spero vi piaccia. Fatemelo sapere, ci tengo molto! Una stellina o anche un commento.
Vi abbraccio!
TY

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